Buona Pasqua a tutti.
Un pò influenzato
e "costretto" a casa, non perdo tempo a scrivere fesserie.
Marino, ti consiglio prudenza
e una serena riflessione prima
di intervenire sulla Croce. Fai molta attenzione
e, per la mia piccolissima esperienza negativa a riguardo, non consiglio affatto
di utilizzare il cotton fioc o altra tecnica da sfregamento (evitando sia un andamento verticale che orizzontale) ed anche se tamponi con il cotton fioc può essere pericoloso.
Ciò, per la semplice ragione che il colore ha aderito alla carta col metodo calcografico
e nel caso il supporto divenga umido basta poco per rimuoverlo, quindi danneggiando irrimediabilmente il pezzo. Il colore calcografico ovviamente va via anche se usi metodi a secco
e col rischio
di fare abrasioni.
Per la
conservazione evita qualsiasi taschina realizzata con plastificanti, perché essi possono accelerale incredibilmente il processo
di ossidazione, che maggiormente espone i calcografici.
Circa l’indicazione data da
Antonello, che saluto:….
Un tempo, quel "nero" si definiva "ossidazione", quasi fosse un'alterazione permanente del colore. Ebbene non sono d’accordo per il seguente motivo (
Antonello, ricorderai Filatelica2010)
Sappiamo che i pigmenti
dei FB napoletani borbonici si possono dividere in due categorie:
1) quelli
di origine minerale (i rosa, i lilla ed i mattone) utilizzati per le prime tirature
e che vanno incontro a processi
di ossidazione;
2) quelli
di origine animale (i carminii) utilizzati per le tirature successive che possono scolorire per esposizione alla luce.
Ma in questo caso parliamo
di Croci, quindi se ci dovessimo attenere esclusivamente alle due menzionate ipotesi, dovremmo concludere che esse non siano esposte alle ossidazioni, ma allo “sporco” (nero) indicato da Antonello.
Ebbene, credo che certe alterazioni siano determinate da altre cause. Anche i pigmenti utilizzati per le Croci venivano uniti alla pasta base (realizzata con olio
di noce) proprio per creare un certa vischiosità che consentiva all'inchiostro
di essere raccolto dalla carta,
senza penetrarla.
Pertanto, anche la “pasta base” va incontro a quei fenomeni
di ossidazione
e denaturazione proteica che chiaramente assumono una rilevanza maggiore in calcografia, rispetto gli inchiostri litografici
e tipografici (nei quali è presente una percentuale molto minore
di legante).
Quindi, quel c.d. “nero” che a monitor si nota sull'immagine credo sia determinato anche dall'ossidazione o denaturazione proteica della pasta base
e non da agenti esterni depositati sulla Croce.
Del resto, rimane un bel pezzo. Complimenti Marino
P.S.: non lapidatemi
