Studio sui bolli dei portalettere e dei quartieri postali
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Ciao Rjkard
Sono molto curioso di leggere l'articolo del regolamento postale che autorizza l'uso di un timbro personale per annullare l'affrancatura sfuggita alla lavorazione.
Il timbro, a mio parere, è di servizio o è illecito.
Se effettivamente, come sostieni, era espressamente prevista questa modalità allora tutti i portalettere sarebbero dovuti essere stati forniti del bollo di servizio con il loro numero identificativo. Un esercito di portalettere con un timbrino da usare una volta ogni tanto.
Se c'è stata una filosofia costante nella storia del servizio postale questa è senz'altro quella della lesina. Usare, usare.......l'usato.
Timbri, moduli talloncini e quant'altro.... vetusti, riposti in in armadi e cassetti per decenni, e riutilizzati. all' occorrenza
Cosa ben diversa è invece il tratto di matita colorata che solerti postini hanno ampliamente utilizzato in questi casi.
Non me ne volere, nulla di personale.
Per questo fino a prova documentale...... da cui farei ammenda per il mio errore,
rimango dell'opinione che, tutt'alpiù siano usi non regolamentari di timbrini personali.
Maurizio
Sono molto curioso di leggere l'articolo del regolamento postale che autorizza l'uso di un timbro personale per annullare l'affrancatura sfuggita alla lavorazione.
Il timbro, a mio parere, è di servizio o è illecito.
Se effettivamente, come sostieni, era espressamente prevista questa modalità allora tutti i portalettere sarebbero dovuti essere stati forniti del bollo di servizio con il loro numero identificativo. Un esercito di portalettere con un timbrino da usare una volta ogni tanto.
Se c'è stata una filosofia costante nella storia del servizio postale questa è senz'altro quella della lesina. Usare, usare.......l'usato.
Timbri, moduli talloncini e quant'altro.... vetusti, riposti in in armadi e cassetti per decenni, e riutilizzati. all' occorrenza
Cosa ben diversa è invece il tratto di matita colorata che solerti postini hanno ampliamente utilizzato in questi casi.
Non me ne volere, nulla di personale.
Per questo fino a prova documentale...... da cui farei ammenda per il mio errore,
rimango dell'opinione che, tutt'alpiù siano usi non regolamentari di timbrini personali.
Maurizio
maurizio
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Ciao Maurizio, forse la parola che ho usato ovvero "Autorizzati" è sicuramente inappropriata in virtù dell'art. 916 da te postato, e te ne chiedo scusa, infatti da quello che si evince ogni portalettere possedeva un proprio timbro che doveva essere usato solo nelle clausole da A ad E sempre dell'articolo in questione, ma tu lo vedi un portalettere che restituisce una missiva o cartolina che sia quando riscontra una mancata obliterazione ?
Io credo (ma rimane sempre un mio parere per carità) che questo articolo sia sempre stato interpretato con molta elasticità dagli stessi portalettere i quali, non vedendo un annullo su una missiva, una volta consegnatali la posta giornaliera, nell'organizzare il proprio giro di lavoro imprimevano loro stessi il proprio timbro per non rendere più servibile il francobollo, questo in barba al regolamento che però si dimostrava la cosa più logica per evitare una perdita di tempo sia da parte sua che eventualmente anche del destinatario il quale magari avrebbe potuto ricevere il giorno dopo la sua corrispondenza in virtù della restituzione della stessa da parte del portalettere, dubito molto che un eventuale ispettore o controllore oppure verificatore abbia avuto qualcosa in contrario da ridire, spesso la logica sopperisce in quei regolamenti con parametri un pò troppo restrittivi, poi sicuramente vi saranno state maestranze postali rigidissime nell'applicazione dei suddetti, ma a mio modo di interpretare saranno stati sicuramente una minoranza.
Beh, io credo proprio di si, anche in virtù dell'immagine postata, che poi l'usassero spesso o poche volte o mai questo è un'altro discorso.
Fonte Storie di Posta.
