Filatelia semiotica

Forum di discussione generale sulla filatelia.
(Se non individuate una sezione più indicata inserite qui i vostri interventi)
Rispondi
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

fildoc ha scritto: 3 settembre 2020, 8:17 Trovo gli ultimi argomenti interessantissimi: trattati con spirito d'osservazione e un atteggiamento colto e pieno di razionalita'!
Ma anche con alcuni refusi ortografici ed errori di battitura che noto sempre in ritardo, quando rileggo ciò che ho scritto per adattarlo alle pagine didascaliche del mio album.
Anche se non richiesto mi scuso (e quindi mi accuso) :lol:
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte quinta: Prove tecniche repubblicane

Messaggio da TazDevil »

Il 7 dicembre del 1946 viene emesso il primo valore da 20 Lire della serie repubblicana dei francobolli per pacchi postali (Figura 1). Il francobollo riprende la composizione tipografica della precedente serie emessa, sempre nel 1946, durante la luogotenenza e il brevissimo regno di Umberto II, poco prima del referendum che decretò la fine della monarchia e l’esilio dei Savoia. Dunque, mentre con i francobolli ordinari si celebrava l’avvento della repubblica con una gradevolissima emissione sulle repubbliche marinare, ecco che riappare la stella splendente a cinque punte, sia pure nella frugalità di un francobollo di servizio, il primo di una lunga serie, emessa tra il 1946 e il 1954, che diede la luce anche al pregiato “cavallino” da 1000 lire.
Questa prematura apparizione nel francobollo per pacchi postali nel dicembre del 1946 testimonia in maniera evidente che l’idea di proporre la stella a cinque punte come simbolo dell’Italia repubblicana era già stata presa. Infatti, il bando del primo concorso per la selezione dei bozzetti, pubblicato un mese prima dell'emissione filatelica
il 5 novembre del 1946, recava già l’indicazione di introdurre la stella d’Italia tra i simboli del nuovo stemma repubblicano. Appare dunque plausibile che la commissione artistica delle Poste si sia attenuta a tali indicazioni, piuttosto che agire in autonomia decisionale su un tale delicato argomento, che avrebbe potuto suscitare eventuali accuse politiche di nostalgico riferimento alla deposta monarchia. Quindi, nonostante il fatto che questo simbolo campeggiò sullo stemma del Regno d’Italia e che venne usato nell’emissione filatelica che celebrava la marcia su Roma, la stella a cinque punte non solo superò indenne la cancellazione sistematica dei simboli monarchici e ancor più di quelli fascisti, ma divenne addirittura il simbolo ufficiale della Repubblica Italiana, con il decreto legislativo N. 535 del 5 maggio 1948. Tuttavia, occorre aspettare l’emissione di servizio destinata al trasporto pacchi in concessione per vedere la prima apparizione dello stemma repubblicano nella sua veste grafica ufficiale (Figura 2).
Da un punto di vista semiotico, anche nel caso dello stemma repubblicano fioriscono teorie “complottiste” che vedono nella stella a cinque punte una influenza della massoneria nella decisione intrapresa dall’Assemblea Costituente, ipotesi che sarebbe dimostrata anche dal fatto che il suo disegnatore, Paolo Paschetto, era un massone di religione valdese. Indipendentemente da ogni diatriba pro o contro tale ipotesi, è mia personale opinione che si tratti di una normale sovrapposizione di significati simbolici che rimandano a concetti stratificati nel corso dei millenni e che pertanto si prestano a molteplici interpretazioni. Infatti, al di là di ogni congettura, resta innegabile che la stella a cinque punte sia stata adottata come simbolo territoriale della nostra Penisola in epoche in cui il pensiero massonico non era nemmeno lontanamente concepibile.
Esistono tuttavia dei precedenti filatelici durante il Regno d'Italia nei quali furono deliberatamente introdotti, più o meno esplicitamente, richiami alla dottrina massonica, che potete rileggere in due miei post precedenti di cui vi allego i link:
viewtopic.php?p=602046#p602046

viewtopic.php?p=602469#p602469

Ciao:
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte sesta: Una gestazione frettolosa e un parto prematuro

Messaggio da TazDevil »

La prima comparsa di una stella a cinque punte nei francobolli commemorativi repubblicani si manifesta molto timidamente all’interno della vignetta dei due valori celebrativi del IV anniversario del Patto Atlantico al quale l’Italia aderì fin dalla sua fondazione avvenuta il 4 Aprile del 1949, con la ratifica di un trattato inizialmente sottoscritto da dieci stati europei (Belgio, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito) e da due stati nordamericani (USA e Canada).
La curiosità di questa emissione del 6 agosto 1953, non consiste tanto nella discreta comparsa di una stellina bianca (Figura 1), di cui parlerò brevemente in seguito, quanto nella ricorrenza che celebra il quarto anniversario dall’evento, fatto che all’epoca era abbastanza inconsueto.
Siccome in una emissione filatelica nulla o quasi è affidato al caso, il primo punto da chiarire su questa emissione è la motivazione che spinse a celebrare un quarto anniversario, quando sarebbe stato più corretto attendere almeno un anno per celebrare un più consueto quinto anniversario.
Un primo elemento significativo è rappresentato dal fatto che un anno prima, il 4 Aprile del 1952, gli Stati Uniti emisero un francobollo dedicato proprio alla NATO(Figura 2). È plausibile che tale fatto abbia indotto il nostro governo ad affrettarsi a celebrare l’evento che, data la particolare situazione geo-politica dell’Italia nel dopoguerra, aveva tutto l’interesse a manifestare il proprio convinto entusiasmo nell’adesione al Patto Atlantico. Probabilmente questo fu il motivo principale da cui scaturì l’iniziativa, che tuttavia presenta un ulteriore clamoroso elemento che emerge analizzando il testo del Decreto del Presidente della Repubblica N.4455 del 1° Dicembre 1952 (Figura 3), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 11 Febbraio 1953, nel quale si leggono le seguenti sconcertanti dichiarazioni:
… Riconosciuta l'opportunità di emettere un francobollo celebrativo del V anniversario della firma del Patto Atlantico ricorrente il 4 aprile 1953;
… Sentito il Consiglio di amministrazione delle poste e delle telecomunicazioni;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del Ministro Segretario di Stato per le poste e le telecomunicazioni;
Decreta:
Art. 1. È autorizzata l'emissione di un francobollo celebrativo del V anniversario della firma del Patto Atlantico.

