Filatelia semiotica

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somalafis
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da somalafis »

Il posizionamento in basso della scure compare in varie figurazioni postali come queste:
1935.jpg
1935 b.jpg
albania.jpg
1940.jpg
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Riccardo Bodo
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remo
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da remo »

Con la conferma delle immagini postate da Riccardo (grazie a Riccardo e Fabrizio) la mia ipotesi che i fasci fossero messi rovesciati solo per rispetto cade del tutto.
Immagino, ma a questo punto non ne sono sicuro, che anche gli abili (?) comunicatori del Fascismo fossero a conoscenza che i fasci littori erano portati rovesciati nelle situazioni che ho indicato nel mio post iniziale su Alfieri...
I littori erano dei “funzionari statali” che accompagnavano e proteggevano i magistrati romani mentre procedevano per la strada. Per i magistrati era un segno di prestigio ed il numero dei littori era diverso a seconda del ruolo del magistrato.
I fasci erano formati da verghe di betulla o di olmo legate insieme da nastri di colore rosso. Il fascio era appoggiato sulla spalla sx degli uomini mentre camminavano ed aveva all'interno una scure, con la quale, anticamente si eseguivano le sentenze capitali.
Ai funerali di un generale erano portati “versi”, cioè capovolti, e a volte “fracti”, ossia spezzati, in segno di lutto e di profondo dolore. Se capitava che due magistrati si incontrassero per strada, i littori di quello meno importante erano costretti e togliersi i fasci dalle spalle e a piegarli fin quasi a terra...


Quindi perché i fasci sono rovesciati nei francobolli? Chissà se sul Forum c'è qualcuno che può dare la risposta.
Che i fasci fossero portati rovesciati come da me citato in determinate occasioni è facilmente riscontrabile su alcuni link (sono in francese e spagnolo)

https://1001antiquites.net/antiquite/se ... scina.html
https://mediterranees.net/civilisation/ ... asces.html
http://enciclopedia.us.es/index.php/Fasces#Fasces_versi

come sui libri di storia e civiltà romana.

Speriamo che qualcuno ci sveli la risposta che a questo punto oltre che storica è anche interessante dal punto di vista filatelico.
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somalafis
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da somalafis »

remo ha scritto: 8 gennaio 2020, 12:01 ...
Quindi perché i fasci sono rovesciati nei francobolli? Chissà se sul Forum c'è qualcuno che può dare la risposta.
...
Io semplicemente non esagererei con ''letture'' troppo spinte. La mia impressione e' che questi simboli politici onnipresenti tendano per cosi' dire a ''smaterializzarsi'' e a perdere di ''realismo'', trasformandosi in semplici elementi grafici (un po' come un logo commerciale, per intenderci).
Ecco cosi' fasci in ardita visione frontale
1936.jpg
O ridotti a ''mozziconi'' come in questa emissione pro Milizia
cpmilizia.jpg
miliz.jpg
O in questo francobollo
1934.jpg
I fasci possono servire da cornice grafica
1931.jpg
Il loro utilizzo come elemento grafico e' particolarmente evidente delle franchigie ufficiali dove il fascio serve da divisorio nella facciata
fascio sottile.jpg
E pian piano si smaterializza
fascio vuoto b.jpg
fascio vuoto.jpg
In alcune edizioni realizzate in zona di occupazione si ridurra' appunto ad una semplice riga con una piccola lama di scure.
D'altra parte, un trattamento analogo subi' in URSS il simbolo della falce e martello, dalle figurazioni realistiche alle successive elaborazioni grafiche...
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Riccardo Bodo
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da remo »

Complimenti Riccardo, la tua spiegazione è convincente e la sposo.
Fascio littore e basta. Poi in alto, in basso, frontale, di 3/4, “mozzicone” non ha importanza basta che il simbolo sia presente. Quindi per ogni serie che presenta il fascio, la scelta della posizione è stata dettata da motivi grafici e di scelta dell’autore del bozzetto.
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TazDevil
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

remo ha scritto: 8 gennaio 2020, 14:57 Quindi per ogni serie che presenta il fascio, la scelta della posizione è stata dettata da motivi grafici e di scelta dell’autore del bozzetto.
remo Ciao:
Ma non sempre!
Ad esempio nel fb da 25 cent. del decennale della marcia su Roma, il fascio littorio al centro della vignetta svolge un ruolo "attivo" nella comunicazione simbolica, mentre i due fasci laterali inclinati svolgono funzioni decorative.
Nel disegno, le braccia che sorreggono strumenti di lavoro (riferimento simbolico alle corporazioni) sono coese in maniera tale da formare un corpo unico che proietta un'ombra a forma di fascio littorio. Con questa figurazione si volle rappresentare l'ideale di ordine sociale, inteso come sviluppo del benessere ed abolizione dei contrasti di classe, teorizzati nella "terza via" del corporativismo, un concetto esplicitato anche dal motto "inquadrati e protesi all'unica meta".
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atg
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Re: Filatelia sociale – Parte 10 – Mostra delle colonie estive e dell’assistenza all'infanzia

