"Kingdom of Naples" - La collezione di Mario Merone con commento tecnico di pasfil e note storiche di gianni tramaglino

Forum di discussione sulle emissioni e la storia postale del Regno delle Due Sicilie - Domini al di qua del faro - Napoli
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pasfil
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Re: Da Napoli a Sofia..........

Messaggio da pasfil »

ROSCIANUM ha scritto:
Ciao: Pietro e Gianni solo una precisazione la vecchia denominazione dell'attuale Morano Calabro fu solo MORANO.Il lineare Castrovillari-Morano è un vezzo unico della storia postale del Regno di Napoli poichè la cancelleria comunale di Morano con poche altre fu autorizzata, o tale consuetudine tollerata, a timbrare la corrispondenza con un proprio lineare ed a differenza delle altre aggiunse anche il nome dell'Officina postale da cui dipendeva appunto Castrovillari.Questo fino all'apertura dell'ufficio postale che avvenne nei primi mesi del 1860 e l'avvento del lineare Morano.
Per le date aspettiamo Mario, a corredo vi posto due lettere partite da Morano, la prima del Luglio 1858 con il lineare Castrovillari-Morano, la seconda del 15 Giugno 1860 con il lineare Morano.
Ciao: Ciao:
:clap: :clap: :clap: Nilo,
grazie per la precisazione e complimenti per le due Tue lettere.
Ciao: Ciao: Ciao:
pasfil
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gianni tramaglino
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Re: Da Napoli a Sofia..........

Messaggio da gianni tramaglino »

Un grazie all'intervento di Nilo ed eccoci arrivati alla settima pagina della bellissima collezione presentata a Sofia dall' Amico Mario !!!!!!! Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!gianni
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Roscianum
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Re: Da Napoli a Sofia..........

Messaggio da Roscianum »

Ciao:
Con questa nuova pagina postata dall'amico Gianni apriamo un'altro capitolo di Storia Postale: le tassazioni.
Chiedo agli esperti di chiarirmi alcuni dubbi al riguardo:
a) il controllo della corrispondenza avveniva alla partenza, a destino o entrambe le officine provvedevano ad un controllo "incrociato" :?: ;
b) i bolli AGDP e Insofficiente affrancatura erano, se non ricordo male, apposti solo a Napoli; quando il destino era altra località del Regno troveremo solo e soltanto la vergatura a mano della cifra tassata o siete a conoscenza di altri contrassegni di tassazione apposti dalle officine periferiche :?:;
c) quali sono le combinazioni di bolli di tassazione più rare e pregiate :?:

Per ora credo che le domande possano bastare, attendo lumi e spero che il dibattito sia prolifico :fii: .
Ciao: Ciao:
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gianni tramaglino
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Re: Da Napoli a Sofia..........

Messaggio da gianni tramaglino »

Ciao: Incomincio,da oggi, a "presentare " alcuni importanti "personaggi" della corte borbonica o a essa legati. Incomincio con una splendida e indimenticabile presenza femminile,con un testo di Davide Mele . felice lettura!gianni tramaglino

