Filatelia semiotica

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remo
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da remo »

Sempre interessante leggere i tuoi interventi. Grazie.
:clap: :clap:
Approfitto delle tue conoscenze e capacità per fare delle domande.
Hai accennato alla “guerra fredda”, alla contrapposizione ideologica di una nazione che opera convinta di essere guidata dal Bene/Giusto nei confronti di chi invece è ritenuto operare guidato dal Male/Errore.
Ma quando questo messaggio ideologico è scomparso , se è scomparso, dai francobolli Usa? E se e’ sparito è stato sostituito in qualche altro modo nella propaganda filatelica?
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TazDevil
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

I valori che ho citato in questi primi esempi sono le basi su cui si fonda la società americana e quindi non sono mutati nel tempo e ricorrono nelle emissioni filateliche fino ai giorni nostri. A onor del vero il motto nazionale "In God We Trust" ha avuto da sempre i suoi oppositori in quanto secondo questi violerebbe il principio di laicismo dello stato (di matrice illuminista/massonica) ed il principio di libertà di religione, entrambi garantiti dalla costituzione. Tuttavia "in God We Trust" continua ad essere il motto nazionale ufficiale degli Stati Uniti anche in virtù del fatto che, ad un sondaggio effettuato da MSNBC nel 2008, l'80% degli Americani, su un campione di 7.786.548 risposte, si sono mostrati favorevoli a mantenerlo.
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somalafis
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da somalafis »

Ecco infatti il motto ''In God We Trust'' su un dollaro coniato nel 2018
usa-dollaro-d-argento-silver-eagle-2018.jpg
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Riccardo Bodo
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TazDevil
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

Non sono ferrato in numismatica ma credo che la citazione del motto nelle monete sia divenuta obbligatoria da quel famoso 1956 (prima fu utilizzato solo occasionalmente) mentre nei francobolli sembra essere scomparso dopo i periodi "caldi" della guerra "fredda". Non ho molto tempo pèr scorrere tutte le emissioni filateliche USA degli ultimi 65 anni per cui sarei grato se qualcuno mi mostrasse un esempio del motto stampato sui fb dagli anni 90' in poi.
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TazDevil
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La guerra fredda a colpi di dentello – parte 3

Messaggio da TazDevil »

I valori etici, morali e sociopolitici della Statua della Libertà sono rappresentati da quattro elementi allegorici fondamentali (Figura 1), che partendo da una rappresentazione delle vicende storiche legate al territorio, giungono all’enunciazione di valori ideali universali.
Gli elementi allegorici legati alla storia del territorio compaiono ai piedi della statua, dove sono visibili le catene spezzate, simbolo della rivoluzione che condusse alla liberazione dalla tirannia dell’Impero Britannico e nella mano destra che sorregge la Dichiarazione d’Indipendenza del 4 Luglio 1776. Gli elementi allegorici che sottintendono i valori ideali sono collocati sopra la testa della statua, cinta da una corona a sette punte, che simboleggia i sette continenti (Sudamerica, Nordamerica, Africa, Europa, Asia, Oceania e Antartide) ed al vertice della statua, dove campeggia la fiaccola ardente, simbolo della libertà intesa come autodeterminazione dell’individuo nell’agire e nell’esprimersi secondo le proprie convinzioni.
Dunque, interpretando l’allegoria nel suo insieme, “l’ideale di libertà che ha animato la sollevazione dalla tirannia e sul quale si fondano i principi morali, etici e politici degli Stati Uniti, è un modello universale valido per i popoli di tutto mondo”.
Questa lettura è utile alla comprensione del francobollo di posta aerea emesso per la prima volta nel 1959 (Figura 2), nel quale l’icona allegorica è accompagnata dallo slogan “Libertà per tutti”, dove quel “tutti” sta ad indicare l’intera umanità. Si tratta di un messaggio rivolto anche all’esterno degli Stati Uniti, che non a caso è affidato ad un francobollo destinato a viaggiare nel mondo attraverso la posta aerea. Questo francobollo anticipa le parole del Presidente J. F. Kennedy, rilasciate in occasione del suo discorso d’insediamento alla Casa Bianca, nel quale egli dichiarò testualmente: “Che ogni nazione sappia, sia che ci voglia bene o male, che pagheremo qualsiasi prezzo, sopporteremo qualsiasi peso, affronteremo qualsiasi difficoltà, sosterremo qualsiasi amico, ci opporremo a qualsiasi nemico per assicurare la sopravvivenza e il successo della libertà”. (John F. Kennedy 20 Gennaio 1961).
In questo caso l’icona della Statua della Libertà, associata allo slogan “Liberty for all”, assume una doppia valenza comunicativa che, analogamente alle parole di Kennedy, rappresenta un monito per le mire espansionistiche del blocco sovietico ed una rassicurazione per i Popoli che si sentono da questo minacciati, Stati Uniti compresi.
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La guerra fredda a colpi di dentello – parte 4

