Filatelia semiotica

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TazDevil
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Filatelia sociale: Cinquantenario del plebiscito meridionale - Parte 3

Messaggio da TazDevil »

Parlando nello specifico della seconda emissione celebrativa del cinquantenario, più di ogni mia parola valgono quelle proclamate in un manifesto dell’epoca, pubblicato anche come cartolina illustrata, che promuoveva le celebrazioni nella città di Napoli.

CITTADINI: Napoli commemora due date, il sette settembre e il ventuno ottobre del 1860, Il giorno dell'entrata del Generale Garibaldi a Napoli e quello in cui per libero voto di cittadini liberi, Napoli volle una Italia di Vittorio Emanuele Re. L'Idea era divenuta Diritto, il Diritto Forza, la Forza Vittoria. Come in quei giorni la mano del Principe e quella del Condottiere del Popolo si strinsero, così oggi si uniscano in un palpito unico i cuori dei Cittadini del Mezzogiorno. I vecchi memori e i giovani anelanti e i fanciulli tutti, i cui occhi attoniti leggono le prime parole della Storia Nostra, accorrano a rendere più solenne la gioia del Popolo che ricorda e saluta, s'inchina ed inneggia all'opera, al pensiero, alla virtù dei Padri e grida: VIVA L'ITALIA
(Il Presidente del Comitato Generale - Marchese Ferdinando del Carretto - Senatore del Regno)
".

La retorica di questo manifesto è testimonianza diretta di quello che fu il messaggio che le Istituzioni vollero consegnare alla Storia. A cinquant’anni dagli eventi da cui nacque l’Italia unita si stava costruendo l’epopea del risorgimento, che, con i suoi eroi e le sue verità, doveva creare quel sentimento comune di appartenenza in grado di convogliare le differenze storiche sociali e culturali dei popoli preunitari verso un solo sentimento di Patria.
Dunque, le motivazioni di una duplice emissione filatelica risiedono proprio nella ricercata creazione di un dualismo storico, che rimanda a due eventi, ognuno dei quali ebbe come rispettivo protagonista il “Condottiere del Popolo” ed il “Principe”. Dapprima l’opera di Garibaldi fece dei meridionali un popolo libero che, una volta liberato dalla tirannia borbonica, poté scegliere liberamente Vittorio Emanuele II come nuovo Re.
L’analisi iconografica, testuale e semiotica dei due francobolli, oltre a confermare quanto detto sopra, fornisce ulteriori spunti di riflessione.
Innanzi tutto, colpiscono i riferimenti discreti al Sovrano, che viene indirettamente evocato attraverso il motto “Italia e Vittorio Emanuele”, coniato da Garibaldi alla vigilia della spedizione dei mille, per rassicurare Vittorio Emanuele II della sua fedeltà alla monarchia sabauda. Questo motto fa da cornice alla figura a mezzo busto di Garibaldi che appare pertanto come soggetto coprotagonista che rese possibile il plebiscito meridionale del 21 Ottobre 1860. Anche il riferimento generico alla monarchia regnante è demandato ad un simbolo, il nodo Savoia, posto nella parte inferiore della vignetta, anche se il nome Vittorio Emanuele, citato nel motto, poteva rimandare implicitamente anche al suo omonimo discendente Vittorio Emanuele III.
Volendo tirare alcune conclusioni su questa duplice emissione, è possibile riassumerne il messaggio comunicativo nei seguenti punti:
• Le motivazioni di due emissioni in due periodi temporali contigui, testimonia la volontà di tenere separati gli eventi bellici, dall’annessione al Regno di Sardegna per spontanea volontà popolare.
• La decisione di enfatizzare una ulteriore distinzione tra la Sicilia e le altre regioni meridionali è motivata dall’opportunità di preservare quel sentimento di differenziazione radicato nella gente di quell’isola, a cui si attennero anche i sovrani borbonici.
• La decisione di affidare le celebrazioni a comitati organizzativi locali, così come quella di beneficiarli di un contributo economico finanziato attraverso la donazione del popolo, fu ideata per offrire l’evidenza della spontaneità di consenso verso questi eventi.
• La discrezione con cui si fa riferimento alla monarchia sabauda, risiedono probabilmente nella consapevolezza di una “questione meridionale” mai risolta, che poteva riaccendere manifestazioni di ostilità popolare in memoria degli eventi rivoltosi che seguirono l’unità d’Italia.
Insomma, anche nelle celebrazioni del cinquantenario, i Savoia si fecero scudo dell’eroe Garibaldi.
Rimangono aperti due punti, sui quali chiedo la collaborazione di tutti.
Il primo punto è una semplice curiosità che si osserva nella prima emissione di Aprile dove ricompare la vecchia dicitura “Francobollo Postale Italiano”, usata per l’ultima volta nel 1867 per poi essere definitivamente sostituita dalla dicitura “Poste Italiane”.
Il secondo punto riguarda il contributo di cinque centesimi destinato ai comitati organizzatori delle manifestazioni che, con l’emissione del 1 Dicembre, sembrerebbe fuori tempo massimo per finanziare le manifestazioni che si tennero tra settembre e ottobre del 1910.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da piersant »