Maria Sofia di Borbone, la regina del sud


Maria Sofia nacque nel 1841 a Possenhofen in Baviera da Massimo, duca di Baviera, e da Ludovica di Wittelsbach. Quinta di nove figli, sorella della più nota Elisabetta, conosciuta come la principessa Sissi che sposò nel 1854 il ventiquattrenne Francesco Giuseppe, Imperatore d'Austria. Maria Sofia trascorse la giovinezza in Baviera, crescendo serenamente tra rigogliosi e verdi boschi, tra serene partite di caccia, sotto gli sguardi devoti e premurosi dei familiari . Di carattere aperto, pronta a fare amicizia con le persone più umili, indipendente e anticonformista andava spesso contro le consuetudini dell’epoca, amava l’equitazione, il nuoto, la scherma, la fotografia; spesso tirava di carabina e fumava, cosa impensabile per una donna della sua epoca e del suo rango. Nel 1858, a 17 anni, fu promessa a Francesco di Borbone, duca di Calabria ed erede al trono delle Due Sicilie; il matrimonio avrebbe dovuto rafforzare i legami con l’impero austriaco. Maria Sofia non conosceva di persona Francesco II, aveva avuto però, la possibilità di vederlo raffigurato in una miniatura dalla quale appariva di aspetto gradevole. L’ 8 gennaio 1859 i due si unirono in matrimonio. Bella e affascinante, la sua figura, la sua voce, il suo sguardo, il suo coraggio, la sua fierezza, la sua classe conquistarono presto il popolo meridionale sconvolgendo soprattutto la tradizionalista corte borbonica. Diventata regina all’età di diciotto anni, dovette immediatamente affrontare i problemi di un regno in crisi, in cui il marito si lasciava prevaricare dalla matrigna, la regina Maria Teresa. Fu tuttavia il suo fascino e la sua caparbietà ad influenzare maggiormente Francesco nelle sue scelte economiche e politiche. Di ideali liberali, Maria Sofia aveva capito che l’unico modo di salvare il regno ormai in rovina, era quello di appoggiare il partito costituzionale e favorire così una rapida rivoluzione in senso liberale della società napoletana. Appoggiò per questo la nomina a capo del governo del liberale Carlo Filangieri di Satriano, si propugnò nell’abolizione della schedatura dei cittadini sospetti di liberalismo e tentò di persuadere il marito a concedere spontaneamente la costituzione proponendo un regime costituzionale sul modello bavarese. I suoi sforzi però si dimostrarono vani, Francesco II, stretto tra il partito reazionario, facente capo alla matrigna, all’aristocrazia e al clero, e il partito costituzionale i cui promotori erano Maria Sofia ed il principe Filangieri, scelse il primo, chiudendosi nel più stretto conservatorismo e causando le dimissioni del capo del governo. Maria Sofia nonostante aveva visto svanire le sue speranze, continuò a perorare la causa costituzionalista fino alla fine, quando ormai troppo tardi, Francesco II decise di dare al regno la costituzione. Intanto i garibaldini invadevano il regno delle Due Sicilie e fra tradimenti e corruzioni da parte degli alti ufficiali borbonici e degli esponenti del governo, giunsero alle porte di Napoli, costringendo i sovrani a rifugiarsi nella fortezza di Gaeta. È qui che gli ultimi sovrani di Napoli, Francesco II e Maria Sofia, guadagnarono gloria e fama per la loro crepuscolare dinastia. Lontana dalle ipocrisie e dalle asfissianti regole di corte, in un'atmosfera spartana ed eroica, l’ultima regina del sud mostrò tutta la sua vitalità e tutto il suo orgoglio passando le sue giornate sugli spalti, incoraggiando gli artiglieri, visitando i feriti negli ospedali. Vestì degli abiti maschili, imbracciò la carabina, si portò in prima linea sparando assieme ai soldati, dando a loro forza e coraggio. L’eroina di Gaeta, proprio grazie al suo ostinato amore per una patria ormai perduta, al suo coraggio, al suo orgoglio, conquistò l’attenzione e la simpatia dei cronisti e dei letterati di tutta Europa, scrissero di lei Daudet, D’Annunzio e Proust nella sua Ricerca del tempo perduto, ma attirò anche la devozione ed i servigi di romantici ufficiali legittimisti, ex militari e cavalieri di tutta Europa come il barone francese Klitsche De La Grange, Emilio De Christen, parente di Napoleone III, il marchese belga di Trozègies, il nobile tedesco Carlo Kalkreuth di Gotha, il tedesco Zimmermann, il bretone De Langlais, Rafael Tristany, ed ultimo il generale legittimista spagnolo Josè Borges che, catturato a Tagliacozzo dalle truppe piemontesi, finì davanti al plotone d'esecuzione scatenando un’ondata di sdegno in tutta Europa. Maria Sofia e Francesco II persa Gaeta, si rifugiarono a Roma presso la corte papale. Da qui organizzarono la resistenza borbonica attraverso le bande dei briganti che agirono, nonostante le leggi speciali emanate dal neocostituito governo italiano, fino al 1865. Proprio a causa dell’intesa attività organizzativa, Maria Sofia si trovò al centro di un vasto piano di calunnie, organizzate dal governo piemontese, che raggiunse il culmine nel 1862 con un oltraggioso attacco diffamatorio. Vennero infatti distribuite in tutte le corti d’Europa, delle fotografie che ritraevano la regina Maria Sofia nuda in posizioni oscene davanti alla foto del Papa e in una vasca da bagno pieni di falli giganti. Immenso fu lo sdegno in tutte le corti d’Europa e non tardarono ad arrivare lettere di protesta e di indignazione presso Francesco II, il quale, religio cresciuto nel culto della madre religiosissima , non aveva mai visto la moglie nuda nemmeno in privato. Mai nella storia, nessuna regina aveva subito una tale violenza morale. Il trucco però venne presto svelato, le indagini della polizia pontificia portarono alla scoperta e all'arresto degli autori dei clamorosi falsi : i coniugi Antonio e Costanza Diotallevi, dilettanti fotografi dal passato burrascoso, i quali avevano apposto il viso di Maria Sofia al corpo di una prostituta. All’epoca non si sapeva dell’esistenza dei fotomontaggi e l’immagine della regina restò compromessa per sempre. In seguito alla sconfitta del brigantaggio e alla perdita di ogni speranza di riconquistare il regno, la coppia si rifugiò in Francia. Maria Sofia morì a 84 anni nel 1925 a Monaco. Aveva avuto una figlia mai riconosciuta, concepita nella storia d'amore con un ufficiale del suo esercito e una neonata legittima che morì a tre mesi. Nel 1894 il marito morì di malattia, la figlia illegittima di tisi, la sorella minore in un rogo scoppiato nella tenda dove a una festa di beneficenza vendeva manufatti, la sorella Elisabetta (Sissi) muore accoltellata. Dal 1984 le spoglie di Maria Sofia, assieme a quelle di Francesco II, sono finalmente sepolte nella Chiesa di Santa Chiara a Napoli.
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Ultima modifica di gianni tramaglino il 17 maggio 2010, 15:49, modificato 2 volte in totale.
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pasfil
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Re: Da Napoli a Sofia..........

Messaggio da pasfil »

ROSCIANUM ha scritto:Ciao:
Con questa nuova pagina postata dall'amico Gianni apriamo un'altro capitolo di Storia Postale: le tassazioni.
Chiedo agli esperti di chiarirmi alcuni dubbi al riguardo:
a) il controllo della corrispondenza avveniva alla partenza, a destino o entrambe le officine provvedevano ad un controllo "incrociato" :?: ;
b) i bolli AGDP e Insofficiente affrancatura erano, se non ricordo male, apposti solo a Napoli; quando il destino era altra località del Regno troveremo solo e soltanto la vergatura a mano della cifra tassata o siete a conoscenza di altri contrassegni di tassazione apposti dalle officine periferiche :?:;
c) quali sono le combinazioni di bolli di tassazione più rare e pregiate :?:

Per ora credo che le domande possano bastare, attendo lumi e spero che il dibattito sia prolifico :fii: .
Ciao: Ciao:


