I ricordi di un collezionista - Andata e ritorno: la rivincita!

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Antonello Cerruti
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I ricordi di un collezionista - Andata e ritorno: la rivincita!

Messaggio da Antonello Cerruti »

Andata e ritorno: la rivincita.

Una cinquantina di anni fa, due commercianti filatelici di Genova e di Milano erano famosi per la loro spregiudicatezza professionale.
Con una dizione moderna e politicamente corretta, oggi li si potrebbero ben definire “diversamente onesti”.
Il genovese chiamò il milanese e gli propose una scatola da scarpe contenente circa 300 lettere con belle e varie affrancature degli Antichi Stati italiani.
“L’ho appena prese da un erede che non ci capiva nulla; come sai, anch’io preferisco il materiale più moderno e quindi te la ripasso così come l’ho comprata”.
Il milanese aveva una clientela più orientata sui classici e quindi, anche tramite le sue vendite all’asta, si era fatto una bella clientela cui spacciava con uguale disinvoltura belle rarità e trucchi indecorosi.
Sfogliando le lettere, si accorse subito che quella scatola conteneva molto materiale assolutamente trascurabile ma anche delle grandi affrancature multiple e degli annullamenti rari: proprio quello che gli serviva per “rimpolpare” le sue prossime vendite.
“Quanto costa questa scatola di porcherie?”.
Chiese allontanando da sé, quasi con disgusto, quel singolare contenitore.
“Come sai, furbacchione che non sei altro, non me ne intendo e quindi non ti so fare un prezzo lettera per lettera. Sono trecento; le ho pagate cinque mila lire l’una, dammi tre milioni. Io raddoppio e tu fai un affarone.”
“Sei matto?”. Replicò immediatamente il milanese. Lo avrebbe fatto comunque; qualunque fosse stata la richiesta.
“L’ho appena guardate perché è tutta porcheria; sono quasi tutte comunissime e dovrò faticare come un matto per recuperare la cifra con quelle dieci o venti che sono vendibili …”.
Dopo una sanguinosa trattativa piena di reciproci insulti e colpi bassi, conclusero l’affare.
Il genovese, stringendogli al mano e ben conscio di quello che realmente vendeva, scandì i termini dell’accordo: “Settemila lire a lettera e con soli duemilioni e centomila lire fai un affarone”.
Il milanese tornò nel suo negozio ed ebbe così il tempo per valutare ed esaminare meglio quello che aveva acquistato.
Distinse velocemente due mucchietti di lettere: uno bello grosso con tutta la zavorra quasi priva di valore e l’altro con tutte quelle lettere (affrancature multiple ed annulli rari) che avevano destato immediatamente la sua ingordigia.
Erano una ventina quelle che gli interessavano e cominciò a studiarle per descriverle.
Non era uno sprovveduto e quindi non ci mise troppo a rendersi conto che – tranne un paio di minor valore – quelle interessanti erano tutte state costruite, ricostruite o truccate.
Insomma aveva preso un bel bidone, preparato con quella stessa abilità che pensava di possedere solo lui ed invece oramai apparteneva anche al genovese.
Era inferocito, per la cifra spesa e per essere stato preso per il … naso.
Attese che il centralino gli passasse l’interurbana per Genova e poi vomitò insulti ed ingiurie al suo venditore.
Quello lo ascoltò imperturbabile, lo lasciò sfogare senza mai interromperlo e poi candidamente gli diede tutte le ragioni e gli chiese quante erano le lettere truccate.
“Venti, tutte le migliori, …” Urlò rischiando l’infarto. anche perché immaginava
“Tutto qui? Non c’è problema; conosci la mia correttezza. Appena ci vediamo, me le ridai, ti risarcirò completamente e ti restituirò l’intera cifra che ti spetta. Vediamo, … venti per sette mila … sono centoquaranta mila”.
Intanto si immaginava la collera all’altro capo del cavo telefonico.
“Centoquaranta mila? Ma io ti ho dato due milioni e cento mila … Senza quelle venti lettere il lotto non vale nulla …”.
L’astuto genovese ricordò i termini complessivi dell’acquisto: sette mila lire a lettera. “Tutte quelle che non sono in ordine te le rimborso; che altro vuoi?”.
Non ci fu nulla da fare; al milanese non rimase che tenersi il danno della truffa ed abbozzare.
Anche perché, a differenza di quello che succede oggi dove tutto è ufficiale e tracciabile, non c’erano fatture a testimonianza della transazione.