Io credo (ma rimane sempre un mio parere per carità) che questo articolo sia sempre stato interpretato con molta elasticità dagli stessi portalettere i quali, non vedendo un annullo su una missiva, una volta consegnatali la posta giornaliera, nell'organizzare il proprio giro di lavoro imprimevano loro stessi il proprio timbro per non rendere più servibile il francobollo, questo in barba al regolamento che però si dimostrava la cosa più logica per evitare una perdita di tempo sia da parte sua che eventualmente anche del destinatario il quale magari avrebbe potuto ricevere il giorno dopo la sua corrispondenza in virtù della restituzione della stessa da parte del portalettere, dubito molto che un eventuale ispettore o controllore oppure verificatore abbia avuto qualcosa in contrario da ridire, spesso la logica sopperisce in quei regolamenti con parametri un pò troppo restrittivi, poi sicuramente vi saranno state maestranze postali rigidissime nell'applicazione dei suddetti, ma a mio modo di interpretare saranno stati sicuramente una minoranza.
cesare ha scritto:Se effettivamente, come sostieni, era espressamente prevista questa modalità allora tutti i portalettere sarebbero dovuti essere stati forniti del bollo di servizio con il loro numero identificativo. Un esercito di portalettere con un timbrino da usare una volta ogni tanto.
Beh, io credo proprio di si, anche in virtù dell'immagine postata, che poi l'usassero spesso o poche volte o mai questo è un'altro discorso.
Fonte Storie di Posta.
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Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Ciao Riccardo
nella tua ultima busta postata, i postini saranno anche stati solerti e ligi nell'applicare il proprio bollino, però non si può dire altrettanto dell'ufficio postale da cui dipendevano: infatti non vedo traccia del bollo postale di arrivo. Cosa questa che , trattandosi di una corrispondenza rispedita al mittente, avrebbe potuto essere causa di una sanzione da parte del Verificatore.
Per quanto riguarda l'uso del timbrino come annullatore, sebbene a termini di regolamento non fosse ammesso, nella realtà lo si riscontra in qualche sporadico caso.
Si deve infatti precisare che un simile annullo da parte del portalettere stava a significare che quella cartolina o busta era passata indenne sia all'ufficio di partenza che a quello di arrivo.
Se la cartolina fosse viaggiata attualmente la cosa non mi stupirebbe affatto ma, trattandosi di un periodo in cui la Posta era considerata ancora una cosa SERIA, una svista da ambedue gli uffici postali è da considerarsi sicuramente una casualità.
Agostino
P.s.: andrei molto cauto con questo genere di annulli su francobolli - ultimamente se ne vedono sin troppi in giro (nuovi archivi ......... o "Manidifata"
)
nella tua ultima busta postata, i postini saranno anche stati solerti e ligi nell'applicare il proprio bollino, però non si può dire altrettanto dell'ufficio postale da cui dipendevano: infatti non vedo traccia del bollo postale di arrivo. Cosa questa che , trattandosi di una corrispondenza rispedita al mittente, avrebbe potuto essere causa di una sanzione da parte del Verificatore.
Per quanto riguarda l'uso del timbrino come annullatore, sebbene a termini di regolamento non fosse ammesso, nella realtà lo si riscontra in qualche sporadico caso.
Si deve infatti precisare che un simile annullo da parte del portalettere stava a significare che quella cartolina o busta era passata indenne sia all'ufficio di partenza che a quello di arrivo.
Se la cartolina fosse viaggiata attualmente la cosa non mi stupirebbe affatto ma, trattandosi di un periodo in cui la Posta era considerata ancora una cosa SERIA, una svista da ambedue gli uffici postali è da considerarsi sicuramente una casualità.



P.s.: andrei molto cauto con questo genere di annulli su francobolli - ultimamente se ne vedono sin troppi in giro (nuovi archivi ......... o "Manidifata"



Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Ciao Agostino, è sempre un piacere risponderti, per ciò che concerne la busta postata fà parte di un articolo di Storie di Posta del settembre-ottobre 2001 N° 12, proprietà collezione Beniamino Caldioli, in cui si evidenzia che molto probabilmente tutti i portalettere erano in possesso del proprio timbrino, in virtù dei numerosi (ben 15) tentativi di rintracciare il mittente, nell'articolo l'assenza di un annullo di arrivo fà presumere la fretta di consegnarlo oppure ad una città di mare, anche perchè non vi è traccia nemmeno di timbri di transito, per ciò che concerne una eventuale sanzione da parte del verificatore, magari forse sarà stata anche fatta, io ti riporto solo quello che l'articolo cita, di più non sò.