Leggo per la prima volta questo interessante argomento e mi chiedo se , non avendo letto tutte le 11 pagine, qualcuno ha mai citato l'interessantissimo libretto di Federico Zeri "francobolli italiani" Grafica e ideologia dalle origini al 1948 edito da "il melograno" nel 1980.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

piersant ha scritto: 27 luglio 2019, 17:17 Leggo per la prima volta questo interessante argomento e mi chiedo se , non avendo letto tutte le 11 pagine, qualcuno ha mai citato l'interessantissimo libretto di Federico Zeri "francobolli italiani" Grafica e ideologia dalle origini al 1948 edito da "il melograno" nel 1980.
Ti confermo che in questo topic il libro non è mai stato segnalato. Da parte mia, ho iniziato ad appassionarmi a questo gioco nove anni fa, dopo aver letto proprio una pubblicazione di Federico Zeri dal titolo "Dietro l'immagine - Conversazioni sull'arte di leggere l'arte", ma ignoravo che si fosse dedicato in maniera specifica all'analisi dei francobolli. Devo assolutamente procurarmi questo saggio, anche se penso che non sia di facile reperibilità.
Grazie per la segnalazione.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da piersant »

E' un saggio molto interessante, allego prima e quarta pagina di copertina.
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Re: Filatelia semiotica

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piersant ha scritto: 28 luglio 2019, 11:32 E' un saggio molto interessante, allego prima e quarta pagina di copertina.
Da molto tempo ricercavo fondamenti autorevoli che indirizzassero questa mia passione dilettantesca e sono piacevolmente sorpreso che questi provengano dal medesimo autore da cui ho tratto ispirazione per intraprendere questo (solitario) percorso di analisi, che richiede basi culturali multidisciplinari proprie di uno studioso di storia dell'arte. Purtroppo deduco che la pubblicazione di cui parli non debba aver riscontrato un grande successo presso i filatelisti perché non ne ho trovato traccia in alcuna delle librerie filateliche più importanti, come quella di Vaccari.
Se tu possiedi il libro potresti intanto verificare ed integrare alcune analisi da me presentate nei post precedenti, naturalmente se ne hai voglia e tempo.
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Filatelia sociale – Parte 4 - Celebrazioni per il cinquantenario dell’Unità d’Italia

