La stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Forum di discussione sulle emissioni e la storia postale del Granducato e del Governo provvisorio di Toscana
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Paolo Bagaglia
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Paolo Bagaglia »

Benvenuto sul forum Vittorio!

Non ci conosciamo di nome, ma in qualche occasione ci siamo incrociati con le scommesse su eBay.
Leggo solo ora, con notevole ritardo, di questa tua interessante richiesta!
Io non ho ancora notizie 'più serie', oltre che a conversazioni con varii collezionisti e periti italiani sull'argomento.
Oltre che per darti il Benvenuto, per tal motivo colgo l'occasione di ravvivare l'argomento,
in modo tale che se ci fosse qualcuno che le ha, ci possa indicare in quale direzione cercare (o magari nel frattempo hai già trovato qualcosa di più approfondito tu?).

Circa un anno fà, avevo composto questa pagina:
http://home.wanadoo.nl/bagaglia/difetti_del_cliche_base_GD_e_GP.htm

Finora ho trovato solo quelle due 'apparenti' rispondenze (- ma a detta di un amico che si chiama Paolo come me, il cliché base di quel 5 centesimi del G.P. è diverso da quello del 2 crazie che gli sta vicino).
Cordiali saluti, Paolo Bagaglia

Ricerco annullamenti di "CASTIGLIONE DEL LAGO" dal 1861 (1.2) al 1900 e storia postale del luogo dal 1818.
Strisce, grandi blocchi o fogli della 4a emiss. di Sardegna. Collezione ASI e Regno.
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Massimo Bernocchi
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Messaggio da Massimo Bernocchi »

Buonasera Vittorio, benvenuto
non avevo mai notato che era stato aperto questo topic
Paolo ha fatto benissimo a farlo notare
comunque
credo personalmente che gli articoli ai quali fai riferimento
siano già argomenti interessanti e realizzati in maniera seria.

Personalmente penso che in linea generale i sistemi di stampa
siano stati sostanzialmente quelli, chiaramente
ci sono stati strada facendo diversi cambiamenti per i quali tutt'oggi non sappiamo rispondere in maniera certa.

quà da noi dibattiamo continuamente su queste argomentazioni
per fare degli esempi a campione:
perchè
la coloritura della carta nella prima emissione
curatissima, inchiostrata e tra l'altro bellissima nell'azzurro delle prime tirature
che poi pian piano in un certo senso sbiadisce di colore fino a diventare grigia come in origine
probabilmente......per motivi di tempo probabilmente

non sappiamo certamente perchè è stata cambiata la carta
per arrivare a quella che si definisce seconda emissione

la discussione sui francobolli della prima emissione se esistono o no senza filigrana

e argomento in discussione in questo periodo
ho ricevuto una telefonata personalmente da Paolo Vaccari
perchè le vignette di questa II emissione nonostante sia realizzata con gli stessi clichè
in quanto si ritrovano gli stessi difetti di sterotipo della prima tiratura
siano più piccole di formato e meno spaziate tra loro, rituro della carta si è sempre detto
sembra ......che non sia così...parliamone
probabilmente uscirà qualcosa sul prossimo Magazine...non sò


come mai per esempio la seconda emissione non presenta mai il riquadro della composizione sul bordo del foglio
(che poi ritroviamo nel governo provvisorio)
probabile che sia molto più distante e quindi tosato nella fase di rifilatura
puo darsi proprio per il ridimensionamento delle vignette e quindi spessorato sui lati

ci sono moltre cose che verranno dimostrate nel tempo e sulle quali tutti
anzi diciamo principalmente noi colllezionisti
stiamo lavorando per venirne a capo

Altro esempio Vittorio
tutto lo studio interessantissimo che stai portando avanti da anni e che regolarmente a più riprese ne abbiamo parlato e che spero presto darai alle stampe, te lo auguro vivamente.
studio basato sulle caratteristiche di clichè minuziosamente descrittivo dei vari difetti e delle proprie posizionisu innumerevoli esemplari,
tante sono le cose, speriamo che con la collaborazione e il lavoro di noi tutti
mettendo a frutto le proprie conoscenze riusciremo un giorno a chiarire tutto quello che a tutt'oggi risulta vago o diciamo non definito in maniera soddisfacente
Io mi ritengo sempre disponibile a fornire elementi
che possono contribuire alla risoluzione dei vari quesiti
Da un pò di tempo osservo questi marzocchi
così li chiamo in via confidenziale
e stai tranquillo che vorrei arrivare a sapere tutto di loro
Comunque ti rinnovo il benvenuto tra noi
a Presto Massimo
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Giorgio Di Raimo
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Giorgio Di Raimo »

