ulisse ha scritto:
francesm ha scritto:
il pigmento dei colori usati per la Trinacria e la Crocetta deriva essenzialmente dal blu oltremare, un pigmento che è di origine minerale e subisce le stesse alterazioni dei francobolli del Regno di Napoli stampati con pigmenti minerali per i colori del rosa di cui abbiamo parlato. Col tempo pertanto anche tali francobolli possono alterarsi per effetto degli agenti atmosferici e dell'acidità della carta assumendo il tipico colore blu scuro o nerastro: anche per essi, o anzi a maggior ragione per essi, avendo generalmente un maggior valore rispetto ai francobolli tradizionali di Napoli, vale ovviamente lo stesso discorso fatto in precedenza.
Per quanto riguarda il bicarbonato di sodio, sei proprio sicuro che con tale trattamento tu abbia neutralizzato stabilmente l'acidità della carta senza che questa subisca nel tempo, con il suo utilizzo ripetuto, alterazioni del colore con tinte che progressivamente tendono a sbiadirsi?
Se così fosse, il francobollo dopo averne ripristinato il colore, nel tempo dovrebbe mantenere stabile il suo colore e non subire più inscurimenti del substrato cartaceo, che invece purtroppo fatalmente riappaiono con, in aggiunta, un progressivo sbiadimento del colore.
Ma, se la tua esperienza in tal senso è positiva, non saranno certo le mie convinzioni a farti cambiare idea.
Ciao, grazie.
Francesco
Ovviamente tutte queste operazioni si possono eseguire "una tantum" sperando che siano sufficienti.
Non conosco ciò che crea l'azzurro delle Trinacrie o Crocette, ma non tutti i pigmenti minerali
dei francobolli sono uguali o si comportano allo stesso modo.
Facciamo così, fra un anno proverò a postare il ½ Gr
e confrontiamo se ci sarà un degrado o un'alterazione.
Di certezze assolute in questo campo non ce ne sono....
Queste cose spesso seguono regole empiriche....

Ciao Marino,
tra le varie pubblicazioni ti segnalo questa:
MINISTERO PER I BENI
E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVI – ANNO 2002 - CENTRO
DI FOTORIPRODUZIONE LEGATORIA
E RESTAURO DEGLI ARCHIVI
DI STATO - CHIMICA
E BIOLOGIA APPLICATE ALLA
CONSERVAZIONE DEGLI ARCHIVI (SAGGIO NR. 74).
Un’opera
di pagg. 575, reperibile anche in internet, molto interessante che farà cambiare idea anche a qualche miscredente.
Per brevità, alcuni esempi:
Stralcio - pag. 311 – “Degradazione
del materiale cartaceo – Studio
di Orietta Mantovani.
Pag311_DegradazioneDelMaterialeCartaceo.png
Stralcio -pag. 489 – “LA CURA – LA CHIMICA NEL RESTAURO: LA CARTA” – Studio
di Lorena Botti – Daniele Ruggiero
Pag489_LaChimicaNelRestauro.png
Stralcio – pagg. 512, 513, 514, 515
e 516 – “LA CHIMICA NEL RESTAURO: LA CARTA” – Studio
di Lorena Botti – Daniele Ruggiero
pagg512_513.png
pagg514.png
pagg515.png
pagg516.png
Al fine di evitare fraintendimenti, credo opportuno evidenziare che le parti sopra riportare NON fanno riferimento a procedure da effettuare per i francobolli calcografici degli A.S.I., Trinacrie e Croci di Savoia, ma sono riferite, a mero titolo di esempio, alle alterazioni degenerative – quali l’ingiallimento – della carta ed al c.d. "sbiancamento" (che non è un intervento di restauro conservativo) di essa.
Pertanto, l’acqua ossigenata rimane scongliata per rimuovere le ossidazioni sui
francobolli calcografici napoletani.
Marino, in passato l’utilizzo dell’acqua ossigenata era una pratica diffusa, soprattutto tra i commercianti che per piazzare un pezzo con maggiori pretese approntavano “ad hoc” il bagnetto per ripulire l’oggetto dalle ossidazioni
e farlo apparire, in quel momento, esteticamente accattivante. Ma un bagnetto dopo l’altro, col tempo si è contribuito a rovinare certe rarità.
Mi ha lasciato perplesso l’intervento
di Antonello, circa l’utilizzo dell’acqua ossigenata da parte
del grande Enzo Diena, in quanto per me nuova
e non comprendo (la mia cocciutaggine non ha limiti) per quale motivo avrebbe avuto necessità
di utilizzarla. Lo immaginavo per Renato Mondolfo perchè era anche un commerciante.

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