Per quanto riguarda il timbro unico annullatore del portalettere, nella mia esperienza ho solo riscontrato i due pezzi che ho mostrato, reperiti negli anni 80 (86 o 87 non ricordo precisamente) altri non ne ho mai visti, tieni presente che collezionando cartoline (di cui ti ricordo che il timbro di arrivo è sempre stato un optional, nonostante alcune normative) le mie eventuali pescate sono sempre ed esclusivamente ( al 99%) avvenute nei mercatini d'antiquariato. Può darsi che con l'avvento di Internet le "Manidifata" abbiano toccato anche questo settore di nicchia, io è un anno e mezzo che possiedo il computer e quindi non ho ancora molta esperienze di vendite online, anche se mi sono già fatto una idea ben precisa, tu mi dici che ultimamente se ne vedono troppi, in questo caso bisogna dare ragione a Maurizio e attenersi solo ai regolamenti, quindi non metterli in collezione diventa più prudente, è un vero peccato che per colpa di alcuni idioti che credono di ricavare pochi spiccioli non si possa avvallorare una ipotesi plausibile che permetterebbe di inserire gli eventuali pezzi in collezione.

Per quanto riguarda il timbro unico annullatore del portalettere, nella mia esperienza ho solo riscontrato i due pezzi che ho mostrato, reperiti negli anni 80 (86 o 87 non ricordo precisamente) altri non ne ho mai visti, tieni presente che collezionando cartoline (di cui ti ricordo che il timbro di arrivo è sempre stato un optional, nonostante alcune normative) le mie eventuali pescate sono sempre ed esclusivamente ( al 99%) avvenute nei mercatini d'antiquariato. Può darsi che con l'avvento di Internet le "Manidifata" abbiano toccato anche questo settore di nicchia, io è un anno e mezzo che possiedo il computer e quindi non ho ancora molta esperienze di vendite online, anche se mi sono già fatto una idea ben precisa, tu mi dici che ultimamente se ne vedono troppi, in questo caso bisogna dare ragione a Maurizio e attenersi solo ai regolamenti, quindi non metterli in collezione diventa più prudente, è un vero peccato che per colpa di alcuni idioti che credono di ricavare pochi spiccioli non si possa avvallorare una ipotesi plausibile che permetterebbe di inserire gli eventuali pezzi in collezione.



Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
rjkard ha scritto: ....... tu mi dici che ultimamente se ne vedono troppi, in questo caso bisogna dare ragione a Maurizio e attenersi solo ai regolamenti, quindi non metterli in collezione diventa più prudente, è un vero peccato che per colpa di alcuni idioti che credono di ricavare pochi spiccioli non si possa avvallorare una ipotesi plausibile che permetterebbe di inserire gli eventuali pezzi in collezione.
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Ciao Riccardo
....ho solo detto di stare molto attenti nell'acquisto ........... non di non mettere eventuali documenti "ponderati" in collezione. Ci mancherebbe altro!!!!!!!!
Gli IDIOTI in filatelia colpiscono ogni settore ........ basta solo stare in campana, comunque piccole "buggerate" sono sempre da mettere in preventivo.



P.s. specifico che il mio era un discorso generale quindi non relativo alle tue 2 cartoline (quei due annulli comunque mi sembrano abbastanza simili ai bolli usati dai Censori piuttosto che a quelli usati dai postini - non escludo però un eventuale riciclo)
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Buona giornata
Al di là di qualche mio spunto polemico, che comunque finchè rimane nei limiti del rispetto delle altrui convinzioni, può essere utile a tener vivo il dibattito, la trattazione si va delineando alquanto interessante, ma che temo, spaziando in un arco temporale troppo vasto, finisca per essere dispersiva e poco specifica.
Proporrei di iniziare...dall'inizio.
Ovvero da quelle che sono, al momento, le date documentate, a noi note, delle prime impronte dei bolli dei portalettere.
Questa è la prima data che ho trovato tra le mie raccolte:
I timbri mostrano di già delle usure,
il chè fa, ragionevolmente, pensare fossero già in uso da tempo.
