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Tergesteo
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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da Tergesteo »

Ulteriore imput:

Il "baffo", negli altri ASI, stampati col metodo tipografico (Modena, Parma, pontificio, Romagne, IVa di Sardegna e Toscana), lo riscontriamo chiaramente soltanto a Parma:
img222979.jpg
A Modena, per la IVa di Sardegna ed in Toscana, le linee di contorno attorno alla composizione tipografica evitavano volutamente l'effetto randdruck:
img222530.jpg
img222531.jpg
Nel Pontificio, per quasi tutti i valori, le linee erano intersecate tra ogni cliché della composizione.

Nei francobolli delle Romagne, si riscontrano randdruck appena accennati.

Cosa ne concludiamo?

La sola assenza delle linee di contorno nei francobolli parmensi spiega la presenza dei "baffi"?

Ciao: Ciao:

Benjamin
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Giordano Bruno
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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da Tergesteo »

Mi sono dedicato ad una ricerca statistica sulla mia raccolta:

Su molte centinaia di esemplari della prima emissione al terzo tipo (quindi col n°6 primo usato, se non stampato, cronologicamente), NESSUNO reca i "baffi" e molto difficilmente si riscontra un randdruck (ho però già postato la prima emissione completa su carta a macchina con randdruck).

Poi diventano rarissimi sia decalchi che spazi tipografici!

Gli unici due esemplari con "baffi" al terzo tipo abbia trovato sono della QUARTA tavola del 15 centesimi (e questo mi spingerebbe a fare un discorso molto in là, ma sarebbe prematuro):
img123562.jpg
img123562.jpg
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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da Tergesteo »

I randdruck risultano in genere periferici al foglio di stampa
in alcuni casi si trovano anche deboli sempre su un lato sul secondo o terzo francobollo della fila
in alcuni casi quando sono su due lati prendono il nome di eckdruck ovvero d'angolo, in effetti questo succede ai francobolli che nella tavola si trovano negli angoli;
l'interpretazione corrente ritiene che il rullo incihostratore nel momento che, rotolando, sale sulla tavola, essendo pregno di inchiostro e colpendo, seppur debolmente lo scalino della tavola, lascia una maggior quantita' di inchiostro sul bordo esterno.
Poichè i randdruck si trovano in tutti i lati, ma soprattutto sui bordi laterali è opinione comune che il rullo provenisse principalmente da un lato e poteva inchiostrare maggiormente il bordo dx o sx in rapporto a come era messa la tavola nella macchina o se, come pare in alcuni casi , i due quadranti superiori erano disposti tete-beche con quelli inferiori. Questa interpretazione giustifica l'idea (non da tutti condivisa) che la macchina da stampa usata fosse una piano-cilindrica.
Il Voetter anni fa asseriva di aver visto e addirittura usato una macchina d'epoca che procedeva alla stampa con una tecnica "a schiaffo" ovvero dopo l'inchiostratura della tavola il foglio non era appoggiato sulla tavola e pressato orrizzontalmente,
bensì il foglio era in verticale e l'intera tavola saliva in verticale chiudendosi contro il foglio. Macchina che poi fu cambiata dopo pochi anni con una piano cilindrica mentre era ancora corso di stampa la prima emissione.
Le note relative alla maggior inchiostratura ai bordi della tavola, essendo attribuite al rotolamento del rullo al momento dell'inchiostratura restano comunque compatibili con l'uso delle due macchine.
Tuttavia ci siamo sempre chiesti se lo schiaffo poteva essere dedotto da qualche dettaglio di stampa.
Allegati:
Schermata 2017-07-20 alle 08.27.39.png
Schermata 2017-07-20 alle 08.27.39.png [ 508.31 KiB | Visto 57 volte ]
Massimiliano aveva dato quasi tutta la risposta! :clap: :clap: :clap:

Riprendiamo la nostra posizione 1 eguardiamola insieme alla posizione 8:
img123544.jpg
img123134.jpg
Un'informazione molto importante ci viene data dallo studio dei cliché della prima tavola: il "baffo" ha sempre lo stesso orientamento ed è presente in maniera più o meno marcata in tutti gli esemplari stampati.