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La serie celebrativa del cinquantenario dell’Unità d’Italia nasce anch'essa all'insegna del dualismo. Cosi come nell'emissione del 1910 si decise di celebrare il plebiscito meridionale su due fronti, quello della Sicilia e quello del resto delle province meridionali, così nell'emissione del 1911 si decise di rappresentare l’Italia unita attraverso due poli: Roma, capitale d’Italia e centro simbolico della cultura nazionale e Torino, capitale del Regno di Sardegna e patria dei Savoia da cui tutto nacque, che dopo cinquantanni era divenuta il centro dello sviluppo industriale e manifatturiero nazionale. Nella comunicazione istituzionale dei francobolli non venne lasciato spazio a Firenze che pure fu il terzo polo su cui si sviluppò l’itinerario delle esposizioni internazionali allestite per celebrare l’evento, che avevano anche lo scopo di presentare la “nuova Italia” al mondo. Le motivazioni di tale esclusione testimoniano quanto importante e selettiva fosse la comunicazione filatelica che, nel 1911, non poteva attribuire a Firenze alcun ruolo rappresentativo della Nazione in quanto tale riconoscimento si sarebbe in parte sovrapposto al ruolo di Roma Capitale d’Italia a cui fu affidato appunto il compito di rappresentare simbolicamente tutte le regioni e le città italiane.
Anche per questa emissione si decise di replicare l’esperimento della contribuzione spontanea, applicando un sovrapprezzo di tre centesimi sul francobollo con valore nominale di due centesimi ed un sovrapprezzo di cinque centesimi per gli altri tre valori, che furono devoluti ai comitati organizzatori delle celebrazioni. Trattandosi di una celebrazione di rilevanza nazionale ma anche dai risvolti internazionali, la contribuzione volontaria non fu certo dettata da esigenze economiche, anche perché ciò avrebbe presentato al mondo uno Stato talmente povero da non potersi permettere il finanziamento di una ricorrenza di così grande importanza. Quindi, messa da parte la motivazione economica, prevalse la motivazione simbolica quale testimonianza di una sentita partecipazione popolare.
Il successo della raccolta spontanea non dovette essere eccezionale, anche a causa delle alte tirature iniziali, così che, al termine della prevista validità postale (31 Dicembre del 1911), i tre valori da 5, 10 e 15 centesimi furono sovrastampati con un valore nominale da 2 centesimi e rimessi in circolazione a partire dal 1 Marzo 1913, insieme al valore da 2 centesimi non sovrastampato. Questi francobolli ebbero validità postale fino ad esaurimento scorte (quindi teoricamente illimitata), creando il primo ed unico caso italiano di trasformazione di una serie commemorativa in serie ordinaria a validità illimitata, fatto reso ancor più interessante dalla ridistribuzione postale del valore da due centesimi privo di sovrastampa.
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Filatelia sociale – Parte 5 – Emissione pro Croce Rossa

Messaggio da TazDevil »

Questa emissione si distingue dalle altre in quanto riguarda francobolli pensati per un impiego postale effettivo, come si evince dal periodo di validità del tutto assimilabile ad una emissione definitiva. Furono tra l'altro ammessi per l'affrancatura della corrispondenza con la Francia e tollerati anche per altre destinazioni estere come la Svizzera.
Altro elemento distintivo di rilievo consiste nel fatto che il destinatario dei proventi dovuti al sovrapprezzo fu un ente pubblico, per di più universalmente riconosciuto da una convenzione internazionale, piuttosto che un comitato temporaneo o un’associazione privata. Fu anche la prima emissione italiana recante il valore del sovrapprezzo sul francobollo, distinto dal valore facciale. Da un punto di vista comunicativo, l’esplicitazione del contributo devoluto all’Ente manifestava pubblicamente la sensibilità del mittente a questa causa umanitaria, elemento che potrebbe aver giocato come fattore incentivante all’uso nella corrispondenza diretta a / spedita da militari o nelle cartoline postali commerciali. Tuttavia, sebbene non possa essere negata l’effettiva valenza sociale di questa iniziativa, così come fu probabilmente spontaneo e realmente sentito il contributo versato dai cittadini attraverso il sovrapprezzo, è altrettanto vero che i primi due francobolli furono emessi circa sei mesi dopo l’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Infatti, l’analisi iconica ci indica chiaramente che si trattò di una “emissione di guerra”, come si evince dai simboli patriottici rappresentati dalla bandiera (patrio suolo) contornata da un ornato di foglie di alloro (gloria) e dall’aquila sabauda (forza, fierezza e coraggio) anch’essa con fregi di alloro. Dunque, agli intenti umanitari furono associate esigenze belliche, sia di tipo pratico (sostegno ad un Ente di assistenza medica e infermieristica attivo anche al fronte) sia di tipo propagandistico (alimentazione dello spirito patriottico a sostegno di una guerra per la difesa dei confini e la riconquista dei territori ancora dominati dall’Impero d’Austria).
A conferma delle forti influenze esercitate dal conflitto mondiale, nel 1916 la tariffa postale per le lettere di primo porto venne aumentata da 15 a 20 centesimi per sostenere in parte le ingenti spese belliche, fatto questo che comportò la soprastampa del valore da 15 centesimi a cui seguì l’emissione di un nuovo valore con facciale da 20 centesimi.
Concludendo è possibile affermare che, sebbene non completamente scevro da spinte propagandistiche, l’utilizzo postale non filatelico di questi francobolli testimonia che il contributo volontario fu animato da una sentita componente emotiva, probabilmente dovuta alla consapevolezza insita in ciascun cittadino, che l’assistenza della Croce Rossa durante il conflitto bellico assolveva ad un compito umanitario di primissimo piano utile a tutti.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da piersant »

