L'incidenza dell'aspetto filatelico nella Storia Postale della RSI

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rogerbarrett
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L'incidenza dell'aspetto filatelico nella Storia Postale della RSI

Messaggio da rogerbarrett »

Questo post nasce per chiedere delle indicazioni e, per quanto sarà possibile, con l’intento di fissare delle linee di buon senso circa l’incidenza dell’aspetto filatelico di un oggetto postale effettivamente viaggiato per posta.
Nel mercato degli oggetti postali effettivamente viaggiati se ne possono trovare di varia natura: da quelli evidentemente originali a quelli di stampo particolarmente filatelico. In entrambi i casi sembra facile riconoscerli osservando i classici elementi caratterizzanti: presenza/assenza e tipologia di annulli, composizione delle affrancature, verifica degli importi affrancati, luogo di partenza e di arrivo, etc.
Tralasciando, quindi, i due estremi casi di facile riscontro (oggetti di matrice filatelica ed oggetti non filatelici), giova considerare che tra questi, ovvero nel mezzo, si attesta la stragrande maggioranza del materiale esistente più o meno “filatelico”.

Premesso che il ricercatore collezionista di storia postale :leggo: persegue materiale quanto più originale, in termini di effettiva autenticità, tenendosi alla larga anche dalle eventuali manipolazioni dell’originario mittente, resta il fatto che nel mezzo, ovvero tra i predetti estremi, si attesta un’enorme mole di materiale originale che possiede anche tratti di “filatelicità”.

Alla luce delle considerazioni, provo, dunque, a fare un esempio, che allego in scansione.
Si tratta di una busta lettera spedita da Brunico (BZ) il 04.09.1944 verso Vienna, viaggiata in tariffa raccomandata espresso.
La tariffa è corretta: lettera un porto (trattato di Portorose) 1lire + raccomandata 1.50lire + espresso 2.50 lire = 5 lire.
L’affrancatura è piuttosto filatelica :mmm: : ben 10 valori, con la nota positiva della presenza del raro espresso 2.50 lire soprastampato in uso per l’estero.

Per completezza d’informazione, comunico anche la presenza di regolare annullo di arrivo, la leggera rifilatura a dx e l’estrema probabilità della veridicità dalla firma di Raybaudi.

La domanda è: sul valore storico postale quanto influisce l’affrancatura piuttosto filatelica?
E’ ovvio che il calcolo non è e non può essere tabellare, per cui non esistono dei coefficienti algebrici di svalutazione, ma fa fede solo il bagaglio culturale dei ricercatori collezionisti; tuttavia l’incidenza può comunque esser espressa con raffronti e ragionamenti collettivi e con le singole impressioni dovute dalle sensibilità personali.
E’ questa, dunque, un’occasione per esprimere, possibilmente al di là del mero gusto personale (perché sarebbe un parametro estremamente soggettivo, onanistico e fine a se stesso), il proprio parere “tecnico”, in modo che dall’auspicato confronto collettivo possa nascere un’idea di riferimento, senza dover esser eletta a parametro tecnico universale.

Senza la cultura dei più esperti per i nuovi arrivati, che mancano della dovuta esperienza, affidarsi esclusivamente al richiamato buon senso :pray: costituirebbe un’alea troppo indefinita e tremendamente rischiosa.
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ingegné
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da ingegné »

Questa è la mia opinione, così come la ho espressa nella scheda di presentazione della mia collezione sulla serie "pittorica" della Somalia Italiana che ho esposto a Palermoquattordici.