Ora, se il randdruck venisse causato dall'eccesso d'inchiostro del rullo in entrata, ci si chiede perché le prime colonne della composizione non dovrebbero essere più inchiostrate e sopratutto perché l'inchiostro non abbia ingrossato la linea orizzontale interna della posizione 1?

Mentre il baffo è orientato sia a destra che a sinistra, mentre la tavola avrebbe ricevuto un impatto in direzione apposta?

Perché allora alla posizione 8, il baffo è orientato a destra?

Per di più, perché troviamo il randdruck a destra sull'ottava colonna e di nuovo a sinistra sulla prima colonna dei quadranti destri?

Si potrebbe arguire che gli esemplari dell'ottava colonna con randdruck sono frutto di un capovolgimento della tavola sulla macchina da stampa, ma appunto, all'interno della prima composizione (o della seconda), non troviamo randdruck a fasi alterne, ci sono soltanto inchiostrazioni più o meno abbondanti o logorii più o meno pronunciati del cliché.

Inoltre, la filigrana, sempre spostata verso destra nelle prime tavole, dovrebbe essersi spostata, capovolta nell'altra direzione, mentre non ne esistono riscontri!

Se invece ipotizziamo l'uso di un torchio verticale con chiusura a libro, i baffi diventano congrui alla spinta verticale verso l'alto provocata dall'urto tra tavola inchiostrata e carta.

Ci sono baffi anche orientati verso il basso, generalmente più deboli. E' chiaro che il fenomeno era più dovuto all'impatto che alla sola spinta.

Con le terze tavole, almeno dalla quinta del 15 centesimi in poi, il fenomeno dei baffi sparisce, i randdruck sono molto meno pronunciati e piccoli incidenti tecnici come decalchi o spazi tipografici sporgenti impressi diventano molto rari.

Gli operai erano diventati bravi?

O semplicemente cambiarono macchina, passando a ciò che gli austriaci chiamano "planardruck", con una macchina più affidabile?

Un chiaro indizio lo troviamo nell'osservazione del logorio dei punti dello scudo, i quali diventano piccole strisce orizzontali, soltanto nei terzi tipi:
img123565.jpg
Chiaro segno del senso d'entrata della tavola...

Inoltre, con le terze tavole, viene modificato la spaziatura tra i cliché, da stretti a larghi.

Decisione presa per adattarsi ad un'altra macchina da stampa?

Negli altri ASI troviamo un tipo di stampa molto simile alle prime tavole del Lombardo Veneto a Parma, ma non negli altri, a Modena ed in Toscana, i filetti di contorno della composizione erano sicuramente volti ad impedire la formazione del randdruck.

La comprensione delle tecniche di stampa rimane imprescindibile per lo studio di un'emissione filatelica, in questo la maggior comprensione della prima tavola del 45 centesimi ci può aiutare molto!

Ciao: Ciao:

Benjamin
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Giordano Bruno
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fildoc
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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da fildoc »

tutto molto convincente!

:evvai: :evvai: :evvai: :evvai: :evvai: :evvai:
+-x:
Sommiamo le idee, riduciamo gli ostacoli, moltiplichiamo le relazioni e condividiamo le conoscenze!


ciao
Ciao: Ciao: Ciao:
Fildoc
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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da GABRIELEFLYINGV »

Ciao Benjamin,

dal tuo intervento mi pare di aver compreso, il quasi certo cambio di macchina da stampa dalla quarta alla quinta tavola del 15 centesimi (con conseguente scomparsa dei baffi mostrati e ).
è questo il motivo sottostante alla scomparsa dei sottotipi IIIb, IIIc e IIIb/c dalla quinta tavola in poi? intendo dire, la composizione della quinta tavola in occasione del cambio macchina è stata fatta tutta con nuovi cliché tipo IIIa (e similmente la tavola 6 e B)?

Sulla tavola A ricompaiono i sottotipi ma niente baffetti? Sono gli stessi cliché della tavola 4 riadoperati su una nuova macchina?

