Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Forum di discussione sulle emissioni e la storia postale del Regno delle Due Sicilie - Domini al di qua del faro - Napoli
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

Buongiorno, spero di poter dare spunto sia a Giuseppe che ad altri amici di poterci soffermare cosa ha dovuto gestire Ferdinando II nel 1848; a gennaio scoppio la rivolta in Sicilia con tutte le ripercussioni che sappiamo che via via si susseguirono anche in Europa.
Mi piace ricordare che Ferdinando era un convinto federalist, tant'è che aveva proposto la Federazione degli stati italiani cioè ogni ducato restava autonomo con il proprio regnante ma in caso di aggressione di forze straniere ad uno di essi sarebbe scattato l'aiuto degli altri ducati in modo unitario.
Pur con una insurrezione in atto sia a Napoli ma soprattutto in Sicilia il Sovrano trovò il modo di inviare truppe regolari in aiuto al Piemonte nella prima guerra d'indipendenza, i soldati Borbonici combatterò o al fianco dei volontari Toscani sui campi di battaglia di Mortara e Montanara, guadagnando si il rispetto anche degli avversari, soli ed esclusivamente per dare visibilità anche a quelle vittime che hanno combattuto per L'unità Nazionale.
Giuseppe
Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Caro Giuseppe, hai sollevato un tema enorme.

Volendo provare a dare qualche coordinata, si può dire che l’idea federalista prese lentamente forma già dopo i moti (falliti) del 1831. Si può sorridere – oggi – dell’ingenuità delle soluzioni istituzionali proposte in opere come il “Primato morale e civile degli italiani”, del sacerdote piemontese Gioberti, o nelle “Speranze d’Italia” di Cesare Balbo, ma il sostrato sociale e culturale – a mio avviso – era stato colto correttamente.

Gioberti definiva una “demenza” l’idea che “l’Italia, divisa com'è da tanti secoli, possa pacificamente ridursi sotto il potere di un solo”; e Cesare Balbo declassava l’obiettivo dell’unità politica a un sogno “da poeti dozzinali”.

Il sempre ben informato Raffaele de Cesare, nella sua opera su Regno di Napoli, riporta le parole di Ferdinando II di Borbone, sul letto di morte: “Mi è stata offerta la corona d’Italia ma non ho voluto accettarla; se io l'avessi accettata, ora soffrirei il rimorso di aver leso i diritti del Sommo Pontefice. Signore, vi ringrazio d'avermi illuminato...”.

D’altra parte, quale idea avessero i piemontesi di noi “meridionali” (come avevano preso a chiamarci, in un modo per me curioso, perché io – da siciliano – non mi son mai sentito al “meridione” di nessuno, ma sempre e solo al centro del Mediterraneo) è piuttosto chiaro: “gente senza sangue nelle vene, ignominiosa, disgustosa” (Cavour); “una cancrena” (Farini); “un vaioloso” (d'Azeglio); “un’ulcera” (Pantaleoni); “una razza di briganti” (Carlo Nievo, il fratello di Ippolito); “un lascito della barbaria” (Saffi).

Sembrano storie di centinaia di anni fa, e invece sono fatti di oggi.
EWNby_3X0AEUOID.jpg
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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Cosa pensassero di noi - "meridionali" - i nostri fratelli del nord venuti a liberarci (?) lo trovate in parte documentato in queste pagine della collezione.

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... e-del.html

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... itore.html
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

Condivido pienamente il tuo assunto, ancora una volta una grande lezione di Storia, complimenti per tutto il tuo splendido lavoro.
Giuseppe
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

Buongiorno a tutti, per restare in tema 1848/1849 posto un lettera del dicembre 1849 durante i moti rivoluzionari, le comunicazioni postali tra la Sicilia e il restante Regno continentale quindi l'unico modo per inviare la posta a Napoli era di appoggiarsi all'asilo del Granducato di Toscana, quindi le lettere venivano inviate a Livorno tramite Forwarded e da lì inviate a destino, come accadde poi nel 1860 questo servizio di emergenza venne effettuato tramite la compagnia di navigazione francese Frassinet.
La lettera venne spedita come da firma interna da uno dei Leoni di Sicilia Ignazio Florio, la famiglia durante il periodo rivoluzionario aiutò I rivoltosi trasportando con le sue navi armi.
Giuseppe
Lettera da Messina per Catania affrancata con coppia più singolo dell'un grana della II Tavola dell'aprile 1859, con ampi margini tariffe per lettera di 1 foglio 1/2 per l'interno della Sicilia Ciao:
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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