Ciao Nilo, Gianni e un saluto a tutti.
A) le lettere per il Regno in partenza o in transito da Napoli venivano controllate presso l'Officina Generale di Tassa e Spedizioni di Napoli. Quelle non dirette a Napoli venivano tassate dall'Officina di partenza.
Della tassazione veniva fatta menzione nei fogli di avviso e nel registro.
Dal Vito Mancini, pag. 87 "...Vi erano poi le lettere che si spedivano alle officine esistenti sullo stesso cammino o in corrispondenza diretta, oppure si mandavano a destinazione per mezzo di officine di passaggio. Le prime erano tassate dalle officine di partenza, le seconde da quelle di passaggio...".
B) il bollo AGDP ha origini prefilateliche, il bollo circolare "PER INSOFFICIENZA FRANCATURA" filateliche. Entrambi erano in uso solo a Napoli. Le altre officine annotavano sulla soprascritta e annotavano sul registro. Sono comuni entrambi. In un primo periodo utilizzati insieme, poi solo quello circolare. Vi sono anche altri bolli di tassazione, eccellentemente descritti nell'opera di Emilio Diena.
C) I citati due bolli sono abbastanza comuni e potranno influire molto poco sul valore della lettera.

Per quanto riguarda le lettere postate da Gianni, notiamo il bollo circolare Borbonico, utilizzato per marchiare le lettere in partenza. Poi tale bollo venne anche utilizzato come annullatore di FB.
Napoli non ebbe mai un vero e proprio bollo di tale forgia, con l'esclusivo nome della città, avendo quelli "ARRIVO IN NAPOLI" e "PARTENZA DA NAPOLI", anche quest'ultimo successivamente utilizzato per annullare FB. Napoli non ebbe nemmeno lo svolazzo, nonostante la fornitura ebbe luogo per evitare frodi mediante il riutilizzo di FB.
Solitamente l'annullato in cartella veniva apposto con inchiostro nero ed abbastanza ricercato è la combinazione ANNULLATO in cartella rosso e borbonico rosso di Caserta.
Ciao: Ciao: Ciao:
pasfil
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Roscianum
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Re: Da Napoli a Sofia..........

Messaggio da Roscianum »

Ciao:
Grazie Pietro per le puntuali risposte.
Gianni attenzione alla....lesa Maestà :-))
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gianni tramaglino
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Re: Da Napoli a Sofia..........

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Eccoci arrivati alla pagina otto della collezione presentata a Sofia dall' Amico Mario !!!!!!! Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!gianni
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gianni tramaglino
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Re: Da Napoli a Sofia..........

Messaggio da gianni tramaglino »

Ferdinando II delle Due Sicilie:Un grande sovrano

Primogenito maschio di Re Francesco I, Ferdinando nacque a Palermo il 12 gennaio 1810 e morì a Caserta il 22 maggio 1859, ancora giovane. Un anno dopo la sua morte iniziò l'invasione del Regno, e nessuno potrà mai asserire se, con lui ancora sul trono, le cose avrebbero potuto avere un corso differente, perché la storia, come è noto, non si fa con i "se"; ma è anche vero che è legittimo e sensato ritenere - conoscendo l'uomo e il sovrano - che Garibaldi e soci avrebbero avuto sicuramente vita più difficile…


S.M. Ferdinando II ....
...portò dapprima il titolo di Duca di Noto, poi, alla morte del nonno nel 1825, divenuto principe ereditario, assunse quello di Duca di Calabria. Fu educato da ecclesiastici e militari, e ciò spiega la sua profonda fede e la sua passione militare. Era ancora bambino quando gli inglesi pensarono di farlo Re di Sicilia (secondo i loro piani sarebbe stato un ragazzo facilmente manovrabile), mentre durante i moti del 1820 i carbonari volevano affidargli la corona di Lombardia; in seguito, vi fu anche chi pensò di metterlo a capo del futuro Risorgimento. Ma Ferdinando non si fece mai allettare da tali avventurosi proponimenti, sia per il sincero attaccamento alla sua terra ed al suo popolo, sia perché consapevole che i suoi diritti di Re poggiavano sulla legittimità dinastica che è uguale e sacra per ogni sovrano legittimo, che va pertanto rispettata e difesa nei suoi diritti regali. Per essere più chiari, Ferdinando rispettò sempre, oltre il settimo comandamento, il motto evangelico di non fare ad altri quello che non vuoi sia fatto a te: per questo altri poterono regnare tranquilli, per poi impossessarsi di ciò che era di Ferdinando e dei suoi legittimi eredi.




Nel 1827, dopo la partenza delle forze austriache dal Regno, fu nominato dal padre Capitano Generale dell'esercito. L'8 novembre 1830, con la benedizione del padre morente, salì ancor giovanissimo sul trono, emanando un proclama nel quale prometteva di risanare quelle piaghe che ancora affliggevano il Regno. Tutta la sua vita fu spesa per mantenere tale promessa. Subito sostituì alcuni ministri, diminuì notevolmente le spese di Corte, concesse una larga amnistia ai detenuti politici e agli esuli, richiamò in servizio gli ufficiali murattiani sospesi dai moti del 1820, e non punì aspramente alcuni congiurati che nei primi anni del suo regno avevano attentato alla sua vita. Ma tale regale generosità non gli fece mai perdere di vista i suoi doveri di sovrano cattolico, e si schierò apertamente contro le riforme liberali della sorella Maria Cristina in Spagna, appoggiando di contro le posizioni carliste.




