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Joseph Chaumié
(1849-1919). |
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Altezza Reale, Signori.
Allorché noi abbiamo appreso in Francia che il campanile di S. Marco era
crollato abbiamo provato una profonda emozione. Egli è perché Venezia non
è solamente uno dei più puri soggiorni dell'Italia ma perché fa parte del
patrimonio artistico di tutto il mondo.
Questo sentimento di dolore è tosto scomparso per la forza della grande
voce, di cui parlava magnificamente ad ogni ora il nome di Venezia, che
acquisiva e interpretava il voto universale per l'innalzamento della torre.
La vostra immortale città non può lasciar scomparire questi testimoni
della sua storia gloriosa. La nobile nazione italiana, così prospera e
così vivente non saprebbe tollerare sul suo suolo la rovina d'un simile
ricordo.
Allorché il Governo del Re mi ha fatto così grande onore di invitarmi a
questa cerimonia, ho aggradito l'invito ed è con una gioia profonda che
sono qui venuto. Vi ringrazio del delicato pensiero d'aver voluto associare
la Francia, la mia bene amata patria, a questa festa alla quale date la
maestà del simbolo delle forze vive del vostro paese.
E pertanto che s'alzi di nuovo dal suolo antico di Venezia il vostro
campanile, che di nuovo s'elevi nell'aria, nell'azzurro, e la sua cuspide,
ammirata dai viaggiatori, dominante i palazzi e le cupole, la laguna ed il
mare nuovamente avrà la cima dorata dalla prima luce rossa del mattino e
s'imporporerà dell'ultimo fuoco del tramonto. Che esso sia avviluppato dal
volo dei piccioni famigliari, che abbia a durare lungamente, sempre
imperituro come la grandezza della vostra Nazione, indistruttibile come
l'amicizia che deve unire la Francia e l'Italia.
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