Passarono alcuni anni ed il milanese mise in piedi un casa d’aste specializzata soprattutto nei lotti e nelle collezioni.
I rapporti con il genovese erano tornati tranquilli ma il ricordo di quel bidone non aveva mai abbandonato il commerciante milanese.
In una vendita, capitò che venisse offerta una bella collezione del Regno, ricca di francobolli e serie interessanti.
Nulla di straordinario ma la descrizione era fedele ed il prezzo di partenza (due milioni) era tale da interessare diversi collezionisti e mercanti. I pezzi più pregevoli erano anche fotografati nel catalogo di vendita.
Molti andarono a controllare quella raccolta e, per l’ultimo giorno di visone dei lotti, anche il genovese combinò un appuntamento per esaminarla.
Il milanese cominciò a pregustare l’occasione della vendetta tanto attesa.
Nella pagina dei francobolli del 1927, c’era anche la serie con l’effigie di Vittorio Emanuele III.
Il valore commerciale di quegli esemplari, come tutti i filatelici sanno, è irrisorio ma il francobollo da 1,75 lire è conosciuto anche una dentellatura differente. Gli esemplari con questa particolarità valgono molti milioni di lire, invece che appena un caffè come il suo “gemello diverso”.
Il milanese accolse il genovese di persona e lo ammise nel suo ufficio particolare perché esaminasse con calma la collezione, non prima di aver sostituito il francobollo comune con uno raro, di sua proprietà e dunque estraneo alla collezione in asta.
Il genovese si accorse a prima vista del francobollo raro ma non tradì la minima emozione per l’insperata scoperta e terminò in fretta l’esame dell’intera raccolta.
Visionò qualche altra cosa, ringraziò, salutò e prenotò un posto in sala per la sera dell’asta, pregustando la pescata e sperando che nessun altro se ne fosse accorto.
Immediatamente dopo, il milanese rimise al suo posto il francobollo comune, riponendo in cassaforte quello raro.
La sera dell’asta, il banditore chiamava ed aggiudicava i lotti senza particolari scossoni, nel rispetto delle previsioni.
Si arrivò, nello scarso interesse generale, anche al lotto che tanto interessava ai due lestofanti.
Il banditore chiamò il lotto e subito si scatenò una lunga serie di rilanci tra il commerciante milanese e l’offerta che era registrata sul libro al banco.
Mentre la sala si interrogava sul motivo per cui il lotto superava i tre e poi anche i cinque, il banditore aggiudicò a sette milioni la collezione.
Così erano tutti soddisfatti: sia il genovese che aveva comprato una collezione in cui pensava ci fosse un francobollo che da solo valeva dieci milioni, sia il milanese che non solo aveva venduto quella sua collezione insignificante ma, soprattutto, aveva anche vendicato la truffa oramai lontana nel tempo.
Quando, dopo aver pagato il dovuto, il genovese ebbe fatto ritorno al suo negozio, si rese conto che quel raro francobollo “anomalo” non era presente. Al suo posto un Vittorio Emanuele III assolutamente “normale”.
Il Re non sorrideva affatto ma lui si immaginò che tra quei dentini vi fosse l’immagine di un commerciante milanese piegato in due per la soddisfazione. E comprese che non avrebbe mai potuto restituire un lotto perfettamente descritto e fotografato, neppure obiettando che lui … aveva visto un altro francobollo.
La vendetta era stata servita non solo fredda ma anche … dentellata.

Antonello Cerruti

La vicenda contiene parti di possibile realtà vissuta ed altre di pura immaginazione ma esse sono inscindibili ed indistinguibili perché talora la verità è più incredibile della fantasia.
Ultima modifica di Antonello Cerruti il 26 settembre 2017, 14:48, modificato 3 volte in totale.
alena
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Iscritto il: 2 aprile 2010, 12:33

Re: I ricordi di un collezionista. ANDATA E RITORNO: LA VENDETTA

Messaggio da alena »

Storia "meravigliosa" e ... magnificamente narrata!

:clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap:

Alessandra.
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debene
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Re: I ricordi di un collezionista. ANDATA E RITORNO: LA VENDETTA

Messaggio da debene »

Come si dice per i delinquenti:

"Finchè si ammazzano tra di loro!"

Ciao:

sergio
Sergio De Benedictis
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alessandrom
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Re: I ricordi di un collezionista. ANDATA E RITORNO: LA VENDETTA

Messaggio da alessandrom »

:clap: :clap: :clap: Racconto bellissimo!
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Pri
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Re: I ricordi di un collezionista. ANDATA E RITORNO: LA VENDETTA

Messaggio da Pri »

Grande Antonello... :clap: :clap: :clap: :clap:

In realtà pensavo che il genovese riuscisse a fregare il milanese per la seconda volta, ma evidentemente non era così scaltro... :-)) :-)) :-)) :-))
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Antonio Bove
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Re: I ricordi di un collezionista. ANDATA E RITORNO: LA VENDETTA

Messaggio da Antonio Bove »

Antonello!
A parte che leggere tutto quello che scrivi è un obbligo ed un piacere sai anche che, finché avrò un decimo di vista, la mia passione è leggere, leggere e poi ancora leggere.
Ciao a presto
Antonio
Raccolgo tutti i francobolli che reperisco ma le mia preferenza va a quelli della IV emissione di Sardegna e quelli del Regno d'Italia.
Ero già iscritto al vecchio forum ma non ricordo in che data.
Ho deciso di iniziare una raccolta a tema... GATTI
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remo
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Località: Roma

Re: I ricordi di un collezionista. ANDATA E RITORNO: LA VENDETTA

Messaggio da remo »

Storia davvero interessante. Condivido quanto detto da Sergio ma questi due hanno fatto piangere tanta altra gente :devil:
remo Ciao:
remo Sostenitore del Forum dal 2011

Il Lonfo non vaterca nè gluisce
e molto raramente barigatta....(Fosco Maraini)
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Antonello Cerruti
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Re: I ricordi di un collezionista. ANDATA E RITORNO: LA VENDETTA

Messaggio da Antonello Cerruti »

..... Davvero non sai quanta ...,.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti

Rev LB Apr 2019
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