Messaggio da atg »

TazDevil ha scritto: 4 gennaio 2020, 18:38
atg ha scritto: 31 dicembre 2019, 22:19
posso chiedere un aiuto a voi esperti, nel 1962 il vaticano ha emesso l' unica serie fino ad ora dedicata alle vocazioni
Immagine che solo due anni dopo con paolo vi avrebbe avuto una sua giornata mondiale (la iv domenica dopo pasqua) sapete come mai? ha un nesso l' emissione con la successiva giornata mondiale? che mi dite dell' emissione grazie Ciao: Ciao:
Non sono un esperto di "cose vaticane" ma ritengo che l'emissione, di chiara matrice propagandistica, abbia attinenza con il processo di secolarizzazione che fu l'elemento conduttore del Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII che presenziò anche alla sua prima sessione tenutasi nell'ottobre del 1962. Molto probabilmente anche la decisione di istituire una giornata mondiale due anni dopo rientrò nello spirito di rinnovamento della Chiesa che aveva bisogno di nuovi pastori (primo soggetto del fb) per seminare e coltivare la fede cristiana nei proseliti (secondo soggetto del fb, rappresentato dal campo di grano).
Ciao:
dal forum del cift il grande paolo guglieminetti mi suggerisce questo
Probabilmente legato al I Congresso Internazionale delle Vocazioni Ecclesiastiche (26 maggio 1962)
http://www.vatican.va/content/john-xxii ... zioni.html
Antonio T ... iscritto dal 1° giugno 2005
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provo ad essere filatelista con l' Italia, la tematica S. Antonio da Padova
ed i buoni coupon internazionali

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Re: Filatelia sociale – Parte 10 – Mostra delle colonie estive e dell’assistenza all'infanzia

Messaggio da TazDevil »

atg ha scritto: 10 gennaio 2020, 10:55 dal forum del cift il grande paolo guglieminetti mi suggerisce questo
Probabilmente legato al I Congresso Internazionale delle Vocazioni Ecclesiastiche (26 maggio 1962)
http://www.vatican.va/content/john-xxii ... zioni.html
Poiché la data del congresso (26 Maggio 1962) precede di poco quella dell'emissione filatelica (12 giugno 1962) penso proprio che i due eventi siano strettamente correlati.
Ciao:
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Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte prima: La stella del mattino e della sera

Messaggio da TazDevil »

Prima di analizzare le rappresentazioni del nostro “stellone” sui francobolli, sono necessarie alcune premesse sulle origini di questo simbolo e sui vari significati che si sovrapposero nel corso dei millenni, dando luogo ad ambiguità interpretative che in molti casi possono risultare fuorvianti.
È noto che le origini di questo simbolo hanno radici antichissime e nascono dall’associazione tra il pianeta Venere ed i territori meridionali della nostra Penisola, così come ci ha tramandato Virgilio nel III Libro dell’Eneide:
“Est locus, Hesperiam Grai cognomine dicunt, terra antiqua, potens armis atque ubere glaebae; Oenotri coluere viri; nunc fama minores Italiam dixisse ducis de nomine gentem…”
“C'è un luogo, che i Grai (Greci) chiamano col nome di Esperia, terra antica, potente per armi e ricchezza di suolo; gli uomini Enotri la abitarono; ora è fama che i discendenti abbian chiamato Italia il popolo dal nome del (loro) capo…”
Dunque nell’antichità, i territori della nostra penisola furono indicati con il nome di Esperia (Venere) ed il passaggio dall’appellativo Esperia a quello di Italia è attribuito da Virgilio al popolo degli Enotri (abitanti di una vasta regione dell’Italia meridionale fin dal XV secolo A.C.) che chiamarono così questi territori in onore del loro re Italo.
Sebbene già Pitagora, secondo la tradizione, comprese che Venere non era una stella bensì un pianeta visibile solo in prossimità dell’alba o nelle prime ore dopo il tramonto, nel linguaggio comune Venere continuò ad essere chiamata “stella del mattino e stella della sera”. Quindi, i territori di quella regione chiamata Italia furono associati a Venere e questo pianeta continuò ad essere comunemente chiamato “stella”, probabilmente in riferimento alla parola “astrum”, termine con il quale si indicava qualsiasi corpo celeste.
La relazione Venere->Stella->Italia è la chiave di lettura dell’associazione simbolica tra la nostra Penisola e la stella a cinque punte, che è una figurazione di origine astronomica che appare unendo con una linea immaginaria ciascuna delle cinque congiunzioni inferiori tra questo pianeta ed il Sole, che si verificano durante un ciclo sinodico di otto anni terrestri. (Figura 1).
In epoche più recenti, nella seconda edizione dell’Iconografia di Cesare Ripa del 1603, la stella a cinque punte compare in una immagine allegorica dove l’Italia è rappresentata come una figura femminile con la testa cinta da una corona turrita sormontata da questa particolare stella (Figura 2). Nello spiegare l’origine dei simboli associati all’immagine allegorica, il Ripa cita anche l’Eneide di Virgilio come fonte di riferimento che associa Venere all’Italia.
Durante il Regno d’Italia lo “stellone”, in foggia “sabauda”, compare per la prima volta sulle monete da 1, 2, 5 e 10 centesimi del 1861 (Figura 3), e venne inserito sulla sommità dello stemma del Regno dal 1870 al 1890 (Figura 4). Sebbene la comparsa della stella cinque punte nell’iconografia sabauda indichi una continuità di significato con il passato, è innegabile che a quell’epoca il simbolo si caricò di significati sovrapposti che cercherò di illustrare nel prossimo post, sempre tempo libero permettendo.
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Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte seconda: Ambiguità interpretative e significati sovrapposti

