
Buona lettura a tutti!

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Appare agghiacciante che nell'odierna Repubblica di Croazia il "Poglavnik" Ante Pavelic continui a riscuotere, in alcun zone ed ambienti, una sinistra popolarità, pur a quasi cinquanta anni dalla sua morte. Ante Pavelic, capo (poglavnik) della Croazia ustascia.
Ciò è in parte spiegabile con gli odi interetnici ed anche politici che tanti orrori hanno prodotto durante le recenti guerre nella ex-Iugoslavia: il processo per i crimini contro l’umanità perpetrati durante i conflitti nei Balcani degli anni Novanta del secolo scorso ha visto imputati anche diversi Croati, oltre al presidente serbo Milosevic e la sua cerchia.
Sul web, poi, non è difficile trovare siti ustascia e più in genere, nazistoidi.
Franjo Tudjman, ex partigiano con Tito, al momento dell’inizio e durante lo svolgimento del conflitto fra Croazia e Serbia si avvalse dell’aiuto di parecchi personaggi quali più e quali meno gravitanti attorno al mondo degli Ustascia, ed ebbe qualcuno di questi anche come ministro; sia per iscritto che verbalmente ebbe un atteggiamento “morbido” nei confronti del fascismo croato, “comprendendone” alcune manifestazioni. A proposito del genocidio ustascia di Serbi, Ebrei ed altri, ebbe a scrivere ne “Gli orrori della Guerra (Bespuća povijesne zbiljnosti)”-1989:
"Il genocidio è un fenomeno naturale, in armonia con la natura mitologicamente divina della società. Il genocidio non è solo permesso, è raccomandato, perfino ordinato dalla parola dell'Onnipotente, tutte le volte che sia utile per la sopravvivenza o il ripristino del dominio della nazione prescelta, oppure per la conservazione o la diffusione della sua unica e giusta fede."
E di genocidio si deve parlare quando si pensa ai campi di sterminio organizzati dagli Ustascia a Jadovno, Stara Gradiska, Jasenovac, dove perirono con metodi che fecero impallidire anche quelli dei Nazisti dai 600.000 agli 800.000 fra Serbi, Ebrei, Zingari ed oppositori in genere.
Nella lotta contro la Serbia l’ex-presidente volle utilizzare tutte le forze anti-serbe, quindi anche gli Ustascia... Francobollo con l’effigie di Pietro II, re di Iugoslavia, sovrastampato il 12 Aprile 1941 (due giorni dopo la proclamazione dello Stato ustascia) con la dicitura "Nezavisna Drzava Hrvatska" (Stato Indipendente Croato).
...non dimentichiamo che tale movimento, anche dopo la fine della II Guerra Mondiale, rimase organizzato ed attivo, soprattutto all’estero, ed ebbe un seguito non trascurabile anche se ovviamente “sommerso” anche nella Croazia federata.
Sotto la presidenza Tudjman si ebbe il tentativo di riabilitare vari esponenti ustascia, e fra questo anche il brigante nero Jure Francetic, comandante della famigerata "Crna Legija" (Legione Nera). In suo onore fu addirittura eretto, a Slunj, un monumento, ora abbattuto. Francobolli in onore di Jure Francetic, comandante della “Crna Legija”, reparto i cui membri più volte si fecero fotografare mentre ostentavano orgogliosamente la testa, spiccata dal busto, di un Serbo o di un altro nemico. Questa Legione Nera si segnalò per una disumana “caccia al Serbo”, soprattutto in Bosnia, e mise a ferro e fuoco decine di villaggi serbi, massacrando chiunque vi trovasse, con particolare predilezione per le persone più deboli e meno atte ad “offendere”. Questi carnefici amavano farsi fotografare accanto ai resti, spesso smembrati, delle loro vittime.
Per chi non ne fosse a conoscenza, le uniformi dei criminali della “Crna Legija” furono realizzate con panno di colore nero per abiti talari. Era infatti nota la simpatia che i Fascisti croati, “Cattolicissimi”, ispirarono a molti membri croati (e non solo) della Chiesa Cattolica. Molti criminali di guerra ustascia portavano tonache o sai francescani, e portavano questi indumenti legittimamente, in quanto preti o frati.
Francobolli in onore dei reparti croati che combatterono a fianco dei Tedeschi sul fronte dell’Est.
Uno dei francobolli del foglietto (quello a destra in basso) raffigura un “legionario” croato inquadrato nelle truppe italiane (Milizia) presenti sul fronte orientale. La serie di tre valori onora i volontari croati delle SS naziste.
In tempi recenti, la decennale guerra nella ex Iugoslavia ci ha fatto assistere ad atrocità impensabili nella fine-Millennio in questa "civilissima" Europa. E i responsabili delle varie "pulizie etniche" appartengono a tutte le varie nazionalità dell'ex Iugoslavia. C'è stata l'orrenda mattanza, ad opera di Serbi, di Srebrenica, ma anche militi Croati, in Croazia, in Bosnia, in Erzegovina, non si sono sottratti all'atroce competizione su chi fosse più disumano, e si sono macchiati di stragi, numericamente meno rilevanti di quella della città martire bosniaca di Srebrenica, ma altrettanto atroci ed a danno di civili di ogni età e sesso, attuate con la stessa lucida determinazione e ferocia. I nomi delle località che hanno visto operare i nuovi Ustascia sono troppo numerosi e noti.