Nel 1832 sposò la Principessa Maria Cristina di Savoia, quarta figlia di Vittorio Emanuele I, dalla quale avrà l'erede, il futuro Francesco II; donna di eccezionale carità e spirito religioso, non ebbe vita facile a Napoli per ragioni di salute, ma sopportò tutto con grande rassegnazione cristiana. Le sue virtù erano tali da farla non solo amare da tutti i sudditi che la consideravano già in vita una santa, ma da farla ascrivere, da parte della stessa Chiesa Cattolica, nel numero delle Venerabili, e il processo di canonizzazione è tuttora in corso. Morì agli inizi del 1836, quindici giorni dopo il parto, confortata dai soccorsi della religione. Il 26 dicembre dello stesso anno sposò l'Arciduchessa Maria Teresa d'Asburgo, dalla quale ebbe nove figli, fra cui Alfonso Maria, Capo della Real Casa dopo la morte senza eredi di Francesco II nel 1894, e varie figlie, che andarono in moglie a sovrani europei.


Gli eventi del Quarantotto


Maria Teresa d'Austria
Come è noto, dopo i fallimenti dei moti carbonari del 1820-'21 e del 1830-'31, in Italia iniziò ad operare la "Giovine Italia", fondata da Giuseppe Mazzini, che subito condusse una serie di tentativi di sovvertire l'ordine costituito. Fra questi, va ricordato quello dei fratelli Bandiera, i quali tentarono uno sbarco (con venti uomini in tutto) contro il pacifico e legittimo Regno delle Due Sicilie, nella speranza che le popolazioni li seguissero e cacciassero i Borbone. Fecero tragica morte. Come reazione all'estremismo mazziniano, il partito moderato risorgimentale trovò come valida alternativa la proposta confederalista avanzata nell'opera - edita la prima volta nel 1843 - "Il primato morale e civile degli Italiani" di Vincenzo Gioberti, ove l'autore, dopo una bella e coinvolgente esaltazione del primato mondiale della civiltà e della cultura italiane - primato dovuto anzitutto e soprattutto al fatto di ospitare la Chiesa Cattolica da sempre - proponeva come soluzione alla Questione Italiana la creazione di una confederazione degli Stati legittimi (che mantenevano quindi i propri sovrani) con a capo il Pontefice Romano.

Continua........
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Re: Da Napoli a Sofia..........

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gianni tramaglino ha scritto:Eccoci arrivati alla pagina otto della collezione presentata a Sofia dall' Amico Mario !!!!!!! Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!gianni


Buona sera a tutti.

Solo per non farli passare inosservati, vi ricordo che sulla lettera da Campobasso il FB da gr. 2 fa parte della 7^ colonna ed è la posizione nr. 17. Sono presenti visibili striature di colore ed altri particolari.
Sull'altra vi è una bella posizione nr. 6 della prima fila orizontale.
Ciao: Ciao: Ciao:
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gianni tramaglino
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Re: Da Napoli a Sofia..........

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....continuando...

Ferdinando II delle Due Sicilie:un grande sovrano

La proposta, come è noto, ebbe grande successo, in quanto prevedeva il mantenimento della civiltà cattolica e tradizionale da un lato e l'ottenimento di una forma di unità confederativa dall'altro, accontentando, qualora realmente e correttamente applicata, tutte le esigenze del tempo. Il neoguelfismo giobertiano ebbe ancor maggior successo dopo l'elezione nel 1846 al Trono di Pietro di una Papa favorevole al progetto, Pio IX, il quale, con le sue riforme, divenne il simbolo vivente (suo malgrado) del Risorgimento italiano in questa sua prima fase.


Dinanzi alle sempre più spinte concessioni politiche che Pio IX faceva a Roma, Ferdinando si mostrava sempre scettico, anche se il progetto giobertiano, come progetto in sé, non lo vedeva contrario di principio: anche Ferdinando amava sinceramente l'Italia. Il fatto era che ormai egli aveva quasi già venti anni di Regno alle spalle, ed aveva imparato, anche in merito a ciò che era accaduto al nonno, a diffidare dei liberali e dei rivoluzionari (e forse in cuor suo diffidava anche delle sincerità delle intenzioni di qualche altro sovrano italiano…). Ma poi iniziò il 12 gennaio 1848 una rivolta autonomista in Sicilia.
Ferdinando, innervosito dal fatto che gli altri facevano le riforme e a lui poi toccavano le grane, volle fare un atto di coraggio e di sfida: lui che fino a quel momento era rimasto estraneo al generale movimento riformista inaugurato da Pio IX, scavalcò tutti gli altri sovrani italiani e concesse la costituzione d'un colpo solo, mettendo fra l'altro in imbarazzo il Papa, il Granduca di Toscana, i Duchi di Parma e Modena e Carlo Alberto a Torino, i quali, dopo questa mossa, furono costretti, uno dopo l'altro, concedere anch'essi la costituzione.