Avete delle date d'uso precedenti?
Maurizio
Al di là di qualche mio spunto polemico, che comunque finchè rimane nei limiti del rispetto delle altrui convinzioni, può essere utile a tener vivo il dibattito, la trattazione si va delineando alquanto interessante, ma che temo, spaziando in un arco temporale troppo vasto, finisca per essere dispersiva e poco specifica.
Proporrei di iniziare...dall'inizio.
Ovvero da quelle che sono, al momento, le date documentate, a noi note, delle prime impronte dei bolli dei portalettere.
Questa è la prima data che ho trovato tra le mie raccolte:
I timbri mostrano di già delle usure,
il chè fa, ragionevolmente, pensare fossero già in uso da tempo.
Avete delle date d'uso precedenti?
Maurizio
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maurizio
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
L'uso dei timbri di distribuzione è gia' documentato negli antichi stati...
Per il Lombardo Veneto ho alcune centinaia di esempi....
Non mi sorprende pertanto sia l'uso di essi per annullare cio' che era sfuggito agli uffici, sia che i timbrini nei primi del 1900 fossero gia' logori.
Concordo nelle perplessita' che questo uso sia stato reale nel 1970!
Per il Lombardo Veneto ho alcune centinaia di esempi....
Non mi sorprende pertanto sia l'uso di essi per annullare cio' che era sfuggito agli uffici, sia che i timbrini nei primi del 1900 fossero gia' logori.
Concordo nelle perplessita' che questo uso sia stato reale nel 1970!

+-x:
Sommiamo le idee, riduciamo gli ostacoli, moltiplichiamo le relazioni e condividiamo le conoscenze!
ciao
Fildoc
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ciao



Fildoc
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
fildoc ha scritto:L'uso dei timbri di distribuzione è gia' documentato negli antichi stati...
vorrei aggiungere ...... probabilmente anche quello dei timbrini per portalettere: ecco un esempio nel Lombardo-Veneto
http://img522.imageshack.us/img522/5065 ... ettere.jpg
http://img37.imageshack.us/img37/1976/portalettere1.jpg
Se invece vogliamo restringere la ricerca solo al periodo Regno d'Italia la mia prima data d'uso - sia per bollo di distribuzione che per bollo del portalettere - è del gennaio 1866. Non essendo un collezionista del periodo immagino però che presto saranno portate testimonianze antecedenti.
http://img266.imageshack.us/img266/4255 ... ttere2.jpg
http://img337.imageshack.us/img337/1685 ... tere2a.jpg
Infine allego un uso in periodo Regno di un bollo di Distribuzione tipico del Lombardo-Veneto



http://img230.imageshack.us/img230/9615 ... zione1.jpg
http://img13.imageshack.us/img13/8718/d ... ione1a.jpg
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Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Per arichire l'iconografia mostro l'immagine di una letterina del 1860 indirizzata a Milano dove appaiono contemporaneamente molti timbri : quello ddi confine di Desenzano, quello di arrivo ferroviario in rosso a Milano, quello riquadrato del primo giro di distribuzione e ben due ovalini di postino. Come vedete di una tipologia che poi è perdurata per molto tempo.
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+-x:
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ciao
Fildoc
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Fildoc
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Allego un riscontro dell'uso del timbrino del portalettere LV,
sempre in MILANO, ma in periodo Regno
in data 27 febbraio 1869.
Interessante sarebbe riuscire a determinare, per approssimazione, il periodo
della sua sostituzione con quello nuovo di tipologia... unitaria (?).
Nei registi dello Josz che ho potuto visionare, a suo tempo, ricordo una miriade di
impronte di bolli con il numero di servizio del portalettere del tipo ovale schiacciato
con i due riccioli che quasi si toccano in alto.
Insomma del tipo che troviamo in periodo Regno sulla maggiorparte delle città che
disponevano di questi bolli. Direi simile a quello di Napoli a tergo della lettera di Agostino.
Lo Josz lavorò per l'amm Postale, mi pare di ricordare, solo dal 1875.
Il documento di Agostino è di molto precedente: del 1866.