Non ho invece escluso la corrispondenza affrancata con “gusto filatelico”, purché realmente viaggiata ed in tariffa, per i seguenti motivi:
  • molte affrancature apparentemente “costruite” sono dovute invece alla necessità degli uffici postali di smaltire alcuni valori che avevano impiego scarso o nullo;
  • la serie “pittorica” piacque molto agli abitanti della colonia ed ai militari impegnati nella guerra d’Etiopia e molti mittenti, anche istituzionali o commerciali, amavano comporre affrancature con diversi soggetti o, dopo la proclamazione dell’Impero, con l’uso promiscuo di francobolli delle altre colonie e dell’A.O.I.;
  • tra i residenti in Somalia c’erano molti collezionisti che scrivevano regolarmente ai loro congiunti e, con la loro corrispondenza, hanno lasciato una documentazione irripetibile per lo studio dei francobolli della Colonia.

Evidentemente le mie argomentazioni hanno trovato d'accordo la giuria, visto che la mia collezione ha raggiunto 85 punti.
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rogerbarrett
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da rogerbarrett »

Effettivamente un'affrancatura di uno o due esemplari comuni, spoglia di particolari fattori estetici, nuda nella sua semplicità e cruda nella sua essenzialità, può risultare poco interessante al gusto estetico di un collezionista: un oggetto brutto.
Anche non volendosi curare della soggettiva necessità d'un piacere visivo, resterebbe un oggetto vero, ma potrebbe apparire piuttosto mediocre perchè frequente (salvo talune rarità): insomma un oggetto comune.

Tornando invece al valore storico postale (qui immagino un intervendo radicale di byebye Ciao: che già grida scomunica volteggiando una spada templare), che non prevede questo genere di canoni di bellezza estetica e di prestigio di catalogo (probabilmente di radice squisitamente filatelica) tono a domandarmi se è dunque "corretto" collezionare oggetti effettivamente viaggiati in tariffa, ma con un'affrancatura dal sapore filatelico?

Certo è, come fa notare ingegnè, che se una giuria di esperti ha espresso il proprio plauso ad oggetti belli ma anche un pò filatelici forse è il caso di chiedersi, come in questo post, quale possa essere l'effettiva incidenza della filatelicità di un singolo elemento (nell'esempio: dell'affrancatura) sul valore storico postale di un oggetto realmente viaggiato.

Inoltre, giova notare che non mi sono addentrato (visto che proprio non saprei dire) sull'incidenza anche dell'aspetto venale: anche di quello, volendo, si potrebbe esprimere il proprio giudizio.


P.s.: ringraziamenti da un geò ad un ingegnè per esser intervenuto :-) .
byebye
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da byebye »

A mio parere le affrancature filateliche o di gusto filatelico non sono rappresentative della storia postale di un periodo e sono fuorvianti, se lo scopo è quello di documentare il funzionamento del servizio postale.
Se invece la collezione riguarda la storia di una particolare emissione, quindi si parla di francobolli su busta, allora il discorso cambia.
Si potrebbe fare anche una collezione di sole buste filateliche, se si volesse documentare il comportamento dei filatelisti in un certo periodo...

Il problema non sono, quindi, i pezzi in assoluto o la valutazione di una giuria, ma come questi si inseriscono nel tema della collezione.

Secondo voi, questa busta perfettamente in tariffa e regolarmente viaggiata, con la sua affrancatura è rappresentativa dell'epoca?

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A mio parere no, eppure è l'unica che abbia mai visto con le due emissioni di francobolli per pacchi postali del Regno d'Italia e della RSI regolarmente viaggiata per l'estero.
Proprio il fatto che sia unica, a mio parere, mi fa dire che sia NON rappresentativa...

Più un oggetto è NATO raro, meno è rappresentativo della storia postale della sua epoca.

