schemastampa1949.jpg
Questo schema è il più "vecchio"

che ho trovato, da una pubblicazione del 1949.
La soprastamp ....pardon,

la soprascritta in blu è la traduzione dei termini che riguardano l'argomento.
Illustra la tecnica di taccheggio (anche della forma di stampa) non più applicata dopo gli anni '70, forse anche prima, perciò a me sconosciuta.
C'è da considerare che il taccheggio si applica, oltre sotto il rivestimento del cilindro-stampa, anche sotto la forma di stampa.
E si opera sia nella composizione di solo testo, sia nelle composizioni combinate testo/illustrazioni (cliscè), come illustrato in questo schema27;
g=caratteri,
e=cliscè (
d=zoccolo o supporto/cliscè).
In questo schema è interessante osservare che il cliscè (
e) è smontabile per consentire l'applicazione del taccheggio (
b) per poi riposizionarlo e fissarlo nuovamente con i chiodi (
f).
Ripeto che è un procedimento a me sconosciuto ma mi è facile intuire che con i miglioramenti tecnologici (era il periodo -1949- dello zinco e materie plastiche che sostituivano in gran parte il piombo già riconosciuto insalubre) non era più necessario rafforzare (taccheggiare) alcune aree del cliscè o della forma di stampa in generale, per consentire poi ai rulli di inchiostrarla uniformemente, oltre a ripristinare eventuale carenza di pressione.
In tempi moderni (della stampa tipografica)

il taccheggio della forma era limitata all'inserimento di strati (
c) (tanti quanto necessari, generalmente non doveva superare il decimo altrimenti si sostituiva lo zoccolo) per raggiungere l'altezza di stampa.
Il taccheggio nel cilindro-stampa serve principalmente a ripristinare la giusta pressione ove si presentano dei "vuoti".
Della prima emissione L-V conosciamo tutti (o quasi)

la caratteristica varietà del "centro in risalto".
Senza il taccheggio -in questo caso un disperato tentativo a non sostituire la tavola troppo usurata- scudo e aquila forse sarebbero meno riconoscibili.
Rimanendo sul tema "punto di registro"-"testa di chiodo", e precisamente all'osservazione posta dal nostro moderatore

riguardo eventuali singoli cliscè, per cui i chiodi sarebbero superflui, posso solo esporre ipotesi, ma che rispecchiano sempre ogni periodo di innovazioni o cambi di tecniche, il più delle volte anche sperimentali.
è risaputo che per la preparazione delle varie tavole di stampa della prima emissione, hanno ripetutamente variato metodo di lavorazione: normale stereotipia, galvanotipia, indurimento dei stereotipi (tramite bagni galvanici) ecc.
Non è dato sapere con certezza, ma a mio avviso anche la preparazione della forma di stampa dei 256 (240) francobolli può aver subito diversi procedimenti di preparazione e quello più appropriato, che induce alla presenza di chiodi, è una tavola composta da più gruppi di cliscè con ognuno almeno 2 o 4, 8, 16 o addirittura l'intero quarto di foglio (60+4croci).
Non è poi tanto azzardata come ipotesi, dovendo rifare periodicamente la tavola a causa dell'usura, il metodo più sbrigativo è proprio quello di preparare una unica forma su un unico supporto (zoccolo) al posto dei singoli cliscè.
Se poi tale forma deve essere ulteriormente trattata elettroliticamente per indurirla, è certamente più adeguata rispetto al singolo cliscè.

Nella pagina a destra, schema 28 con dettagli sulla puntatura (o inserimento foglio) e registro-foglio, si nota alla lettera
p la posizione della barra delle pinze.
Ho aggiunto la lettera
q riferita ai rulli inchiostratori: posizione e distanza dal cilindro corrispondo, in proporzione, più o meno alla realtà.
Concludendo, per adesso

, questo schema e quello elaborato e postato ieri, dovrebbero essere più che convincenti che l'unica posizione certa per imprimere quella che è conosciuta come "testa di chiodo" o "punto di registro" (erroneamente) sul foglio, non può trovarsi in altre posizioni se non nella forma di stampa.
Diversamente c'è solo da chiedersi

, e spiegare, chi è quel folletto che lo gira e imprime la testa "colorata" sul foglio?

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