Quantunque lo Josz, non ne possa essere l'ideatore, certamente
lo specifico incarico di una intensa produzione,
lascia intendere che questo fosse il bollo che riscosse le "simpatie"
delle Autorità postali preposte.
Maurizio
sempre in MILANO, ma in periodo Regno
in data 27 febbraio 1869.
Interessante sarebbe riuscire a determinare, per approssimazione, il periodo
della sua sostituzione con quello nuovo di tipologia... unitaria (?).
Nei registi dello Josz che ho potuto visionare, a suo tempo, ricordo una miriade di
impronte di bolli con il numero di servizio del portalettere del tipo ovale schiacciato
con i due riccioli che quasi si toccano in alto.
Insomma del tipo che troviamo in periodo Regno sulla maggiorparte delle città che
disponevano di questi bolli. Direi simile a quello di Napoli a tergo della lettera di Agostino.
Lo Josz lavorò per l'amm Postale, mi pare di ricordare, solo dal 1875.
Il documento di Agostino è di molto precedente: del 1866.
Quantunque lo Josz, non ne possa essere l'ideatore, certamente
lo specifico incarico di una intensa produzione,
lascia intendere che questo fosse il bollo che riscosse le "simpatie"
delle Autorità postali preposte.
Maurizio
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maurizio
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Credo che l'ovalino sia una consuetudine del regno, infatti la busta che ho mostrato è del 1860, mentre nel 1859 con Milano ancora asburgica non c'era......
+-x:
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ciao
Fildoc
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Fildoc
- torinesearoma
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Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Il tema è molto interessante.
Solo oggi ho potuto esaminare le lettere che ho in casa per dare un contributo.
In questo primo intervento, oltre a precisare che non ho esempi del bollino "ovale con riccioli" del portalettere antecedenti al 1866 postato da Agostino, vorrei tornare sui bolli dei Quartieri Postali, cercando anche di riassumere quanto è emerso fino ad ora.
(1) Chi lo usava: a mio avviso, data anche la foggia della parte che reca il numero del portalettere, identica a quella dei timbrini loro assegnati, si trattava sempre di bolli dei portalettere, rifatti includendo il numero di quartiere postale. L'uso del resto è in linea a quello prescritto dall'art. 916 delle "Istruzioni" mostrato da Maurizio, che prescrive la bollatura di "ciascuna corrispondenza" (non di quelle restituite!) al retro, o sul davanti nel caso di cartoline.
E' ovvio che una simile disposizione implicava un notevole perditempo e quindi divenne nel tempo quasi "facoltativa".
Ma come mai nel bollo del portalettere fu incluso il numero di QP? Secondo Maurizio "aveva lo scopo di comunicare al destinatario il numero identificativo del proprio quartiere postale e di abituare gli utenti ad utilizzarlo". La spiegazione è plausibile, ma ce ne potrebbe essere un'altra. Se il numero di portalettere superava i 999 (o rischiava di superarlo), suddividerli per QP consentiva di non dover passare ad una numerazione a 4 cifre per identificarli.
E' anche possibile che entrambe queste motivazioni abbiano giocato un ruolo.
(2) Dove è stato usato: le città nelle quali l'uso è stato documentato sono Firenze, Palermo, Milano, Roma, e Siracusa. Inoltre io ho un esempio di Bologna (non in collezione ahimé, ma in fotocopia).
In base ad una prima analisi, i quartieri postali esistevano nel 1922 nelle seguenti città: Bologna - Firenze - Genova - Milano - Napoli - Palermo - Roma - Torino - Venezia. Nel 1923 si aggiungono Trieste e Brescia. Probabilmente altre città come Siracusa si aggiunsero successivamente.
Mancano quindi all'appello diverse città. Probabilmente le locali direzioni postali decisero di non rimpiazzare i bolli esistenti dei portalettere, mantenendo quelli con il solo numerino (forse perché erano meno di 999, o per motivi economici o perché si decise di avviare una sperimentazione in alcune città ...); oppure i nuovi bolli, meno maneggevoli, non furono graditi ai portalettere e presto si ritornò al vecchio.