Salve Vittorio,

solo per dire a tutti che se incontrate ARFORMA su E- BAY che punta su un FB di Toscana :shock: : , non ci provate neanche a portarglielo via :not: : fareste solo l'interesse del venditore e un dispiacere alle tasche di questo nuovo amico. Io è 5 anni che faccio così quando vedo ARFORMA su E-bay :-)) :-)) :-)) .
A proposito Vittorio, hai sempre quel blocco di 12 o 15, non ricordo, di prove 2 crazie con diverse particolarità da studiare ed eventualmente da postare se tu vuoi per plattarlo (mi ricordo di una bella varietà sullo scudo di uno degli esemplari del blocco :fii: :fii:

Buon Natale e che Dio ci benedica tutti Ciao: Ciao: Ciao: Ciao:
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Giorgio Di Raimo
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Giorgio Di Raimo »

Ciao:
Salve a tutti; sarebbe bello ravvivare questo argomento sulla tecnica di stampa dei Marzocchi, visto che è dall'utilizzo di questa tecnica tipografica che derivano i difetti.
Nelle ultime settimane mi sono messo a studiare la tecnica di stampa tipografica come essa doveva avvenire nel 1800, cercando di correrarla alla stampa dei francocolli degli ASI realizzati con questa.
Per quello che ho capito io, che non sono certo un esperto, essa avveniva tramite questi passaggi:
1)disegno del soggetto da realizzare, disegnato diritto su cartoncino
2)incisione del punzone: in cima a un cuneo di acciaio lungo circa 5 cm veniva inciso a mano (NIederost) con vari arnesi il soggetto specularmente e sporgente e poi veniva temperato
3) il punzone veniva battuto su in pezzo piano di acciaio più dolce del punzone, sul quale rimaneva quindi l'immagine del punzone diritta e incavata: nasceva così la matrice. La matrice veniva lavorata a mano in modo che il disegno scavato fosse perfettamente livellato ( il soggetto ora è diritto ma incavato)
4) la matrice tramite delle forme serviva alla fusione( Fonderia: letteralmnete veniva colata la lega fusa sulla matrice racchiusa dalle forme) degli stereotipi mobili per la composizione della tavola ( questa tavola fu usata per delle prove di stampa e basta); ( il disegno ora è nuovamente speculare e sporgente)
5) Composizione della tavola( Compositore)
6) la tavola di stampa composta da questi stereotipi mobili, veniva battuta su una lastra di materiale plastico ( il disegno è nuovamente diritto) e poi "stereotipata" in un unico pezzo o lastra di metallo spessa qualche millimetro, tramite la ricopertura da metallo fuso sulla lastra plastica (il disegno sulla lastra di metallo è nuovamente speculare): questa è la tecnica stereotipa che permette di andare in stampa nel torchio senza rovinare ne i 240( forse più) stereotipi mobili, ne la matrice, ne tantomeno il punzone.
7) Stampa per mezzo del torchio tipografico a pressione (Vedi Fucini)

Ogni volta che si doveva approntare la lastra stereotipa per una certa tiratura per un determinato valore bisognava ,penso, prendere ogni stereotipo mobile,aggiungervi il tassello per quel valore( tasselli mobili), comporre la tavola intera e da questa fondere la lastra unica stereotipa per stampare(la manodopera del compositore forse costava meno che fondere 240 stereotipi per ogni valore!:un compositore nel 1840 era pagato per comporre circa 1000 caratteri l'ora!). Se lo stereotipo di in valore doveva essere cambiato per grave difetto ( 4 crazie tassello capovolto) bisognava buttare la lastra unica stereotopica, sostituire il "pezzo" difettatto, ricomporre( sic) e rifondere una nuona composizione stereotopica.

Appena posso posto le immagini che aiutano a capire questa tecnica alquanto "vecchia" nel 1850, visto che nello stesso periodo in America esisteva già il rotocalco bianco e volta, che permetteva di stampare molto più velocemente ( grazie anche all'invenzione delle bobine di carta) .