Messaggio da TazDevil »

Nel post precedente ho illustrato le radici “astronomiche” della stella a cinque punte e le associazioni “epiche” con la Penisola Italica riportate nell’Eneide. In questo post proverò ad esporre le radici “razionali” che associano questo simbolo alla geometria ed alla matematica e successivamente all’esoterismo, alla magia, alla massoneria e, dal XIX secolo in poi, anche al culto demoniaco.
Così come fu per le congiunzioni astrali tra Venere e il Sole, anche questa interpretazione trae le sue origini dalla scuola pitagorica della Magna Grecia Ionica ed è quindi ancora una volta in qualche modo correlata alla nostra Penisola. Infatti, per risolvere le problematiche associate al disegno del pentagono regolare inscritto in una circonferenza, nel VI secolo A.C. i Pitagorici delinearono una figura geometrica dalla forma di una “stella” a cinque punte, detta pentagramma, i cui segmenti individuavano molteplici sezioni auree (Figura 1). Per tali caratteristiche peculiari, che si aggiungevano al fascino astronomico suscitato delle congiunzioni di Venere, i discepoli di Pitagora ne fecero un simbolo esoterico che divenne il “marchio” della loro scuola.
Successivamente, con lo svilupparsi delle “scienze alchemiche”, le cui teorie si fondavano sulla fisica aristotelica, il pentagramma, anche detto pentalfa o pentacolo, divenne il simbolo dei cinque elementi, terra, acqua, aria, fuoco e spirito (Figura 2). Con il progressivo sviluppo in clandestinità di talune pratiche alchemiche tendenti alla magia, perseguitate dalla Chiesa come stregonerie, anche il pentacolo venne stigmatizzato come simbolo del male. Queste circostanze favorirono lo sviluppo delle “scienze occulte” ed il pentacolo divenne simbolo della magia bianca, se raffigurato con la punta verso l’alto, o della magia nera, se raffigurato con la punta verso il basso. In analogia con il simbolismo della magia nera, nel XIX secolo, il pentacolo rovesciato venne associato al culto demoniaco, personificando, a seconda dei casi, il Bafometto, Lucifero o Satana.
Un simbolo così ricco di significati esoterici non poteva essere ignorato dalla Massoneria che lo fece proprio, caricandolo di significati in parte ripresi da quelli stratificatisi nel corso dei millenni e rimodellati secondo la propria dottrina. La stella massonica è raffigurata come un pentagramma fiammeggiante che non rappresenta più Venere bensì la stella Sirio, che secondo gli antichi egizi simboleggiava il dio Horus. Le ragioni di tale cambiamento risiedono probabilmente nel fatto che Venere, in quanto pianeta, non poteva simboleggiare la fonte della luce divina del genio umano. Dunque, nel simbolo massonico, il pentagramma diviene vera e propria stella luminosa, pur conservando taluni attributi esoterici risalenti ai pitagorici (numero aureo) e parte di quelli alchemici (armonia degli elementi nel microcosmo umano). Per tali motivi, la stella massonica è rappresentata come un pentagramma da cui dipartono raggi di luce (Figura 3). Naturalmente non sfugge all'osservazione l’evidente somiglianza della stella sabauda con la stella massonica, così come non può essere notato il fatto che la stella a cinque punte compaia con la punta rovesciata nello stemma ufficiale del Regno d’Italia del 1870 (Figura 4), per scomparire definitivamente nel 1890.
A soffiare ulteriormente sulla brace del complottismo, il monumento di Piazza dello Statuto a Torino, Patria dei Savoia e cuore della nobiltà sabauda, inaugurato nel 1876 per celebrare il traforo del Frejus, rappresenta un non meglio identificato quanto ambiguo "Genio alato della scienza” con il capo sormontato da un pentalfa capovolto (Figura 5). Questi riferimenti più o meno espliciti all'occultismo diedero origine a innumerevoli legende metropolitane, tuttora persistenti, alimentate ulteriormente dalla recente scomparsa della stella, avvenuta intorno al 2014 in circostanze misteriose mai chiarite.
Una tale ricchezza di significati sovrapposti rende molto difficile l’analisi semiotica di questo simbolo che si presta a molteplici ambiguità interpretative così che non sia sempre possibile decodificarne univocamente il significato, basandosi sulla semplice analisi del contesto figurativo entro il quale viene rappresentato. Analogamente, non è possibile asserire con certezza che la raffigurazione della stella a cinque punte celi significati occulti, intenzionalmente ricercati.
Ma non è finita qui…
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da remo »

