Procedura per il lavaggio e l'imbiancamento dei francobolli

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antoniovirgilio
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Procedura per il lavaggio e l'imbiancamento dei francobolli

Messaggio da antoniovirgilio »

Ciao a tutti, mi e sembrato giusto inserire questo tread per salvaguardare nel tempo i francobolli che per molti hanno valore storico per altri anche economico così ho voluto fare qualche ricerca a riguardo, la fonte del materiale che segue e tratta da "La Carta e il suo degrado" che indica il procedimento per il trattamento di restauro di materiale cartaceo.

1° LAVAGGIO

L'operazione di lavaggio si può intendere come un intervento di pulitura, con immersione della carta in un mezzo liquido, dove le sostanze che vogliamo eliminare sono solubilizzate.

Il liquido (solvente) maggiormente utilizzato per questo scopo è l'acqua: ciò e dovuto non tanto all'economicità e alla facile reperibilità in grandi quantità di questa sostanza, quanto piuttosto al fatto che essa possiede alcune caratteristiche chimico-fisiche che le permettono di essere un ottimo solvente con un ampio campo d'azione. La molecola dell'acqua ha gli elettroni più spostati verso l'atomo di ossigeno: questo la rende dipolare permettendole di attirare, come una calamita, una sostanza sia di carica positiva che negativa (ioni).Inoltre la sua particolare forma facilita la cattura degli ioni dello sporco.
Queste proprietà fanno sì che l'acqua riesca a solubilizzare molte sostanze: è per tal ragione che l'acqua naturale non è mai pura, ma vi si trovano disciolte molte sostanze che essa incontra lungo il suo percorso.
Pertanto,quando si vuole che questa sostanza abbia pienamente tutte le sue proprietà deve essere priva delle impurezze, distillandola o demineralizzandola.Nel lavaggio della carta, per evitare che vengano solubilizzate anche sostanze che non lo dorebbero, si preferisce utilizzare non acqua pura ma parzialmente deminaralizzata; il miglior sistema sarebbe quello di renderla pura e poi aggiungere un quantitativo minimo di carbonato di calcio.Quese operazioni naturalmente portano ad aumento del costo delle lavorazioni. per tale ragione in molti laboratori non vengono eseguite e si utilizza normalmente l'acqua dell' acquedotto.In questo si consiglia comunque di farla nalizzare per conoscere le sostanze che vi sono disciolte, potendovene essere alcune dannose alla carta.

L'acqua, però, pur avendo queste ottime qualità, non riesce a penetrare bene all'interno di alcune carte, specie se poco porose (soprattutto se la bagnatura avviene per assorbimento capillare), in alcuni casi, è consigliabile far precedere il lavaggio con un prelavaggio in una soluzione 1:1 acqua-alcool etilico (l'alcool, avendo una tensione superficiale più bassa, riesce a favorire la penetrazion dell'acqua nellacarta).
Una riduzione della tensione superficiale è possibile ottenerla anche aumentando la temperatura dell'acqua; ciò, fra l'altro, facilita il distacco dello sporco dalla carta, perchè procura un allentamento dei suoi legami molecolari.

L'acqua non riesce a dissolvere sostanze con molecole molto complesse, che si legano fortemente con la struttura della carta (come, ad esempio, i grassi):per facilitere il distacco e la solubilizzazione di questo sporco, oltre ad aumentare la temperatura (evitando di superare i 40°C, altrimenti si avrebbe un forte degrado della carta), possono essere aggiunte particolari sostanze, a loro volta con struttura molecolare molto complessa, che riescono a vincere ed allentare i legami che tengono unito lo sporco alla superficie da lavare.Queste sostanze sono i saponi (sali di acidi organici con molti gruppi carbossilici, COOH) ed i detergenti (stesso tipo di struttura dei saponi ma derivati da acidi minerali).

I detergenti non devono avere una forte polarità, altrimenti gonfiano eccessivamente la carta e, dopo il lavaggio, sono difficili da rimuovere.Generalmente, per evitare danni alle sostanze mediate della carta, soprattutto gli inchiotri, si preferisce evitare l'uso di questi additivi e lavare con una soluzione alcalina, che saponifica i grassi, rendendoli solubili in cqua (in praticà ciò che facevano le nostre nonne prima dell'uso del sapone, quando lavavano i panni con acqua e cenere).
Questa soluzione previene, fra l'altro, la formazione di sali di metallo insolubili.