Ripeto che non sono un esperto, ma visto che gli esperti non si vedono, ho esposto quello che sono riuscito a trovare , spero in maniera chiara e senza annoiarvi

Ciao: Ciao: Ciao:

Giorgio Di Raimo
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cirneco giuseppe
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da cirneco giuseppe »

Giorgio, mi vengono in mente due problemi leggendo le tue interessanti note.
Cosa intendi con materiale plastico nel 1850?
E' la prima volta che leggo di una "tavola" unica e fissa approntata in questo modo per i Toscana, giacchè tutte le fonti parlano sempre di stereotipi mobili.
Il secondo problema è che se la tavola unica fosse spessa solo qualche millimetro si sarebbe potuta piegare non offrendo più la planarità necessaria e se questa fosse fissata su un supporto rigido, tipo piede in legno, si sarebbero dovuti vedere le viti di fissaggio, tipo i francobolli di Sicilia.
..... pino .....Immagine
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E' saggio sognare ma da stolti illudersi.

cerco e colleziono saggi e prove dagli ASI ad oggi solo Italia
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giandri
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da giandri »

In realtà non ho ben capito le tue conclusioni.
Comunque il passaggio 6 non fu adoperato per questi francobolli.
Se in linea di massima la tua ricostruzione fornisce un'idea su come si operava nell'Ottocento, pecca tuttavia di semplificazione.
L'Ottocento è durato cento anni e sono stati cento anni importanti nel progresso anche delle tecniche di stampa.
Ciao
Ciao:
Andrea Bizio Gradenigo
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La filatelia è divertimento, studio, approfondimento e cultura, non è un libretto di banca.
Colleziona per il piacere che ti dà il collezionare.
Giorgio Di Raimo
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Giorgio Di Raimo »

Ciao:
A Pino,
la materia "plastica" su cui veniva calcata la tavola composta con i 240 clichè era pasta di gesso o di argilla: da questo calco veniva ricavata per processo di fusione dentro una forma o per mezzo della tecnica galvano-plastica(elettrolisi), la tavola di stampa stereotopica per la stampa nel torchio.
La stampa tipografica stereotipa è sempre una stampa a caratteri mobili, poichè lo sono in questo caso, i 240 clichè che formavano la tavola composta per fare la tavola elettrotipa di stampa: una volta approntato quest'ultima, per esempio per stampare il 2 crazie, i 240 clichè venivano sfilati, privati del tassello e riutilizzati per la composizione di un'altra tavola di 240 clichè con valore cambiato.
Rispondendo anche a Giandri Ciao: , di cui ho la massima stima e tengo in massima considerazione ogni sua opinione , il punto 6 secondo me c'era , cioè i marzocchi era stampati mediante lastre stereotopiche uniche di 240 valori, per i seguenti motivi:
1) lo stesso metodo era stato utilizzato dal Lombardo Veneto 2 anni prima, e la Toscana aveva chiesto proprio a loro come stampare i francobolli( Emilio Diena, Studio I Emissione)
2)Lo dice il Fucini: "la composizione dei 240 clichè venne usata solamente per l'esecuzione delle prove di colore, le stampe di controllo delle varie ricomposizioni, per la fusione degli stereotipi per la stampa dei francobolli. Essendo la matrice" madre" non fu mai utilizzata per la stampa dei francobolli, perchè in caso di forte danneggiamneto si sarebbe dovuto ricorrere alla fusione di nuovi clichè"
3)La tecnica stereotipa era la norma per i tipografi, che la usavano ora mai da quasi 100 anni, poichè questa aveva il vantaggio di non rovinare i clichè ottenuti dalla matrice( la fonderia era molto cara per fare nuovi clichè) e poi anche perchè una volta fatta la lastra stereotipa, i 240 cliche per noi, erano dinuovo liberi per far lavorare il compositore su un nuovo valore, mentre il torcoliere stampava al torchio.
4) a maggior prova che si usò la stereotipia io faccio la seguente osservazione: i valori della così detta II emissione appaiono sempre più inchiostrati e perdono i dettagli .Bisogna ricordare che questi valori hanno il disegno in bianco, cioè sono ottenuti in negativo.Se i clichè originari fossero stati usati direttamente per la stampa e cioè soggetti a usura dovremmo vedere che con il passare del tempo il disegno diventa sempre più bianco e non, faccio esempio di 1 quattrino, più pieno di nero. Questo avvenne perchè i clichè ,nel corso di diversi riporti in stereotipa,si erano riempiti nei loro interstizi di gesso o di argilla, materia dura, che quindi a ogni nuovo calco, toglieva un dettaglio bianco in più. Se infatti la stampa fosse avvenuta direttamente dalla tavola composta con i 240 clichè, questi interstizi si sarebbero riempiti al più di polvere di carta mista a inchiostro, alquanto facile da togliere , anche solo con un pezzetto di legno , senza correre il riscio di grattare i clichè. Essendo invece pieni di materia indurita, il tipografo non ci mise le mani, poichè era più un lavoro adatto alla mano di un incisore o ripulitore di clichè (fonderia).