gipos ha scritto: 12 aprile 2025, 11:37 per restare in tema 1848/1849 posto un lettera del dicembre 1849 durante i moti rivoluzionari [...]
Un'ulteriore prova - semmai ve ne fosse bisogno - che poche cose come gli oggetti filatelici - quando selezionati con competenza, cultura e stile - riescono a veicolare la complessità e gli intrecci di eventi storici cruciali della nostra storia nazionale.
gipos ha scritto: 12 aprile 2025, 11:37 Lettera da Messina per Catania affrancata con coppia più singolo dell'un grana della II Tavola dell'aprile 1859, con ampi margini tariffe per lettera di 1 foglio 1/2 per l'interno della Sicilia
Davvero splendida, Giuseppe. :clap:
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

https://www.google.com/url?sa=t&source= ... d6GtzA5UaK
Salve a tutti, ho inserito il Link per aprire un nuovo capitolo della spedizione dei Mille, uno dei tanti garibaldini dimenticati di cui il buon Conte Camillo Benso di Cavour si prodigò a far sparire dalla circolazione perchè scomodo mandandolo in Argentina dove morì, dopo che Garibaldi lo uilizzò per la diversione dopo lo scalo a Talamone la colonna ebbe uno scontro con i gendarmi Pontifici da qui la decisione dello stesso Zambianchi di ritornare in territorio toscano pensando di essere al sicuro, si asserraglio nel castello di Sorano cercando di attendere tempi migliori,purtroppo per lui il il Conte impaurito pe un possibile scontro con i francesi inviò i Granatieri al comado del Capitano Avogardo di Collobiano che lo arrestò.
Giuseppe
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

In narrativa c'è un mantra: show, don't tell, mostra, non raccontare.

Non dirmi che quell'uomo era un cattivo padre e un pessimo marito; piuttosto fammelo vedere che dimentica il compleanno di suo figlio, perché aveva un appuntamento con l'amante.

A poco serve discutere intorno al valore culturale della filatelia; serve mostrare la cultura, e i post di Giuseppe sono un'applicazione mirabile di questo principio.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Mi prendo una pausa dal flusso storico e storico-postale - brillantemente alimentato da Giuseppe, ma anche da tanti altri, con inserimenti molto ben centrati - per riposizionarmi su un discorso di pura tecnica collezionistica, basato su un'analogia con il linguaggio, e in particolare con la scrittura, facendo spoda su un'osservazione di Giuseppe Pontiggia.

IMG_3267.jpg

Il concetto - a mio avviso - mantiene intatta la sua validità, quando traslato al collezionismo: il singolo pezzo - francobollo, frammento, lettera, circolare - è una pura illusione, non esiste, così come - nel corpo umano - non esiste "la mano" a prescindere dal "braccio" a cui è attaccata, il quale a sua volta non potrebbe esistere senza "il busto" è così via.

Ciò che esiste è il discorso (in scrittura) o il corpo nella sua interezza (se vogliamo un esempio anatomico) e, allo stesso modo, la verà unità elementare è la collezione, non i singoli pezzi che pure si ha la sensazione che la compongano.

Questo è il concetto teorico. Ora vediamolo in pratica.

5grana_annullo_raro.jpg
Bolaffi100_.jpg

Oggetto davvero notevole, da tutti i punti di vista, non trovate? Bolaffi 100%, non a caso.

Ma un oggetto simile - esattamente - dove dovrebbe essere collocato in "Al di qua del Faro"?

"Al di qua del Faro" non ha una struttura "da catalogo"; in "Al di qua del Faro" non esiste la pagina del 1/2 grano (I e II tavola), la pagina dell'1 grano (I e II tavola), la pagina del 2 grana (I, III e III tavola)fino ad arrivare alla pagina del 5 grana (I e II tavola) dove collocare questo 5 grana.

In "Al di qua del Faro" esiste la pagina del Cavalier Masini e la pagina dei De Masa; e sono pagine costruite reiterando uno stesso tema, con quel minimo di varietà necessaria per non risultare monotone.