Per spiegare l'odio interetnico scoppiato come durante i circa dieci anni della più recente guerra nella ex Iugoslavia è opportuno risalire proprio agli avvenimenti che videro fra i protagonisti il dottor Pavelic negli anni Trenta e Quaranta del secolo passato, e soprattutto a quelli coincidenti con la Seconda Guerra Mondiale. E' fuor di dubbio che a dare pratico inizio alla pulizia etnica nella Iugoslavia occupata da Tedeschi ed Italiani fu il governo collaborazionista della Croazia degli Ustascia. Perchè la Grande Croazia di Pavelic (Croazia più Bosnia-Erzegovina) fosse solo dei Croati (i Bosniaci furono promossi "Croati onorari), i Serbi presenti nel territorio croato o bosniaco furono o espulsi verso la Serbia "governata" da Milan Nedic, posto dai Tedeschi a "governare", sotto strettissima sorveglianza, la Serbia, o furono obbligati a ripudiare la loro nazionalità attraverso la conversione al Cattolicesimo (come si sa, i Serbi erano, come sono, prevalentemente Ortodossi), o, preferibilmente, massacrati nei loro villaggi dalle bande di Pavelic, come la “Crna Legija” di Francetic, e nei numerosi campi di sterminio presenti nel territorio croato-bosniaco e gestiti, in esclusiva, dagli Ustascia.
Per avere nozione delle atrocità dei Croati di Pavelic è sufficiente fare una ricerca, ad esempio su "Google immagini", inserendo nella finestra i nomi di questi due campi di sterminio: Stara Gradiska e Jasenovac: ci si renderà conto dei livelli di abiezione ai quali alcuni esseri umani sono stati capaci di crollare. Corrispondenza da o per due dei peggiori campi di sterminio organizzati dagli Ustascia: Jasenovac e Stara Gradiska.
E' doveroso ricordare anche che spesso le autorità militari italiane di occupazione in Croazia cercarono di limitare gli "eccessi" (per usare questo termine del tutto inadeguato) degli Ustascia, e che si verificarono attriti ed anche scontri armati, per questo motivo, fra soldati italiani ed Ustascia. Molte persone, (Ebrei, Serbi e di altra nazionalitò o condizione) trovarono rifugio e protezione in alcune zone della Croazia fino a quando queste furono controllate dagli Italiani. Questo è un francobollo interessante per noi Italiani: commemora l'annessione allo Stato ustascia della Dalmazia, fino all'8 Settembre 1943 controllata dall'Italia, ed è probabilmente l'unico francobollo che celebri l'armistizio dell'8 Settembre.
Vedere al riguardo anche l'articoletto apparso sulla "Voce del CIFR" al link http://www.cifr.it/articoli%20su%208%20 ... 01943.html (link non più attivo - LB 30/11/2021)
A maggior precisazione di quanto riportato sul sito del CIFR a proposito del francobollo, non siamo in presenza di una incrinatura sul vetro e neanche di una varietà casuale, bensì di una varietà voluta! Ovvero la S iniziale di Seizinger (Karlo Seinzinger, grande incisore di francobolli) che occupa in ogni foglio da 40 il posto n. 22.
Varietà simile (S nell'insegna dell'osteria) nel foglietto: tavola da stampa con sei foglietti e nel quinto la S.
Anche nel valore da 12,50 kuna emesso dalla NDH il 13 dicembre 1943 in onore dell'astronomo Boskovic troviamo la S di Seizinger. Per la stampa sono state usate due tavole calcografiche da 100 esemplari e con ciascuna sono stati stampati 1.000.000 di francobolli. Nella prima il francobollo in 73a posizione ha la lettera S sul police della mano destra dell'astronomo: ne sarebbero stati stampati quindi 10.000 con la lettera S.
Karl o Karel (era Tedesco ma lavorò moltissimo in Cecoslovacchia negli anni Venti-Trenta del Novecento) Seizinger "si è divertito" a mettere la sua iniziale anche in questo francobollo di Iugoslavia del 1941: Il "segno segreto" compare solo nel sesto francobollo di ogni foglio, che quindi è considerevolmente più raro dei rimanenti: Karl Seizinger incise splendidamente molti francobolli della Cecoslovacchia prebellica.
Le poste della Cecoslovacchia postbellica lo hanno onorato così: [/color][/size]
Dal canto loro, i "Titini", dopo la fine della II Guerra Mondiale, effettuarono rappresaglie su tutti gli Ustascia o presunti tali (e sui collaborazionisti sloveni) sui quali poterono mettere le mani: e massacrarono centinaia di migliaia di Croati e migliaia di Sloveni. E' anche l'epoca delle foibe istriane e dalmate.