Lo Zeri per questi francobolli parla di " sciattezza figurativa basata su frusti motivi patriottici " sciattezza rimasta nell'anonimato in quanto non si conosce l'autore dei due bozzetti. Proprio non gli piacciono :-))
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Re: Filatelia semiotica

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piersant ha scritto: 3 agosto 2019, 10:50 Lo Zeri per questi francobolli parla di " sciattezza figurativa basata su frusti motivi patriottici " sciattezza rimasta nell'anonimato in quanto non si conosce l'autore dei due bozzetti. Proprio non gli piacciono :-))
Beh, innanzi tutto confesso che ho dovuto googolare un po' per trovare il significato della parola "frusto" a cui ho attribuito il significato di "logoro". Detto ciò lo Zeri, come critico d'arte, può permettersi di formulare anche giudizi sulla qualità artistica, cosa che a me evidentemente non è concessa. Potrei obiettare che, in un francobollo, l'aspetto artistico deve sempre sottostare alle esigenze comunicative e che quindi la scelta di "frusti" motivi patriottici potrebbe essere (a mio avviso è) dettata dalla necessità di proporre simboli che inequivocabilmente rimandassero a valori patriottici comprensibili da tutti. Sono comunque molto soddisfatto di trovarmi in accordo con lo Zeri nell'interpretazione di quei simboli.

P.S.
Non oso pensare cosa avrebbe potuto dire se, ancora in vita, avesse analizzato le emissioni imbarazzanti che le nostre poste ci hanno elargito in copiosa quantità negli ultimi vent'anni.
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Filatelia sociale – Parte 6 – Propaganda Fide

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A nove mesi dall'insediamento di Mussolini alla presidenza del Consiglio dei ministri del Regno, questa serie nasce all'insegna della straordinarietà. Una straordinarietà che si palesa sia per le grandi dimensioni del formato, assoluta novità per l’epoca, ma soprattutto per il soggetto celebrato. Infatti, in un periodo storico in cui l’anticlericalismo dei padri della Patria si era radicato ed ampiamente diffuso tra molti intellettuali ed esponenti della classe politica, questa serie rappresenta una evidente anomalia storica che si giustifica solo se analizzata da un punto di vista di opportunismo politico.
Sebbene l’apparenza indichi chiaramente che si trattò di una emissione filatelica, questo non fu il motivo predominante che diede origine a tali vistosi francobolli. Infatti, la celebrazione del terzo centenario della fondazione della “Congregatio de Propaganda Fide”, non può essere liquidata semplicemente come la prima emissione italiana a soggetto religioso, perché in realtà rappresentò un primo tentativo di avvicinamento istituzionale ad un’organizzazione della Curia Romana, in un’epoca in cui le rivendicazioni della Santa Sede verso il Regno d’Italia erano ancora una spinosa questione politica. L’insofferenza verso la monarchia sabauda, l’ostilità nei confronti del socialismo, del bolscevismo e del materialismo massonico, apertamente manifestati dalla Chiesa di Roma, ne facevano un potenziale alleato del fascismo, piuttosto che un nemico. È quindi probabile che tali considerazioni suggerirono a Mussolini l’idea di arrogarsi il ruolo di arbitro per intraprendere un percorso di riconciliazione, mosso dalla convinzione che un avvicinamento alla Santa Sede avrebbe potuto favorire la conquista del consenso popolare. Si può pertanto affermare che questi francobolli siano testimonianza del primo atto di una serie di iniziative diplomatiche che portarono al concordato dei Patti Lateranensi nel 1929.
Il sospetto che questa serie nacque da un disegno politico di Mussolini, si fonda anche sul fatto che, a voler essere rigorosi, il terzo centenario si sarebbe dovuto celebrare un anno prima, nel mese di Giugno del 1922, in quanto la nascita della Congregazione fu sancita ufficialmente da Gregorio XV con bolla papale del 16 Giugno 1622. Il motivo per cui questi francobolli non furono emessi nell’esatta ricorrenza è plausibilmente dovuto al fatto che, a quella data, Mussolini era ancora impegnato nell'organizzazione della marcia su Roma, che culminò con la sua ascesa al potere nell'ottobre del 1922.
In questo gesto di “captatio benevolentiae” Mussolini si spinse ben oltre la semplice commemorazione della ricorrenza perché, al termine della validità postale, le rimanenze furono donate proprio alla Congregazione, che poté quindi disporre dei proventi derivati dalla ricollocazione sul mercato collezionistico.
Non ho trovato elementi certi che fornissero l’evidenza che questa donazione sia stata premeditata, tuttavia, il fatto che furono emessi 200.000 esemplari per ciascun francobollo, posti in vendita per soli tre giorni a Roma e per di più con una finestra temporale di validità postale di soli 19 giorni, lascerebbe pensare ad un vero e proprio piano, appositamente studiato per agevolare la commercializzazione delle 150.000 copie di rimanenze ricevute in dono dallo Stato italiano. Indipendentemente da queste supposizioni e sebbene questa formula di contributo abbia avuto un precedente nell'emissione commemorativa del cinquantenario della morte di Giuseppe Mazzini, è innegabile che si trattò di una sorta di finanziamento indiretto da parte dello Stato italiano verso un organismo dipendente da un altro Stato, fino ad allora apertamente in contrasto con il Regno d’Italia.
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Re: Filatelia semiotica