La cosa può essere verificata esaminando corrispondenza diretta a tali città negli anni '20: se vi sono bolli del portalettere del tipo "ovale con riccioli" o comunque di tipo tradizionale col solo numeretto, direi assai probabile che si sia trattato proprio di un'adozione a macchia di leopardo. Ad esempio ho visto diverse lettere per Napoli negli anni '20 con bollini col solo numero del portalettere.
Molti hanno evidenziato che a Firenze i bolli del QP non recavano il numero del portalettere ma una lettera (io ho visto solo A e B). Fino ad ora non sono emerse possibili spiegazioni.
(3) Periodo d'uso: Questi quelli da me rilevati da una primissima analisi
Bologna 1924
Firenze 1923 - 1925
Milano 1922 - 1924
Palermo 1924 - 1932
Roma 1923 - 1932
Siracusa 1938
Ovviamente ogni aggiornamento è benvenuto.
Maurizio ha anche sottolineato altri aspetti interessanti sul tema dei quartieri postali: l'effettivo uso da parte degli utenti di tale numerazione negli indirizzi, la modalità di suddivisione delle città in quartieri postali. Mi riprometto di tornare sull'argomento (il post è già abbastanza lungo).
Solo oggi ho potuto esaminare le lettere che ho in casa per dare un contributo.
In questo primo intervento, oltre a precisare che non ho esempi del bollino "ovale con riccioli" del portalettere antecedenti al 1866 postato da Agostino, vorrei tornare sui bolli dei Quartieri Postali, cercando anche di riassumere quanto è emerso fino ad ora.
(1) Chi lo usava: a mio avviso, data anche la foggia della parte che reca il numero del portalettere, identica a quella dei timbrini loro assegnati, si trattava sempre di bolli dei portalettere, rifatti includendo il numero di quartiere postale. L'uso del resto è in linea a quello prescritto dall'art. 916 delle "Istruzioni" mostrato da Maurizio, che prescrive la bollatura di "ciascuna corrispondenza" (non di quelle restituite!) al retro, o sul davanti nel caso di cartoline.
E' ovvio che una simile disposizione implicava un notevole perditempo e quindi divenne nel tempo quasi "facoltativa".
Ma come mai nel bollo del portalettere fu incluso il numero di QP? Secondo Maurizio "aveva lo scopo di comunicare al destinatario il numero identificativo del proprio quartiere postale e di abituare gli utenti ad utilizzarlo". La spiegazione è plausibile, ma ce ne potrebbe essere un'altra. Se il numero di portalettere superava i 999 (o rischiava di superarlo), suddividerli per QP consentiva di non dover passare ad una numerazione a 4 cifre per identificarli.
E' anche possibile che entrambe queste motivazioni abbiano giocato un ruolo.
(2) Dove è stato usato: le città nelle quali l'uso è stato documentato sono Firenze, Palermo, Milano, Roma, e Siracusa. Inoltre io ho un esempio di Bologna (non in collezione ahimé, ma in fotocopia).
In base ad una prima analisi, i quartieri postali esistevano nel 1922 nelle seguenti città: Bologna - Firenze - Genova - Milano - Napoli - Palermo - Roma - Torino - Venezia. Nel 1923 si aggiungono Trieste e Brescia. Probabilmente altre città come Siracusa si aggiunsero successivamente.
Mancano quindi all'appello diverse città. Probabilmente le locali direzioni postali decisero di non rimpiazzare i bolli esistenti dei portalettere, mantenendo quelli con il solo numerino (forse perché erano meno di 999, o per motivi economici o perché si decise di avviare una sperimentazione in alcune città ...); oppure i nuovi bolli, meno maneggevoli, non furono graditi ai portalettere e presto si ritornò al vecchio.
La cosa può essere verificata esaminando corrispondenza diretta a tali città negli anni '20: se vi sono bolli del portalettere del tipo "ovale con riccioli" o comunque di tipo tradizionale col solo numeretto, direi assai probabile che si sia trattato proprio di un'adozione a macchia di leopardo. Ad esempio ho visto diverse lettere per Napoli negli anni '20 con bollini col solo numero del portalettere.
Molti hanno evidenziato che a Firenze i bolli del QP non recavano il numero del portalettere ma una lettera (io ho visto solo A e B). Fino ad ora non sono emerse possibili spiegazioni.