Grazie Fabrizio sempre molto interessante. Aspettiamo il terzo capitolo...
remo Ciao:
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da debene »

Carissimo Fabrizio,
guardare la filatelia da questo punto di vista non è solo interessante
ma è altamente istruttivo e affacciarsi su discipline diverse dimostra
quanto la filatelia sia cultura, purtroppo spesso trascurata.

sempre contento di leggerti!

:abb:

sergio
Sergio De Benedictis
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Socio C.I.F.T. - A.I.C.A.M - A.N.C.A.I. - U.S.F.I. - I.S.S.P.

Quando la Filatelia è culturaLink al mio sito : Esculapio Filatelico

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I miei interessi :
Tematica medica; Antichi Stati; Storia Postale di Bari; Precancel U.S.A., Affrancature Meccaniche; Letteratura Filatelica; Erinnofili;Collezione A.S.F.E.
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Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte terza: La Stella Mariana

Messaggio da TazDevil »

Anche il Cristianesimo possiede la propria stella che fin dal medioevo fu associata alla Vergine Maria e diffusa in tutto il mondo cristiano ad opera di San Bernardo di Chiaravalle (Bernard de Fontaine 1090-1153), abate e teologo francese che è considerato il più grande fautore del culto mariano, oltre ad essere un santo “trasversale” riconosciuto dalla Chiesa Cattolica, da quella Ortodossa e da quella Protestante.
Per comprendere appieno il significato mistico della stella mariana è importante analizzare i riferimenti teologici che San Bernardo associa alla figura di Maria con queste parole:
O Maria stella del mare salvami dal naufragio. O Maria, stella del mattino, annunciami la gioia che non può più finire”.
Sebbene la “stella mariana” possa essere interpretata come un tentativo di appropriarsi di un simbolo pagano antichissimo, questa ipotesi appare riduttiva perché in realtà non si tratta della rappresentazione di un soggetto che diviene simbolo, ma è il simbolo stesso che diviene metafora per descrivere alcuni attributi del soggetto, in questo caso rappresentati dalle virtù della Vergine Maria. A riprova di ciò, il fatto che le siano associati due astri distinti, ciascuno dei quali sottintende specifici attributi che qualificano la Vergine sia come luce guida che salva l’anima dal naufragio nel peccato (stella Polare che guida i marinai nella notte), sia come luce rivelatrice della venuta terrena di Cristo per la salvezza dal peccato originale (Venere stella del mattino che preannuncia il sorgere del sole). Per tale motivo, nell'iconografia la stella svolge un ruolo di contorno all'immagine della Madonna, comparendo come aureola intorno al capo, come ornamento delle vesti o come sfondo celeste negli affreschi di Giotto (Figura 1). Naturalmente la rappresentazione grafica della stella mariana non poteva essere il pentacolo, simbolo troppo carico di significati esoterici pagani, ed infatti nella pittura sacra antica è rappresentata sempre con otto punte.
Anche la stella a otto punte riprende un’antica simbologia di Venere che indicava la durata di otto anni del ciclo sinodico delle congiunzioni inferiori con il sole, tuttavia nella stella mariana il riferimento astronomico venne sostituito con un riferimento cristiano alle otto beatitudini evangeliche.
Nell'iconografia sacra molta attenzione venne data nel passato per evitare ogni commistione con la pagana stella a cinque punte. Tuttavia, con il trascorrere dei secoli il pentagramma perse gran parte dei suoi significati esoterici, divenendo per la gente comune una sorta di ideogramma che rappresenta in forma stilizzata qualsiasi stella, così come da molto tempo ci viene insegnato fin da bambini. L’affievolirsi dei significati esoterici nel comune sentire fa sì che, in tempi moderni, la stella mariana possa essere occasionalmente rappresentata, intenzionalmente o erroneamente, con cinque punte.
Un esempio di associazione intenzionale tra la figura di Maria e la stella a cinque punte è testimoniata dalla statua “Nostra Signora d’Europa”, che riprende un antico culto risalente al 1300, dove a Gibilterra era venerata “Our Lady of Europe”. La statua moderna, deposta nel 1957 a Casatenovo di Brianza e successivamente trasferita nell'attuale sito di Motta di Madesimo in Valtellina, raffigura la Madonna con il capo circondato da un’aureola di dodici stelle a cinque punte, che alludono deliberatamente alla bandiera europea che venne ufficializzata un anno prima, nel 1956 (Figura 2).
Invece, un esempio eclatante di involontaria associazione errata della stella a cinque punte alla Vergine Maria è imputabile nientemeno che a Papa Bergoglio-Francesco, che nella prima versione del proprio stemma papale presentava un pentacolo come simbolo mariano. Questa svista non poteva essere tollerata all'interno di un emblema papale, pertanto, dietro segnalazione di alcune associazioni di fedeli che vedevano in quel simbolo un imbarazzante riferimento ambiguo alla Massoneria o all’occultismo, dopo solo quattordici giorni di pontificato lo stemma fu sostituito con la versione corretta, che presentava la consueta stella a otto punte (Figura 3).
Con questo post terminano le verbose premesse necessarie per l’analisi semiotica delle emissioni filateliche italiane che, a vario titolo e per varie ragioni, raffigurano una stella a cinque punte.
Quindi ne prossimi post parlerò finalmente di francobolli... :D
Ciao:
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da maupoz »

