a tutti. Mi sono ritrovato questa busta con francobolli e annullo vaticani, spedita ad un commerciante filatelico danese (indirizzo incompleto). Corrispondente ad ogni francobollo è stato posto il timbro "Fuori corso". Vorrei capire come ha fatto a viaggiare. Se i francobolli sono davvero fuoricorso non avrebbe dovuto essere inoltrata. Arrivata in Danimarca viene tassata (tassa pagata con una label privata, probabilmente con una macchinetta in dotazione al commerciante) perché affrancata in modo insufficiente?, o perché i francobolli erano fuoricorso. Come se questo insieme di circostanze non bastasse, sulla busta è presente anche una tassazione svedese (Lösen 235 öre). Spero che qualche amico forumista mi aiuti a capirci qualcosa.
Valter Zama
P.S. Nessun annullo sul retro
1979/80 - Un'interessante busta dal Vaticano verso la Danimarca con affrancatura fuori corso
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1979/80 - Un'interessante busta dal Vaticano verso la Danimarca con affrancatura fuori corso
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Re: Busta particolare
Ciao Valter,
una busta affrancata (interamente o parzialmente) con francobolli fuori corso veniva considerata come non affrancata e viaggiava comunque regolarmente, ma ponendo una tassa a carico del destinatario. Altro discorso se si fosse trattato di una raccomandata. In quel caso, sì, non sarebbe stata accettata.
Le tariffe per l'estero del Vaticano corrispondevano a quelle dell'Italia per le stesse destinazioni.
Nel periodo in cui venne spedita questa lettera la tariffa per l'estero ammontava a 220 lire, ma per la Danimarca (e altri paesi specifici) esisteva una tariffa agevolata per le lettere fino a 20 g, le quali pagavano la tariffa per l'interno, all'epoca pari a 170 lire.
Essendo affrancata per 130 lire, quindi, la lettera sarebbe stata, in ogni caso, insufficientemente affrancata.
Per capire come venivano calcolate le tassazioni, ti riporto il passaggio della Convenzione UPU allora in vigore (quella di Losanna del 1974, applicabile dal 1° gennaio 1976) in cui se ne parla:
Come si vede, nel bollo di tassazione applicato in Italia (quello con la T) il rapporto tra l'importo mancante e quello della tariffa di primo porto per l'estero è stato calcolato come 170/220.
Ora, per capire come è stato fatto esattamente il calcolo della tassazione occorrerebbe conoscere le tariffe danesi di quel periodo, ma fin lì, purtroppo, non ci arrivo
La mia ipotesi è che la tariffa danese di primo porto per l'estero fosse 235 öre, importo che è stato moltiplicato per il rapporto tra 170 e 220. Il risultato, calcolatrice alla mano, è 181, 59, arrotondato a 180, al quale è stato aggiunto un ulteriore importo di 100 öre come tassa di gestione, corrispondente ai 60 centesimi (di franco francese) citati dalla Convenzione, per un totale di 280 öre pagati dal destinatario.
La tassa è stata riscossa con l'applicazione di un'affrancatura meccanica (dell'ufficio postale, non di proprietà del destinatario) sulla quale, per conferma del fatto che si trattava di una tassa dovuta, è stato apposto il bollo "PORTO".
Ripeto, il calcolo dettagliato è fatto "a naso", è solo una mia ipotesi, però il meccanismo era questo.
P.S.: trovo che si tratti di un oggetto molto interessante
una busta affrancata (interamente o parzialmente) con francobolli fuori corso veniva considerata come non affrancata e viaggiava comunque regolarmente, ma ponendo una tassa a carico del destinatario. Altro discorso se si fosse trattato di una raccomandata. In quel caso, sì, non sarebbe stata accettata.
Le tariffe per l'estero del Vaticano corrispondevano a quelle dell'Italia per le stesse destinazioni.
Nel periodo in cui venne spedita questa lettera la tariffa per l'estero ammontava a 220 lire, ma per la Danimarca (e altri paesi specifici) esisteva una tariffa agevolata per le lettere fino a 20 g, le quali pagavano la tariffa per l'interno, all'epoca pari a 170 lire.
Essendo affrancata per 130 lire, quindi, la lettera sarebbe stata, in ogni caso, insufficientemente affrancata.
