Sicuramente L'Arte ha raggiunto un obiettivo difficilmente uguagliabile: quasi 700 visite dal 9/9, giorno in cui decisi di pubblicare uno stralcio dell'articolo di Franco Filanci. Non poche, anche perchè mai immaginavo che quella scan avrebbe scatenato una tale mole di risposte e riflessioni.
Conosco poco l'autore: qualche parola durante i convegni, più che altro legati alla pubblicazione di articoli su Storie di Posta. Me lo descrivono comunque come un tipo "tosto": di sicuro gli piace primeggiare, conosce la materia , ha pubblicato innumerevoli articoli e libri e non manca di vena polemica. Un primo della classe, insomma.
Mi viene da chiedere se l'autorizzazione alla pubblicazione in questo forum dell'articolo non nasconda pure qualche strategia di marketing.
Fondalmentalmente non mi trovo troppo distante dalle sue posizioni pur dovendo riconoscere che "al facciale, in un ufficio, almeno per un giorno" non copre tutta la casistica di emissioni dalla nascita del Regno d'Italia. Si può comunque pensare di raccogliere le riflessioni per poi farle rientrare nella Posta dei Lettori: non dimentichiamo che un articolo e/o una risposta su carta stampata ha ben altro peso che un intervento online.
L'autore, forse per la sua professione nella vita, pone l'accento su due temi: il primo sul francobollo come veicolo di propaganda e/o pubblicità. Il secondo come contrassegno di pagamento dei diritti postali, casitica che lo porta ad includere oggetti che noi collezionisti per facilità mentale tendiamo a suddividere in comparti stagni.
Se ognuno di noi prova a ragionare allontanandosi dal semplice concetto di filatelia, prefilatelia, interofilia e quant'altro forse il ragionamento di Filanci risulta più chiaro. E' fuori discussione che il francobollo ha funzionato da volano per tutto il compartimento postale: in seguito ad esso sono nati i collezionisti, le riviste, i libri e solo più recentemente i cultori di marcofilia, interofilia ecc... E come non menzionare tutto l'indotto costituito da venditori di oggetti per il collezionismo che, non dimentichiamolo, ha avuto anche il merito di preservare il materiale dalla distruzione e di valorizzarlo?
Ben altro destino avrebbe avuto la conoscenza della storia postale senza francobollo! E senza i francobolli che vedevamo o ci regalavano quando eravamo piccoli probabilmente ora non saremmo su questo forum.
Il francobollo per la posta intesa come azienda rimane una pietra miliare ma il mondo cambia e allora bisogna adeguarsi: in principio le autorità postali emettevano francobolli a prescindere dal collezionismo, poi gli strizzarono l'occhio (le lunghe serie dai facciali improbabili), quindi andarono a braccetto (vedi periodo 60-90 caratterizzato dalle alte tirature per allargare la "base"in un periodo di economia prospera) per poi piano piano avventurarsi su una nuova strada (in periodo di internet la posta ha cominciato a perdere la sua specificità di risposta scritta) senza però che il collezionismo (e i collezionisti) continuassero a seguirne le tracce, anzi,. Ecco un esempio:
viewtopic.php?f=36&t=15932&start=20E non è escluso che proprio questi nuovi "francobolli" saranno quelli che in futuro decreteranno la morte di quelli tradizionali.
Riguardo la storia postale: nasce in Germania nella seconda metà del XIX secolo e i "padri" di questa disciplina furono i postali stessi che indagarono sulla genesi dell'azienda. Se per "Storia Postale" si intende lo studio delle tariffe, dei segni sulle lettere, dei bolli e annulli è palese come anche questa volta il francobollo abbia funzionato da promotore avvicinando il "grande pubblico" e rendendola meno accademica.
Tuttavia non si può non ricordare quegli studiosi che hanno scritto libri senza neppure citare una sola volta la parola "francobollo", "annullo", "timbro": Federigo Melis per la parte medioevale e Bruno Caizzi per i secoli XVIII e XIX.
E ce ne sono altri contemporanei in gradi di raccontare scientificamente la storia della posta in Italia dal 1850 usando i suddetti termini solo in casi sporadici.
E'solo questione di mettere a fuoco il protagonista.

Francesco