Ciao: Ciao:

...una annotazione ....milanese

...quando vedo una stella a otto punte mi vengono in mente le immagini del campanile della basilica di Sant' Eustorgio, a Milano (piazza Sant' Eustorgio 1 - inizio di corso di Porta Ticinese) e del sarcofago dei tre Magi all'interno della basilica stessa (la scritta è del settecento).

Causa mia difficoltà di "trasmissione" rimando al sito della basilica per la spiegazione del perchè sul campanile invece che una croce c'è una stella a otto punte.

.....per chi viene in visita a Milano.....passare assolutamente a visitare la basilica, una delle basiliche paloocristiane di Milano, anno probabile di fondazione 344 (....344.... senza l'uno davanti.... :-)) )........ poi ......eventualmente un salto in darsena e navigli

stella santeustorgio.jpg
stella magi sant eustorgio.jpg

Ciao:
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Maurizio

"Sicché dunque, disse Pinocchio sempre più sbalordito, se io sotterrassi in quel campo i miei cinque zecchini, la mattina dopo quanti zecchini ci troverei?"
"È un conto facilissimo, rispose la Volpe, un conto che puoi farlo sulla punta delle dita. Poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini: moltiplica il cinquecento per cinque e la mattina dopo ti trovi in tasca duemila cinquecento zecchini lampanti e sonanti."
"Oh che bella cosa!" gridò Pinocchio, ballando dall'allegrezza.
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da TazDevil »

maupoz ha scritto: 30 agosto 2020, 10:37 Ciao: Ciao:

...una annotazione ....milanese

...quando vedo una stella a otto punte mi vengono in mente le immagini del campanile della basilica di Sant' Eustorgio, a Milano (piazza Sant' Eustorgio 1 - inizio di corso di Porta Ticinese) e del sarcofago dei tre Magi all'interno della basilica stessa (la scritta è del settecento).

Causa mia difficoltà di "trasmissione" rimando al sito della basilica per la spiegazione del perchè sul campanile invece che una croce c'è una stella a otto punte.

.....per chi viene in visita a Milano.....passare assolutamente a visitare la basilica, una delle basiliche paloocristiane di Milano, anno probabile di fondazione 344 (....344.... senza l'uno davanti.... :-)) )........ poi ......eventualmente un salto in darsena e navigli
Ciao:
Milano si apprezza soprattutto nei particolari e i suoi tesori vanno cercati perché spesso sono nascosti e gelosamente custoditi... poi lungo i navigli si mangia benissimo... Grazie per la segnalazione
Ciao:
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Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte quarta: La nuova Italia

Messaggio da TazDevil »