Non vorrei andare troppo fuori topic ma...c'é qualche cliché adoperato trasversalmente nelle cinque tavole del III tipo del 15 centesimi?

grazie e Ciao: Ciao: Ciao:

Gabriele
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Tergesteo
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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da Tergesteo »

Ciao Benjamin,

dal tuo intervento mi pare di aver compreso, il quasi certo cambio di macchina da stampa dalla quarta alla quinta tavola del 15 centesimi (con conseguente scomparsa dei baffi mostrati e ).
è questo il motivo sottostante alla scomparsa dei sottotipi IIIb, IIIc e IIIb/c dalla quinta tavola in poi? intendo dire, la composizione della quinta tavola in occasione del cambio macchina è stata fatta tutta con nuovi cliché tipo IIIa (e similmente la tavola 6 e B)?

Sulla tavola A ricompaiono i sottotipi ma niente baffetti? Sono gli stessi cliché della tavola 4 riadoperati su una nuova macchina?

Non vorrei andare troppo fuori topic ma...c'é qualche cliché adoperato trasversalmente nelle cinque tavole del III tipo del 15 centesimi?

grazie e Ciao: Ciao: Ciao:

Gabriele
Io non legherei i sotto tipi IIIa, b e c alla macchina da stampa, ma piuttosto alle matrici.
Questi esistono già sulla quarta tavola.
Anzi, non sarei sicuro che il cambio di macchina capitò tra quarta e quinta tavola, ma addirittura in mezzo all'uso della stessa quarta tavola!

ATTENTI!

I baffetti non erano prodotti dalla natura stessa dei cliché, ma dalla modalità di stampa!
Lo stesso cliché, con macchina "a libro" avrebbe prodotto un baffo ed un forte randdruck o eckdruck, una macchina "planare" no!

Se parliamo di tavola A quale tavola usata per la stampa dei 15 centesimi carta a macchina, ripuliti in tre direzioni, Huber ipotizzava che fossero stati riutilizzati dei cliché della SESTA tavola usata per la stampa su carta a macchina.

Quanto alla tavola B, ripulita in due direzioni, a mio avviso, non è mai esistita! Cioè A e B sono la stessa, l'impressione visiva della ripulitura in due o tre direzioni è dettata dal logorio dei cliché.

All'epoca i materiali costavano molto, mentre la manodopera poco.
Sicuramente cercavano di riciclare quanto fosse possibile; l'unico punto fermo è che i cliché della sesta tavola erano prodotti con la stereotipia indurita al contrario delle due tavole precedenti.
Ora sembra che molti difetti costanti siano comuni alle tre tavole, ma andrebbe fatto uno studio approfondito a conferma o meno...

Ma sul riutilizzo di cliché adoperati per la stampa delle ultime tavole stampate su carta a mano e quelle usate per la stampa su carta a macchina, avrei dei fortissimi dubbi!

Ciao: Ciao:

Benjamin
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Giordano Bruno
GABRIELEFLYINGV
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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da GABRIELEFLYINGV »

Tergesteo ha scritto: 29 luglio 2017, 20:13


Io non legherei i sotto tipi IIIa, b e c alla macchina da stampa, ma piuttosto alle matrici.
Questi esistono già sulla quarta tavola.
Anzi, non sarei sicuro che il cambio di macchina capitò tra quarta e quinta tavola, ma addirittura in mezzo all'uso della stessa quarta tavola!

ATTENTI!

I baffetti non erano prodotti dalla natura stessa dei cliché, ma dalla modalità di stampa!
Lo stesso cliché, con macchina "a libro" avrebbe prodotto un baffo ed un forte randdruck o eckdruck, una macchina "planare" no!