Capito bene? Con tutto quel giro di consultazioni, proposte e pareri autorevoli, il decreto parla della celebrazione del quinto anniversario, sbagliando il conto di un anno e il tutto con la firma dell’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e il visto del Guardasigilli Adone Zoli! È abbastanza sconcertante constatare che tutti quei controllori abbiano commesso il più elementare degli errori che si possa compiere nel calcolo di una ricorrenza, contando l’anno dell’evento come primo anno compiuto. Fortunatamente qualcuno dovette accorgersi in tempo dell’errore, così che la didascalia dei due francobolli reca la ricorrenza esatta del “IV Anniversario del Patto Atlantico”.
Sulla base di questi fatti, ritengo che l’emissione di questi francobolli in quella precisa data, sia stata favorita da circostanze di opportunità politica che spinsero il governo ad allinearsi frettolosamente al francobollo USA e da un tragico errore nel conteggio della ricorrenza, probabilmente anche lui generato dalla fretta. Nessuno potrà mai dirci se in assenza di quel clamoroso errore di calcolo, i francobolli sarebbero stati emessi un anno dopo, resta il fatto che, una volta rilevato l'errore, furono comunque emessi nel quarto anniversario.
Da un punto di vista comunicativo, il francobollo fornisce una raffigurazione allegorica del Patto Atlantico, rappresentata da un arcobaleno, simbolo di quiete della pace dopo la tempesta della guerra, che unisce come un ponte l’Europa e l’America. La stella che si trova nel punto più alto dell’arcobaleno non rappresenta il nostro simbolo repubblicano, bensì è un simbolo militare che enfatizza il modello di cooperazione tra diversi eserciti in quanto adottato sia dalle forze armate statunitensi che da quelle italiane.
La stella militare è il complemento grafico del motto “PACE – FORZA – LIBERTÀ”, riportato anche nel francobollo USA, che riassume lo scopo primario dell’alleanza che garantisce, nel caso di aggressione militare ad uno stato della coalizione, l’immediato intervento armato da parte di tutti gli altri stati alleati.
È interessante osservare come quelle tre parole riassumano tutta la strategia militare occidentale della “guerra fredda”, dove gli USA e i suoi alleati vedevano nella FORZA militare il deterrente principale che avrebbe dissuaso eventuali mire espansionistiche da parte del blocco sovietico. In base a tale principio, la corsa ad armamenti sempre più sofisticati e potenti avrebbe garantito la PACE e la LIBERTÀ delle democrazie occidentali.
Come ho avuto già modo di affermare in un post precedente, questo è l’unico esempio da me rilevato, dove la stella a cinque punte simboleggia plausibilmente le Forze Armate
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte settima: Coincidenze imbarazzanti

Messaggio da TazDevil »

In occasione del decimo anniversario della Repubblica, il 2 giugno del 1956 viene emessa una serie celebrativa di quattro valori a soggetto unico dove fa bella mostra di sé lo stemma ufficiale repubblicano con la stella inscritta in una ruota dentata, contornata da un ramo di ulivo e uno di quercia.
La vignetta esplicita l’art.1 della nostra costituzione “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, dove al simbolo della ruota dentata corrispondono immagini che richiamano il lavoro e lo sviluppo economico, rappresentati dalle antenne radiotelevisive (simbolo dello sviluppo delle comunicazioni) dal trattore (simbolo dello sviluppo agricolo), dalle fabbriche (simbolo dello sviluppo industriale) e dalla gru (simbolo dello sviluppo edilizio). Praticamente una dimostrazione pittorica di come l’Italia avesse messo a frutto gli aiuti economici del “piano Marshall”.
Diciamo subito che, da un punto di vista artistico, si sarebbe potuto fare di meglio, magari affidando il compito di celebrare una ricorrenza così importante ad un artista di chiara fama, come astutamente fece Mussolini affidando a Giacomo Balla l’arduo compito di celebrare il primo anno dell’era fascista. Giacomo Balla! Il richiamo non è casuale perché il tema sviluppato nei francobolli repubblicani è praticamente identico a quello del francobollo da 5 lire del 1923 (analizzato in un post precedente). Certo nel disegno di Luigi Gasbarra i simboli della modernità sono rappresentati dalle antenne radiotelevisive e dal trattore anziché dagli aerei in volo ma, da un punto di vista comunicativo, le due emissioni risultano assai simili anche nella disposizione spaziale delle figure, con l’immancabile stellone nazionale che campeggia su tutta la scena (Figura 1).
Non credo che all’epoca dell’emissione repubblicana qualcuno si sia accorto di questa analogia, perché una tale constatazione non sarebbe stata ritenuta accettabile in quanto accomunava, in maniera decisamente imbarazzante, la celebrazione della Repubblica alla celebrazione della marcia su Roma!
Osservate quante cose saltano fuori attraverso un approccio semiotico che ci consente di fare analisi comparative di simboli apparsi in periodi e contesti storici e sociopolitici anche molto distanti tra loro.
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Avatar utente
remo
Messaggi: 2837
Iscritto il: 21 giugno 2011, 19:00
Località: Roma