(3) Periodo d'uso: Questi quelli da me rilevati da una primissima analisi
Bologna 1924
Firenze 1923 - 1925
Milano 1922 - 1924
Palermo 1924 - 1932
Roma 1923 - 1932
Siracusa 1938
Ovviamente ogni aggiornamento è benvenuto.
Maurizio ha anche sottolineato altri aspetti interessanti sul tema dei quartieri postali: l'effettivo uso da parte degli utenti di tale numerazione negli indirizzi, la modalità di suddivisione delle città in quartieri postali. Mi riprometto di tornare sull'argomento (il post è già abbastanza lungo).
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Ultima modifica di torinesearoma il 17 maggio 2010, 8:27, modificato 2 volte in totale.
Paolo
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Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Grazie Marco,ho aggiornato le date nel mio post precedente
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Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Ciao fildoc,
prendo nota della tua precisazione.
Pertanto, è da ritenere errata la mia attribuzione LV al bollo ovale verticale con numerazione.
Riterrei, però, che attribuirla al Regno d'Italia, non sia corretto.
Almeno dal punto di vista della cronologia storica.
Confesso delle lacune riguardo il periodo, che non è proprio quello in cui sono centrate le mie raccolte, però mi permetto di osservare che, dalle fonti che ho potuto consultare, ufficialmente il Regno d'Italia si considera tale dal giorno in cui il Re assunse ufficialmente la Corona, ossia il 17 marzo 1861.
Ma probabilmente intendevi Regno di Sardegna.
Comunque abbiamo acquisito un'altra piccola informazione in merito.
Ciao Paolo,
molto interessante il tuo intervento, cui al momento ritengo prematuro rispondere per non aggiungere altra carne al fuoco e rischiare di bruciare il tutto.
Posso premetterti che stò elaborando il materiale in mio possesso.
Questa è una buona occasione per riordinarlo e trasferirlo in formato digitale.
Quanto prima entrerò nello specifico.
I bolli dei portalettere e quelli dei quartieri postali hanno, a mio parere, come ben hai intutito più punti in comune e aprono delle ipotesi da verificare, se mai sarà possibile.
Ciao Marco,
per favore, potresti indicare la stada delle cartoline consegnata nel QP 9 e nel QP 46 di Roma? Dati che per me hanno una qualche importanza e su cui spero avere occasione di ritornare in seguito.
Un'ultima cosa per ora:
Vorrei indicare a coloro che volessero contribuire a questa ricerca sui QP, in particolare, di non limitarsi esclusivamente al bollo circolare che non sempre veniva apposto.
Notizie si possono ricavare anche dall'indicazione del mittente, sebben alquanto sporadica, che diligentemente apponeva dopo la città di destinazione anche il numero del QP , a volte preceduto dal n 100. Ossia per es. QP 9, manoscritto 109.
Un caro saluto alla signora Valverde, che spero ci stia seguendo e che avremo presto il piacere di rileggere
Maurizio
prendo nota della tua precisazione.
Pertanto, è da ritenere errata la mia attribuzione LV al bollo ovale verticale con numerazione.
Riterrei, però, che attribuirla al Regno d'Italia, non sia corretto.
Almeno dal punto di vista della cronologia storica.
Confesso delle lacune riguardo il periodo, che non è proprio quello in cui sono centrate le mie raccolte, però mi permetto di osservare che, dalle fonti che ho potuto consultare, ufficialmente il Regno d'Italia si considera tale dal giorno in cui il Re assunse ufficialmente la Corona, ossia il 17 marzo 1861.
Ma probabilmente intendevi Regno di Sardegna.
Comunque abbiamo acquisito un'altra piccola informazione in merito.
Ciao Paolo,
molto interessante il tuo intervento, cui al momento ritengo prematuro rispondere per non aggiungere altra carne al fuoco e rischiare di bruciare il tutto.
Posso premetterti che stò elaborando il materiale in mio possesso.
Questa è una buona occasione per riordinarlo e trasferirlo in formato digitale.
Quanto prima entrerò nello specifico.
I bolli dei portalettere e quelli dei quartieri postali hanno, a mio parere, come ben hai intutito più punti in comune e aprono delle ipotesi da verificare, se mai sarà possibile.