Messaggio da TazDevil »

La comunicazione dei valori comunisti fu molto spesso affidata alle sole icone di Marx, Engels e Lenin che esprimevano i principi ideologici e politici sui quali si fondava il “socialismo reale” dell’Unione Sovietica (Figura 1). Sebbene le icone dei padri del comunismo sovietico fossero in grado di parlare al mondo ed in particolar modo a quell’Europa “colta” che conosceva il messaggio ideologico sottinteso da quei volti, i francobolli più efficacemente comunicativi, durante la guerra fredda, furono quelli che propagandavano l’ideale comunista tramite composizioni figurative che ne esplicitavano i valori sociopolitici attraverso l’uso di simboli e immagini allegoriche.
Uno dei francobolli a mio avviso più significativi per rappresentare questo tipo di comunicazione è quello emesso nel 1962, che esprime i concetti ideologici esclusivamente con l’uso delle immagini (Figura 2).
Analizzando la vignetta di questo francobollo si riconoscono, dal basso verso l’alto:
1) La spiga simbolo della classe contadina, la ruota dentata e l’incudine, simbolo della classe operaia dell’industria meccanica e metallurgica;
2) Un globo terrestre stilizzato, simbolo dell’universalità dell’ideale comunista che travalica il “vecchio” concetto di Nazione;
3) Tre lavoratori dai tratti somatici riconducibili alle razze orientali, indo europee ed africane, che rappresentano i principi di unità ed uguaglianza delle classi operaie e contadine, al di là di ogni pregiudizio etnico o razziale;
4) La colomba della pace, simbolo preso in prestito dalla religione ma che naturalmente non rimanda ai medesimi concetti di amore e fratellanza tra gli uomini, bensì esprime una pace sociale derivante dalla eliminazione dei conflitti generati dall’avidità della “borghesia capitalista”, alla quale si imputava un illecito arricchimento conseguito attraverso l’imperialismo e lo sfruttamento del popolo lavoratore.
La combinazione logica di questi simboli rimanda pertanto al messaggio propagandistico:
L’ideale universale del comunismo (marxista-leninista), che promuove l’unità e l’uguaglianza tra le classi operaie e contadine di ogni luogo e di ogni razza, è portatore di pace nel mondo”. In questo messaggio il globo terrestre veicola il concetto di universalità di questi principi, proprio come le sette punte della corona che cinge la testa della Statua della Libertà, che rappresentano i sette continenti.
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TazDevil
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La guerra fredda a colpi di dentello - parte 5

Messaggio da TazDevil »