Gli oggetti veramente rari e rappresentativi sono quelli nati comuni, brutti dal punto di vista estetico e divenuti rari col tempo, perché nessuno li ha conservati: questi non solo sono significativi, ma costituiscono una testimonianza storica e postale ancora più importante proprio perché talmente comuni al momento della nascita da non essere considerati oggetto di collezione.
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rogerbarrett
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da rogerbarrett »

no, non lo è: non è rappresentativa della storia postale dell'epoca nel senso ordinarietà della posta del tempo.
Ancor più che il mittente è un noto indirizzo che si riscotra in tantissime affrancature fantasiose, proprio a dimostrare la più che probabile malafede di un vero e proprio produttore di presunti casi filatelici.
Nello specifico caso postato da byebye, però ci siamo allontanati dal tema del post: infatti si pretendeva di escludere i casi estremi, ovvero laddove sia conclamata la volontà filatelica del mittente. Infatti qui si intendeva trattare non gli oggetti evidentemente filatelici, che dovremmo esser buoni tutti a riconoscere (e forse ad evitare a seconda dei casi), ma piuttosto a imparare a considerare con coscienza gli oggetti che possiedono tutti gli elementi in regola per la storia postale, eccetto magari un'affrancatura dal gusto filatelico.

Spero che la mia domanda non sembri un voler insistere sulla proverbiale lana caprina :OOO: , ma che possa esser d'aiuto a chiarire (..e perchè no? a chiarirmi) sull'incidenza delle affrancature pseudo-filateliche nel valore storico postale dell'oggetto nel suo complesso.

L'oggetto da me portato in esame ad esempio spero possa mostrare proprio queste caratteristiche: byebye che sembra dimostrarsi il più "integralista" (non vuol esser una critica, ma solo la connotazione di una posizione espressa) nei confronti della necessità del rispetto dei canoni che prescrivono oggetti privi di alterazioni, persino originariamente realizzate dal mittente, cosa ne pensa dell'oggetto postato? il malus riconosciuto (filatelicità dell'affrancatura) quanto inficia la rappresentatività dell'oggetto nella storia postale dell'epoca?

Se byebye se la sente di rispondere, metterebbe in collezione questo pezzo?

..e, se non chiedo troppo, che prezzo gli darebbe?
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ingegné
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da ingegné »

rogerbarrett ha scritto:Tornando invece al valore storico postale (qui immagino un intervendo radicale di byebye Ciao: che già grida scomunica volteggiando una spada templare)

Hai la sfera di cristallo?

byebye ha scritto:Gli oggetti veramente rari e rappresentativi sono quelli nati comuni, brutti dal punto di vista estetico e divenuti rari col tempo, perché nessuno li ha conservati: questi non solo sono significativi, ma costituiscono una testimonianza storica e postale ancora più importante proprio perché talmente comuni al momento della nascita da non essere considerati oggetto di collezione.

Scusami byebye, ma mi sembra che questa sia una posizione estrema e poco difendibile:

Gli oggetti veramente rari e rappresentativi sono quelli nati comuni - non credo proprio. Raccomandate, assicurate, campioni senza valore, campioni di medicinali, stampe. manoscritti ecc. ecc. non credo siano mai stati "oggetti comuni".
A volte i collezionisti hanno usato questi servizi appositamente per documentarne l'uso e le tariffe.
E allora? Se l'affrancatura è corretta, l'oggetto ha viaggiato regolarmente e magari è praticamente unico, vogliamo dire che non documenta il servizio postale solo perché porta un indirizzo in odore di "uso filatelico"?

Gli oggetti veramente rari e rappresentativi sono ........ brutti dal punto di vista estetico - per cui una lettera di aspetto piacevole e perfettamente conservata va scartata?

Gli oggetti veramente rari e rappresentativi sono quelli .......... divenuti rari col tempo, perché nessuno li ha conservati - guarda che la raccolta di documenti integri è nata quasi assieme a quella dei francobolli sciolti. Sicuramente non saranno state conservate le affrancature comuni di cui esistevano milioni di esemplari, ma esse sono tuttora comuni perché comunque moltissime sono sopravvissute per i motivi più vari.