Ora, collocare questo 5 grana nella pagina dei De Masa, cioè qui:

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... vizio.html

a me - personalmente - darebbe la sensazione di un pugno in un occhio, di un corpo estrano al discorso narrativo (filatelico) perché - appunto - esiste solo il discorso, e non già le singole parole da cui è formato.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Al contrario, troverei straordinariamente pertinente questo esemplare qui

5gr_Napoli.jpg

nella pagina del Cavalier Masini:

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... -faro.html

sia per una pura questione di continuità estetica, sia perché si riconnettono (filatelicamente) i domini al di qua e al di la del Faro, alimentando l'idea (di stampo storico) per cui non si può capire (il crollo) di Napoli senza capire la (tensione in) Sicilia.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Questi esempi ambirebbero a chiarire un punto generale.

Mi capita talvolta di vedermi offerti degli esemplari di Napoli oggettivamente molto belli o importanti, ma di declinare l'invito all'acquisto, e di suscitare talvolta sorpresa e tavolta stizza nella mia controparte, come se volessi sminuire la qualità o il pregio degli oggetti in discorso.

Nulla di ciò, ovviamente, figurarsi: sminuire un oggetto filatelico solo perché non lo si possiede, o con la speranza di impossessarsene a un prezzo di saldo, è il peggior atteggiamento in assoluto, che non sarà mai combattuto con eccessiva forza.

Il punto è un altro. Io non acquisto oggetti filatelici solo perché sono "di qualità" o "pregiati". Meno che meno acquisto oggetti filatelici perché sono delle "pescate". Io acquisto tutti e soli gli oggetti filatelici che servono alla collezione. Io mi sforzo di sentire cosa la collezione mi dice, cosa mi suggerisce, cerco di fare il meglio per la collezione, non di assecondare ogni ambizione di possesso di qualsiasi oggetti di pregio o di qualità, senza che vi sia nessun reale progresso per la collezion (e, per incisio, se non c'è un progresso, allora c'è un regresso, perché l'inserimento di un pezzo in collezione non è mai neutro: se la collezione non avanza, grazie a quel pezzo, allora indietreggia, per colpa di quel pezzo).
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mene60
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da mene60 »

Sante parole, Giuseppe. Riprendendo la tua metafora del "discorso", se la collezione lo è infilarci una parola estranea, per quanto bella, letteraria e di fascino, semplicemente altera il significato, mandando in confusione chi ti ascolta e creando magari malintesi.
Sono d'accordo con te, anche perché sto cercando di costruire una collezione di storia postale del mio comune che non sia semplicemente una rassegna di timbri, lettere e francobolli, magari pregiati, che si metta in ordine cronologico. Vorrei che da essa si capisse, almeno un poco, qual era la realtà della nostra cittadina (ora, un tempo solo un paese). Difficile, certo, ma sicuramente molto più interessante e affascinante per il collezionista e per chi vorrà guardarla.

Maurilio
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Lo scorso anno - come è noto a tutti i collezionisti di Napoli - si è verificato un fatto variamente anomalo: è uscito sul mercato, in un colpo solo, un intero archivo di giornali del periodo 1860-1861; la vendita è avvenuta in Danimarca; le basi erano ridicole (sebbene le commissioni fossero al 28%).

La casa danese, inoltre, non solo teneva aggiornati in tempo reale sull'andamento delle offerte sul suo sito interent, ma pubblicava pure il numero della paletta dell'offerente, e quindi, in pratica, si poteva anche sapere in quanti eravamo a partecipare.

Ed eravamo in pochi, davvero pochi, forse non più di cinque, e mi punge vaghezza che almeno tre fossero commercianti.

Ammettiamolo: vedere tutte quelle "Croci" su giornale - alcune eccezionali - andar via a prezzi di saldo è stato piuttosto destabilizzante.

Alcuni di quei giornali - ora - stanno tornando sul mercato "via" case d'asta più ortodosse, se così posso dire, a prezzi ovviamente più sostenuti.

Sono discorsi - a ogni modo - di cui importa il giusto. Siamo qui, aspettiamo, e magari prima o poi rivedremo ripassare anche ciò che ci sarebbe piaciuto prendere allora.

Quel che invece è interessante notare è la modalità di presentazione di questi giornali: in Italia, siamo abituati a vederli ripiegati, e invece i signori della Danimarca li mostravano aperti per gran parte. Questo ha permesso di leggerne i contenuti, almeno in parte, che in alcuni casi sono davvero notevoli.

Guardate qui, ad esempio, dove viene ripresa (per criticarla), la richiesta di riportare Garibaldi a Napoli (dopo Farini), che pure viene definito "il solo uomo perfetto che sia uscito dalla rivoluzione".
1.jpg
2.jpg
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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Questa collezione – nella mia ambizione – andava edificata su principî matematici e narrativi, ingegneristici e architettonici, ancor prima che filatelici.