Per una piena comprensione delle strategie comunicative di propaganda adottate per alcune emissioni filateliche durante la guerra fredda, è importante considerare le profonde differenze che esistevano tra i due modelli politici e sociali contrapposti.
Da una parte gli Stati Uniti d’America ed i Paesi aderenti al sistema capitalista occidentale, prevalentemente orientati verso modelli di democrazia rappresentativa, che dovevano costantemente preoccuparsi di acquisire e mantenere il consenso dell’opinione pubblica, in quanto espressione di un elettorato in grado di condizionare gli orientamenti e le decisioni politiche dei governi. Dall'altra i Paesi appartenenti al blocco filo-sovietico e in genere tutti gli altri Paesi a regime comunista che, adottando modelli totalitaristi fondati sull'indottrinamento di massa, sulla censura e sulla repressione sistematica del dissenso, non dovevano preoccuparsi troppo dell’opinione pubblica interna e perseguivano prevalentemente lo scopo di promuovere gli ideali socialisti nel mondo.
Sia pure con i dovuti distinguo, è quindi possibile affermare che, la propaganda filatelica americana fu orientata alla gestione del consenso, sia presso l’opinione pubblica interna che presso le altre democrazie filo occidentali, mentre quella dei Paesi a regime comunista fu prevalentemente rivolta all'esterno, verso gli stessi Paesi filo occidentali o verso quelli non allineati, cercando di acquisire il consenso della medesima opinione pubblica.
Un esempio emblematico di comunicazione diretta all'opinione pubblica occidentale è testimoniato nei due francobolli sovietici, a soggetto unico, emessi il 25 Dicembre del 1949, durante il regime di Stalin (Figura 1).
L’emissione prende spunto dalla vittoria dell’esercito Popolare di Liberazione di Mao Zedong, sull'esercito nazionalista di Chiang Kai-shek, sostenuto dagli Americani, che portò alla proclamazione della Repubblica Popolare Cinese nell’Ottobre del 1949.
Tra i molti da me esaminati, questo è l’unico soggetto emesso dall'Unione Sovietica che manifesta in maniera così esplicita l’ostilità verso gli USA, con una rappresentazione figurata molto chiara ed efficace.
Analizziamo dunque la vignetta, partendo dall'alto verso il basso:
Il disegno pone in primo piano la bandiera dell’Unione Sovietica, sulla quale è stampata la scritta in russo: “Pace! Contro i guerrafondai!” (1). Il soggetto principale dell’allegoria è rappresentato da un uomo che indossa una tuta da operaio (2), che simboleggia il proletariato unito nel comunismo. Sullo sfondo è chiaramente visibile uno striscione che reca la scritta in inglese “for peace” (3), accompagnato da altri striscioni visibili in lontananza, recanti il medesimo slogan in lingua francese (pour la paix!) e probabilmente in italiano (pace!) che sono innalzati da una folla internazionale di manifestanti (4).
La figura simbolica dell’operaio che si erge a difesa del mondo (5), respinge l’uomo con il cappello a cilindro che impugna un manganello (6), facendolo arretrare. Il personaggio che indietreggia è la figura allegorica dello “Zio Sam”, immagine usata dagli Americani per indicare lo Stato Federale che, nella scena pittorica, rappresenta appunto l'esercito imperialista e “guerrafondaio”.
Dunque, riepilogando i numerosi simboli della composizione figurata, appare chiaro il messaggio politico/propagandistico: “La forza dei proletari di tutto il mondo, uniti nel comunismo, sconfigge l’imperialismo (guerrafondaio) americano, ristabilendo la pace (sociale) ”.
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Ultima modifica di TazDevil il 29 novembre 2018, 22:56, modificato 2 volte in totale.
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debene
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da debene »

E' un piacere e molto istruttivo leggerti.

Non è facile nè credo sia mai stato fatto in maniera approfondita uno studio del genere.

:clap: :clap: :clap:

Ciao:

sergio
Sergio De Benedictis
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remo
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da remo »

debene ha scritto: 29 novembre 2018, 22:45 E' un piacere e molto istruttivo leggerti.

Non è facile nè credo sia mai stato fatto in maniera approfondita uno studio del genere.

:clap: :clap: :clap:

Ciao:

sergio
Mi associo a quanto scritto da Sergio. E se Fabrizio ne facesse un libro dei suoi interventi ?
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TazDevil
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