Grazie Bejamin e già con le tue prime parole trovo risposta. Assolutamente d'accordo sul discorso matrici e che non siano i cliché a determinare i baffi, tutto questo è perfettamente logico e coerente con quel poco di storia della stampa che ho potuto leggere.
La mia curiosità era capire se la scomparsa dei sottotipi, e il conseguente cambio di almeno buona parte dei cliché, fosse in qualche modo riconducibile a un adecisione presa con il cambio di macchina.
Interessante il discorso del cambio a quarta tavola in corsa, nel caso sarò curioso di vedere i tuoi risultati quando/se vorrai mostrarli a tempo debito :-) ...e ancor più curioso di capire se le tinte salmone della quarta tavola sono stampate sulla nuova macchina (dando così continuità cromatica con i colori della quinta).
Tergesteo ha scritto: 29 luglio 2017, 20:13 Quanto alla tavola B, ripulita in due direzioni, a mio avviso, non è mai esistita! Cioè A e B sono la stessa, l'impressione visiva della ripulitura in due o tre direzioni è dettata dal logorio dei cliché.
Riguardo le tavole A e B, questo non comporta una pacifica accettazione della ricostruzione di Huber giusto? almeno perché nel volumetto che ho letto riporta solo il sottotipo IIIa per la ripulitura in 3 direzioni....anche gli altri sottotipi erano dunque inzialmente presente e ripuliti in 3 direzioni? smonterebbe anche la sua tesi del riclico della sesta tavola per la carta a macchina.

grazie mille Ciao: Ciao: Ciao:

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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da Tergesteo »

Interessante il discorso del cambio a quarta tavola in corsa, nel caso sarò curioso di vedere i tuoi risultati quando/se vorrai mostrarli a tempo debito :-) ...e ancor più curioso di capire se le tinte salmone della quarta tavola sono stampate sulla nuova macchina (dando così continuità cromatica con i colori della quinta).
Il colore salmone è tipico della quinta tavola e anche l'utilizzo di carta spessa con conseguente evidente foulage.

Non sono convinto che i compartimenti colore-tavola fossero stagni.

Piuttosto credo che cambiarono colore prima della tavola (come avvenne tra seconda e terza).

Dalla quinta tavola in su, siamo sicuramente nell'universo del "planardruck"!
Riguardo le tavole A e B, questo non comporta una pacifica accettazione della ricostruzione di Huber giusto? almeno perché nel volumetto che ho letto riporta solo il sottotipo IIIa per la ripulitura in 3 direzioni....anche gli altri sottotipi erano dunque inzialmente presente e ripuliti in 3 direzioni? smonterebbe anche la sua tesi del riclico della sesta tavola per la carta a macchina.
Per me Huber ha esagerato un fenomeno, sì riscoltrabile, ma da attribuire ad altri fattori.

Dovrei cercare di fare una ricerca statistica, ma non credo che la presenza dei tre sottotipi, IIIa, b, c sia legata alla presunta ripulitura in due o tre direzioni.

Per me, non è che inizialmente i cliché fossero ripuliti in tre direzioni, ma che la loro nitidezza nelle prime tirature DAVA L'IMPRESSIONE della ripulitura in tre direzioni, mentre il loro logorio, specie in senso orizzontale diede l'impressione di una ripulitura in due direzioni.

Quanto all'impiego di cliché della sesta tavola nella tavola (o tavole) usata per la stampa su carta a maccina, non mi sentirei di escluderla, anche se mancano prove inconfutabili.

Ciò di cui si è certi è del riciclo di cliché della prima nella seconda tavola, poi della seconda nella terza. Oltre, non ci sono certezze.
Ma pensando che cercassero sempre di risparmiare sui materiali, è probabile che salvarono il salvabile!

Ciao: Ciao:

Benjamin
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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da Tergesteo »

Ho fatto una ricerca superficiale nella mia raccolta (per quel che vale):
img123570.jpg
Mancherebbe il sotto tipo IIIb su sesta tavola (ma ritengo sia un caso), il IIIc è presente su tutte le tavole, così come sulla carta a macchina.

Unica osservazione, il IIIb, ben più raro si riscontra prevalentemente sulla quarta tavola, mentre il IIIc è comunissimo su carta a macchina!

Ciao: Ciao:

Benjamin
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Re: Questo francobollo ha molto da dirci!

Messaggio da fildoc »

Il tipo di carta e il cambio macchina non hanno nessuna relazione.
Furono due eventi indipendenti avvenuti in corso di stampa.
Quando ai tipografi cambiarono la macchina essi dovettero quasi certamente per quello cambiare l'assetto della tavola.
Certamente ne approfittarono per allargare gli spazi fra i francobolli a scapito dello spazio fra quadranti di per sè superfluo ed eccessivo.
La carta invece arrivo' in tipografia all'improvviso quando finì l'ultima scorta di quella a mano....
Per loro non faceva differenza la carta; poi quella a macchina la conoscevano da anni... l'avevano gia' usata per i Mercuri!
Caso mai cambiavano i modi di conteggiare e caricare i fogli visto che mancava la filigrana che li rendeva certamente autentici!