Con questo non arrivo a nessuna conclusione, se non forse che i marzocchi vennero stampati:
Con 1 punzone,dal quale si ottenne 1 matrice, dalla quale si ottennero 240 (forse più clichè),con i quali si composero diverse tavole, dalle quali si ottennero diverse tavole stereotipe per la stampa.
Questo mi permetterà, se non smentito, di dire che:
1)ci sono difetti propri dei 240 clichè, già presenti alla nascita( grande macchia, ovetto ecc.) e sono già presenti nelle prove e si possono trovare su tutti i valori
2)ci sono difetti propri dei 240 clichè dovuti alla non cura degli addetti nel maneggiarli ad ogni ricomposizione( ammaccature negli angoli, ecc), quindi non sono presenti nelle prove ma si trovano su tutti i valori
3)ci sono difetti propri della tavola stereotipa dovuti ad usura o rottura della stessa, e quindi si trovano solo su quel valore, un valore e basta.

In questo modo si pùò tentare di dividerli, e mentre è impossibile tentare di ricostruire la tavola di 240 clichè mobili, forse si può tentare per qualche valore , la ricostruzione di una tavola stereotipa, soprattutto se quel valore venne stampato con una sola composizione e tiratura

Ripeto ,sono non sono un esperto, ma mi sembra di aver costruito un castello che regge, basato sullo studio della stampa in quegli anni.
In attesa di risposte, aiuti, opinioni diverse o prove a favore o contro,

saluto tutti Ciao: Ciao:

Giorgio Di Raimo
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Massimo Bernocchi
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Massimo Bernocchi »

Buonasera a tutti
Giorgio scrive
1)ci sono difetti propri dei 240 clichè, già presenti alla nascita( grande macchia, ovetto ecc.) e sono già presenti nelle prove e si possono trovare su tutti i valori

Mi sembra che sei secondo me abbastanza fuori strada

le prove che sono arrivate fino a noi
non sono antecedenti alla stampa degli originali solo perchè si chiamano prove
ma sono prove fatte prima di certe tirature successive
forse anche del 53 o 54 o dopo addirittura

ne abbiamo parlato anche con Alberto del Bianco tempo fà sull'argomento
secondo me, il fatto è motivato anche dalla constatazione che su esemplari in carta azzurra
chiaramente apparternenti alle primissime tirature anche per le pulizie dei clichè di stampa
tante pieghe, ammaccatue, angoli smussati che sono presenti nei fogli di prova,
sugli originali non si riscontrano, che significa secondo te?

Poi sulla tecnica di stampa non mi esprimo, ma non penso proprio
che facessero una matrice via via che stampavano
secondo me gli sterotipi erano mobili e con i valori facilmente intercambiabili
e stampavano direttamente con quelli, il tutto secondo me è molto più semplice e pratico di quello che pensi, la tua ricostruzione è troppo macchinosa

Comunque sentiamo come la pensano gli altri in proposito
A presto Massimo
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Ludwig
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Ludwig »

Forse ci sono troppe informazioni tutte insieme e alla fine ci si perde... :oo:
Alcune considerazioni su quanto esposto da Giorgio.

1º intervento
punto 3)
il punzone veniva battuto su in pezzo piano di acciaio più dolce del punzone, sul quale rimaneva quindi l'immagine del punzone diritta e incavata: nasceva così la matrice. La matrice veniva lavorata a mano in modo che il disegno scavato fosse perfettamente livellato (il soggetto ora è diritto ma incavato)


Mi sembra il procedimento per la preparazione delle tavole calcografiche.
Infatti, sarebbe controproducente realizzare per la stampa tipografica, un duplicato del conio anch'esso in metallo (1ª matrice) se si ha già a disposizione un materiale come il flano (quello che menzioni come "lastra di materiale plastico" e "pasta di gesso o di argilla").
C'è una gran confusione in tutti i testi, specialistici e non, riguardo la definizione "materiale plastico", "galvanoplastica" ecc., e proprio quest'ultima non è altro che carta con trattamento particolare con cere e grafite che veniva immersa nel bagno elettrolitico o galvanico, sempre per la duplicazione dei cliscè o meglio dire per preparare quella che sarebbe poi la prima matrice con cui imprimere il flano, ma non tutte le emissioni (e nei diversi Stati) venivano approntate con lo stesso metodo.