Re: Filatelia semiotica

Messaggio da remo »

Complimenti Fabrizio. Analisi sempre attente ed interessanti.
:clap:
Remo Ciao:
remo Sostenitore del Forum dal 2011

Il Lonfo non vaterca nè gluisce
e molto raramente barigatta....(Fosco Maraini)
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte ottava: L’enigma delle due stelline

Messaggio da TazDevil »

DomenicoSavio.jpg
Il 14 dicembre 1957 viene emesso un francobollo da 15 lire per commemorare il centenario della morte di San Domenico Savio (Fig.1) nel quale, oltre all’immagine pittorica abbastanza chiara ed immediata, sono raffigurate due piccole stelle a cinque punte, poste ai due margini superiori della vignetta, alle quali tuttavia non corrisponde una altrettanto chiara ed immediata interpretazione sul loro significato simbolico.
Poiché nulla viene indicato nel bollettino illustrativo emesso dalle Poste Italiane, la loro interpretazione richiede una serie di approfondimenti che consentano di contestualizzarle all’interno del messaggio comunicativo del francobollo.
Parto dall’analisi degli elementi di più chiara interpretazione per definire un costrutto logico plausibile.
All’interno della rappresentazione pittorica, compare la scritta “LABORARE EST ORARE” (Fig.2) che richiama la regola dei Frati Benedettini “ora et labora” ma che in realtà rimanda ad una massima riproposta da San Giovanni Bosco per riassumere i principi ispiratori delle attività che si svolgevano all’interno del suo oratorio, dedicate all’assistenza e al reinserimento sociale dei giovani emarginati della città di Torino.
La citazione di Don Bosco colloca questo personaggio all’interno della narrazione esplicitata dal francobollo, che infatti ebbe un ruolo fondamentale nella breve vita di San Domenico Savio, sia come suo padre spirituale, sia come autore di una biografia a lui dedicata, utilizzata anche come punto di riferimento nel processo di beatificazione.
La raffigurazione pittorica (Fig.3) non è altro che una rappresentazione della massima di Don Bosco “laborare est orare”, nella quale appare l’immagine di San. Domenico Savio che si eleva in atteggiamento mistico di preghiera tra un gruppo gioioso di giovani, di cui due intenti ad attività rispettivamente di studio (figura di sinistra che legge un libro) e di lavoro manuale (figura di destra che mostra al suo fianco un martello e una tenaglia).
Analogamente, i simboli incolonnati nel lato sinistro della vignetta rimandano ad opere manuali mentre i simboli incolonnati nel lato destro rappresentano opere concettuali (Fig.4). E precisamente:
Spiga di grano = Lavoro contadino; Ruota dentata = Lavoro operaio; Vaso in ceramica = Lavoro artigiano.
Ramoscello di ulivo = Studio della dottrina cristiana e/o preghiera; Libro e penna = Studio delle lettere; Cetra = Studio delle arti.
Gli elementi utili a fornire una interpretazione plausibile delle due stelle a cinque punte che sormontano ciascuna delle due colonne di simboli (Fig.4), si evincono dalla biografia di Domenico Savio, scritta proprio dal suo mentore e padre spirituale Don Bosco. Nella biografia si legge infatti, che il giovane era particolarmente devoto a Maria Vergine, tanto da fondare una piccola congregazione di giovani dell’oratorio, chiamata appunto la “Compagnia dell’Immacolata”, che prese questo nome in onore del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, proclamato nel 1854 da Papa Pio IX.
Per tutto quanto detto, è molto plausibile che le due piccole stelle a cinque punte simboleggino la ”stella mariana”, che rimanda ancora una volta alla massima “LABORARE EST ORARE”, opere e preghiere che San Domenico Savio dedicava proprio alla Vergine Maria.
Sebbene la stella a cinque punte non sia propriamente un simbolo mariano, per quanto spiegato in un precedente post (che potete rileggere a questo link: viewtopic.php?p=717074#p717074), ritengo che l’autore del bozzetto si sia limitato a rappresentare una stella nella forma più consueta per tutti, anche in considerazione del fatto che una stella luminosa a otto punte, disegnata all’interno di un’immagine miniaturizzata, sarebbe apparsa come un indistinguibile puntino bianco.
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

Re: Filatelia semioticaLo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte nona: L’emblema eclissato

Messaggio da TazDevil »