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Lo Zeri non commenta la grafica di tale serie, probabilmente la reputa insignificante. Scrive però che questi francobolli erano stati programmati e disegnati prima della presa di potere mussoliniana ma non si pensò di sopprimere la serie ma anzi fu "assai grata " . Aggiunge che " la tematica cattolica torna regolarmente nelle emissioni fasciste, e forse, per varietà di soggetti e di bozzetti, è quella privilegiata, subito dopo il repertorio di propaganda politica. Aggiungo io, i cattolici servivano al regime che voleva tenerseli buoni.... usando un po' il bastone e un po' la carota.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

piersant ha scritto: 5 agosto 2019, 12:13 Lo Zeri non commenta la grafica di tale serie, probabilmente la reputa insignificante. Scrive però che questi francobolli erano stati programmati e disegnati prima della presa di potere mussoliniana ma non si pensò di sopprimere la serie ma anzi fu "assai grata " . Aggiunge che " la tematica cattolica torna regolarmente nelle emissioni fasciste, e forse, per varietà di soggetti e di bozzetti, è quella privilegiata, subito dopo il repertorio di propaganda politica. Aggiungo io, i cattolici servivano al regime che voleva tenerseli buoni.... usando un po' il bastone e un po' la carota.
Non riesco a trovare documenti sui presupposti storici e politici che giustifichino l'emissione di questi francobolli sia in epoca Giolittiana che durante il successivo governo Facta. Non metto in dubbio quello che scrive Zeri ma francamente in assenza di informazioni precise posso ipotizzare solo l'influenza del Partito Popolare di Luigi Sturzo. Forse l'articolo intitolato "Propaganda fide una serie emblematica" a firma di Franco Filanci, edito su "Storie di Posta - Volume Ventitré - (Speciale cf 26 di maggio-luglio 2007), potrebbe chiarirci le idee ma purtroppo non riesco a reperire quel volume. Spero che qualcuno qui nel forum possa riportare quanto scritto in quell'articolo.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da somalafis »