Personalmente sto cercando con ostinazione ma poca fortuna una serie di documenti storico postali, come dal thread CERCO - Somalia Italiana - serie pittorica e non mi tirerò indietro nell'acquistare i pezzi se "puzzeranno" di filatelico, sempre nei limiti che ho esposto nel post precedente.
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Andrea61
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da Andrea61 »

byebye ha scritto:Il problema non sono, quindi, i pezzi in assoluto o la valutazione di una giuria, ma come questi si inseriscono nel tema della collezione.


Tranne che per il dettaglio puramente terminologico che il termine corretto non è "tema" bensì "piano", sono assolutamente d'accordo con questa opinione.

Sul tema posto in questione nel thread molto è stato detto e discusso (anche animatamente :) ) anche sul Forum.

Non credo esista un'opinione conclusiva ufficiale e consolidata. Tra chi si occupa principalmente di Storia Postale c'è una certa propensione, più forte in alcuni più debole in altri, a disdegnare oggetti postali che benché siano viaggiati ed in tariffa appaiono "troppo" costruiti filatelicamente, o come ho detto in altra occasione "nati per essere conservati" (come ad esempio le corrispondenze tra filatelici).

L'ovvio problema è che anche in casi apparentemente eclatanti come ad esempio quello mostrato da byebye, in realtà non si può escludere un certo grado di casualità ed alla fine tutto è lasciato al gusto e al buon senso del singolo collezionista. Bisogna anche considerare che la frequenza e il numero di tali corrispondenze "artificiali" dipende fortemente dalla locazione spazio-temporale dell'argomento della collezione. In una collezione del primo periodo filatelico di San Marino sarà inevitabile includere molte affrancature evidentemente costruite, una collezione sugli usi postali della serie Democratica può essere egregiamente realizzata senza ricorrere a pezzi di smaccata ispirazione filatelica.

In ultima analisi c'è anche da dire che siamo tutti nati collezionisti di francobolli e anche lo storico-postale più sfegatato se colleziona materiale del periodo filatelico non disdegnerà includere affrancature "belle" nella sua collezione, anche se da un punto di vista rigorosamente "scientifico" queste non aggiungono nulla alla "postalità" del pezzo.
Andrea

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andy66
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da andy66 »

rogerbarrett ha scritto:Questo post nasce per chiedere delle indicazioni e, per quanto sarà possibile, con l’intento di fissare delle linee di buon senso circa l’incidenza dell’aspetto filatelico di un oggetto postale effettivamente viaggiato per posta.


La domanda è: sul valore storico postale quanto influisce l’affrancatura piuttosto filatelica?
E’ ovvio che il calcolo non è e non può essere tabellare, per cui non esistono dei coefficienti algebrici di svalutazione, ma fa fede solo il bagaglio culturale dei ricercatori collezionisti; tuttavia l’incidenza può comunque esser espressa con raffronti e ragionamenti collettivi e con le singole impressioni dovute dalle sensibilità personali.
E’ questa, dunque, un’occasione per esprimere, possibilmente al di là del mero gusto personale (perché sarebbe un parametro estremamente soggettivo, onanistico e fine a se stesso), il proprio parere “tecnico”, in modo che dall’auspicato confronto collettivo possa nascere un’idea di riferimento, senza dover esser eletta a parametro tecnico universale.

Senza la cultura dei più esperti per i nuovi arrivati, che mancano della dovuta esperienza, affidarsi esclusivamente al richiamato buon senso :pray: costituirebbe un’alea troppo indefinita e tremendamente rischiosa.