punto 4)
la matrice tramite delle forme serviva alla fusione (Fonderia: letteralmnete veniva colata la lega fusa sulla matrice racchiusa dalle forme) degli stereotipi mobili per la composizione della tavola (questa tavola fu usata per delle prove di stampa e basta); (il disegno ora è nuovamente speculare e sporgente)


Qui, non provo neanche a pigiare un tasto per il ...testo! :cool:
Dico soltanto che bisogna aver maneggiato cliscè così grandi per rendersi conto delle difficoltà o impossibilità. E negli ultimi decenni dell'era tipografica, figuriamoci a quei tempi....
Se ricordo bene, in epoca successiva, è accertato che i De Montel venivano preparati con 10 esemplari per cliscè stereotipico.

2º intervento
punto 1)
lo stesso metodo era stato utilizzato dal Lombardo Veneto 2 anni prima, e la Toscana aveva chiesto proprio a loro come stampare i francobolli (Emilio Diena, Studio I Emissione)


I frb del Lombado-Veneto sono stati stampati su macchina piano-cilindrica automatica (prive del mettifoglio e l'apporto di inchiostro sui rulli macinatori. L'automazione di queste due funzioni avverrà a fine secolo), se così non fosse non esisterebbero i tanti ricercati "spazi tipografici", caratteristico problema tecnico causato dalle vibrazioni delle ruote dentate del carrello trainante. La presenza dello "spazio tipografico" esclude la tavola intera in piombo.
Se sui Toscani non se ne trovano è perché furono ...torchiati. No vibrazioni? no spazi! :-))
Viceversa, sui Toscani c'è la problematica dell'inchiostrazione e riguarda proprio i torchi e filetti presenti sulla prima ma assenti sulla seconda emissione. Tema attuale, nel senso che se ne parla anche fuori dal forum, una risposta tecnica l'avevo però già data sull'altro forum. Provo a riesumarla perché non ricordo come l'avevo esposta :dub:
Luigi Guido
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Giorgio Di Raimo
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Giorgio Di Raimo »

Ciao: Ciao: Ciao:
Salve a tutti,

ritorno sul forum dopo 4 giorni di coma con febbre alta per riprendre questo argomento su cui sia Massimo che Luigi hanno espresso le loro opinioni.
Innanzi tutto devo chiedere scusa al Sig. F. Lucini di avere sbagliato il suo nome.
Di carne al fuoco qui ne vedo tanta, per cui per non fare confusione volevo prima partire dal I intervento di Luigi per fare un sunto delle differenze tra stampa tipografica e calcografica ( questo esercizio torna certamente più utile a me che a lui!):
LA STAMPA TIPOGRAFICA è basata su caratteri o incisioni(nostro caso) a rilievo utilizzando torchi. Lascia traccie di impressione al retro e maggiore inchiostrazione sui bordi delle lettere e/o dei tratti(Wikpedia)
LA STAMPA CALCOGRAFICA è basata su incisoni a incavo.La lastra di stampa viene inchiostrata e poi ripulita affinchè l'inchiostro rimanga solo sulle parte incise ad incavo.E' per cui una stampa piatta ma che permette finissime ombreggiature e tratteggio.
LA STAMPA TIPOGRAFICA è un interruttore di colore: colore-no colore
LA STAMPA CALCOGRAFICA è un potenziometro di colore: più colore-meno colore.
Oltre ad essere diversi i punzoni, il primo a rilievo, il secondo incavo, sono diversi gli inchiostri, più viscoso il primo( dimodo che il colore non cada a riempire i vuoti), più fluido il secondo( di modo che il colore vada a riempire bene gli incavi) e ovviamnete i torchi.Il torchio tipografico imprime per pressione i rilievi, il torchio calcografico per rotolamento imprime sul foglio quello che c'è nell'incavo.
La stampa tipografica inventata nel 1400 servì ( dimentichiamoci per un attimo nei nostri cari francobolli) per la stampa più veloce dei libri, in particolare delle parole.
La stampa calcografica inventata nel 1500 pare da un orefice italiano, e venne usata per corredare i libri di belle illustrazioni eliminando la miniatura a mano.
I caratteri ( lettere maiuscole o minuscole, ecc )o le incisioni tipografiche necessarie per comporre il testo da stampare venivano create secondo questo procedimento:
1)veniva inciso il punzone di acciaio da un incisore e poi temperato
2)veniva battutto il punzone di acciaio su un blocco piatto di accaio più dolce: così era nata la cosi detta matrice.
3)mentre il punzone era riposto e conservato con la massima cura nella tipografia, la matrice veniva data alla fonderia insieme alle sue 2 forme a "L" per la fusione dei clichè tipografici.
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Giorgio Di Raimo »