Premetto che non potrò essere breve...
Osservando il francobollo da L.5 emesso nel 1923 con la serie celebrativa del primo anniversario della marcia su Roma, anche l’occhio più distratto non può fare a meno di soffermarsi incuriosito, magari solo per cercare di metterne a fuoco il soggetto della vignetta (Figura 1).
In effetti questo francobollo presenta molti elementi che lo rendono in qualche modo singolare nel suo genere, a cominciare dal fatto che testimonia la prima ed unica raffigurazione della stella d’Italia nei francobolli del Regno. Dovremo infatti aspettare ben 23 anni di oblio per vederne un’altra timida apparizione nei francobolli repubblicani per pacchi postali del 1946 (che saranno oggetto di un prossimo post).
Cercando di interpretare il messaggio comunicativo attraverso l’analisi semiotica della vignetta inquadrandola nello specifico contesto storico, non si può fare a meno di chiedersi per quali motivi questo simbolo atavico compaia proprio (e solamente) in questo francobollo celebrativo del primo anno dell’era fascista, oltretutto emesso come alto valore di una serie di francobolli molto eterogenea, realizzata da due autori artisticamente molto distanti, per di più con soggetti e formati altrettanto differenti tra loro. Infatti, per celebrare questa ricorrenza furono incaricati due importantissimi artisti: il grafico Duilio Camberlotti, esponente di spicco del movimento “art nouveau” in Italia, e Giacomo Balla, famosissimo esponente del movimento artistico dei “Futuristi”.
Le differenze nello stile pittorico di questi due artisti quasi antitetici sono evidenti nei loro rispettivi francobolli, che tuttavia sono accomunati dall'intento, probabilmente voluto dal regime, di occultare ogni riferimento alla monarchia sabauda. Il motivo di tale scelta deriva molto probabilmente dal fatto che la marcia su Roma, sebbene ampiamente preannunciata, fu comunque un atto di forza che sfociò nella “simbolica occupazione” del Parlamento a cui Vittorio Emanuele III dovette cedere, nominando Mussolini primo ministro con l’incarico di formare un nuovo governo nazionale. Per tali motivi, la celebrazione di questo evento tutto fascista rendeva inopportuno qualsiasi riferimento al Re ed in genere alla monarchia sabauda, così come appare evidente nei primi quattro valori della serie che illustrano esclusivamente simboli fascisti rappresentati dal fascio littorio e dall'aquila romana.
I maggiori elementi innovativi appaiono nei francobolli disegnati da Giacomo Balla, a cominciare dalla scritta ITALIA che per la prima volta non si accompagna ad alcun riferimento al regno o alla posta (dicitura che diverrà costante solo dal 1969 in poi). Con questo intenzionale uso della parola scritta, i soggetti di Balla rafforzavano il concetto di questa “nuova Italia” che rinasceva nel fascismo.
Il francobollo da 5 lire è quello che più di tutti veicola questo messaggio di rinascita e lo fa nella maniera più innovativa per l’epoca, affidandosi all’estro creativo di uno dei principali esponenti del Futurismo. È mia personale opinione che questo francobollo rappresenti quanto di più accostabile ad un’opera d’arte filatelica, in quanto lascia trasparire una libertà espressiva che per certi versi va a discapito dell’immediatezza comunicativa, e che per tali motivi viene concessa molto raramente all’artista. Naturalmente si trattava di una “libertà condizionata” dal fatto che Giacomo Balla era molto vicino agli ideali fascisti, così come il regime ritrovava nel Futurismo gran parte dei valori promulgati con la sua propaganda, a cominciare dalla celebrazione della modernità alimentata dal progresso tecnologico di quei tempi.
Da un punto di vista comunicativo, questo francobollo celebra appunto l’avvento di una prospera modernità, rappresentata dal profilo delle fabbriche e dagli aerei in volo, ma lo fa in maniera assolutamente personalizzata, secondo la visione artistica del suo autore che, attraverso l’uso del colore e della luce, seppe conferire alle immagini una multidimensionalità che rimodellava la realtà rendendo visibili le forme invisibili o poco percettibili (es. odori, vibrazioni), così come preannunciato nel manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo”, pubblicato nel 1915 a firma di Giacomo Balla e Fortunato Depero.
Nel francobollo in esame si ravvisano alcuni dei principi ispiratori di questo nuovo modo di intendere la rappresentazione artistica, sia pure con i limiti imposti dal formato e dalla stampa a due colori (blu e nero) che, assieme agli immancabili fasci littori posti ai due lati, sembrano essere gli unici vincoli inderogabili per la realizzazione dell’opera filatelica.
Innanzi tutto, l’artista cerca di superare il limite derivante dall'utilizzo dei soli colori nero e blu attraverso un contrasto esasperato che rende possibile una suddivisione del disegno in molteplici piani plastici. In linea con i principi concettuali della sua pittura, questi piani plastici si fondono in precisi punti di compenetrazione, attraverso una sequenza dinamica osservabile nella gestione del colore nero (segui i passi segnalati nella Figura 2).
Dapprima il nero è utilizzato per delineare in controluce le sagome delle fabbriche e delle loro ciminiere, in una sorta di visione notturna che prelude all’alba (A);
Successivamente, il fumo che fuoriesce dalle ciminiere (B) si espande come una nube nera che sale verso l’alto per delimitare lo spazio all'interno del quale è rappresentato il cielo azzurro illuminato dalla stella d’Italia (C);
Il piano plastico in controluce, rappresentato dalle fabbriche e dal fumo delle ciminiere, si fonde con un nuovo piano che fa da sfondo nero ai due fasci littori (D), generando inoltre un diverso piano visivo di non colore (bianco) che evidenzia una serie di figure astratte individuate dallo spazio negativo che contorna le ciminiere e il loro fumo (E). Analogamente, lo spazio negativo di “non colore” delinea la superficie bianca del cartiglio entro il quale è impresso il valore nominale del francobollo (F).
Analizzando invece la figura in campo azzurro, che rappresenta un cielo illuminato dalla Stella d’Italia, è possibile osservare gli elementi di quel dinamismo tanto caro alla rappresentazione figurativa futurista. Infatti, sebbene le note filateliche dell’epoca parlino di aerei al plurale, ritengo che si tratti di un solo aereo che compie una virata acrobatica intorno alla stella d’Italia, disegnata dall'artista in tre fotogrammi distinti, così come si evince dalla continuità prospettica delle ali che sembrano descrivere proprio la sequenza di una virata (Figura 3). Questa ipotesi deriva dalla visione tutta futurista del concetto di moto, molto spesso rappresentato con una successione di immagini che ne fissano gli sviluppi dinamici nello spazio e nel tempo.
Soggetto principale del piano celeste è la stella a cinque punte, da cui si dipartono raggi di luce fiammeggiante anche se molto stilizzati. La scritta ITALIA, che su di essa campeggia a caratteri cubitali, anch'essi in perfetto stile futurista, ci indicano con ragionevole certezza che si tratta di Venere, la stella del mattino che preannuncia l’alba di questa nuova era fascista, ma sottintende anche quella luce dell’ingegno umano, artefice dello stupefacente progresso tecnologico, simboleggiato dall'aereo in volo.
Queste interpretazioni mettono d’accordo un po’ tutti, dal pragmatismo della propaganda fascista, al simbolismo di stampo massonico/esoterico ed infine (ma si tratta di pure congetture personali) che ben si conciliano con l’interesse per l’occultismo e la teosofia che contribuirono alla formazione del pensiero artistico di Giacomo Balla.
Il fatto che la stella raggiante sia stata raffigurata fino al 1890 anche nello stemma del Regno d’Italia non venne ritenuto un riferimento esplicito alla monarchia sabauda, proprio perché quella scritta ITALIA restituiva questo simbolo alla tradizione plurimillenaria tramandataci da Virgilio.

Grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere fino in fondo questo post prolisso. :f_zz:
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Re: Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte quarta: La nuova Italia

Messaggio da maupoz »

TazDevil ha scritto: 31 agosto 2020, 23:50
Osservando il francobollo da L.5 emesso nel 1923 con la serie celebrativa del primo anniversario della marcia su Roma, anche l’occhio più distratto non può fare a meno di soffermarsi incuriosito, magari solo per cercare di metterne a fuoco il soggetto della vignetta (Figura 1).

È mia personale opinione che questo francobollo rappresenti quanto di più accostabile ad un’opera d’arte filatelica..............
grazie Fabrizio, molto interessante

"a mio parere" :-)) questo è uno dei francobolli più "dirompenti" ...fino ai giorni nostri

... non c'è niente da fare, quando un Artista (A maiuscola) ci mette il suo genio non ne può uscire che un'opera d'arte e come dici tu, un'opera d'arte filatelica

poi, ovviamente, ciascuno ha i suoi gusti , a tanti non piacerà...

chiaramente la mia valutazione è esclusivamente sulla grafica e sulla composizione della vignetta


eccolo in una prova di macchina
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riporto alcune pagine su questa serie e sul francobollo specifico tratte da "I francobolli italiani - grafica e ideologia dalle origini al 1948" di Federico Zeri - ed. il melangolo - ottobre 1993
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Maurizio

"Sicché dunque, disse Pinocchio sempre più sbalordito, se io sotterrassi in quel campo i miei cinque zecchini, la mattina dopo quanti zecchini ci troverei?"
"È un conto facilissimo, rispose la Volpe, un conto che puoi farlo sulla punta delle dita. Poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini: moltiplica il cinquecento per cinque e la mattina dopo ti trovi in tasca duemila cinquecento zecchini lampanti e sonanti."
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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da remo »

Grazie a Fabrizio, davvero un’analisi interessante. Grazie anche a Maurizio per il suo contributo.
remo Ciao:
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TazDevil
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Re: Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte quarta: La nuova Italia