Fin dalla sua nascita l’emblema repubblicano con lo stellone a cinque punte non entusiasmò nessuno, anzi, la sua approvazione da parte dell’Assemblea costituente, non avvenne senza critiche sulla sua adeguatezza artistica, al punto che fu ampiamente dibattuta la proposta di rinviarne l’approvazione. Fu solo grazie alla risolutezza del presidente dell’assemblea, Pietro Terracini, che il simbolo venne messo ai voti ed approvato a maggioranza. I motivi che spinsero i costituenti ad approvare l’emblema repubblicano furono dettati dalla necessità di eliminare i vecchi simboli della monarchia e del fascismo che persistevano nella modulistica e nei timbri di stato, anche se nessuno dei favorevoli si dichiarò soddisfatto da un punto di vista estetico.
Per tali motivi l’emblema repubblicano venne rappresentato con estrema parsimonia anche nelle emissioni filateliche, che privilegiarono di gran lunga l’immagine allegorica dell’Italia Turrita come espressione dell'unità nazionale. Una testimonianza visivamente tangibile di questa “discriminazione” è testimoniata nell’emissione ordinaria degli alti valori del 1978 dove, all’immagine stilizzata dell’Italia turrita corrisponde un emblema repubblicano scientemente occultato dal valore facciale in lettere (Fig.1). Ma il culmine dell’avversione politica per questo emblema, che animò ben due tentativi di modificarlo, avvenne a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90.
Il primo tentativo fu promosso da Bettino Craxi nel 1987 che indisse addirittura un concorso internazionale per la selezione dei bozzetti, che si risolse tuttavia in un nulla di fatto. Craxi si spinse ben oltre il tentativo di revisione dell’emblema repubblicano, promuovendo il superamento della Festa della Repubblica, così come testimoniato anche dall’emissione filatelica del 1986 dedicata alla “giornata dei martiri e dei caduti per l’indipendenza nazionale” (Fig.2) che prese il posto della celebrazione filatelica per il quarantesimo anniversario della nascita della Repubblica Italiana. Anche questa iniziativa non andò a buon fine perché venne “cortesemente” stralciata dal testo della legge 336 del 20 novembre 2000 (governo Amato), con il quale si ripristinava la festività nazionale del 2 giugno come “Festa della Repubblica” dopo la sua soppressione avvenuta nel 1977.
Il secondo tentativo fu operato nel 1990 da Francesco Cossiga che, pur non promuovendo iniziative per una modifica dell’emblema repubblicano, arrivò a depennarlo dallo stendardo presidenziale (Fig.3), dichiarando: “non significa assolutamente niente, è in realtà il simbolo del socialismo reale”.
Questa affermazione, pronunciata con l’autorevolezza conferitagli dalla carica di Presidente della Repubblica, introduce un nuovo elemento di ambiguità interpretativa che si sovrappone alle interpretazioni in chiave massonica e… naturalmente non può finire qui. Ciao: Ciao:
P.S.
Per approfondimenti sul dibattito parlamentare che precedette l’approvazione dell’emblema repubblicano da parte dell’Assemblea Costituente, consultare le trascrizioni degli interventi riportati a questo link:
https://www.camera.it/_dati/Costituente ... sed374.pdf
sed374.pdf
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Avatar utente
debene
Messaggi: 4593
Iscritto il: 13 novembre 2011, 16:19
Località: Bari - Italy
Contatta:

Re: Filatelia semiotica

Messaggio da debene »

Che dirti Fabrizio,
mi piace molto leggerti e trovo "originale" l'approccio che hai verso lo studio filatelico.

Il mio augurio è che a compimento di un percorso i tuoi scritti possano esser strutturati
in un testo organico.

un abbraccio
sergio
Sergio De Benedictis
STAFF
Socio C.I.F.T. - A.I.C.A.M - A.N.C.A.I. - U.S.F.I. - I.S.S.P.

Quando la Filatelia è culturaLink al mio sito : Esculapio Filatelico

Visita la mia rubrica sul Postalista :Il bastone di Asclepio

Guarda le mie vendite su Delcampe: nickname "debene".

I miei interessi :
Tematica medica; Antichi Stati; Storia Postale di Bari; Precancel U.S.A., Affrancature Meccaniche; Letteratura Filatelica; Erinnofili;Collezione A.S.F.E.
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

debene ha scritto: 16 ottobre 2020, 6:59 Che dirti Fabrizio,
mi piace molto leggerti e trovo "originale" l'approccio che hai verso lo studio filatelico.

Il mio augurio è che a compimento di un percorso i tuoi scritti possano esser strutturati
in un testo organico.

un abbraccio
sergio
Caro Sergio,
le tue parole mi fanno davvero piacere perché sono un incoraggiamento a condividere quello che io continuo a definire un divertimento personale senza troppe pretese di sistematicità, anche se nel corso degli anni ho imparato ad approfondire le mie indagini da un punto di vista storico, cosa che ha ingigantito lo sforzo ma che allo stesso tempo ha moltiplicato il divertimento. Avevo già in mente di raggruppare i miei post secondo un criterio logico che rendesse il discorso meno ondivago e più organico, per farne un unico documento (riveduto e corretto) da condividere con gli amici del forum che fossero interessati. Purtroppo questo lavoro richiede molto tempo di cui attualmente non dispongo ma sicuramente lo farò prima o poi.
:abb:
Fabrizio
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia – Parte decima: Così è se vi pare

Messaggio da TazDevil »

