Caro Carlo, qui mi tocchi nei ricordi, il mio babbo, (ancora vivente, per l'amor del cielo

) classe "26" nel 43 falsificò l'età e si arruolò volontario nella X, battaglione "Lupo", venne fatto prigioniero nel 44 vicino a Livorno e tornò libero nel 46 dopo quasi 2 anni di prigionia in Libia, in un campo di concentramento gestito (non ricordo dove, credo Bengasi) dagli Inglesi. Da precisare che dopo tre giorni le cucine erano già gestite dagli italiani e gli Inglesi ne approfittarono subito, mio padre s'offrì volontario anche come infermiere (dissenteria ed altre malattie dilagavano) e pur non avendo mai visto una "chiappa" ne bucò tante, assicurandosi un vitto e condizione migliore.
Da sottolineare, che, quando fatti prigionieri e presi dietro le linee nemiche, avendo continuato a combattere con i tedeschi, vennero presi per spie e collaboratori, benchè in divisa, ma con passaporto in lingua duplice per il riconoscimento e stavano rischiando la fucilazione, poichè, oltretutto, le truppe erano Gurka, che non andavono molto sul sottile, (come molte altre

) non parlavano altro che la loro lingua ed un poco d'inglese per recepire gli ordini, poichè i graduati erano sempre rigorosamente d'origine inglese, per poter mantenere bassa la conosciuta rissosità di queste truppe assoldate in maniera frettolosa, (carne da cannone, come spesso sono state le truppe italiane, per i Tedeschi, vedi Montecassino, ove il Battaglione Lupo venne massacrato, assieme a truppe Rumene, e solo alla fine i Tedeschi decisero di "sacrificare" 2 reggimenti di paracadutisti con relativi mitraglieri, per difenderlo)
Lo scarso inglese di mio padre e commilitoni, il completo disconoscimento delle convenzioni di Ginevra per i prigionieri di guerra da parte dei Gurka, avrebbero portato alla loro morte per fucilazione, ma il graduato inglese riconobbe la veridicità della situazione, soldati in combattimento e basta e li fece deportare e salvò la vita a mio padre ed ai suoi commilitoni.
La guerra è sempre una cosa terribile, da qualsiasi parte la si legga, vincitori e vinti.
Il gagliardetto era un teschio con la rosa in bocca, come da immagine

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