“Diversità nell’uguaglianza” è uno di questi principî: gli oggetti devono essere uguali, perché solo la ripetizione permette di far ambientare al contesto; ma devono anche essere diversi, per non annoiare, ovvio, ma soprattutto perché solo la diversità genera informazione aggiuntiva.

Diversità nell’uguaglianza.

1.png
2.png
3.png

Queste tre lettere sono uguali: tutte affrancate per 5 grana.

Ma sono anche diverse.

Le prime differenze, puramente estetiche, sono nei formati, nella calligrafia dei mittenti e nel posizionamento “a scacchiera” dei francobolli (visto il modo con cui sono disposte). Stupidaggini prive di valore e significato filatelico? Può darsi. Ma intanto rimangono le prime differenze che balzano all’occhio.

La disposizione a scacchiera, poi, permette di isolare (e quindi far notare) il diverso colore dell’esemplare centrale, di tinta più pregiata rispetto agli altri due.

Avvicinandoci un po’, vediamo che i francobolli recano annulli tutti diversi, quindi partono da località diverse, ma soprattutto sono dirette verso luoghi diversi – l’interno, lo Stato Pontificio, l’Impero d’Austria – due dei quali saranno futuri territori italiani, il che ha grande rilevanza, considerato l’imprinting storico della collezione.

Il pedigree dei pezzi - due ex Provera, un ex “Pedemonte”, le firme di Mondolfo e Bolaffi – danno un minimo di riassicurazione sulla bontà delle scelte e conferiscono quel tocco aristocratico che non fa mai male.

Qui le vedete nel loro ambiente naturale.

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... le-di.html
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

Ciao: Ciao: a tutti,
spero di fare cosa gradita agli amici che hanno partecipato con passione a questa discussione aperta e portata avanti da Giuseppe.
Inserisco un documento postale spedito da Firenze il 23 ottobre con transito da Livorno ed infine con arrivo a Napoli il 25, affrancata con un 20 cent di Gov P di Toscana, timbri sul fronte PD all'arrivo venne apposto il in ovale rosso E Franca ritenendo la busta esente da tassazioni.
Busta molto interessante visto il periodo posso azzardare che buste così affrancate ma soprattutto avendo utilizzato la compagnia di navigazione Zuccoli con cui era stato stipulato un contratto per il trasporto di corrispondenza che collegava Genova, Livorno Napoli a partire dai primi di ottobre fino al dicembre del 1860.
Spero di fare cosa gradita, vi saluto con cordialità
Giuseppe
P S 25 ottobre incontro di Teano anche se poi il tutto avvenne a Caianello
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lingo
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da lingo »

gipos ha scritto: 11 giugno 2025, 18:46 Ciao: Ciao: a tutti,
spero di fare cosa gradita agli amici che hanno partecipato con passione a questa discussione aperta e portata avanti da Giuseppe.
Inserisco un documento postale spedito da Firenze il 23 ottobre con transito da Livorno ed infine con arrivo a Napoli il 25, affrancata con un 20 cent di Gov P di Toscana, timbri sul fronte PD all'arrivo venne apposto il in ovale rosso E Franca ritenendo la busta esente da tassazioni.
Busta molto interessante visto il periodo posso azzardare che buste così affrancate ma soprattutto avendo utilizzato la compagnia di navigazione Zuccoli con cui era stato stipulato un contratto per il trasporto di corrispondenza che collegava Genova, Livorno Napoli a partire dai primi di ottobre fino al dicembre del 1860.
Spero di fare cosa gradita, vi saluto con cordialità
Giuseppe
P S 25 ottobre incontro di Teano anche se poi il tutto avvenne a Caianello
Altro bellissimo documento postale Giuseppe, complimenti. A mio modesto avviso nel bollo in rosso era riportato "E' (verbo) Franca".
Buon proseguimento di giornata a tutti
_____________
Cordiali saluti
Pasquale Agosti
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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lingo ha scritto: 12 giugno 2025, 14:57
gipos ha scritto: 11 giugno 2025, 18:46 Ciao: Ciao: a tutti,
spero di fare cosa gradita agli amici che hanno partecipato con passione a questa discussione aperta e portata avanti da Giuseppe.
Inserisco un documento postale spedito da Firenze il 23 ottobre con transito da Livorno ed infine con arrivo a Napoli il 25, affrancata con un 20 cent di Gov P di Toscana, timbri sul fronte PD all'arrivo venne apposto il in ovale rosso E Franca ritenendo la busta esente da tassazioni.
Busta molto interessante visto il periodo posso azzardare che buste così affrancate ma soprattutto avendo utilizzato la compagnia di navigazione Zuccoli con cui era stato stipulato un contratto per il trasporto di corrispondenza che collegava Genova, Livorno Napoli a partire dai primi di ottobre fino al dicembre del 1860.
Spero di fare cosa gradita, vi saluto con cordialità
Giuseppe
P S 25 ottobre incontro di Teano anche se poi il tutto avvenne a Caianello
Altro bellissimo documento postale Giuseppe, complimenti. A mio modesto avviso nel bollo in rosso era riportato "E' (verbo) Franca".
Buon proseguimento di giornata a tutti
Ciao Pasquale hai perfettamente ragione, il tuo parere è verbo grazie un saluto a tutti
Giuseppe
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Francesco Melone »

