Ho ricevuto una inaspettata quanto bellissima telefonata stamattina: un’ora di conversazione con una persona che ha chiamato sulla scorta di questo post. Quando mi hanno passato la chiamata credevo di non aver capito bene: ma come avrà fatto a trovarlo in rete? Mi piacerebbe che questo (mio) entusiasmo, questa (sua) chiamata e questo post (di tutti) possano esser una piccola risposta alla crisi che sta subendo il mercato filatelico, che non attiene alla presunta carenza di passione per la filatelia tutta.
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maurizio49: Separare è un’azione violenta e non credo che
confini & muri abbiano storicamente condotto alla cessazione delle
ostilità. Io e te, infatti potremmo trovare mille differenze tra noi due (fisiche, di pensiero, di origine, di credo, etc..) eppure avrai notato che sono i punti con congiuntura che ci hanno consentito di trovarci in questo forum e di discutete piacevolmente (anche talvolta animosamente) e confrontarci attorno alla nostra passione.
Io propongo, invece, di continuare a rimanere uniti senza dar retta alla presunta necessità di rimarcare le differenze come se fossero limiti insuperabili o gradi di superiorità, ma solo punti di vista.
Il mio post, forse ingenuo visto che mi si è fatto notare (
andrea61) che la questione è stata già aspramente affrontata in altre sedi, voleva solo un parere su un oggetto. Mi capiterà di dover decidere se effettuar o meno un acquisto, per cui volevo dotarmi di un riferimento circa la filatelicità provando ad attingere alla saggezza ed all’esperienza del forum: non volevo, quindi, agitare uno scisma tra fazioni (che ritengo solo apparentemente contrapposte e conflittuali).
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andy66: byebye ragiona bene. Solo che seguendo letteralmente la sua proba tesi sembra più possibile diventare uno studioso che un collezionista, in quanto nel nostro ambito specializzato quando viene proposto un oggetto in linea con i più ortodossi parametri il prezzo tende a raggiungere cifre pressoché inaccessibili.
Questo forse costituisce il riconoscimento che i collezionisti gli danno ragione con il proprio portafogli, sebbene tendano anche ad accontentarsi con qualche compromesso necessario a far comunque nascere e crescere una collezione.
Seguitando con l’esempio originariamente postato dell’affrancatura del 2.50 lire espresso soprastampato per l’estero, se lo cercassimo SENZA AFFRANCATURA FILATELICA troveremmo prezzi di mercato che vanno verso il migliaio di euro. Immagino che non si debba aver fretta, eppure le occasioni che passano a buon prezzo sembrano però aver un po’ il retrogusto del compromesso.
Questa sembra essere la realtà del mercato specializzato e verso la quale da collezionista, come gli altri, devo confrontarmi quotidianamente.
Altra storia è l’occasione episodica del mercatino, del robivecchi o dell’amico che smette.
Forse occorrerebbe aver l’integrità e la forza morale di rinunciare al compromesso, ovvero di desistere da un acquisto di un pezzo raro non perfettamente in linea con l’ambito della collezione (ndr.: di storia postale).
Questa considerazione merita il vaglio dei più saggi e non la si può di certo rimandare al giudizio dell’ultimo arrivato (ndr.: io): questo post, ripeto, nasce originariamente per riunire le esperienze e interrogarsi al fine di sensibilizzare allo studio, promuovere il confronto e divulgare la conoscenza nello specifico argomento.
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filippo: giustamente nelle ricostruzione delle vicende che possono aver originato un oggetto postale (purtroppo) bisogna attenersi ai fatti e, se è possibile, meno alle congetture. Qualunque oggetto può suscitare ipotesi più o meno realistiche a giustificazione delle sue peculiarità e non sarebbe etico per questo scegliere la tesi più adatta al nostro interesse per promuoverla nel tentativo di gratificarci di personalissima soddisfazione.
E’ vero, altresì, che in alcuni rari casi (lettere ai prigionieri di guerra, raccomandate di forza maggiore - grazie a
byebye-, tassazioni particolari, etc.) è decisamente improbabile che venissero costruite filatelicamente dal mittente, ma sono casi sporadici ed assai inconsueti: tutto il resto va valutato con discreta diffidenza.
Il tema originario del post, infatti, era trattare la stragrande maggioranza di casi in cui il collezionista deve scegliere tra credere o meno (cedere o meno) all’opportunità di acquisire in collezione un pezzo dal ”
profumo filatelico”, per scriverla alla simpatica maniera dell’
ingegnè.
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byebye: grazie per le continue imbeccate e degli oggetti che posti: sono preziosi.
In un altro post ho già fatto riferimento alla necessità dei venditori che coscientemente dovrebbero assumersi l’impegno di formare (che è ben altra cosa che “affiliare”) i nuovi collezionisti perché sensibilizzandoli investirebbero nel futuro della filatelia. Questo è un argomento che dovrebbe sensibilizzare tutti ed in particolar modo è un’attività che possono operare anche i collezionisti più esperti, ancor più laddove non sarebbero legati da un altrimenti pruriginoso interesse economico.
Quando lo fanno, quei pochi che lo fanno, va loro reso merito.
Rendo merito, dunque, a coloro che armati di santa pazienza si impegnano a spiegare alle nuove leve.
Perdonami per aver definito “integralista” il tuo criterio di collezionismo storico postale: riconosco che è un termine dalla connotazione decisamente antipatica, che intende indicare una forte determinazione a promuovere una tesi unica ed unitaria, che respinge come non valide posizioni ideologiche differenti dalle proprie e rifiuta, di conseguenza, collaborazioni o compromessi con altri soggetti correnti.
Non ti conosco: non mi permetto di giudicarti per mia ignoranza e per forma di rispetto.
Volevo, invece, far riferimento alla rigidità dell’applicazione metodo a volte proposto bruscamente con l’esigenza/effetto di escludere tesi fantasiose di fronte ad una realtà ritenuta urgente ed evidente a mò di rasoio di Occam (approfondimento:
http://it.wikipedia.org/wiki/Rasoio_di_Occam), a volte più pazientemente spiegato e correlato con utilissimi documenti esplicativi e probatori.
@tutti: grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla discussione.