Avendo ritrovato questo mio vecchio intervento, salvato dal nostro
Lucky Boldrini, aggiungo una “coda”, non filatelica, ma che a suo tempo mi colpì e, devo dire, mi divertì anche. Riguarda il monumento ai carristi sovietici raffigurato sulla fdc che è la terza delle immagini che ho proposto. Il monumento era stato inaugurato solennemente poco dopo la fine del secondo conflitto mondiale in Europa, il 29 Luglio ’45. L’anno dopo un annullo commemorativo dell’anniversario della creazione dell’Armata Rossa sovietica, lo riprodusse:
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Non so quanto i Praghesi amassero quel “bestione” piantato, col suo piedistallo in muratura, in piazza Štefánik, nel pacifico quartiere di Smichov, piazza che dovette perdere l’antico nome per ricevere quello complesso e bellicoso di “Piazza dei carristi sovietici”; comunque lo zelante Governo Gottwald, dopo la presa del potere da parte dei Comunisti nel Febbraio 1948, volle dichiararlo “Monumento della cultura nazionale”, per cui ne venne curata la manutenzione che consisteva soprattutto nella rimozione della ruggine, nella periodica ritinteggiatura in verde-oliva, nell’altrettanto periodico maquillage alla stella rossa ed al numero distintivo “23” che identificava, secondo la vulgata, il primo carro sovietico entrato a Praga, insorta contro i Nazisti nei primi giorni del Maggio 1945. A questo proposito va detto che ai Praghesi fu rifilato un tank fasullo, perché il primo carro sovietico ad entrare nella capitale boema, secondo testimonianze attendibili, non fu un carro Stalin, ma un più modesto T 34. Essendo questo sparito nella lotta di casa in casa, probabilmente distrutto, si trovò un sostituto e, giacchè ci si era, fu scelto il modello più pesante, direi mastodontico dell’arsenale dell’URSS. E fu arte.
Dopo l’Agosto 1968, quando i tank sovietici divennero il concreto simbolo dell’invasione e della repressione della Primavera cecoslovacca, quel monumento diventò ai cittadini decisamente antipatico, ma andava sopportato assieme a tutti i bocconi amari fatti inghiottire al popolo cecoslovacco durante la cosiddetta “normalizzazione” voluta da Leonid Breznev.
Ma giunse, in quel Novembre 1989, la Rivoluzione di Velluto, e il regime collassò quasi in poche ore.
Il monumento però era sempre lì, con l’enorme cannone (120 mm) puntato su Praga. Il nuovo corso democratico e pluralista aveva ben altro da pensare che al tank, ci si limitò a cambiare nome alla piazza, che divenne piazza Kinsky. Tuttavia erano in molti a sostenere che il mostro d’acciaio dovesse essere rimosso, contro il parere dei pochi che lo consideravano una memoria importante nella storia del Paese. Mentre dunque si discuteva, qualcuno prese un’iniziativa. Si chiamava (e si chiama) David Černý, studente allora della scuola d’arte. Ecco il risultato della sua iniziativa, portata a compimento, con l’aiuto di alcuni amici, in una nottata, a fine Aprile 1991:
pink-tank1.jpg
Notare la firma dell'artista, alla base del piedistallo.
Da questo momento il tank 23 divenne il tank rosa,
pink tank, colore e nomi quanto mai inadatti ad una seria macchina da guerra. L’ambasciata di Mosca fece fuoco e fiamme, il governo dell’ancora per poco unita Cecoslovacchia si trovò in grave imbarazzo: il carro fu ridipinto rapidamente in verde oliva ed il giovane Černý fu sbattuto in gattabuia. Sarebbe stato meglio non averlo fatto poiché, dopo l’arresto, una quindicina di deputati recentemente eletti nelle prime libere elezioni dopo quarantatrè anni, facendosi scudo dell’immunità parlamentare, ridipinsero di rosa l’”opera d’arte”. Le autorità si rassegnarono e trasferirono l’ingombrante monumento in luogo più appropriato, al museo militare Lešany, dove tuttora, mostrando un rosa un po’ sbiadito, si ritrova in compagnia di altra venerabile ferraglia:
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Lo studente di cui sopra, che nel frattempo aveva terminato gli studi, aveva però una specie di ossessione per la piazza e per il vecchio monumento e collocò di sua iniziativa questo oggetto nel luogo dove si trovava il tank rimosso:
David_Cerny_-_ruzovy_tank_2008_3.JPG
Il colore era il suo preferito, la striscia bianca rimandava alle croci bianche, segni di identificazione ottica per i velivoli, che erano tracciate sui mezzi del Patto di Varsavia nel corso dell’invasione del 1968. Il significato non mi pare chiarissimo, ma un carro che sprofonda nel suolo dovrebbe costituire un messaggio pacifista e di condanna delle azioni di forza.
La municipalità di Praga non gradì questa privata iniziativa e l’opera trovò poi collocazione a Lázně Bordane, cittadina nei pressi della quale furono concentrate le ultime truppe sovietiche di occupazione prima della loro definitiva partenza verso casa (inizio del 1990).
La storia però ebbe ancora un seguito. La piazza, oramai orbata del suo monumento guerresco ricevette, in riparazione, il 17 Ottobrer 2002 una bella fontana che aveva anche un bel nome: "Propadliště času", più o meno “Il passare del tempo”, quasi a dire che il trascorrere di questo elemento volatile fa dimenticare gli spetti sgradevoli del passato. Qualcuno però non aveva dimenticato il
tank 23. Nel 2004 a Praga si tenne l'evento artistico e benefico a carattere internazionale "Parata delle mucche".
Chi volesse sapere qualcosa su questa curiosa manifestazione, può guardare qui:
http://www.cowparade.com/aboutus.php . Molto in breve, durante il suo svolgimento, che ha luogo a turno in grandi città, vengono collocati, in luoghi pubblici o visibili dal pubblico, simulacri di mucche, variamente dipinti od ornati. Ecco la mucca di piazza Kinsky (in vetroresina):
800px-Cow_parade_prague_tank_23.jpg
I ricordi, anche quelli non proprio belli, sono evidentemente duri a morire.

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