Nel 1990, durante l’ultimo biennio del suo mandato, il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga eliminò l’emblema repubblicano dalle insegne presidenziali, manifestando il suo dissenso verso un simbolo che, a suo dire, rappresentava il “socialismo reale”. Usando questo termine, coniato dal capo del Cremlino Breznev, l’allora Presidente Cossiga volle fare un esplicito riferimento al comunismo dell’Unione Sovietica, introducendo una ulteriore interpretazione postuma, che si aggiunge a quelle che vedono nell’emblema anche un riferimento alla massoneria.
Prima di esporre le analisi di riscontro sulla plausibilità di tale affermazione, è importante precisare che nei resoconti del dibattito parlamentare che precedette l’approvazione dell’emblema non si rilevano obiezioni di carattere ideologico/politico, in quanto il dibattito fu incentrato su argomentazioni di carattere puramente estetico/artistico.
Per cercare un riscontro logico sulle affermazioni del Presidente Cossiga ho creato una specie di grafo orientato (non pesato) che include ogni possibile relazione tra personaggi storici ed elementi simbolici che in qualche modo sono riconducibili ai simboli raffigurati nell’emblema repubblicano, ossia i rami incrociati di ulivo e quercia, la stella a cinque punte e la ruota dentata (Fig.1).
Iniziando dai rami di ulivo e di quercia, appare evidente una relazione con la bandiera della Repubblica Romana del 1849 all’interno della quale erano appunto raffigurati un ramo di ulivo ed un ramo di quercia, espressione simbolica del motto mazziniano “Dio e Popolo”. Nella traslazione sull’emblema della Repubblica Italiana il significato del ramo di ulivo viene cambiato in simbolo della pace, mentre il ramo di quercia mantiene il suo riferimento originario al popolo. La relazione con questa bandiera, che reca con sé un riferimento al risorgimento e alla repubblica, è coerente con la visione dei padri costituenti indipendentemente dalla loro appartenenza politica, così come è coerente con lo spirito costituente anche la relazione, non priva di discordanza di vedute, tra Giuseppe Mazzini, triumviro della Repubblica Romana e Giuseppe Garibaldi, che partecipò attivamente alla difesa militare del Gianicolo, episodio richiamato anche nel francobollo commemorativo emesso nel 1949 dove è raffigurata la villa del Vascello, divenuta simbolo di questa strenue difesa (Fig.2).
Ma è proprio da Garibaldi, repubblicano di ideali ma fedele alla monarchia sabauda, che si originano una serie di relazioni incrociate che associano questa figura “eroica” ad interpretazioni sovrapponibili, talvolta in apparente contrasto tra loro. Ad esempio, è evidente che Garibaldi fu celebrato come simbolo del risorgimento e artefice dell’unificazione durante tutto il Regno d’Italia, compreso il ventennio fascista. D’altro canto, la fama di Garibaldi come “rivoluzionario” difensore del popolo ed il suo avvicinamento all’Internazionale Socialista di Marx, ne fece un’icona della “Brigata Partigiana Garibaldi”, l’organizzazione combattente del Partito Comunista Italiano che ebbe un ruolo determinante nella guerra partigiana di liberazione. Ed è proprio da questo nesso logico che probabilmente derivano le dichiarazioni del Presidente Cossiga, che cercherò di spiegare con l’aiuto delle immagini e delle frecce che definiscono la consequenzialità delle correlazioni e le sovrapposizioni dei significati simbolici.
Inizio dalla bandiera della Brigata Partigiana Garibaldi, costituita dal tricolore con al centro una stella rossa dai contorni gialli che non è un riferimento alla stella d’Italia, bensì alla stella della bandiera dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche posta alla sommità della falce e martello. La stella dell’Unione Sovietica a sua volta deriva dal pentalfa ricavato dall’unione dei vertici dell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, che venne adottato da Marx ed Engels per rappresentare il riscatto dell’uomo alienato dal sistema capitalistico che riconquista la propria identità sociale attraverso la lotta di classe (cfr. “Manoscritti economico-filosofici” del 1844).
Questa sovrapposizione di significati è all’origine dell’ambiguità simbolica della stella a cinque punte associata all’icona di Garibaldi. Infatti, questa immagine, peraltro già adottata in molte illustrazioni patriottiche durante il cinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia, divenne anche il simbolo politico del “Fronte Democratico Popolare per la libertà, la pace e il lavoro”, la coalizione dei partiti socialisti e comunisti che si presentarono alle elezioni politiche del 1948. In quest’ultimo simbolo, di matrice chiaramente ideologica, la stella verde in campo bianco con il berretto rosso di Garibaldi, rimandavano al tricolore nazionale ma anche alla bandiera della Brigata Partigiana Garibaldi. La stessa effigie di Garibaldi assumeva il doppio significato di icona del risorgimento e di rivoluzionario difensore dei diritti del popolo e vicino all’ideale marxista. Infine, anche la stella a cinque punte assumeva una connotazione ambigua che rimandava sia alla stella d’Italia che alla stella della Brigata Garibaldi di ispirazione sovietica.
A loro volta le parole “popolare”, “lavoro” e “pace”, che comparivano nel nome esteso della coalizione socialista e comunista del Fronte Popolare, rimandavano ai simboli del ramo di ulivo (pace), del ramo di quercia (popolo) e della ruota dentata (lavoro) presenti nell’emblema nazionale.
Fu probabilmente la sovrapposizione di tutti questi significati che indusse Cossiga ad assimilare l’emblema repubblicano al socialismo reale, affermazione che, sebbene suffragata dalle precedenti congetture, non è supportata da elementi storici che facciano supporre una intenzionalità da parte di quanti parteciparono alla selezione del bozzetto e da parte dei deputati dell’Assemblea costituente che lo approvarono. Viceversa, non è possibile escludere che fu proprio il simbolo del Fronte Democratico Popolare, essendo stato creato successivamente, che trasse ispirazione dall’emblema nazionale, caricandolo di tutti quei riferimenti riconducibili al “socialismo reale” denunciati da Cossiga.
Indipendentemente dalla fondatezza di quanto esposto, resta il fatto che l’emblema repubblicano, per motivi estetici o per motivi politici, fu relegato alla mera funzione di “sigillo di Stato”, divenuto familiare agli Italiani per la sua presenza negli atti della Pubblica Amministrazione e nelle marche dei monopoli, piuttosto che come simbolo rappresentativo dei valori della nostra Costituzione. Tuttavia, in tempi più recenti, anche l’emblema repubblicano beneficiò del superamento delle forti contrapposizioni ideologiche che attraversarono tutto il XX secolo. Infatti, dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica e la svolta politica del PCI, l’Italia intraprese un lento processo di accettazione e valorizzazione dei simboli identitari nazionali, iniziato dal Presidente della Repubblica Ciampi e protrattosi fino ai giorni nostri.
Come spesso accade, anche nei francobolli si possono rilevare le tracce di questo processo, ad esempio negli alti valori in euro emessi a partire dal 2002 (Fig.3), dove l’emblema repubblicano viene “liberato” dal mascheramento grafico delle emissioni precedenti.
Una testimonianza palese del compimento di questo cambiamento culturale, si riscontra nel francobollo emesso nel 2016 per celebrare 70° anniversario della Repubblica (Fig.4), dove l’emblema repubblicano compare insieme all’immagine della Pattuglia Acrobatica Nazionale che sorvola il Vittoriano, dipingendo nel cielo il tricolore. Una coreografia che associa la Festa della Repubblica all’unità d’Italia ed alla parata dei Fori Imperiali di Roma, durante la quale sfilano i corpi delle Forze Armate, le rappresentanze dei partigiani, i corpi ausiliari della protezione civile e i volontari della Croce Rossa, a testimoniare il raggiungimento di una certa maturità della nostra ormai “meno giovane” Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Ciao:

Rev LB Nov 2021
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Avatar utente
francesco luraschi
Messaggi: 2671
Iscritto il: 14 luglio 2007, 18:08
Località: Como

Re: Filatelia semiotica

Messaggio da francesco luraschi »

Mi sembra interessante l'articolo di Massimo Leone che si è interessato di semiotica applicata all'esame dei francobolli e si sofferma su quelli di San Marino. Si scrive anche delle cartoline turistiche affrancate con numerosi francobolli di piccolo taglio.

https://www.academia.edu/93983035/Front ... affrancate

Ciao: Francesco
I nostri articoli:

https://www.academia.edu/10877153/_News ... _1850-1866_

Cliccare su authors per leggerli tutti facendo scorrere la pagina verso il basso oppure iscriversi al sito http://www.academia.edu per scaricare il PDF.

Ciao: Francesco
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

francesco luraschi ha scritto: 30 dicembre 2022, 13:46 Mi sembra interessante l'articolo di Massimo Leone che si è interessato di semiotica applicata all'esame dei francobolli e si sofferma su quelli di San Marino. Si scrive anche delle cartoline turistiche affrancate con numerosi francobolli di piccolo taglio.

https://www.academia.edu/93983035/Front ... affrancate

Ciao: Francesco
Innanzi tutto ti ringrazio per aver "riesumato" questo 3d ma soprattutto ti ringrazio per averci dato la possibilità di leggere un articolo molto interessante che introduce un concetto assolutamente nuovo per il mondo della semiotica filatelica. Infatti, indipendentemente dall'argomento trattato in maniera circoscritta a San Marino, viene fornito lo spunto per un campo di analisi che va oltre la comunicazione unidirezionale che vede lo Stato come unica fonte emittente ed il Cittadino come soggetto passivo destinatario di questa comunicazione. In questo nuovo campo di analisi il Cittadino diviene soggetto attivo che si pone come fonte emittente di un proprio messaggio, esplicitato attraverso la scelta dei francobolli, degli accostamenti di colore, della disposizione spaziale dell'affrancatura, tutti elementi che concorrono in maniera olistica a definire una comunicazione soggettiva che può rivelarci molte cose sul costume, sulle convenzioni e sui gusti di un'epoca.
Da diverso tempo ho iniziato a considerare le affrancature così dette "filateliche" come possibili oggetti di interesse in un'epoca (ahimè) prossima ventura, nella quale le generazioni che non hanno conosciuto la posta non saranno in grado di apprezzare collezioni di storia postale fondate esclusivamente e rigorosamente sullo studio delle tariffe postali. Ora, grazie a questo articolo, ho tratto l'ispirazione per avventurarmi in questo campo esteso che, al momento, mi sembra di dimensioni oceaniche che dovrò circoscrivere... ancora non so come.
Ciao:
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Avatar utente
TazDevil
Messaggi: 367
Iscritto il: 5 gennaio 2012, 14:14

ChatGPT va in tilt sulle Croci di Malta

Messaggio da TazDevil »

Ho giocato un poco con ChatGPT e i risultati sono abbastanza esilaranti, per non dire tragicomici.
Vi trascrivo la chat tra me (user) e l'algoritmo ChatGPT

User
perché la corona britannica è sormontata da una croce di Malta?


ChatGPT
La croce di Malta, o croce di San Giovanni, è un elemento distintivo presente sulla corona britannica e su molte altre corone reali e regali. Questo simbolo ha una storia ricca e diversi significati associati:
Croce di Malta come simbolo di Ordini Cavallereschi: La croce di Malta è tradizionalmente associata agli ordini cavallereschi, tra cui l'Ordine di Malta e l'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Questi ordini avevano un forte legame con la Chiesa e il cristianesimo e venivano spesso patronati da sovrani e membri della nobiltà.
Simbolo di fedeltà religiosa: La croce di Malta rappresenta la fedeltà e il servizio alla fede cristiana e alla Chiesa cattolica. Molte delle corone reali che presentano questo simbolo furono create in un'epoca in cui la religione cristiana era una parte centrale della vita e del governo.
Storia delle croci di Malta nelle corone britanniche: La corona britannica è stata oggetto di diverse modifiche e aggiunte nel corso della storia. La croce di Malta potrebbe essere stata aggiunta a un certo punto come parte di una modifica o di un'aggiunta alla corona, oppure potrebbe essere stata inclusa per rappresentare la connessione religiosa dei sovrani britannici.
Rappresentazione di legami storici: La presenza della croce di Malta potrebbe anche essere stata influenzata da legami storici con ordini cavallereschi o territori legati all'Ordine di Malta, come Malta stessa, che fu una colonia britannica fino al 1964.
Va notato che la corona britannica è stata oggetto di molte modifiche e restauri nel corso dei secoli, e ogni sovrano ha avuto la possibilità di apportare le proprie modifiche o personalizzazioni. Pertanto, la presenza della croce di Malta potrebbe variare leggermente tra le diverse corone britanniche. In generale, comunque, questa croce rappresenta la connessione storica e religiosa della monarchia britannica.