Un additivo invece molto utilizzato per pulire carte con sporco tenace, come per esempio tracce di vecchie colle, è la carbossimetilcellulosa (la sostanza di base di alcune colle utilizzate nel campo del restauro cartaceo).
Questa sostanza porta in sospensione lo sporco e ne evita la ricaduta, cosa che renderebbe difficile la sua rimozione.
Essa è anche molto utilizzata per pulizie locali, nelle quali è spesso addizionata con idrato di calcio o ammoniaca.

Qualora gli additivi non fossero sufficienti per rimuovere sostanze particolarmente tenaci, si può procedere utlizzando solventi specifici diversi dall'acqua.La tossicità di questi mezzi e la tecnica di utilizzo ne limitano generalmente l'uso ad operazioni locali che interessano solo la parte della carta che deve essere pulita.

Molti ricercatori consigliano di lavare sempre, quando possibile, tutte le carte; tale operazione, a loro giudizio, è generalmente vantaggiosa, solubilizza le sostanze degradate presenti, che hanno soprattutto formazione acida e sono apportatrici di ulteriore aggravamento dei danni: la carta risulterebbe, in tal modo, più resistente e di maggior durata.
Per quanto riguarda la carta antica a mano, a parere dello scrivente, è necessario valutare appieno lo stato del degrado ed i danni procurati dal lavaggio poichè spesso questi ultimi sono più elevati.

Nelle carte a macchina, invece, la fragilità del materiale, dovuto in parte all'orientamento parallelo delle fibre, può essere ridotta per la dilatazione dovuta all'immersione in acqua ed il successivo restringimento con l'asciugatura; tali movimenti scompongono le fibre facendole in parte intrecciare e procurando così una maggiore resistenza meccanica.

2° IMBIANCAMENTO

Già nel Settecento cominciarono a circolare ricette che, basandosi su risultati empirici, utilizzavano le sostanze più disparate; ma è soprattutto nel secolo passato, con la scoperta del cloro, che si iniziò a praticare in maniera diffusa lo sbiancamento delle carte.

E' facile immaginare che questi interventi, se pur hanno sul momento portato ad effetti estetici migliori, con il tempo hanno compromesso seriamente la vita delle opere trattate.

Ancora oggi, purtroppo, in molti ambienti si privilegia il risultato estetico immediato alla durabilità del documento, con operazioni di sbiancamento eseguite a ritmi continui, utilizzando prodotti e metodi che ormai da molti anni ricercatori ed istituti specializzati hanno escluso per la loro dannosità, dimostrando ed avvertendo ripetutamente dei seri pericoli cui la carta va soggetta.

La decisione di intraprendere questo intervento di restauro deve essere presa solo nel caso in cui l'imbrunimento o le macchie abbiano seriamente compromesso la leggibilità dell'opoera.Inoltre deve essere individueta chiaramente la causa che ha determinato la formazione di queste alterazioni cromatiche, poichè, se l'agente che le ha procurate rimanesse attivo nella carta, si rischierebbe di avere, un risultato che verrebbe ad annullarsi in breve tempo.Un caso del genere, ad esempio, si riscontra frequentemente con le macchie o gli imbrunimenti causati dall'ossidazione catalizzata da metalli pesanti (ruggine ecc.).In questo caso, qualora si operasse un imbiancamento, non si verrebbero a neutralizzare queste sostanze (allo stato attuale delle ricerche non è ancora possibile estrarle). Di conseguenza esse continuerebbero ad agire, ed in maniera addirittura accellerata a causa delle modificazioni apportate alla cellulosa: le macchie e gli imbrunimenti potrebbero quindi riformarsi in tempi veloci.

Gli ossidanti utilizzati nel campo del restauro che forniscono più garanzie sono: il perossido di idrogeno, l'ipoclorito di sodio (candeggina, varechina), l'ipoclorito di calcio, il diossido di cloro e l'acido ipocloroso.

Il perossido di idrogeno(H2O2), conosciuto soprattutto come acqua ossigenata, è la sostanza sbiancante meno dannosa, è pertanto da preferire; ma è anche un mezzo che non riesce ad eliminare molte macchie presenti sulla carta. Generalmente si usa per gore, imbrunimenti e poche altre macchie.

Il trattamento può essere fatto con una bagnatura completa (immersione, spennellatura, spray) o locale. Le proprietà ossidanti dell'acqua ossigenata sono dovute alla sua scomposizione con formazione di acqua mentre si libera un atomo di ossigeno (H"O">H"O+O). Il prodotto che normalmente si trova in commercio è leggermente acidificato con acido solforico; questa aggiunta viene fatta per conferire all'acqua ossigenata una maggiore stabilità e poter così essere conservata più a lungo. Per tale ragione, al momento d'uso deve essere addizionata una piccola quantità di ammoniaca che oltre a neutralizzare l'acido, porti la soluzione ad un pH alcalino (8,5-9,5), rendendo l'acqua ossigenata più instable e quindi più reagente.