A questo punto era chiaro che l'equilibrio e l'ordine stabiliti a Vienna nel 1815 erano venuti meno; inoltre una rivoluzione era scoppiata anche a Vienna, e Metternich era uscito di scena; approfittando di ciò, i milanesi il 18 marzo erano insorti cacciando gli austriaci e chiedendo a tutti i sovrani italiani di combattere insieme contro gli Asburgo per l'indipendenza italiana. Per altro, dopo varie esitazioni, Carlo Alberto era effettivamente entrato con il suo esercito in Lombardia e marciava contro il "Quadrilatero" austriaco. Insomma, era giunto il momento di mettere in pratica il piano giobertiano.
Pio IX era pronto, ed inviò delle truppe non per attaccare ma a difesa dello Stato Pontificio, ed anche il Granduca di Toscana inviò i suoi uomini. Ferdinando, dinanzi ad una vera ed effettiva unità degli italiani per l'indipendenza non si tirò indietro, ed inviò l'esercito a combattere. È il momento magico della storia d'Italia! Tutti uniti per l'indipendenza, secondo però gli obiettivi del neoguelfismo, vale a dire un'Italia confederale e cattolica, e pertanto monarchica e legittimista. Il problema però è che non tutti la pensavano in tal maniera… Anzitutto i democratici, che ovunque, e specie a Firenze, Roma e Napoli miravano al progetto mazziniano di sovversione repubblicana dell'ordine tradizionale; e poi Carlo Alberto, che in maniera ogni giorno più evidente conduceva la guerra isolatamente ed evidenziando le sue reali intenzioni, che non erano certo quelle neoguelfe, bensì più semplicemente quelle di realizzare l'antico sogno di Casa Savoia, l'annessione della Lombardia e se possibile del Veneto. A questo punto Ferdinando, fiutato il vento, cambiò nettamente atteggiamento (nel frattempo, anche Pio IX ritirava le sue truppe, sia perché oramai era evidente che a Roma si preparava il colpo di stato mazziniano, sia perché da Vienna giungevano minacce di scisma qualora il Papa non avesse smesso di fare guerra all'Impero cattolico, e Pio IX, per quanto amasse l'Italia, era anzitutto il Pontefice di tutti i cattolici del mondo prima che il sovrano di uno Stato italico): mediante un colpo di forza, prima ritirò la costituzione, onde evitare che il governo gli sfuggisse definitivamente di mano e finisse in quelle mazziniane (come stava accadendo a Roma e Firenze), pericolo effettivo che varie rivoluzioni locali nelle provincie meridionali del Regno stavano chiaramente evidenziando; poi ritirò i suoi soldati dal fronte, visto che farli morire per dare la Lombardia a Carlo Alberto (e non per fare la Confederazione Italiana) non aveva alcun senso; infine riconquistò "manu militari "la Sicilia, ponendo fine ad ogni disordine e velleità rivoluzionaria e sovversiva, e dimostrandosi uomo di carattere come pochi l'Italia aveva conosciuto. Uomo di carattere ma anche generoso: perdonò i condannati a morte per ribellione dopo i fatti del '48, e tale generosità fu ripagata da parte rivoluzionaria con l'attentato (miracolosamente fallito) che dovette subire da Agesilao Milano (un ufficiale calabrese) nel 1856: fu l'unica condanna a morte che il Re non volle amnistiare, proprio per l'ingratitudine fanatica dimostrata in tale occasione. Anche in politica estera si dimostrò sempre un sovrano energico con idee chiare, il cui unico obiettivo erano gli interessi del suo popolo, dinanzi ai quali era capace di dire no anche all'Austria e alla Gran Bretagna. Ad esempio, negli Anni Trenta, ancor giovane sovrano, tenne testa al Palmerston per la nota vicenda degli zolfi siciliani. Era successo che nel 1816 il Governo britannico si era fatto concedere da Ferdinando I il monopolio dello sfruttamento dello zolfo siciliano per pochi soldi, senza che il Regno ci guadagnasse sopra. A Ferdinando II ciò non andava giù; inoltre, egli aveva abolito la tassa sul macinato (per non gravare sul popolo), e quindi aveva bisogno di soldi. Così decise di affidare il monopolio a una società francese che pagava il doppio dell'Inghilterra. Parlmerston mandò subito una flotta militare davanti al Golfo di Napoli, minacciando senza ritegno di bombardare la città. Ferdinando II mostrò il suo carattere, tenne duro, preparando flotta ed esercito alla guerra. Il tutto si risolse con l'intervento di Luigi Filippo Re dei Francesi: il Re dovette rimborsare sia gli inglesi che i francesi (perché il monopolio rimase agli inglesi, che però mai dimenticarono l'onta subita) il presunto danno arrecato.

... continua...
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gianni tramaglino ha scritto:Eccoci arrivati alla pagina nove della collezione presentata a Sofia dall' Amico Mario !!!!!!! Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!gianni
Buona serata a tutti.
Nella seconda lettera notiamo una affrancatura mista, formata con FB della serie del 1858 e FB dell'emissione per le Prov. Napoletane. Pure notiamo che il bollo circolare nominativo borbonico, prima utilizzato per marchiare le lettere, viene utilizzato come annullatore di FB.
Nuove regole conseguite dalla proclamazione del Regno d'Italia. Anche Napoli da Direzione Generale delle Poste di Napoli era divenuta Direzione Compartimentale alle dipendenze della Direzione Generale di Torino.

Come già menzionato in altro topic, con circolare del Ministero dei Lavori Pubblici del 5 novembre 1861 non venne più permesso l’uso dei FB borbonici.
La circolare disponeva che i FB borbonici applicati alle lettere dovevano essere annullati con due linee trasversali e le lettere considerate come “non francate”.
Nonostante ciò non tutte le Direzioni applicarono tale disposizione, in quanto si riteneva necessaria una preventiva informazione al pubblico circa la terminata validità di essi.
Così, con successiva circolare (del 21.11.1861) il pubblico ebbe avviso che i FB borbonici posseduti dai privati non potevano più essere utilizzati sulle lettere, ma essere cambiati presso gli uffici postali con quelli nuovo tipo e di pari valore sino “a tutto il dicembre” 1861.
Ciao: Ciao: Ciao:
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Re: Da Napoli a Sofia..........

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...continuando...