User
Approfondisci la storia della croce di malta sulla corona imperiale della Regina Vittoria


ChatGPT
La corona imperiale della regina Vittoria, conosciuta come la "Corona imperiale dell'Imperatrice Federica di Germania", è una delle corone imperiali britanniche ed è stata indossata da Vittoria durante la sua incoronazione come regina dell'Impero britannico nel 1876. Questa corona è una delle più famose e iconiche della storia britannica, e la croce di Malta presente sulla corona ha una storia interessante.
La croce di Malta sulla corona imperiale di Vittoria rappresenta l'Ordine di Malta, un ordine cavalleresco cattolico che ha una lunga e venerabile storia. L'Ordine di Malta era noto anche come l'Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme ed era originariamente un ordine religioso e militare fondato nel XI secolo per fornire assistenza ai pellegrini cristiani in Terra Santa. Con il passare del tempo, l'ordine divenne sempre più importante e influente, estendendo le sue attività in tutto il mondo.
Nel corso dei secoli, l'Ordine di Malta ha intrattenuto rapporti con diverse monarchie europee, compresa quella britannica. La corona imperiale di Vittoria, quindi, includeva la croce di Malta come un omaggio a questa lunga tradizione e ai legami storici tra la monarchia britannica e l'Ordine di Malta.
La presenza della croce di Malta sulla corona di Vittoria era anche un segno del suo ruolo come imperatrice dell'Impero britannico, che all'epoca comprendeva diverse colonie e territori in tutto il mondo. Questo simbolo rappresentava la connessione tra la corona britannica e le attività imperiali dell'epoca.
È importante sottolineare che la corona imperiale di Vittoria fu realizzata appositamente per l'incoronazione del 1876, e i dettagli del suo design furono attentamente considerati per rappresentare la grandezza dell'Impero britannico. La croce di Malta era quindi uno degli elementi iconici incorporati in questa corona per simboleggiare il prestigio e la storia dell'Impero britannico.


User
la corona imperiale di Vittoria fu realizzata appositamente per l'incoronazione del 1876?


ChatGPT
Mi scuso per l'errore nella mia risposta precedente. La corona imperiale della regina Vittoria, conosciuta come la "Corona imperiale dell'Imperatrice Federica di Germania", non fu realizzata appositamente per l'incoronazione del 1876. Ho fornito informazioni erronee in merito a questo punto.
La corona di Vittoria fu realizzata nel 1840 per l'incoronazione della regina Vittoria come regina del Regno Unito. La confusione potrebbe essere derivata dal fatto che la regina Vittoria fu proclamata imperatrice d'India nel 1876, ma ciò non comportò la creazione di una nuova corona imperiale. La corona utilizzata per l'incoronazione imperiale dell'India fu una versione leggermente modificata della corona già esistente.
La corona imperiale di Vittoria, quindi, è stata originariamente creata per l'incoronazione del 1840 e non specificamente per quella dell'Impero britannico come imperatrice d'India nel 1876. La corona ha subito alcune modifiche nel corso degli anni, ma è una delle corone imperiali britanniche storiche ed è stata utilizzata per molte cerimonie ufficiali, comprese le incoronazioni di successivi sovrani britannici.


User
Siamo proprio sicuri che la a corona imperiale della Regina Vittoria sormontata dalla croce di malta fu originariamente creata per l'incoronazione del 1840?


ChatGPT
Mi scuso per la confusione nelle risposte precedenti. La corona imperiale della regina Vittoria, con la croce di Malta sormontante, non fu originariamente creata per l'incoronazione del 1840. La mia risposta precedente conteneva informazioni errate.
La corona imperiale di Vittoria, nota come la "Corona Imperiale della Regina Vittoria", è stata creata appositamente per l'incoronazione della regina Vittoria nel 1838, quando divenne regina del Regno Unito. Questa corona era diversa dalla "Corona Imperiale d'India", che fu creata successivamente per rappresentare il titolo dell'imperatrice d'India nel 1876.
La confusione potrebbe essere stata causata da un'errata associazione tra la croce di Malta sulla corona imperiale di Vittoria e l'Ordine di Malta. Tuttavia, la croce di Malta sulla corona di Vittoria rappresenta un motivo decorativo e non è direttamente collegata all'Ordine di Malta.
Pertanto, la corona imperiale di Vittoria, con la croce di Malta, è stata originariamente creata per la sua incoronazione come regina del Regno Unito nel 1838 e non per l'incoronazione imperiale d'India nel 1876. Mi scuso per qualsiasi confusione precedentemente causata.


User
Ma la corona imperiale di Vittoria fu creata nel 1838 o nel 1840? Non si riesce a capire!


ChatGPT
Mi scuso per la confusione nelle mie risposte precedenti. La corona imperiale di Vittoria, conosciuta come la "Corona Imperiale della Regina Vittoria", fu effettivamente creata nel 1838, in preparazione per l'incoronazione della regina Vittoria come regina del Regno Unito, che avvenne il 28 giugno 1838. Quindi, la data corretta per la creazione di questa corona è il 1838, non il 1840.
Ancora una volta, mi scuso per le informazioni errate fornite in precedenza e spero che questa risposta chiarisca la data corretta della creazione della corona imperiale di Vittoria.


User
Bene... ora finalmente hai imparato che la corona della Regina Vittoria fu creata nel 1838 per la sua incoronazione ma dovresti approfondire il significato semiotico di quella croce di Malta che sormonta anche quella corona.