debene ha scritto: 29 novembre 2018, 22:45 Non è facile nè credo sia mai stato fatto in maniera approfondita uno studio del genere.
Mi sono chiesto anche io se ci fosse qualche altro esempio di un tale approccio per avere un termine di paragone sui metodo di analisi, ma sul web non ho trovato riscontri, perché anche gli argomenti di rilevanza storica, come la guerra fredda, sono comunque affrontati e strutturati in collezioni di filatelia tematica. Credo che l'elemento di differenziazione rispetto a quel tipo di filatelia sia dovuto al fatto che, mentre in una collezione tematica la vignetta del francobollo è vista come base di partenza per parlare di un argomento specifico, io uso un argomento specifico come base di partenza per parlare della vignetta del francobollo. Comunque, indipendentemente dall'originalità o meno di questo approccio,io mi diverto moltissimo e spero che prima o poi qualcuno si appassioni come me a questo gioco, perché francamente mi sento un po' solo, sia pure confortato dall'autorevole consenso delle persone che frequentano questo sito.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

remo ha scritto: 30 novembre 2018, 10:21 Mi associo a quanto scritto da Sergio. E se Fabrizio ne facesse un libro dei suoi interventi ?
eheh, remo... io per il momento ne sto facendo una collezione "tematica", anche se per ora piuttosto caotica e destrutturata,che sto montando su fogli di album autocostruiti.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da ANTONELLO »

Leggo sempre con molto piacere, complimenti :clap: :clap:

Ciao: Ciao: Ciao:
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La guerra fredda a colpi di dentello - parte 6

Messaggio da TazDevil »

Volevo portare una testimonianza concreta sulle differenze che intercorrono tra la filatelia tematica e questo modo “divergente” di collezionare, che forse impropriamente ho chiamato filatelia semiotica, piuttosto che semiotica dei francobolli, per sottolineare che si tratta comunque di una forma che si potrebbe prestare al collezionismo filatelico.
Come ho accennato nella mia risposta a Sergio, l’inversione del punto di vista della “filatelia semiotica”, rispetto alla tradizionale “filatelia tematica” conduce a nuove e a volte sorprendenti rivelazioni, che non sono evidenziate nell’approccio tematico, che si concentra appunto sull’approfondimento del tema trattato nei francobolli, piuttosto che approfondire il modo in cui i francobolli trattano un determinato tema.
Prendo come esempio un francobollo, di quelli un po’ scialbi, che occuperebbe un posto marginale in una ipotetica collezione tematica dedicata alla festa del 1° Maggio, che invece sottintende un vero e proprio messaggio politico da “guerra fredda”, se sottoposto ad una analisi semiotica.
Il francobollo in esame è stato emesso nel 1952 dalla Repubblica Democratica Tedesca, in occasione del 60° anniversario della festa del lavoro (Figura 1).
Analizziamo come di consueto gli elementi simbolici per poi correlarli in un discorso di senso compiuto.
Il francobollo, stampato in monocromia tendete al rosso cupo, mostra la scritta a caratteri cubitali “60 anniversario 1. Maggio” (1) che circonda il globo terrestre (2), dietro il quale appare il sole che sorge ad oriente (3), irradiando di luce una metà del francobollo (4), mentre l’altra metà rimane oscurata dal buio della notte (5). Osservando ancora il globo terrestre (2) potete notare che questo è nettamente diviso in due parti, di cui quella ad est è di colore rosso pieno, mentre quella ad ovest è tratteggiata in chiaro, allo scopo di renderla distinguibile dallo sfondo più scuro. A prima vista sembrerebbe solo un gioco cromatico di chiaro scuri invertiti ma se associamo un significato a quei simboli e a quei chiaro scuri, possiamo notare che:
• Le scritte a caratteri cubitali (60 anni – 1. Maggio) avvolgono tutto il mondo a sottolineare l’universalità della festa del lavoro.
• Il Mondo appare diviso in due parti nette (est-ovest) come ad anticipare il Muro di Berlino, che separò fisicamente una città e simbolicamente i due modelli politici contrapposti (socialismo ad est e capitalismo ad ovest);
• La parte est del globo è in rosso pieno, colore che rimanda anch’esso all’ideale socialista;
• La parte del francobollo dove sorge “il sole dell’avvenire” (est), è illuminata dalla luce dell’alba, simbolo di libertà, mentre la parte ad ovest è oscurata dalle tenebre notturne, simbolo di oppressione.
Ora costruiamo il messaggio di senso compiuto, veicolato da questo francobollo che, a mio avviso, si colloca a pieno titolo tra i francobolli di propaganda politica più interessanti emessi in periodo di guerra fredda:
“Tutto il mondo celebra la festa del lavoro ma… ad est i lavoratori vivono nella libertà (luce) del socialismo (sole) mentre ad ovest, vivono nell’oppressione (tenebre) del capitalismo.
Sorprendente vero?
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La guerra fredda a colpi di dentello - parte 7