Ferdinando II delle Due Sicilie:un grande sovrano

Rispose negativamente anche all'offerta di Francesco Giuseppe nel 1851 di una lega degli Stati italiani, né accettò le pressioni prima di Luigi Filippo poi di Napoleone III di cambiare metodo di governo.


la Famiglia Reale ben diversamente si comportò invece con la Chiesa. Ebbe sempre filiale devozione, ed in particolare modo diede eccellente e generosa ospitalità a Pio IX durante i due anni di esilio da Roma a causa degli eventi del '48 e della Repubblica Romana; ma non concesse mai nulla di più di quanto prevedesse il Concordato in vigore, ed anzi invitò i gesuiti de "La Civiltà Cattolica" a lasciare il Regno.



Gli ultimi anni della sua vita furono in parte contristati dalla consapevolezza che a Torino si stava preparando qualcosa di pericoloso, con l'appoggio della Gran Bretagna di Palmerston e delle forze internazionali protestantiche e massoniche, e ancora nel 1857 dovette subire la tragica spedizione del Pisacane contro il suo Regno. Ma la morte lo colse ancor giovane proprio alla vigilia di quegli eventi che condussero alla caduta del Regno, quando cioè più che mai sarebbero state necessarie la sua energia, la sua lungimiranza e l'esperienza che sempre dimostrò durante il suo importante e fecondo governo.




Ferdinando II fu sicuramente il Re di Napoli più amato dai suoi sudditi, ed è per tal ragione ,ovviamente ,che a tutt'oggi risulta essere il sovrano più calunniato della storia, perché la storia fu scritta da coloro che portarono via il Regno a suo figlio, e lo portarono via tramite un'invasione a tradimento di uno Stato pacifico ed alleato, legittimo e benvoluto dai propri sudditi. Pertanto è chiaro che un tale atto poteva essere giustificato solo con l'accusa da parte dei vincitori di indegnità di governo verso la famiglia dei Borbone delle Due Sicilie. Insomma, per fornire una parvenza di giustificazione storica all'assalto del pacifico, alleato, legittimo e sette volte secolare Regno delle Due Sicilie, occorreva infangare la memoria dei detentori di quel Trono, ed in particolare la memoria del suo migliore e più recente esponente (essendo Francesco II appena salito al Trono e troppo giovane ancora per essere credibilmente calunniato).


Nella successiva voce dedicata a Francesco II e ai fatti storici che condussero alla caduta del Regno, approfondiremo gli eventi specifici della politica cavouriana, della spedizione dei Mille e della eroica resistenza borbonica. Per il momento, analizziamo la politica riformatrice svolta da Ferdinando II, in quanto in tal maniera si potrà ben capire perché fu il sovrano più amato dal suo popolo. I suoi calunniatori, vale a dire coloro che tramarono in maniera diretta o indiretta per la caduta del Regno, presentarono il suo governo come "la negazione di Dio", e da allora tutti i libri di storia scolastici e non solo continuano a ripetere stancamente le stesse calunnie indottrinate. Noi invece lasciamo la parola ad alcuni fra i più noti storici del Risorgimento antichi e recenti non supinamente allineati a tali menzogne per descrivere la vera personalità e il reale operato del sovrano.



Lo storico Angelantonio Spagnoletti descrive la fama che circondava Ferdinando II fra i suoi sudditi. Sicuramente fu il più amato fra i Re Borbone di Napoli; egli sempre si preoccupò di alleviare le sofferenze delle sue popolazioni quando venivano colpite da terremoti, epidemie, andando di persona sul luogo, e spesso era presente in Sicilia per risolvere direttamente gli immancabili problemi con le difficili popolazioni locali (perfino Luigi Blanch riconosce l'attaccamento delle popolazioni al sovrano e Niccolò Tommaseo lo descrive come il migliore dei Principi italiani). Nei suoi viaggi viveva con i sudditi, faceva da testimone ai lori matrimoni e battesimi, lasciava loro denaro, ecc. Insomma, amava presentarsi come il Padre del suo popolo, che per lui era la sua famiglia. Commenta Spagnoletti : «La calunnia sembrava accompagnare costantemente la vita e l'operato di Ferdinando II; ciò nonostante quella che gli ambienti filoborbonici costruivano era l'immagine di un sovrano virtuoso e leale, che aveva mantenuto in sé il valore, la clemenza e la religione dei suoi avi, aveva evitato il coinvolgimento del regno nei moti del 1830-'31 e, con quello, pericolose interferenze straniere, aveva difeso l'onore nazionale nella questione degli zolfi e, per questo, aveva dalla sua l'intero popolo napoletano che era quasi "immedesimato" nei pensieri del suo re».

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gianni tramaglino
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Dopo aver visto la decima pagina,ben chiosata dall'Amico Mario, arriviamo alla pagina 11 della collezione presentata a Sofia Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!gianni
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Re: Da Napoli a Sofia..........

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Ferdinando II delle Due Sicilie:un grande sovrano