Per i clichè e il ricambio di questi la cosa è molto piu' complessa.
Mentre agli inizi lavorarono molto sui clichè veri e propri:
come per il 45 centes o il 9 kreuzer scalpellati o il 15 cent rifatto sull'impronta del 10 cent
poi le cose cambiarono....
in certi casi si usò periodicamente la ripulitura dei clichè sporchi di residui di inchiostro e polvere di carta usando degli spazzolini con setole metalliche (tipo fili si rame o ottone come esistono ancora)
da qui le interessanti osservazioni di Huber e della scuola di Graz, che però videro di piu' di quello che c'era da vedere...soprattutto nel supplemento del 1969!
Altre volte facendo nuovi clichè ripresi da singoli clichè precedenti ancora in buone condizioni; non piu' quindi andando a rispolverare vecchie matrici e lunghe procedure, ma semplicemente facendo dei flani.
La cosa è evidente osservando con molta attenzione che le varie stesse vignette non sono assolutamente identiche , ma hanno dimensioni lievemente diverse: la spiegazione è legata alla modesta variazione del cartone (forse con anche aggiunta gia' allora di amianto) bagnato perchè non bruciasse al momento della colatura del metallo liquido rovente per la replica.


ecco quanto scritto a riguardo dall'ccademia della Crusca:
Flano, significato ed etimologia
Flano è una parola tecnica che ha seguìto, nel suo percorso semantico, il cambiamento della
tecnologia utilizzata per i processi di stampa. La parola nella sua storia appare difficilmente
comprensibile, se la sleghiamo dagli oggetti e dalle operazioni che essa richiama.
Originariamente - siamo nel 1848 - il tedesco Kronheim inventò il flano cioè un cartone a base
di amianto sul quale veniva impressa la pagina del giornale da stampare: il flano passava poi
in stereotipia dove, nella fonditrice, si realizzava il semicilindro cavo da installare sul cilindro
della rotativa. L'invenzione tedesca dell'oggetto ci appare come una conferma alla
ricostruzione linguistica di Alfredo Panzini che, nel suo Dizionario Moderno (Milano, Ulrico
Hoepli,1905) inseriva la voce francese flan spiegandola come contrazione dell'antico flaon dal
basso latino flado e aggiungeva il riferimento all'antico alto tedesco flado, 'focaccia', che
rimanderebbe alla forma circolare dell'oggetto descritto. La parola flano entra in italiano come
adattamento della forma francese flan, attestato in accezione tipografica dal 1872, ma già
presente nel francese antico dal 1376 con significato di "disque destiné à recevoir une
empreinte pour pression" (Le Grand Robert de la langue française, Paris, Le Robert, 1988-
1989). La forma flano, secondo il GRADIT, è attestata in italiano dal 1918 con il significato di
"matrice tipografica in cartone speciale, resistente al calore, su cui si cola il piombo per
produrre lastre stereotipate"; da flano sono derivati flanare (1960) e flanatura (1965) per
indicare l'operazione di "imprimere su flano una composizione tipografica". Conferma la
tecnicità del termine il suo ingresso nel Dizionario del linguaggio giornalistico (a cura di
Franco Fucci, Milano, Ceschina, 1962), nel quale flano è definito [corsivi miei]: "Nel gergo
tecnico giornalistico così si chiama quello speciale cartone (fabbricato con impasto di amianto
o asbesto, incombustibile) grazie al quale è possibile il procedimento tipografico detto
stereotipia [...]; così sulla facciata del "flano" si riproduce, nei minimi particolari [...], il
bassorilievo della pagina. Poi il flano passa in una fonditrice che lo riempie di piombo liquido:
grazie alla sua incombustibilità, il flano sopporta l'alta temperatura, il piombo si solidifica
rapidamente e il semicilindro che ne risulta è pronto per essere applicato ai cilindri della
rotativa per la stampa."
Rev LB Mar 2019
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