Mi sono riletto l'articolo di Filanci, secondo il quale a richiedere l'emissione fu il gesuita Pietro Tacchi Venturi (che sara' poi uno dei protagonisti della trattativa dei Patti Lataranensi): ''In effetti la serie - inizialmente definita come celebrativa delle Missioni italiane all'estero e solo in seguito del 3° centenario della Congregazione di Propaganda Fide - e' uno dei primi lampanti esempi di tale strategia'' conciliativa. Da tempo il Tacchi Venturi sollecitava la celebrazione filatelica ''ma e' solo dopo la marcia su Roma e l'ascesa al potere di Mussolini che arriva l'assenso definitivo all'emissione''. Sottolinerei a mia volta due punti: il primo (e piu' importante) e' che nel governo Mussolini entrarono esponenti del Partito Popolare Italiano (cioe' il partito cattolico); il secondo e' che formalmente a promuovere l'emissione e' l'associazione ''Itala Gens'' (che figura in un cartiglio dell'emissione definitiva), societa' per la tutela degli interessi degli italiani emigrati in Oriente. Comunque nei primi bozzetti noti, il nome di questa associazione nemmeno figurava mentre campeggiava - come nei francobolli emessi - la scritta III Centenario di Propaganda Fide; in effetti nei carteggi ufficiali si parla ripetutamente delle ''missioni italiane all'estero'' : anche nel decreto di emissione (pubblicato solo l'11 dicembre 1923) si ricorda ''la domanda del Patronato Romano Italica Gens per l'emissione a proprie spese ed a vantaggio delle missioni italiane all'estero di francobolli commemorativi del III centenario dell'istituzione di Propaganda Fide''. Al di la di questa ''intermediazione'' associativa, e' evidente l'intento di accattivarsi i favori del mondo cattolico. D'altra parte il ''Corriere Filatelico'' dando in anteprima la notizia nel novembre 1922 osservava: ''dopo la serie massonica di Mazzini ecco di riverbero una serie di carattere spiccatamente clericale! Era da aspettarsi''...
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da Enrico5060 »

Ciao a tutti
Complimenti per queste interessantissime pagine. Posseggo il libro citato da piersant in un'edizione più attuale proposta nella collana "Biblioteca d'Arte" dalla casa editrice SKira.
Il prezzo attuale del volume, se ancora disponibile, è interessantissimo.
http://www.skira.net/books/i-francobolli-italiani#
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

somalafis ha scritto: 23 agosto 2019, 12:19 Mi sono riletto l'articolo di Filanci, secondo il quale a richiedere l'emissione fu il gesuita Pietro Tacchi Venturi (che sara' poi uno dei protagonisti della trattativa dei Patti Lataranensi): ''In effetti la serie - inizialmente definita come celebrativa delle Missioni italiane all'estero e solo in seguito del 3° centenario della Congregazione di Propaganda Fide - e' uno dei primi lampanti esempi di tale strategia'' conciliativa. Da tempo il Tacchi Venturi sollecitava la celebrazione filatelica ''ma e' solo dopo la marcia su Roma e l'ascesa al potere di Mussolini che arriva l'assenso definitivo all'emissione''. Sottolinerei a mia volta due punti: il primo (e piu' importante) e' che nel governo Mussolini entrarono esponenti del Partito Popolare Italiano (cioe' il partito cattolico); il secondo e' che formalmente a promuovere l'emissione e' l'associazione ''Itala Gens'' (che figura in un cartiglio dell'emissione definitiva), societa' per la tutela degli interessi degli italiani emigrati in Oriente...
Un altro fattore determinante che favorì l'emissione di questi francobolli è l'ascesa al soglio pontificio di Pio XI, avvenuta il 6 febbraio del 1922 e cioè circa otto mesi prima della marcia su Roma.
Infatti, fin dal primo giorno della sua nomina, questo Pontefice fece subito intendere la propria politica di apertura, ripristinando il rito della benedizione urbi et orbi sospeso dal 1870. Altra informazione che ho potuto reperire approfondendo la politica sull'immigrazione di Mussolini, riguarda l'associazione Italica gens che collaborò attivamente con il governo fascista nella promozione di iniziative socio-culturali nate con lo scopo di propagandare il sentimento di italianità negli emigrati residenti all'estero.
Per tutto quanto detto fino ad ora, possiamo affermare che si trattò di una emissione dal carattere fortemente politico che segnò non solo una svolta nelle relazioni tra Stato e Chiesa ma anche nella partecipazione attiva del governo fascista nella gestione delle relazioni con gli italiani emigrati all'estero.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