Rispondere a una domanda come la tua è molto difficile, in quanto tu stesso fai notare come non possano esistere 'coefficienti di svalutazione' per oggetti considerati più o meno filatelici.
Da ciò ne consegue che la valutazione sarà molto influenzata da criteri soggetivi di ciascun collezionista, per cui io posso darti una mia opinionepersonale, dalla quale si può ovviamente anche dissentire.
Mi trovo abbastanza d'accordo con l'opinione di ingegnè, per cui ritengo valide per l'inserimento nella mia collezione le lettere anche filateliche, purchè viaggiate ed in tariffa. Quanto valuterei questi oggetti? Per darti un'idea di come ragiono, se posso spendere 100 su un oggetto non filatelico, valuto 10 quello filatelico non viaggiato o non in tariffa, e da 30 a 70 quelli viaggiati con caratteristiche filateliche intermedie, come quelli mostrati. Questa forbice poi dipende da vari fattori, ad esempio se il mittente è un filatelista conosciuto o una casa filatelica (più svalutazione) oppure uno sconosciuto, un numero eccessivo di fb presenti in busta, la presenza di annulli di transito e arrivo e le loro località, presenza o meno di censure ecc. ecc.
E' chiaro che per chi fa storia postale 'pura', come byebye, questi oggetti hanno minore interesse, in quanto sono appunto 'creazioni filateliche'. Ma ritengo che la gran parte dei collezionisti oggi come oggi facciano storia postale filatelica, dove appunto l'affrancatura ha una importanza preponderante sul documento. Io faccio parte di quest'ultima categoria, tant'è che non colleziono nemmeno gli oggetti postali viaggiati senza affrancatura, come ad esempio gli RP Pagato o la pre-filatelia. Semplicemente non mi piacciono esteticamente se non hanno sopra i francobolli. :abb:
Beninteso questa è opinione del tutto personale, e nulla vuole togliere a chi invece questi oggetti li colleziona, anzi....tanto di cappello.

Ciao:
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ingegné
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da ingegné »

Concordo su tutto tutto quanto esposto da Andrea61 e andy66 , compresi i criteri di valutazione. Ciao:
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byebye
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da byebye »

Non avendo mai collezionato francobolli, non ho il background culturale del filatelista, sia per quanto riguarda gli aspetti che più mi colpiscono in un documento, che per i criteri di valutazione dello stesso.
Non so se questo mi determina una visione "integralista" della storia postale, aggettivo che per me ha carattere del tutto negativo, ma di sicuro ritengo che la storia postale esista da ben prima dell'invenzione e dell'uso del francobollo e, nella sua definizione più allargata ai media, sopravvivrà alla scomparsa del francobollo.

E' assurdo, a mio parere, applicare alla storia postale i criteri estetici della filatelia: un documento storico non è né bello, né brutto ma è una testimonianza di un periodo e come tale va valutato per quanto di oggettivo ci racconta.
Il documento sarà tanto più interessante quanto più è in grado di raccontarci del suo periodo, sempre con dati oggettivi, e quanto più è rappresentativo del suo periodo.

L'errore che si fa è quello di fare di ogni erba un fascio, per cui dei servizi particolari devono per forza essere stati fatti da filatelisti perché nessun altro li avrebbe utilizzati comunemente - come sembrerebbe dire Ingegné - ma non è affatto così!
Bisogna individuare la popolazione statistica a cui ci si riferisce: è ovvio che per una cartolina postale i possibili mittenti e destinatari sono di gran lunga più numerosi di quelli di un servizio molto particolare, come per esempio una assicurata per forza maggiore, ma ciò non significa affatto che le assicurate per forza maggiore siano tutte di origine filatelica, anzi, è proprio il contrario!
Vi faccio un esempio: secondo voi è filatelico questo oggetto?

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A mio parere no, mentre questo, decisamente più gradevole da un punto di vista estetico (i tre alti valori della serie Monumenti Distrutti), per me è di "gusto filatelico", pur essendo regolarmente viaggiato in tariffa:

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A mio parere il secondo non descrive il suo tempo, cioè non ci aggiunge nulla in termini di conoscenza, perché i suoi pregi sono essenzialmente filatelici ed estetici, mentre il primo ci dice molto di più, in termini di conoscenze storico postali.

Poi, da un punto di vista economico, entrambi hanno dei pregi che ne fanno aumentare il valore, ma questi afferiscono a mondi e criteri diversi perché diversi sono i parametri di stima da applicare: nella seconda busta i francobolli devono essere perfetti, nella prima possono essere anche privi di dentelli che non mi importerebbe affatto!