Messaggio da TazDevil »

Come riportato dalle cronache storiche, il leader Nikita Kruscev, succeduto a Stalin nella guida dell’Unione Sovietica, cercò di instaurare una politica estera di apertura, basata sul dialogo con i Paesi occidentali, per controbilanciare il progressivo isolamento nel quale era sprofondata l’Unione Sovietica durante la tirannia del suo predecessore. I due universi ideologici contrapposti diedero quindi corso al così detto periodo del disgelo, termine coniato all’epoca per indicare questa nuova fase politica dove si cercò di trovare una via del dialogo come alternativa ad un ipotetico ma nient’affatto improbabile conflitto bellico nucleare.
L’Unione Sovietica, guidata dal nuovo corso diplomatico indicato da Kruscev, non esitò a spiazzare l’Occidente inserendo l’immagine di Benjamin Franklin nella serie filatelica del 1956, dedicata ai personaggi illustri del mondo.
Le motivazioni di questo “atto di coraggio”, peraltro mai ricambiato dagli americani, risiedevano nella consapevolezza che il riconoscimento del valore di Franklin non avrebbe avuto conseguenze sull’opinione pubblica interna, per il semplice fatto che nell’Unione Sovietica non era consentito avere “opinioni pubbliche” diverse da quelle promosse dal regime. Al contrario questo gesto di rispetto e benevolenza, per alcuni versi clamoroso, doveva servire a riconquistare la fiducia dei partiti e degli elettori vicini all’ideale comunista sparsi per il mondo, messi in condizioni di forte “imbarazzo” dagli echi delle epurazioni operate da Stalin.
La celebrazione di un personaggio così emblematico, che è l’icona stessa di tutti gli ideali della democrazia liberale, la cui potenza iconografica per gli Americani era (ed è tuttora) pari a quella che poteva essere l’immagine di Lenin per i Russi, doveva quindi veicolare un messaggio forte, dal duplice tono di apertura al dialogo e di sfida al tempo stesso. Un dialogo fondato sul concetto che i due blocchi contrapposti potessero convivere pacificamente nel rispetto reciproco dei propri ideali ed una sfida che rimanda alla convinzione di Kruscev, più volte apertamente manifestata, che il capitalismo sarebbe comunque crollato per insurrezione spontanea delle masse oppresse, senza la necessità di una nuova guerra mondiale, così come aveva previsto Marx.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da remo »

E come veniva presentato Franklin? Non sono in grado di leggere la didascalia in russo che è sotto l'immagine ma probabilmente come inventore oppure hanno avuto l'ardire di presentarlo come campione delle idee democratiche?
In ogni caso sempre grazie per le tue analisi :clap:
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da debene »

Interessante anche questo intervento!
Giustamente come dice Remo bisognerebbe capire se nella emissine Franklin viene
ricordato nella veste di statista o in quello di inventore.
Sarei propenso a pensare alla prima ipotesi, in quanto come sappiamo per i Russi
è solo il fantomatico "Popov" ad aver inventato tutto prima di tutti.

Ciao:

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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

debene ha scritto: 9 dicembre 2018, 8:08 Interessante anche questo intervento!
Giustamente come dice Remo bisognerebbe capire se nella emissine Franklin viene
ricordato nella veste di statista o in quello di inventore.
Sarei propenso a pensare alla prima ipotesi, in quanto come sappiamo per i Russi
è solo il fantomatico "Popov" ad aver inventato tutto prima di tutti.