Enrico5060 ha scritto: 23 agosto 2019, 21:22 Ciao a tutti
Complimenti per queste interessantissime pagine. Posseggo il libro citato da piersant in un'edizione più attuale proposta nella collana "Biblioteca d'Arte" dalla casa editrice SKira.
Il prezzo attuale del volume, se ancora disponibile, è interessantissimo.
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Non riuscendo a reperire l'edizione originale ne ho appena acquistato una copia presso il sito da te indicato, grazie per la segnalazione
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da Enrico5060 »

Grazie a te per la condivisione del tuo interessante lavoro.
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Re: Filatelia semiotica

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Sulla serie ''propaganda fide'' si puo' ancora ricordare che fu stampata dalla ditta ''Petiti'' e che ebbe una ''quadruplicazione'' coloniale, in cui per moltiplicare le emissioni furono ''separate'' Cirenaica e Tripolitania (come nella serie ''marcia su Roma'' e come avvenne nelle serie successive) invece di realizzare una serie targata Libia. In tutto quindi si ebbe un totale di 20 valori del costo di 10 lire; anche i valori coloniali ebbero una distribuzione locale limitata ai 4 capoluoghi delle colonie interessate. Insomma l'uso postale su chiaramente scoraggiato...
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Filatelia sociale - Parte 7: pro Cassa Previdenziale Camicie Nere

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Emessi il 29 Ottobre 1923, questi francobolli possono essere considerati precursori delle successive quattro serie distribuite con sovrapprezzo in favore della cassa di previdenza della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che furono emesse tra il 1926 e 1935. Anche questi francobolli furono stampati nel maxi formato 35x57 con una superficie leggermente superiore a quella della serie “Propaganda Fide” (55x36), fatto che sottintende la volontà di enfatizzare questa serie, rendendola esteticamente più accattivante e desiderabile per i collezionisti filatelici.

Oltre al formato eccezionale, un elemento degno di nota è riscontrabile nella didascalia che accompagna il valore di sovrapprezzo, che reca la dicitura “Cassa Previd(enziale) Camicie Nere”, nonostante che la formazione paramilitare fosse stata regolarizzata nel corpo di polizia della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale già otto mesi prima di questa emissione. La locuzione “Camicie Nere” fu probabilmente mantenuta per richiamare in maniera più "familiare" le origini di questo corpo ausiliario di polizia, nel quale confluirono i volontari che parteciparono alla marcia su Roma. Nelle serie successive emesse tra il 1926 e il 1932 compare invece la dicitura ufficiale MVSN che nel frattempo era divenuta la quarta forza armata del Regno.
Da un punto di vista figurativo, il francobollo associa idealmente il giuramento della Milizia, che fino al 1924 era prestato al Capo del Governo Mussolini, ad una rappresentazione pittorica che descrive in maniera fantasiosa un giuramento romano. La scena è disegnata in maniera tale da renderla simile al rilievo di un’antica moneta, e tutta la figurazione è un riferimento esplicito al mito della romanità, che fu una delle direttrici sulle quali si sviluppò la propaganda fascista. Infatti, il richiamo al giuramento dei legionari romani non è da intendersi puramente retorico perché anche la MVSN, in ottemperanza al mito della romanità, venne effettivamente organizzata in legioni, coorti, centurie e manipoli.
Analogamente a quanto avvenne per i francobolli “pro Croce Rossa” del 1915, il contributo di solidarietà fu associato ad una emissione che non celebrava alcuna ricorrenza, perseguendo come unico intento quello di raccogliere fondi per la cassa previdenziale. Altro elemento degno di nota è rappresentato dal sovrapprezzo che, per ciascuno dei tre francobolli, è pari al valore nominale valido per l’affrancatura della corrispondenza.
Per tutti questi motivi è possibile affermare che si trattò di una vera e propria emissione a scopo sociale, alla quale tuttavia venne associato un messaggio propagandistico implicito, volto ad enfatizzare l’importanza per l'ordine pubblico di questo nuovo corpo ausiliario, nato per volontà di Mussolini per regolarizzare i militanti volontari che permisero la sua ascesa al potere. La richiesta di contribuzione da parte della società civile venne mantenuta e incrementata in termini di sovrapprezzo, anche quando la MVSN perse il carattere di corpo ausiliario dell’Esercito divenendo la quarta forza armata d’Italia, privilegio che ancor più manifesta la volontà di enfatizzarne la “pubblica utilità” agli occhi degli Italiani.
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Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