Al riguardo, ecco un brano ben esemplificatore tratto da http://www.controstoria.it/dopoconflitto.htm (link non più attivo - LB 30/11/2021)
"Ben peggiore fu la sorte degli ustascia croati e dei domobranci sloveni. La falce della "pulizia politica" li mieté come un campo di grano. I morti non si contarono a decine, ma a centinaia di migliaia. […] croati e sloveni collaborazionisti si erano rifugiati in massa nelle valli austriache fra Bleiburg e Loibach per arrendersi alle truppe britanniche. Questa volta però gli inglesi si mostrarono irremovibili. Secondo gli accordi di Yalta, gli eserciti vinti dovevano trattare direttamente con i rispettivi vincitori e, di conseguenza, ustascia e domobranci dovevano essere consegnati alle autorità della Repubblica federale jugoslava. Quando questa notizia si diffuse, nel campo dei profughi si verificarono scene strazianti. I suicidi si contarono a migliaia, ma per i superstiti non ci fu scampo. Caricati a forza su vagoni piombati, 300.000 ustascia furono consegnati alle truppe di Tito e avviati verso la Jugoslavia. Il massacro ebbe inizio subito dopo che fu varcata la frontiera e le cifre dei morti raggiunsero livelli inimmaginabili. Secondo testimonianze raccolte dallo storico Pier Arrigo Carnier, 75.000 croati furono uccisi nei dintorni di Maribor e sepolti in enormi fosse comuni. Gli abitanti del luogo udirono per giorni interi il sinistro crepitio delle mitraglie. Altri 30.000 ustascia furono fucilati nella foresta di Kocevlje. Altre migliaia di croati, ma anche di serbi, montenegrini e sloveni, morirono di stenti durante la cosiddetta "marcia della morte" verso i campi di lavoro situati ai confini della Grecia e della Romania. (da "L'esodo - La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia", pag.120)"
Ecco che, almeno in parte, con una minima conoscenza degli eventi precedenti (pur lontani anche decenni) riusciamo a dare qualche spiegazione al conflitto balcanico degli scorsi anni Novanta.
Ed impariamo che, se vogliamo difenderci dalla possibilitò che l'orrore ritorni, bisogna conoscere.
A conclusione di questo piccolo lavoro, e a beneficio di tutti quanti, riporto testualmente ed integralmente quanto scriveva il nostro amico ilsergente in un suo intervento del 1 dicembre 2005:
"Ho letto recentemente un libro: L'Arcivescovo del genocidio", di M.A. Revelli, Kaos editore: tratta della discussa figura di Alojzije Stepinac, Arcivescovo di Zagabria, per alcuni patriota croato e sacerdote che cercò, invano, di moderare l'azione genocida degli Ustascia, per altri amico di Ante Pavelic e suo collaboratore e sostenitore, complice, in sostanza. Non mi sogno neanche di dare un parere sulla sua figura, tuttavia egli sicuramente chiuse spesso gli occhi sulle atrocità che venivano commesse in Croazia. Il libro è corredato da una certa quantità di immagini, la maggior parte delle quali si riferisce ad atrocità commesse dagli Ustascia a danno dei loro nemici: mi ero già interessato alla vicenda dello Stato di Pavelic, avevo letto quanto scritto da Curzio Malaparte a proposito di una cesta piena di occhi strappati a Serbi mostratagli da Ante Pavelic, durante un colloquio dello scrittore col Paglovnik, avevo anche letto memorie e diari di mlitari italiani di stanza in Croazia che descrivono, attraverso le azioni dei briganti ustascia, il clima di inferno in terra che regnava in quel Paese durante l'ultima guerra. Eppure non ero preparato a quelle fotografie, sono state per me un vero pugno nello stomaco. Soprattutto mi hanno fatto star male le immagini di cadaveri di bambini di pochi anni fatti a pezzi, fotografie scattate dai loro macellai e da questi conservate come trofeo. Ed ho riflettuto che scene simili a quelle delle foto di sessant'anni fa si sono ripetute negli stessi territori dieci anni fa. Nel Luglio del 1995 si è verificato il massacro di Srebrenica.
Ho voluto mostrare le le foto del libro ai miei due figli, che manifestano un giusto orrore quando vedono i filmati diffusi da Al Jazira con le esecuzioni di ostaggi: ebbene, pur avendo un'idea di tragedie come l'olocausto ebraico, non sapevano nulla dei crimini degli Ustascia se non quello che avevano sentito in famiglia, nessuno, fuori di casa, gliene ne aveva parlato. Se c'è la tenue speranza che l'orrore, la notte di ogni sentimento di umantà non si ripeta, essa consiste nel CONOSCERE, CONOSCERE, CONOSCERE. Anche i francobolli e la storia postale sono uno stimolo a conoscere."

Luca
P.S.
Dal vecchio Forum di F&F.
Contributi di Giuseppe Ghetti, Fabio V., Gianluigi Azzalini, Luca Boldrini.
Revised by Lucky Boldrini - February 2009
Revised by Lucky Boldrini - May 2010