Ciao:

sergio
Entrambe le cose, anche se con un piccolo sotterfugio semantico. Infatti la didascalia lo descrive come "Grande (personaggio) americano famoso rivoluzionario e scienziato".
Si tratta evidentemente di un messaggio rivolto all'interno o al massimo ai governanti stranieri, in quanto l'alfabeto cirillico e la lingua russa non erano certo comprensibili al grande pubblico occidentale. Come è avvenuto per altri personaggi stranieri celebrati nei francobolli emessi dai regimi comunisti, vengono esaltati quegli aspetti che meglio si conciliano con l'ideale socialista. In questo caso l'appellativo di rivoluzionario ricorda Franklin come ideologo e sostenitore della "rivoluzione americana" per l'indipendenza dall'imperialismo britannico. Anche l'appellativo di scienziato è un aggettivo "politicamente corretto" per l'ideologia socialista che, partendo dalle medesime radici illuministe a cui si ispirava Franklin, contrappone il razionalismo della scienza alla superstizione ed alla fede religiosa.
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La guerra fredda a colpi di dentello - Parte 8

Messaggio da TazDevil »

La partecipazione all’Esposizione Internazionale del lavoro di Torino, evento incluso nel calendario delle manifestazioni di “Italia ’61”, fu colta da Kruscev come un’occasione per promuovere l’immagine dell’Unione Sovietica presso una vasta platea internazionale. Proseguendo nella strategia del dialogo, la “propaganda filatelica” volse quindi la propria attenzione all’Italia, Paese che ospitava il più grande partito comunista dell’Europa occidentale, da sempre fedele alleato del PCUS e promotore in patria di un’accesa politica antiamericana.
Cogliendo l’occasione della celebrazione del primo centenario dell’unità d’Italia, che fu uno dei temi conduttori dell’esposizione torinese, l’Unione Sovietica emise un francobollo dedicato a Garibaldi, che presentava addirittura didascalie bilingui, in russo e in italiano. La scelta di questo soggetto, accuratamente studiata per scopi propagandistici, voleva essere il tributo ad un eroe di fama mondiale, divenuto nel tempo un’icona per tutti i partiti della sinistra. Come per l’emissione dedicata al “rivoluzionario” Benjamin Franklin, questo francobollo aveva lo scopo di testimoniare la nuova politica di apertura al dialogo ma che in Italia doveva servire anche a raccogliere consensi da parte dei partiti socialdemocratici più moderati, che, pur essendo estremamente critici nei confronti del comunismo sovietico, si riconoscevano negli ideali dell’Eroe dei Due Mondi.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da remo »

Anche stavolta molti spunti di riflessione sono offerti dal francobollo scelto da Fabrizio che ringrazio per darci sempre analisi sempre attente e interessanti.
Aggiungo alcune mie considerazioni.
Nella vignetta del francobollo Garibaldi sembra più un pittore rinascimentale con la berretta sulla trequarti...mi ricorda molto Michelangelo, anche se sicuramente questa è una immagine ufficiale del nizzardo.
Rivoluzionario, ribelle, anticonformista, indomito, patriota, anticlericale, questi sono alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente se penso a Garibaldi ma accomunare la sua figura all’idea del mondo del lavoro come suggerito dal francobollo non mi sembra molto rispondente.
Possibile che l’Italia non avesse un altro personaggio conosciuto nel mondo più vicino all’idea del Lavoro?
Le Poste sovietiche non lo celebrano neanche nella consueta e leggendaria camicia rossa (forse troppo scontata la sequenza rosso/comunista/sovietico) qui anzi abbiamo un viola/lavanda impersonale e che l’Eroe forse non ha mai indossato :mmm:
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da debene »

Considerazioni sempre interessanti che lasciano spazio ad ampie riflessioni.

Personalmente in vignetta il nostro Garibaldi lo vedo più simile ad un "Che Guevara"
figura che in quegli anni stava diventando una "icona rivoluzionaria".

Dopo tanti tuoi interventi mi sono chiesto:

" Chi ha pensato e realizzato ogni singolo francobollo, ha realmente fatto a suo tempo le considerazioni che fai tu?"

Ciao: Ciao:

sergio
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I miei interessi :
Tematica medica; Antichi Stati; Storia Postale di Bari; Precancel U.S.A., Affrancature Meccaniche; Letteratura Filatelica; Erinnofili;Collezione A.S.F.E.
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