lingo ha scritto: 12 giugno 2025, 14:57
gipos ha scritto: 11 giugno 2025, 18:46 Ciao: Ciao: a tutti,
spero di fare cosa gradita agli amici che hanno partecipato con passione a questa discussione aperta e portata avanti da Giuseppe.
Inserisco un documento postale spedito da Firenze il 23 ottobre con transito da Livorno ed infine con arrivo a Napoli il 25, affrancata con un 20 cent di Gov P di Toscana, timbri sul fronte PD all'arrivo venne apposto il in ovale rosso E Franca ritenendo la busta esente da tassazioni.
Busta molto interessante visto il periodo posso azzardare che buste così affrancate ma soprattutto avendo utilizzato la compagnia di navigazione Zuccoli con cui era stato stipulato un contratto per il trasporto di corrispondenza che collegava Genova, Livorno Napoli a partire dai primi di ottobre fino al dicembre del 1860.
Spero di fare cosa gradita, vi saluto con cordialità
Giuseppe
P S 25 ottobre incontro di Teano anche se poi il tutto avvenne a Caianello
Altro bellissimo documento postale Giuseppe, complimenti. A mio modesto avviso nel bollo in rosso era riportato "E' (verbo) Franca".
Buon proseguimento di giornata a tutti
Con il doveroso rispetto verso Giuseppe e, in particolare, verso Pasquale che non finirò mai di ringraziare abbastanza per il suo prezioso aiuto che mi ha fornito nei mesi scorsi, con la squisita gentilezza che caratterizza i nostri rapporti e in considerazione della particolare delicatezza che il tema richiede, mi permetto di far notare che la lettera E nell’ovale “E Franca” non indica la voce E’ accentata ad indicare il verbo, ma indica la voce E= Estero a significare l'origine della corrispondenza quando questa proveniva da uno stato estero.
La conferma di tale effettivo significato si ritrova nella spiegazione che di questo bollo, accanto alle altre sue diverse modalità di presentazione, viene fornita dal Vollmeier alla pag. 729 del suo II Vol. sulla Storia Postale del Regno di Napoli, cui ho fatto riferimento per descrivere una delle lettere conosciute provenienti da Trinidad, in collezione.
La lettera E nel bollo E Franca che appare nel documento postale spedito da Firenze il 23 ottobre con transito da Livorno ed infine con arrivo a Napoli il 25, postato brillantemente da Giuseppe, indica appunto il suo arrivo da uno stato estero.
Le descrizioni e le illustrazioni del Vollmeier che seguono appaiono però contraddittorie circa i primi mesi d’uso del bollo E Franca, dal momento che, mentre viene illustrato il suo uso almeno nel 1856 (Fig. 338 – pag. 731), la stessa lettera da me inserita in collezione, poi lo stesso Vollmeier alla pag. 1408 del suo III vol. indica però alcune date conosciute a partire dal 1857, spiegando inoltre che “la cornice doppia si nota solo nei primi mesi d’uso”. Nell’inserire la suddetta lettera in collezione, ho fatto riferimento al fatto che è una delle tre lettere note con questo bollo, illustrando le altre due alla fine.
Spero solo di aver dato qualche elemento in più di chiarimento e di riflessione circa il significato di questo bollo e di altri simili, in cui la diversa lettera che lo precede esprime un significato diverso, in ciò sostenuto e confortato dai riferimenti autorevoli, anche se in parte contraddittori, del Vollmeier.
Accade spesso nella descrizione dei cataloghi d’asta di alcune di queste lettere con tale tipo di bollo che questo venga erroneamente descritto come E' accentata ad indicare verbo.
Che poi il giudizio di Pasquale sia Verbo per me (e non solo per me) questo è fuori discussione…
Un caro saluto a tutti.
Francesco
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lingo
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da lingo »