Scrive Carlo Alianello riguardo le riforme e le innovazioni di Ferdinando II. «Volle strade, volle porti, volle bonifiche, ospizi e banche; poco sopportava una borghesia saccente e rapace, la cosiddetta borghesia dotta, i "galantuomini" . Cercò piuttosto di creare una borghesia che mirasse al sodo. Non fu fortunato per la ragione che nel Napoletano altra borghesia non esisteva che quella delle professioni e degli studi, "pennaruli e pagliette", quelli che avevano cacciato suo nonno da Napoli, legati a fil doppio allo straniero per sole ragioni ideologiche che il Re, come re, non capiva; e l'avida schiera dei proprietari terrieri». Dice F. Durelli che «In quattro anni soltanto, dal 1850 al 1854, furono reintegrati nei demani comunali più di 108.950 moggia di terreni usurpati e divisi in sorte ai bisognosi agricoltori»; continua Alianello: «Riporto dall'Almanacco reale del Regno delle Due Sicilie del 1854, dopo una lunga e particolareggiata lista d'istituti di credito e beneficenza, la seguente nota: "Si ha, oltre i luoghi pii ecc. ecc., pei domini continentali un totale di 761 di stabilimenti diversi di beneficenza, oltre 1131 monti frumentarii, ed oltre de' monti pecuniari, delle casse agrarie e di prestanza e degli asili infantili" (…) Per sua volontà si badò a costruire strade, che dalle 1505, quante se ne assommavano nel 1828, erano divenute nel 1855 la bellezza di 4587 miglia. E non straduzze da poco..». Erano l'Amalfitana, la Sorrentina, la Frentana, che fu interrotta per l'arrivo dei "liberatori"; l'hanno finita solo cento anni dopo. Poi la costiera adriatica, la Sora-Roma, l'Appulo-sannitica, che collegava Abruzzi e Capitanata, l'Aquilonia, che collegava Tirreno e Adriatico, la Sannita, da Campobasso a Termoli. Continua Durelli: «In breve dal '52 al '56, che sono solo quattro anni, furono costruite 76 strade nuove, di conto regio, provinciale e comunale. Moltissimi i ponti, e fra tutti il ponte sul Garigliano, sospeso a catene di ferro, che fu il primo di questa foggia in Italia, e tra i primissimi in Europa. Eppoi le bonifiche, l'inalveazione del fiume Pelino, la colmata dei pantani del lago di Salpi, la bonifica delle paludi campane (…) In 30 anni, la marina a vela raddoppiata, la marina a vapore creata dal nulla, che nel 1855 contava 472 navi, per 108.543 tonnellate, più 6 piroscafi a ruota, 6913 tonnellate di barchi diversi. E le scuole, i collegi nautici, le industrie».
Scrive Marta Petrusewicz, fornendo un quadro del suo regno, «(…) la popolazione in crescita, la tassazione ed il sistema doganale meglio regolati, ed il governo impegnato in un intervento intelligente di costruzione delle ferrovie e strade, manifatture reali e prigioni moderne» .
Per capire ancora meglio il personaggio, leggiamo quanto scrive lo zuavo pontificio (parla quindi per esperienza diretta) irlandese P.K. O'Clery, nella sua celebre opera sul Risorgimento . Appena salito al Trono, Ferdinando II concesse l'amnistia generale e così si regolava nelle sue azioni: «Per introdurre criteri di economia nelle finanze, Ferdinando ridusse di molto il proprio appannaggio, abolì diversi uffici inutili e alcune delle prerogative reali. Semplificò le procedure nelle Corti di giustizia, sostituì l'impopolare viceré di Sicilia, nominando suo fratello a tale carica e, allorquando viaggiava per il Regno, proibiva alle municipalità di farvi preparativi costosi per la sua venuta, accettando l'ospitalità di qualche residente, o prendendo dimora nella locanda di un villaggio o in un convento francescano. Non c'è da stupirsi che fosse un sovrano popolare». Da ricordare v'è anche che egli aderì nel 1838 agli accordi franco-britannici contro la tratta dei negri e sempre nello stesso anno stabilì pene severissime contro i duelli (sia la detenzione che la decadenza dagli ordini cavallereschi), anche per i padrini. Concesse l'aministia per i detenuti per ragioni politiche in Sicilia e grande autonomia giuridica ed amministativa all'isola; seguì inoltre personalmente la lotta alla feudalità. L'economia fu in continua crescita , e grande sviluppo ebbe la marina mercantile .
Prendiamo ad esempio anche quanto scrive Angela Pellicciari . Nel Regno delle Due Sicilie, le spese previste sono sistematicamente superiori alle effettive; non si pagano tasse di successione, tasse sugli atti delle società per azioni e su quelli degli istituti di credito; il debito pubblico è minimo, l'imposta fondiaria lievissima, la Sicilia è esente dalla leva militare, dall'imposta sul sale e dal monopolio del tabacco; inoltre Ferdinando, come si trova scritto nella rivista "L'Armonia", ha «stabilito nei maggiori centri della popolazione monti frumentari per somministrare grano agli agricoltori da seminare e per mantenersi colle loro famiglie, tagliando così in pari tempo le gambe all'usura».

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pasfil
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Re: Da Napoli a Sofia..........

Messaggio da pasfil »

gianni tramaglino ha scritto:Dopo aver visto la decima pagina,ben chiosata dall'Amico Mario, arriviamo alla pagina 11 della collezione presentata a Sofia Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!gianni


Un saluto a tutti.

Notiamo che sulle due lettere i FB sono di gradazione di colore carminio. Sono tirature successive realizzate con pigmenti di origine animale.
Per porre un freno all’elevato numero di frodi, vennero realizzati inizialmente 36 nuovi annullatori, tipo svolazzo, che vennero forniti alle varie officine di posta in sostituzione dell’ANNULLATO in cartella. Napoli non ebbe mai lo svolazzo e seguitò ad annullare i FB con lo stesso Annullatore.
Nel 1861, Benevento, ormai non più territorio dello Stato Pontificio, venne fornito di un annullatore tipo svolazzo.
Pertanto ne troviamo 37 tipi diversi di svolazzi.
Un particolare: nei bolli circolari borbonici, i pezzi mobili relativi la data venivano fissati con viti. Ebbene, in questo caso l’addetto di Bisceglie li posizionò a suo piacimento. :-))

Come possiamo osservare la prima lettera (da Barletta a Napoli, in partenza 13 ottobre 1860) e l’altra (12 dicembre 1860), sembrano non risentire degli avvenimenti che intanto si stavano susseguendo nei territori continentali: Francesco II abbandona Napoli (il 6 settembre 1860), il governo dittatoriale di Garibaldi, l’invasione dei territori continentali e l’inizio della campagna del mezzogiorno, i plebisciti, la luogotenenza Farini, l’assedio di Gaeta.
Ciao: Ciao: Ciao:
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gianni tramaglino
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Re: Da Napoli a Sofia..........