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TazDevil
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Filatelia sociale – Parte 8 – Pro Società Dante Alighieri

Messaggio da TazDevil »

A partire dall’emissione “Pro Cassa Previdenziale Camicie Nere”, l’applicazione di un sovrapprezzo per la raccolta di fondi, destinati alle cause più disparate, divenne quasi una consuetudine. Si direbbe che questo fenomeno, inizialmente occasionale e nato per testimoniare una sentita partecipazione pubblica, divenne una sorta di “tassa filatelica” applicata ad un “bene” non destinato ad affrancare la posta, bensì ad essere collezionato. Questa specie di “tassa sul lusso”, sia pure versata come contributo volontario legato all’acquisto dei “francobolli per collezione”, a partire dalla serie dedicata al VII centenario francescano del 1926 venne applicata solo ai francobolli con più alto valore facciale e quindi di presumibile uso postale meno frequente, seguendo una sorta di contribuzione commisurata, se non alla ricchezza, sicuramente alla disponibilità di spesa di ciascun collezionista.
Venuto meno lo status di eccezionalità, gran parte dei francobolli emessi con sovrapprezzo tra il 1926 e il 1941 risultano meno interessanti da un punto di vista storico, politico e sociale, in quanto grossomodo accomunabili. Fanno eccezione poche emissioni che a mio avviso sono meritevoli di approfondimento ed una di queste è rappresentata dalla serie “Società Dante Alighieri del 1932.
La serie si compone di dodici valori di posta ordinaria e sei valori di posta aerea a cui seguì nel 1936 un valore complementare di posta aerea, recante uno spropositato valore facciale di 100 lire, al quale tuttavia non venne applicata alcuna maggiorazione. Dei dodici valori di posta ordinaria, il sovrapprezzo in favore della Società Dante Alighieri venne applicato solo al valore da 5 lire ed al valore da 10 Lire, con una maggiorazione rispettivamente di 2 lire e 2,50 lire. Anche nell’emissione di posta aerea, la medesima maggiorazione da 2 e 2,50 lire venne applicata rispettivamente ai soli due valori da 7,70 e 10 lire.
I soggetti ritratti nei francobolli di posta ordinaria sono tutti personaggi illustri della letteratura italiana, mentre i francobolli di posta aerea celebrano la visione leonardesca del volo umano.
Da un punto di vista socio-politico questa emissione rappresenta un riconoscimento (morale e materiale) del regime ad un’associazione culturale privata, fondata nel 1889 con lo scopo di promuovere la cultura umanistica e la lingua italiana in Italia e nel Mondo. Così come avvenne per l’associazione “Italica gens”, richiamata nei francobolli di propaganda fide del 1922, anche la società Dante Alighieri divenne strumento della propaganda fascista che, attraverso la celebrazione del genio italico si prefiggeva lo scopo di creare in Patria l’orgoglio di appartenenza alla “italica stirpe” e nello stesso tempo di ricordare al mondo intero il ruolo storico dell’Italia nella formazione della cultura e del pensiero umano. La preservazione della cultura nazionale divenne inoltre uno dei fattori trainanti delle iniziative di politica estera rivolte agli emigrati di seconda generazione, nei confronti dei quali il fascismo si adoperò per mantenere vivo il legame con la Madre Patria, arrivando a teorizzare perfino una “italianizzazione culturale” delle Americhe.
Dovendo trarre le conclusioni su questa emissione socio-filatelica si può affermare che essa fu ideata per propagandare i seguenti messaggi istituzionali:
• Pubblico riconoscimento da parte dello Stato dell’importanza di questa associazione nella diffusione della cultura e nella preservazione della lingua italiana;
• Concreta partecipazione dello Stato nel supportare economicamente, sia pure in maniera indiretta, le attività promosse da questa associazione culturale;
• Celebrazione di personaggi illustri della letteratura e della cultura umanistica italiana.
Dal momento che l’applicazione del sovrapprezzo divenne consuetudine, non si ritiene influente, ai fini della comunicazione istituzionale, la testimonianza di una partecipazione solidale da parte della società comune, elemento che invece ebbe molta considerazione nelle emissioni precedenti all'avvento del fascismo.
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