Il primo è un documento da collezione di storia postale, il secondo da francobolli su busta.
La mia visione integralista si limita solamente al tenere separati questi due ambiti, anche se entrambe le buste sono nella mia collezione.
E' però ovvio che la seconda busta DEVE essere almeno viaggiata, altrimenti non sarebbe in collezione.
Le buste filateliche o di gusto filatelico non sono altro che un tipo particolare di oggetto postale, che vanno valutate oggettivamente per quello che sono, senza attribuire loro valore storico postale particolare ma solo il soggettivo valore estetico.
byebye
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da byebye »

Vi faccio altri esempi, per meglio spiegare cosa intendo al punto precedente.

Per quale motivo, secondo voi, ho questa busta in collezione?

Immagine

Se la risposta è per l'uso del francobollo per pacchi postali da 5 cent con le sezioni invertite, la risposta è esatta, peccato che quasi nessuno se ne accorga al primo colpo d'occhio...

E' storia postale questa?
Forse, francamente non lo so, ma per me la busta non è di "gusto filatelico" e la considero una testimonianza genuina di un evento che "poteva accadere" accidentalmente, non costruita appositamente.

In questo caso:

Immagine

considerate difettosi i segnatasse?
A mio parere no, perché i timbri passanti sulle zone mancanti mi dicono che erano così al momento dell'uso e li avrei considerati difettosi solamente se il danno fosse stato prodotto DOPO il loro annullamento.
Questa è storia postale? Per me si, a tutti gli effetti.

:-) Ciao:
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Filippo
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da Filippo »

Se la risposta è per l'uso del francobollo per pacchi postali da 5 cent con le sezioni invertite, la risposta è esatta, peccato che quasi nessuno se ne accorga al primo colpo d'occhio...


Secondo me l'oggetto non è filatelico anche a causa della sovrapposizione parziale di due francobolli, quindi merita la tua attenzione byebye.

Mi inserisco nella discussione per esprimere un parere sugli oggetti filatelici. Recentemente ho ricevuto una raccomandata dalla Grecia.
La tariffa era piuttosto alta e la busta è piena di francobolli. Tra ottanta anni qualcuno troverà quella busta è disquisirà sulla "filatelicità " della stessa?
Forse....
Vi assicuro però che non esisteva alcun intento filatelico nell'affrancatura.
Penso quindi che stabilire la "filatelicità" di un oggetto non sia facile, tranne in alcuni casi. Penso che in periodi difficili, come quelli relativi alle buste presentate nella discussione, la necessità abbia spinto verso affrancature variamente composte e esteticamente accattivanti, agli occhi dei collezionisti.
Naturalmente sono d'accordo sul fatto che chi studia la storia postale deve prendere in considerazione anche gli oggetti comuni, che sono i più rappresentativi di un'epoca. Secondo me però molti oggetti filatelici lo sono solo loro malgrado.......
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da andy66 »

Il discorso che fa byebye non fa una piega. E' vero che per chi fa storia postale, diciamo 'pura', il francobollo è solo una componente dell'insieme, e nemmeno la più importante. Ritengo però che al giorno d'oggi la gran parte dei collezionisti facciano storia postale filatelica, cioè con l'attenzione all'affrancatura, mentre tu byebye, saresti (aggiungo purtroppo) solo una minoranza.
Anche io ritengo le buste che mostri assolutamente non filateliche e assolutamente degne di una collezione di storia postale filatelica! Il fatto che tu consideri i 5 cent. non difettosi perchè 'apposti così come sono' sul documento è vero in parte; cioè, se noi avessimo due documenti simili con i 5 c., uno con i fb perfetti e uno difettosi, entrambi sarebbero validi per la collezione di storia postale, cambierebbe solo una cosa: il prezzo pagato per acquistarli!
... e complimenti per quell'assicurata forza maggiore in RSI! E' la prima che vedo