Alcuni ricercatori ritengono che l'ambiente alcalino possa danneggiare meno la carta durante l'imbiancamento, e pertanto consigliano di deacidificare il foglio prima del trattamento. Ma altre anlisi riferiscono di particolari degradi che si hanno invece quando l'ossidazione è eseguita con un pH superiore a 7. Certamente si hanno svantaggi nell'uno come nell'altro caso.

Ciò dimostra, ancora una volta, quanto siano rischiosi certi interventi, anche quelli che apparentemente sembrano leggeri.

La concentrazione d'uso dellacqua ossigenata non deve superare il 7% (corrispondente a circa 24 volumi). Per eliminare le cause che anno determinato le macchie (l'ossidante riduce od annulla solamente il colore), ad evitare che queste ricompaiano nel tempo, è consigliabile far seguire all'imbiancamento una deacidificazione, poichè l'acidità è una delle cause principali degli imbrunimenti e delle macchie trattate con acqua ossigenata.

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Imbrunimento e macchie brune (foxing) in una parte di carta esposta per dieci anni alla luce ed alla polvere. Il degrado è stato provocato da luce indiretta e molto tenue.

L'ipoclorito di sodio (NaOCI, candeggina o varechina), per la sua facile reperibilità in commercio e per il suo alto potere sbiancante, è la sostanza ossidante più utilizzata nei laboratori di restauro. Questa alta capacità, però lo rende fortemente degradante: il suo uso è partanto consigliabile solo in casi estrmi, quando le macchie compromettono molto seriamente la leggibilità dell'opera. Conseguentemente è ancora più importante che le procedure da seguire per questo intervento siano molto curate, onde ridurre al minimo i danni.

La forte alcalinità dell'ipoclorito di sodio (circa pH11,4), e la pericolosità di eventuali residui del sodio, fanno consigliare la sua sostituzione con l'ipoclorito di calcio (Ca(OCI)2) anche se questo ha un potere sbiancante leggermente inferiore.

Il processo di imbiancamento con ipoclorito di sodio o di calcio è così articolato:
-lavaggio del foglio in acqua corrente per circa mezz'ora (preferibilmente preceduto da un prelavaggio in acqua e alcool etlico 1:1); deacidificazione per 20 minuti in idrato di calcio semisaturo; immersione nell'ipoclorito, con una concentrazione massima di 1,5% di cloro attivo e per un tempo massimo di 20 minuti(qualora si sbiancassero più carte, si deve fare attenzione a mentenere il valore del pH della soluzione a 9,5-10,5, cercando di correggerlo, man mano che scende, con l'aggiunta di idrato di calcio).

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Cristalli di carbonato di calcio depositati tra le fibre di cellulosa dopo l'intervento di deacidificazione.

Dopo la sbianca, il foglio deve essere risciacqato in acqua corrente per 5-10 minuti; si immerge quindi in una soluzione anticloro; si lava ed infine si deacidifica.

La soluzione e assolutamente indispensabile per evitare che l'ipoclorito continui ad agire nel tempo, formando acido idroclorico.

Bene amici per ora mi fermo quì, come avete potuto constatare i trattamenti sulla carta, anche se potrbbero sembrare innocui, ad esempio, un semplice lavaggio in acqua tiepida oppure distaccare un francobollo da un resto di lettera, può provocare danni alla struttura molecolare della cellulosa con conseguente degrado nel tempo, certo i vostri francobolli non spariranno polverizzandosi in poche ore o qualche anno, ma il degrado naturale della carta sarà accelerato, quindi prima di effettuare qualsiasi trattamento, valutare appieno lo stato del degrado.
La conservazione infine e molto importante, l'esposizione alla luce anche indiretta, microorganismi, accentuano la depolimerizzazione delle molecole della carta (degrado),

Unitamente a questo piccolo contributo per il forum, colgo l'occasione per salutare tutti gli utenti del forum, Cordiali saluti, Antonio Virgilio Ciao:
Ultima modifica di antoniovirgilio il 13 agosto 2009, 0:40, modificato 3 volte in totale.
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Lucky Boldrini
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Re: Procedura per il lavaggio e l'imbiancamento dei francobolli

Messaggio da Lucky Boldrini »

Grazie Antonio per questo contributo :clap:

Ciao:

Luca

Revised by Lucky Boldrini - August 2009
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