Nei francobolli è rappresentata una visione idilliaca della vita della nuova nazione e delle sue prospettive future: i Congolesi possono sperare - sui francobolli - in un domani di progresso e di pace. I buoni ex padroni li hanno preparati a "fare" da soli.
Adesso sanno governare le loro navi senza timonieri europei:
Adesso medici neri possono curare i "loro" pazienti (neri):
L'agricoltura prospera. E' un po' primitiva, ma progredirà ed intanto si mette a dimora una piantina che mi pare di ulivo, bene augurante:
C'è una radio nazionale con speaker neri (la televisione è troppo recente):
Spazio allo svago ed allo sport:
Non solo agricotura, anche artigianato. Ecco due bravi artigiani che non possono che produrre statuine che oggi diremmo "etniche":
Apoteosi della convivenza: una bella bimba belga gioca "alle bambole" con una coetanea:
Un bel bimbo nero interroga il mappamondo in un'aula scolastica:
Un idillio, appunto. Anzi una favola crudele.
La realtà fu, è stata ed è tuttora l'opposto. Il Congo ex belga dal 1° Luglio 1960 non ha conosciuto un giorno di pace. La sua storia è stata e, purtroppo, sèguita ad essere storia di guerre civili, secessioni di territori, colpi di Stato, dittature oppressive, continui interventi militari stranier, europei e no.
Due anni dopo sempre il Belgio concesse l'indipendenza all'ex possedimento tedesco del Ruanda-Urundi che governava su mandato della società delle Nazioni divenuta dal 1945 Organizzazione delle Nazioni Unite.
Questa volta non ci fu nessun francobollo belga a sottolineare la bravura dei colonizzatori nel preparare all'autogoverno i popoli. Viene da dire: per fortuna. Per fortuna, se si pensa che il Ruanda e il Burundi hanno conosciuto uno dei peggiori genocidi della storia recente!
Definirei la serie che ho voluto mostrare un esempio di bugia fatta francobollo, una bugia tragica, quasi oscena.