Ciao:
Andy66

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maurizio49
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da maurizio49 »

Da non studioso di storia postale, quindi non direttamente interessato a tirare la "coperta" dalla mia parte, ritengo che le affermazioni di byebye siano condivisibili e corrette. Nella storia postale il francobollo è elemento secondario se non trascurabile, quello che conta è rappresentare in un dato periodo storico le tariffe e le modalità in uso ed utilizzate per veicolare le comunicazioni epistolari tra le genti.
:-)) Fosse per me separerei la Filatelia dalla storia postale o meglio tirerei fuori la storia postale dalla Filatelia. In fondo la Filatelia è principalmente lo studio delle carte valori postali e dei francobolli.......ma questa è un altra roba :topope: :-)) :-)) :-)) :-)) :-))

Maurizio
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Mi interessa la storia postale del periodo 1943-1946 ma con un legame indissolubile al francobollo
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rogerbarrett
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Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da rogerbarrett »

Ho ricevuto una inaspettata quanto bellissima telefonata stamattina: un’ora di conversazione con una persona che ha chiamato sulla scorta di questo post. Quando mi hanno passato la chiamata credevo di non aver capito bene: ma come avrà fatto a trovarlo in rete? Mi piacerebbe che questo (mio) entusiasmo, questa (sua) chiamata e questo post (di tutti) possano esser una piccola risposta alla crisi che sta subendo il mercato filatelico, che non attiene alla presunta carenza di passione per la filatelia tutta.

@maurizio49: Separare è un’azione violenta e non credo che confini & muri abbiano storicamente condotto alla cessazione delle ostilità. Io e te, infatti potremmo trovare mille differenze tra noi due (fisiche, di pensiero, di origine, di credo, etc..) eppure avrai notato che sono i punti con congiuntura che ci hanno consentito di trovarci in questo forum e di discutete piacevolmente (anche talvolta animosamente) e confrontarci attorno alla nostra passione.
Io propongo, invece, di continuare a rimanere uniti senza dar retta alla presunta necessità di rimarcare le differenze come se fossero limiti insuperabili o gradi di superiorità, ma solo punti di vista.
Il mio post, forse ingenuo visto che mi si è fatto notare (andrea61) che la questione è stata già aspramente affrontata in altre sedi, voleva solo un parere su un oggetto. Mi capiterà di dover decidere se effettuar o meno un acquisto, per cui volevo dotarmi di un riferimento circa la filatelicità provando ad attingere alla saggezza ed all’esperienza del forum: non volevo, quindi, agitare uno scisma tra fazioni (che ritengo solo apparentemente contrapposte e conflittuali).

@andy66: byebye ragiona bene. Solo che seguendo letteralmente la sua proba tesi sembra più possibile diventare uno studioso che un collezionista, in quanto nel nostro ambito specializzato quando viene proposto un oggetto in linea con i più ortodossi parametri il prezzo tende a raggiungere cifre pressoché inaccessibili.
Questo forse costituisce il riconoscimento che i collezionisti gli danno ragione con il proprio portafogli, sebbene tendano anche ad accontentarsi con qualche compromesso necessario a far comunque nascere e crescere una collezione.
Seguitando con l’esempio originariamente postato dell’affrancatura del 2.50 lire espresso soprastampato per l’estero, se lo cercassimo SENZA AFFRANCATURA FILATELICA troveremmo prezzi di mercato che vanno verso il migliaio di euro. Immagino che non si debba aver fretta, eppure le occasioni che passano a buon prezzo sembrano però aver un po’ il retrogusto del compromesso.
Questa sembra essere la realtà del mercato specializzato e verso la quale da collezionista, come gli altri, devo confrontarmi quotidianamente.
Altra storia è l’occasione episodica del mercatino, del robivecchi o dell’amico che smette.
Forse occorrerebbe aver l’integrità e la forza morale di rinunciare al compromesso, ovvero di desistere da un acquisto di un pezzo raro non perfettamente in linea con l’ambito della collezione (ndr.: di storia postale).
Questa considerazione merita il vaglio dei più saggi e non la si può di certo rimandare al giudizio dell’ultimo arrivato (ndr.: io): questo post, ripeto, nasce originariamente per riunire le esperienze e interrogarsi al fine di sensibilizzare allo studio, promuovere il confronto e divulgare la conoscenza nello specifico argomento.