Ringrazio Giuseppe e Francesco per i complimenti, ma se realmente quanto scrivo di filatelia fosse "verbo" non prenderei delle notevoli cantonate in alcune valutazioni, e quasi sicuramente questa è una di quelle.
Quanto asserisce Francesco è avvalorato anche dal dr. Giovanni Chiavarello nel suo testo sui bolli di Napoli (il raro bollo con doppio ovale non è menzionato nel citato testo):
Cattura.JPG
Ero a conoscenza che tale bollo venisse utilizzato per la posta proveniente dall'estero, ma ho sempre pensato che il segno presente in alto a destra della "E", ben distante dalla lettera, fosse un accento acuto e quindi che nel bollo fosse riportato "E' FRANCA".
bollo_doppio_ovale_E_FRANCA_di_Francesco.jpg
Di seguito una mia letterina con il bollo in argomento in rosso.
Napoli_parte_4.jpg
Buona serata a tutti e grazie, sempre, per i vostri interventi.
Pasquale Agosti
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Francesco Melone »

Caro Pasquale,
in principio i tuoi dubbi sono stati anche i miei, ma poi li ho fugati nel valutare l'evoluzione di questo bollo.
Nell'immagine evolutiva del Vollmeier che la sintetizza nel corso degli anni, inizialmente la parte finale della E aveva un aspetto normale, compatto e faceva corpo con il resto della lettera, in seguito, col tempo, la stessa parte si intravede appena ed appare molto confusa, quasi come se fosse deteriorata o "logorata" dall'uso insieme a tutto il bollo, infine, con l'ulteriore trascorrere del tempo, la stessa parte è come se fosse stata ridefinita graficamente, distaccandosi dal corpo della E e provocando la falsa sensazione di un accento.
Ma, se fai caso, anche in fase iniziale, quindi anche con la presenza della cornice doppia, si ha tale sensazione di un accento, come tu hai opportunamente già evidenziato.
In altri termini, anche se tale bollo nel corso degli anni ha subìto sicuramente delle evoluzioni, queste ne hanno provocato delle modifiche, più o meno naturali, nella forma ma non nella sostanza, benché, ad un attento esame, la falsa sensazione di un accento era presente sin dall'inizio e quindi quelle illustrate dal Vollmeier non erano dunque le uniche rappresentazioni grafiche possibili, essendo peraltro possibile individuarla in maniera molto evidente, ad ulteriore riprova di quanto detto, anche nella lettera del 12 giugno 1857 (la penultima di quelle da me postate in precedenza).
Se così non fosse, sia Chiavarello che Vollmeier (più il secondo che non il primo), non avrebbero ben definito il significato delle lettere che accompagnano tale bollo ed inoltre spesso veniva applicato a lettere che avevano il bollo PD apposto in partenza (porto pagato quindi a destino) e sarebbe stato un inutile duplicato ribadire da parte della posta borbonica che quella lettera era Franca, o meglio sarebbe bastato semplicemente apporre un bollo "FRANCA", anche se negli anni 1809-1810 era questo il bollo che veniva applicato a tale tipo di corrispondenza.
Nel corso degli anni il bollo "FRANCA", con caratteri che a loro volta mutarono a seconda dell'officina postale che lo utilizzava, si accompagnò non solo a lettere in porto prepagato, ma divenne un bollo di franchigia ed infine nell'ulteriore corso degli anni la posta borbonica si organizzò in modo da definire meglio se il bollo doveva essere applicato a lettere provenienti da Napoli (Franca N), se apposto in partenza (Franca P), se apposto in arrivo (A Franca), se apposto su lettere provenienti dall'estero (E Franca) ed infine anche un bollo "FRANCA PER VIA DI MARE", fra l'altro con una miriade di composizioni (P FRANCA N), (A FRANCA N) e di variabili caratteri tipografici delle lettere che lo componevano su cui non mi soffermo ulteriormente.
E' stato per me un vero piacere essermi confrontato con una persona della tua competenza e sono convinto che in futuro ci saranno sicuramente altre occasioni per un sereno dibattito.
Un caro saluto e a presto.
Francesco
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