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Dopo aver visto la pagina 11 , con le belle annotazioni dall'Amico Pietro Pasfil , arriviamo alla pagina 12 della collezione presentata a Sofia .Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!gianni
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gianni tramaglino
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Re: Da Napoli a Sofia..........

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Ferdinando II delle Due Sicilie:un grande sovrano


Tutto ciò è confermato anche da Giuseppe Paladino nella sua voce dedicata a Ferdinando II nell'Enciclopedia Italiana (Treccani), ove scrive: «Diede impulso a costruzioni di pubblica utilità. La prima ferrovia inaugurata in Italia fu la Napoli-Portici (1839). Ad essa seguì nel regno l'altro tronco Napoli-Capua. Sotto Ferdinando II fu ampliata la rete telegrafica a sistema elettrico (…) La marineria mercantile a vapore ricevette grande incremento; nel 1848 aveva il terzo posto per numero e armamento di navi. Una serie di trattati di commercio con l'Inghilterra, con la Francia, con la Sardegna inaugurarono un sistema illuminato di moderato protezionismo (1841-1845). Le finanze erano amministrate in modo mirabile: il contribuente napoletano pagava meno degli altri italiani…».



Per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia, occorre ricordare che dopo la rivoluzione del '48 non sono state eseguite nel Regno di Napoli esecuzioni capitali (eccetto quella futura di Agesilao Milano). Delle 42 comminate dai tribunali, Ferdinando II ne commuta 19 in ergastolo, 11 in 30 anni ai ferri, 12 in pene minori . Negli stessi anni il Re grazia 2713 condannati per reati politici, e 7181 per reati comuni, mentre dal '48 la statistica criminale nel Napoletano è in costante diminuzione (quando si celebrò il processo a Settembrini e Spaventa per aver fondato la società segreta "Unità italiana", gli osservatori stranieri, seppur nemici dei Borbone, dovettero ammettere che il processo fu condotto con magistrale correttezza) .
Del resto, così il giornalista francese Charles Garnier descrive la situazione del Regno nella sua Memoria sul Regno delle Due Sicilie (Parigi, 1866): «le imposte erano meno gravose di quelle del Piemonte e minori di quelle italiane degli anni postunitari; il credito del governo solido, il debito basso, la coscrizione molto più tollerabile; gran parte delle entrate erano spese nell'agricoltura e nei lavori pubblici, fra cui si ricordano la prima ferrovia e il primo telegrafo elettrico in Italia, e anche il primo ponte sospeso e i primi fari diottrici furono attuati nel Regno; e così il primo battello a vapore. Il commercio era in crescita, fiorenti le manifatture» .
In generale, ai già più che eloquenti giudizi storici finora riportati, si può aggiungere che Ferdinando viaggiò molto per il Regno a visitare ospedali, carceri, campi di lavoro, ecc., al fine di sovvenire sempre di persona ai reali bisogni dei sudditi; per risparmiare e poter diminuire le tasse, oltre a ridurre le spese di Corte e quelle personali, ridusse lo stipendio dei ministri e stabilì contro la disoccupazione che la stessa persona non potesse ricoprire due cariche pubbliche; molti parchi di caccia reale furono restituiti all'agricoltura; sviluppò l'industria, specie quella tessile, fece costruire, oltre alle strade ed alle ferrovie prime elencate, porti, cantieri mercantili, ponti su fiumi, cimiteri fuori dell'abitato, ospedali, conservatori, orfanotrofi, asili infantili per fanciulli poveri, anche case di ricovero per malati di mente (abolì di fatto l'accattonaggio), case per fanciulle, carceri moderni e istituti per sordo-muti; curò la cultura fondando cattedre, aprì biblioteche, convitti, educandati, orti agrari e scuole gratuite; bonificò le terre delle paludi sipontine e l'isola di S. Stefano di fronte a Gaeta e introdusse nuove coltivazioni nel Regno; fondò istituti per incoraggiare l'intrapresa economica premiando con medaglie i migliori; ad ogni occasione (matrimoni reali, feste particolari, ecc.) elargiva donazioni per poveri e doti di matrimonio per fanciulle bisognose; quando vi erano epidemie di colera andava di persona negli ospedali, e così faceva anche quando vi erano terremoti e disastri naturali, soccorrendo materialmente i derelitti; d'altro canto rafforzò anche l'esercito e la marina militare, che divenne una delle prime in Europa. Molto altro vi sarebbe da dire. Ma appare chiaro come Ferdinando II fu la massima e più completa espressione di quel riformismo politico e sociale, inaugurato dal suo bisnonno Carlo, che caratterizzò sempre la Real Casa di Borbone delle Due Sicilie.
fine
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Re: Da Napoli a Sofia..........

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Dopo aver visto la pagina 12 , con le annotazioni dall'Amico e maestro Mario Merone , arriviamo alle pagine 13-14-15-16 della collezione presentata a Sofia,attendendo il nostro relatore Pietro Pasfil e chiunque voglia commentarle. .Felice sia il bel-vedere e sereno il continuare!gianni
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