Messaggio da TazDevil »

maupoz ha scritto: 1 settembre 2020, 11:04
riporto alcune pagine su questa serie e sul francobollo specifico tratte da "I francobolli italiani - grafica e ideologia dalle origini al 1948" di Federico Zeri - ed. il melangolo - ottobre 1993
Ho acquistato tempo fa il saggio di Zeri e devo dire che ne sono rimasto un poco deluso, forse perché riponevo nella sua lettura aspettative troppo grandi dopo aver letto il suo saggio sull'arte di leggere l'arte. In questa analisi che ci propone, come in altre, trovo che giunga a conclusioni un poco affrettate, probabilmente frutto del poco tempo dedicato a questo saggio, che lasciano molte aree grigie sia nell'interpretazione semiotica (ma all'epoca questa materia era ancora relativamente giovane), sia nella contestualizzazione storica. Provo a fornire una serie di considerazioni che mi lasciano perplesso, soprattutto nell'interpretazione della stella che domina tutta la scena del francobollo.
Lo Zeri, per giustificare il soggetto delle fabbriche fumanti le associa (forse) all'industria bellica che lo porta a interpretare la stella come un riferimento alle stellette militari. Anche sorvolando sul fatto che la stella militare è priva dei raggi di luce, questa interpretazione non tiene conto di alcuni elementi storico politici che proverò ad accennare.
In primo luogo gli storici ci indicano, con abbondanza di argomentazioni documentate, che la marcia su Roma non fu l'atto culminante di un vero e proprio colpo di stato e che soprattutto non ebbe un appoggio "attivo" da parte delle Forze Armate. Al contrario, sembra che uno dei motivi principali che dissuasero Mussolini dal conquistare il potere assoluto con la forza, deponendo la monarchia sabauda, fu proprio la consapevolezza che i militari avrebbero mantenuto il loro giuramento di fedeltà al Re e che quindi avrebbero facilmente represso ogni attentato alla sovranità della monarchia. Quindi la marcia su Roma non fu altro che un atto intimidatorio per giungere ad un compromesso politico che instaurava un regime totalitario che, almeno sulla carta, riconosceva Vittorio Emanuele III come Re d'Italia.
Per tali motivi ritengo assai improbabile che, dopo un solo anno dall'ascesa al potere, Mussolini abbia voluto associare alle Forze Armate un evento che vide protagonista la formazione paramilitare delle Camicie Nere. Infatti questo atto avrebbe creato un probabile incidente "diplomatico" contrario alla strategia fascista del primo periodo, che ricercava un equilibrio tra repressione del dissenso e conquista del consenso. L'estrema prudenza dimostrata da Mussolini per evitare di inimicarsi gli alti ranghi militari è poi dimostrata dal fatto che inizialmente le camicie nere confluirono nel corpo ausiliario della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, prestando giuramento al Capo dello Stato (Mussolini) e non al Re, cosa che avvenne solo un anno dopo con la creazione della quarta forza armata d'Italia. Testimonianza dell'estrema cautela utilizzata nell'uso dei simboli militari è rappresentata anche dal fatto che le mostrine della divisa della MVSN recavano un fascio littorio al posto delle stellette.
Per quanto riguarda le osservazioni sulla celebrazione dell'industria non credo che ci si debba stupire troppo. Se si chiede ad un futurista di rappresentare la "visione di un futuro fatto di modernità e prosperità" non possiamo aspettarci nulla di meglio che fabbriche (lavoro e sviluppo economico dell'industria aeronautica ma anche di quella automobilistica) e aerei (simbolo della modernità per eccellenza). Simboli che il fascismo celebrò con le trasvolate di Italo Balbo e con la propaganda dell'automobile costruita sulla "Balilla" e sulle vittorie di Nuvolari.
Escludendo l'apparizione delle stellette sul bavero di V. Emanuele III nei francobolli di Francesco Paolo Michetti, dove svolgono un ruolo secondario nel ritratto del "Re soldato", esiste un solo caso secondo me dove la stella allude alle Forze Armate, di cui parlerò brevemente (non c'è molto da dire) in un prossimo post.
Ma naturalmente se Zeri dice che quella è la stella delle Forze Armate... quella è veramente la stella delle Forze Armate e la mia perplessità rimane solo una mia personalissima perplessità.
Ciao: e grazie per la bellissima immagine della prova di stampa!
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Re: Lo “Stellone” nazionale nei francobolli d’Italia - Parte quarta: La nuova Italia

Messaggio da maupoz »

TazDevil ha scritto: 2 settembre 2020, 13:39
Ma naturalmente se Zeri dice che quella è la stella delle Forze Armate... quella è veramente la stella delle Forze Armate e la mia perplessità rimane solo una mia personalissima perplessità.


.....la personalissima perplessità ...è anche la mia

.... e così siamo almeno in due :-))

Ciao: Ciao:
Maurizio

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Re: Filatelia semiotica

Messaggio da fildoc »

Trovo gli ultimi argomenti interessantissimi: trattati con spirito d'osservazione e un atteggiamento colto e pieno di razionalita'!
complimenti per la dissertazione sui fasci e il saggio sulla stella e il suo uso!
:clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap:

P.S.
Belle e didascaliche anche le numerosissime immagini
dove non posso omettere di citare la prova di macchina del 5 lire!
+-x:
Sommiamo le idee, riduciamo gli ostacoli, moltiplichiamo le relazioni e condividiamo le conoscenze!


ciao
Ciao: Ciao: Ciao:
Fildoc
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