@filippo: giustamente nelle ricostruzione delle vicende che possono aver originato un oggetto postale (purtroppo) bisogna attenersi ai fatti e, se è possibile, meno alle congetture. Qualunque oggetto può suscitare ipotesi più o meno realistiche a giustificazione delle sue peculiarità e non sarebbe etico per questo scegliere la tesi più adatta al nostro interesse per promuoverla nel tentativo di gratificarci di personalissima soddisfazione.
E’ vero, altresì, che in alcuni rari casi (lettere ai prigionieri di guerra, raccomandate di forza maggiore - grazie a byebye-, tassazioni particolari, etc.) è decisamente improbabile che venissero costruite filatelicamente dal mittente, ma sono casi sporadici ed assai inconsueti: tutto il resto va valutato con discreta diffidenza.
Il tema originario del post, infatti, era trattare la stragrande maggioranza di casi in cui il collezionista deve scegliere tra credere o meno (cedere o meno) all’opportunità di acquisire in collezione un pezzo dal ”profumo filatelico”, per scriverla alla simpatica maniera dell’ ingegnè.

@byebye: grazie per le continue imbeccate e degli oggetti che posti: sono preziosi.
In un altro post ho già fatto riferimento alla necessità dei venditori che coscientemente dovrebbero assumersi l’impegno di formare (che è ben altra cosa che “affiliare”) i nuovi collezionisti perché sensibilizzandoli investirebbero nel futuro della filatelia. Questo è un argomento che dovrebbe sensibilizzare tutti ed in particolar modo è un’attività che possono operare anche i collezionisti più esperti, ancor più laddove non sarebbero legati da un altrimenti pruriginoso interesse economico.
Quando lo fanno, quei pochi che lo fanno, va loro reso merito.
Rendo merito, dunque, a coloro che armati di santa pazienza si impegnano a spiegare alle nuove leve.
Perdonami per aver definito “integralista” il tuo criterio di collezionismo storico postale: riconosco che è un termine dalla connotazione decisamente antipatica, che intende indicare una forte determinazione a promuovere una tesi unica ed unitaria, che respinge come non valide posizioni ideologiche differenti dalle proprie e rifiuta, di conseguenza, collaborazioni o compromessi con altri soggetti correnti.
Non ti conosco: non mi permetto di giudicarti per mia ignoranza e per forma di rispetto.
Volevo, invece, far riferimento alla rigidità dell’applicazione metodo a volte proposto bruscamente con l’esigenza/effetto di escludere tesi fantasiose di fronte ad una realtà ritenuta urgente ed evidente a mò di rasoio di Occam (approfondimento: http://it.wikipedia.org/wiki/Rasoio_di_Occam), a volte più pazientemente spiegato e correlato con utilissimi documenti esplicativi e probatori.

@tutti: grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla discussione.
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Filippo
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Iscritto il: 16 marzo 2014, 12:57

Re: filatelicità vs valore storico postale

Messaggio da Filippo »

Sono d'accordo con rogerbarrett e con byebye, diciamo così che ci sono elementi oggettivi che ci fanno giudicare una lettera come "non filatelica" altri che ce la fanno considerare come un artefatto filatelico.
Quello che dico è che comunque spesso ci si affida a congetture, ci sono casi che si trovano al limite e che ci spingono a pensare che un oggetto non costruito ad arte possa esserlo.
Ciao: Ciao: Ciao:

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