Per capire come venivano calcolate le tassazioni, ti riporto il passaggio della Convenzione UPU allora in vigore (quella di Losanna del 1974, applicabile dal 1° gennaio 1976) in cui se ne parla:
Come si vede, nel bollo di tassazione applicato in Italia (quello con la T) il rapporto tra l'importo mancante e quello della tariffa di primo porto per l'estero è stato calcolato come 170/220.
Ora, per capire come è stato fatto esattamente il calcolo della tassazione occorrerebbe conoscere le tariffe danesi di quel periodo, ma fin lì, purtroppo, non ci arrivo
La mia ipotesi è che la tariffa danese di primo porto per l'estero fosse 235 öre, importo che è stato moltiplicato per il rapporto tra 170 e 220. Il risultato, calcolatrice alla mano, è 181, 59, arrotondato a 180, al quale è stato aggiunto un ulteriore importo di 100 öre come tassa di gestione, corrispondente ai 60 centesimi (di franco francese) citati dalla Convenzione, per un totale di 280 öre pagati dal destinatario.
La tassa è stata riscossa con l'applicazione di un'affrancatura meccanica (dell'ufficio postale, non di proprietà del destinatario) sulla quale, per conferma del fatto che si trattava di una tassa dovuta, è stato apposto il bollo "PORTO".
Ripeto, il calcolo dettagliato è fatto "a naso", è solo una mia ipotesi, però il meccanismo era questo.
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Enrico Carsetti
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Sul (vecchio) Forum dal 6 dicembre 2003
Amo tutto ciò che è filatelia e (soprattutto) storia postale, ma ora sto collezionando:
- Cuba 1899-1917, storia postale
- Italia 1943-44, storia postale delle Marche in RSI
- Argentina 1897, cartoline postali Libertad cabeza chica con vedute
"Chi condivide con gli altri le proprie passioni viene trasportato in una vita incantata di felicità interiore che gli egoisti non conosceranno mai" (R. Bach)
Enrico Carsetti
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Re: Busta particolare
Ciao Enrico, mille grazie per il tuo intervento. La tua esauriente risposta mi ha convinto che la busta va interpretata proprio come lo spieghi tu. Per curiosità, secondo te, chi ha applicato l'etichetta verde con scritto in SVEDESE: Lösen 235 öre? Non credo sia stata applicata in Danimarca. In DANESE infatti si scrive 235 øre. In Italia? (sapessi quante volte mi è capitato in Italia di sentirmi dire che la Danimarca è una regione della Svezia ).
Valter Zama
Valter Zama
Re: Busta particolare
Ciao Valter,
nell'ipotesi che ho scritto sopra, l'etichetta sarebbe stata applicata in Danimarca, non avevo colto la "sottigliezza" öre/øre
Sicuramente non è stata apposta in Italia, perché non avrebbe alcun senso.
Se sei sicuro che l'etichetta è svedese, posto che la Danimarca non è una regione della Svezia , deve essere stata applicata in Svezia, anche se non ci sono altre evidenze che la lettera sia passata di lì. In tal caso si tratterebbe della tassa, calcolata nel modo già descritto, tradotta in öre. Ha poco senso anche questo, però, bisognerebbe ipotizzare che la lettera sia transitata dalla Svezia prima di andare in Danimarca, magari perché mal diretta. E' vero che l'indirizzo era piuttosto vago, ma Danimarca era scritto ben chiaro. E poi in Svezia non le hanno messo neanche un piccolo timbrino al momento di inoltrarla?
Boh, se davvero è svedese non riesco a dare una spiegazione plausibile, quello che è certo è che la tassa era calcolata sulla base del rapporto tra l'importo mancante e la tariffa delle lettere per estero (nel nostro caso 170/220), al quale veniva aggiunta una cifra forfettaria per le spese di gestione. Ed è altrettanto certo che il destinatario ha pagato una tassa di 280 øre e non altro. Sul resto, in mancanza di altre informazioni, possiamo solo fare ipotesi.
nell'ipotesi che ho scritto sopra, l'etichetta sarebbe stata applicata in Danimarca, non avevo colto la "sottigliezza" öre/øre
Sicuramente non è stata apposta in Italia, perché non avrebbe alcun senso.