Ciao Marco,
per favore, potresti indicare la stada delle cartoline consegnata nel QP 9 e nel QP 46 di Roma? Dati che per me hanno una qualche importanza e su cui spero avere occasione di ritornare in seguito.
Un'ultima cosa per ora:
Vorrei indicare a coloro che volessero contribuire a questa ricerca sui QP, in particolare, di non limitarsi esclusivamente al bollo circolare che non sempre veniva apposto.
Notizie si possono ricavare anche dall'indicazione del mittente, sebben alquanto sporadica, che diligentemente apponeva dopo la città di destinazione anche il numero del QP , a volte preceduto dal n 100. Ossia per es. QP 9, manoscritto 109.
Un caro saluto alla signora Valverde, che spero ci stia seguendo e che avremo presto il piacere di rileggere
Maurizio
maurizio
- Marco Occhipinti
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Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Certo, eccole:
QP 9
Piazza Borghese, 7
QP 46
Via Amerigo Vespucci, 16

QP 9
Piazza Borghese, 7
QP 46
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Marco Occhipinti
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Tematiche: Geologia, Evoluzione, Scacchi
Storia Postale: Funicolare vesuviana, Fiume fino al 1945
I miei siti web: Funicolare Vesuviana - CIFT, Centro Italiano Filatelia Tematica
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Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Un saluto a tutti
Anticipo subito che sui quartieri postali devo approfondire le ricerche nel mio modesto archivio.
Sui timbrini "ovali con riccioli" in dotazione ai postini vorrei invece aggiungere anche il documento più recente in cui ne ho riscontrato l'uso - la data è 21 maggio 1957
Agostino
P.s. Ho preso in considerazione solo l'uso "canonico" di tale timbrino escludendo quindi eventuali usi come annullatore
http://img255.imageshack.us/img255/1451 ... ttere3.jpg
Anticipo subito che sui quartieri postali devo approfondire le ricerche nel mio modesto archivio.
Sui timbrini "ovali con riccioli" in dotazione ai postini vorrei invece aggiungere anche il documento più recente in cui ne ho riscontrato l'uso - la data è 21 maggio 1957



P.s. Ho preso in considerazione solo l'uso "canonico" di tale timbrino escludendo quindi eventuali usi come annullatore
http://img255.imageshack.us/img255/1451 ... ttere3.jpg
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
ciao Agostino,
Ne hai da mostrare anche in uso "non canonico"?
Maurizio
Ne hai da mostrare anche in uso "non canonico"?
Maurizio
maurizio
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Per gli ovalini dei portalettere a Milano devi pensare ad un unicum....
Ovvero essi cominciarono prima del Regno d'Italia, ma dopo la liberazione della Lombardia dagli austriaci.
Probabilmente nei primi mesi del 1860...
Ti cerchero' la prima data d'uso in mio possesso.
E' ovvio che il 17 marzo del 1861 essi diventano un uso del regno d'Italia.
Ovvero essi cominciarono prima del Regno d'Italia, ma dopo la liberazione della Lombardia dagli austriaci.
Probabilmente nei primi mesi del 1860...
Ti cerchero' la prima data d'uso in mio possesso.
E' ovvio che il 17 marzo del 1861 essi diventano un uso del regno d'Italia.
+-x:
Sommiamo le idee, riduciamo gli ostacoli, moltiplichiamo le relazioni e condividiamo le conoscenze!
ciao
Fildoc
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Fildoc
Re: Studio sui bolli del portalettere e del quartiere postal
Ho guardato nel mio archivio che, per questo periodo, credo sia uno dei piu' avanzati del settore...
Ebbene il 25 novembre del 1860 a Milano l'ovalino non si usava...
Il primo dicembre 1860 ho una lettera con l'ovalino N° 5
L'introduzione di tale uso pertanto è da ascriversi dopo il 25 novembre e probabilmente il 1° dicembre 1860 fu il primo giorno.
Ebbene il 25 novembre del 1860 a Milano l'ovalino non si usava...
Il primo dicembre 1860 ho una lettera con l'ovalino N° 5
L'introduzione di tale uso pertanto è da ascriversi dopo il 25 novembre e probabilmente il 1° dicembre 1860 fu il primo giorno.
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Fildoc
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Fildoc