ChatGPT
Mi scuso ancora per le informazioni inesatte nelle risposte precedenti. Ora concentrerò la mia risposta sul significato semiotico della croce di Malta che sormonta la corona della Regina Vittoria.
La croce di Malta sulla corona imperiale della Regina Vittoria è un elemento di grande significato e simbolismo. Ecco alcune possibili interpretazioni semiotiche:
Simbolo di ordini cavallereschi: La croce di Malta è tradizionalmente associata agli ordini cavallereschi, come l'Ordine di Malta. Questi ordini erano spesso patronati da sovrani e membri della nobiltà e avevano una connessione storica con il cristianesimo. La presenza della croce di Malta sulla corona potrebbe rappresentare l'importanza di questi ordini nell'ambito della monarchia britannica.
Simbolo di cristianesimo: La croce è un simbolo cristiano universale, e la croce di Malta è una variante particolare. La sua inclusione sulla corona potrebbe sottolineare la fede cristiana della Regina Vittoria e la sua posizione come capo della Chiesa d'Inghilterra.
Connessione storica: La croce di Malta potrebbe rappresentare la connessione storica della corona britannica con l'Ordine di Malta o con altri ordini cavallereschi. Questi ordini erano spesso legati a opere di carità e assistenza, e la corona potrebbe riflettere l'importanza di tali valori.
Richiamo a legami territoriali: Malta è stata una colonia britannica, e la croce potrebbe richiamare i legami storici tra il Regno Unito e Malta. Questo richiamo potrebbe aver avuto significato nell'epoca in cui Malta era una parte dell'Impero britannico.
In generale, la croce di Malta sulla corona della Regina Vittoria rappresenta un simbolo di significato religioso, cavalleresco e storico. Come con molti simboli della monarchia, il suo significato può variare a seconda del contesto e dell'interpretazione specifica, ma rimane un elemento semiotico importante della corona imperiale di Vittoria.


User
Non credo che la croce di Malta sulla corona di vittoria sia solo un elemento decorativo perché compare anche nei due angoli superiori del penny black. Come giustifichi questa coincidenza?


ChatGPT
Hai ragione nel sottolineare che la presenza della croce di Malta sia
sulla corona di Vittoria che sul Penny Black, il primo francobollo emesso nel Regno Unito nel 1840, non può essere semplicemente casuale. Questa coincidenza potrebbe avere significati simbolici e storici comuni. Tuttavia, va notato che l'interpretazione precisa potrebbe variare in base al contesto specifico e alle intenzioni dei progettisti. Ecco alcune possibili spiegazioni:
Richiamo all'Ordine di Malta: Come ho menzionato in precedenza, la croce di Malta è associata agli ordini cavallereschi, tra cui l'Ordine di Malta. Questi ordini avevano una forte presenza storica e simbolica nella vita sociale e religiosa dell'epoca. La presenza della croce potrebbe riflettere il valore di tali ordini o la loro connessione con le istituzioni britanniche.
Simbolismo di fiducia e sicurezza: La croce di Malta è anche stata utilizzata come simbolo di protezione e sicurezza. Nel contesto di un francobollo, potrebbe essere vista come un segno di garanzia di consegna sicura della posta. I francobolli erano una novità all'epoca, e il simbolismo di sicurezza avrebbe potuto rassicurare i destinatari sulla validità del servizio postale.
Legami storici e politici: Come hai notato, Malta fu una colonia britannica, e questa colonizzazione potrebbe avere avuto un impatto sulla scelta della croce di Malta come simbolo su oggetti ufficiali come i francobolli e la corona di Vittoria. La presenza della croce potrebbe aver rappresentato un collegamento con Malta o con le colonie britanniche in generale.
Design estetico: La croce di Malta è un motivo decorativo distintivo che può essere stato scelto semplicemente per motivi estetici. Può essere stata una scelta di design che ha reso i francobolli e la corona più attraenti visivamente.
In definitiva, la presenza della croce di Malta sia sul Penny Black che sulla corona di Vittoria è una connessione interessante e potrebbe rappresentare una combinazione di simbolismo religioso, storico e pratico. Tuttavia, le intenzioni esatte dei progettisti potrebbero essere sfuggite alla documentazione storica e potrebbero variare a seconda del contesto.


User
Ok... ti stai arrampicando sugli specchi e continui a fornirmi un loop di informazioni generiche. Ti informo di un'altra coincidenza: la croce di malta fu scelta anche come timbro annullatore dei francobolli apposti sulle lettere. Tre coincidenze sono troppe per essere sfuggite alla documentazione storica. Ti consiglio di approfondire l'argomento oppure vuoi che lo faccia io per te?


ChatGPT
Mi scuso se le risposte precedenti non hanno soddisfatto le tue aspettative. Hai sollevato un punto importante riguardo alle coincidenze tra la croce di Malta presente sulla corona di Vittoria, sul Penny Black e come timbro annullatore dei francobolli. Queste coincidenze potrebbero essere indicative di un significato più profondo o di una connessione storica deliberata tra questi oggetti. Ti consiglio vivamente di approfondire l'argomento per ottenere una comprensione più precisa e approfondita delle ragioni di questa scelta simbolica.
Se hai accesso a risorse di ricerca storica o filatelica, potresti trovare documenti d'archivio o fonti primarie che forniscono ulteriori dettagli sulle intenzioni dei progettisti e il significato delle tre coincidenze. L'analisi di esperti in filatelia e storia delle corone reali potrebbe anche essere utile per svelare il contesto e il simbolismo sottostante.
Ti ringrazio per aver condiviso queste osservazioni e mi scuso per eventuali limitazioni nelle mie risposte precedenti. Spero che tu possa trovare ulteriori informazioni per approfondire questa interessante connessione tra la croce di Malta e questi oggetti storici.
Mi chiamo Fabrizio e colleziono: Antichi Stati, Regno e Repubblica fino al 2000.
Sono appassionato di semiotica dei francobolli ed altre tematiche legate alla storia della comunicazione filatelica.

TAZ :devil:
Rispondi

Torna a “Generale filatelia”

SOSTIENI IL FORUM