Se sei sicuro che l'etichetta è svedese, posto che la Danimarca non è una regione della Svezia , deve essere stata applicata in Svezia, anche se non ci sono altre evidenze che la lettera sia passata di lì. In tal caso si tratterebbe della tassa, calcolata nel modo già descritto, tradotta in öre. Ha poco senso anche questo, però, bisognerebbe ipotizzare che la lettera sia transitata dalla Svezia prima di andare in Danimarca, magari perché mal diretta. E' vero che l'indirizzo era piuttosto vago, ma Danimarca era scritto ben chiaro. E poi in Svezia non le hanno messo neanche un piccolo timbrino al momento di inoltrarla?
Boh, se davvero è svedese non riesco a dare una spiegazione plausibile, quello che è certo è che la tassa era calcolata sulla base del rapporto tra l'importo mancante e la tariffa delle lettere per estero (nel nostro caso 170/220), al quale veniva aggiunta una cifra forfettaria per le spese di gestione. Ed è altrettanto certo che il destinatario ha pagato una tassa di 280 øre e non altro. Sul resto, in mancanza di altre informazioni, possiamo solo fare ipotesi.
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Re: Busta particolare
Ciao Enrico, ancora una volta grazie per le tue spiegazioni che condivido in pieno. Chiederò ai miei amici filatelisti danesi del perché della scritta in svedese. Viva la Filatelia!
Valter
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Re: Busta particolare
Ciao Enrico,
ho fatto vedere la busta ad un amico filatelista che ha lavorato per tanti anni alle Poste danesi. 1) Non sa spiegarsi la presenza dell'etichetta svedese "Lösen" (a proposito, per caso ho visto che di questo tipo di etichette se ne è discusso qui sul Forum in un post relativo ai Paesi scandinavi con un intervento di Riccardo - Somalafis (e chi se no) con innumerevoli esempi). 2) L'affrancatura meccanica danese (280 øre) è stata posta dal commerciante al momento della consegna della busta. Infatti qui in Danimarca Ditte o Commercianti in genere potevano e possono usufruire di macchinette affrancatrici per spedizioni o sopratasse postali.
Ipotesi: Essendo la busta indirizzata ad un commerciante filatelico potrebbe essere stato lui stesso a "costruirsi" una busta interessante, sapendo di affrancare con tutti francobolli fuoricorso e disponendo anche di etichette "segnatasse" svedesi. In più la busta non è mai stata aperta pur se contiene un foglio non scritto all'interno controllando in trasparenza.
a tutti e Buona Pasqua
Valter Zama
ho fatto vedere la busta ad un amico filatelista che ha lavorato per tanti anni alle Poste danesi. 1) Non sa spiegarsi la presenza dell'etichetta svedese "Lösen" (a proposito, per caso ho visto che di questo tipo di etichette se ne è discusso qui sul Forum in un post relativo ai Paesi scandinavi con un intervento di Riccardo - Somalafis (e chi se no) con innumerevoli esempi). 2) L'affrancatura meccanica danese (280 øre) è stata posta dal commerciante al momento della consegna della busta. Infatti qui in Danimarca Ditte o Commercianti in genere potevano e possono usufruire di macchinette affrancatrici per spedizioni o sopratasse postali.
Ipotesi: Essendo la busta indirizzata ad un commerciante filatelico potrebbe essere stato lui stesso a "costruirsi" una busta interessante, sapendo di affrancare con tutti francobolli fuoricorso e disponendo anche di etichette "segnatasse" svedesi. In più la busta non è mai stata aperta pur se contiene un foglio non scritto all'interno controllando in trasparenza.
a tutti e Buona Pasqua
Valter Zama
Re: Busta particolare
Ciao Valter,
sul fatto che l'affrancatura sia stata fatta di proposito non ci piove, se poi è ancora sigillata vuol dire che lo scopo dell'invio era esclusivamente filatelico.
Continua a sembrarmi strano che l'etichetta dell'affrancatrice fosse privata, anche per via del fatto che è "annullata" dal timbro PORTO. Chi lo avrebbe apposto? Sempre lui? Certo, se il commerciante si è costruito tutto da solo o quasi, è possibile tutto
Rev LB Mar 2024
sul fatto che l'affrancatura sia stata fatta di proposito non ci piove, se poi è ancora sigillata vuol dire che lo scopo dell'invio era esclusivamente filatelico.
Continua a sembrarmi strano che l'etichetta dell'affrancatrice fosse privata, anche per via del fatto che è "annullata" dal timbro PORTO. Chi lo avrebbe apposto? Sempre lui? Certo, se il commerciante si è costruito tutto da solo o quasi, è possibile tutto
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