Le incisioni calcografiche venivano riprodotte pressando un pezzo di acciaio più dolce sul punzone incavato di acciaio temperato per mezzo di un bilanciere, che imprimeva una pressione molto elevata. La matrice così prodotta veniva temperata e a sua volta utilizzata per imprimere,sempre per pressione ,un altro metallo, o acciaio o rame, creando così il clichè.
La produzione di clichè tipografici avviene per fusione.
La produzione di clichè calcografici avviene per pressione.
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da thiswas »

Grazie mille Giorgio per le preziose informazioni, scritte in maniera sintetica ma esaustiva e corredate da una bella immagine.
:clap: :clap:
Ciao: Ciao:
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Ciao Italo.

Callan las cuerdas. La música sabía lo que yo siento. (Mute le corde. La musica sapeva quello che sento). J.L.Borges

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Giorgio Di Raimo
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Giorgio Di Raimo »

Nel 1795 il francese Didot, dopo aver definito il punto tipografico e la liena tipografica, inventa (per eliminare il non perfetto allineamento tra diverse composizioni fatte per stampare la stessa pagina di un libro contemporaneamente in 2 o più torchi), la stereotipia.
La stereotipia consiste nel riprodurre su una lastra ,detta appunto stereotopica, la composizione tipografica ottenuta componendo il testo tramite i caratteri tipografici mobili.
La stereotipa aggiunse i seguenti vantaggi:
una certa composizione poteva essere stampata contemporaneamente in più torchi in modo identico
i caratteri tipografici mobili si usuravano meno
le matrici si usuravano meno
serviva l'acquisto di un minor numero di caratteri tipografici mobili

La stereotipia veniva ottenuta con varie tecniche, su cui non ci sono molte informazioni, almeno riguardo i primi decenni dell'800 a causa della ritrosia dei tipografi di svelare i loro segreti.
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Giorgio Di Raimo
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Giorgio Di Raimo »

Il metodo stereotopico più antico (1804-1829) deve essere stato quello descritto da F. Lucini sul suo saggio su Vaccari Mag. n. 24 , e che secondo mie ricerche è attribuibile a Lord Stanhope(per i caratteri) e perfezionato per i clichè( i nostri francobiolli) dall'italiano Giozza. Comunque questo procedimento si basa sulla fusione su impronta di gesso ed avviene nel seguente modo:
un foglio inumidito viene ricoperto da mezzo centimetro di gesso puro , senza grumi e perfettamente livellato: quando la pasta si solidifica il foglio viene preso e posato sulla composizione tipografica a caratteri mobili e quindi pressato. Dopo pochi minuti si prende e si inserisce sul fondo del torchio per stereotipia a fusione. Il fondo è unito ad un coperchio per mezzo di una cerniera, in modo da creare una camera di ghisa in cui versare la lega di fusione di piombo e antimonio. Controllando infine la distanza tra coperchio e fondo per mezzo di distanziatori si controlla lo spessore della lastra stereotopica che si sta creando. La fusione veniva generalmente eseguita con un spessore di 9 punti (punto tipografico di Didot=0,3 mm circa). La lastra così ottenuta , alta pochi mm, veniva portata all'altezza del carattere di stampa ( in base al quale erano stati progettati i torchi) con dei supporti di legno.



Nel 1800 Volta inventa la pila; nel 1816 riescono i primi esperimenti di deposito di metallo tramite elettrolisi di cui Faraday ne enuncerà le leggi.
L'elettrolisi venne applicata alla creazione di lastre stereotopiche anche per la stampa dei francobolli, sia tipografici che calcografici.
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Giorgio Di Raimo
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Re: Stampa dei francobolli del Granducato di Toscana

Messaggio da Giorgio Di Raimo »

L'elettrolisi applicata nel lavoro tipografico o calcografico di duplicazione delle tavole di composizione formate da clichè tipogr. o calc. per creare una lastra unica stereotopica o per duplicare n-volte un clichè tipografico mobile singolo viene chiamata ( Emilio Diena: Studio I emissione Lombardo Veneto II caso e Emilio Diena-Una vita per la fIlatelia-Studio su Sicilia- I caso calcog.) GALVANO-PLASTICA.
La tecnica GALVANO PLASTICA applicata alla creazione di lastre uniche di stampa calcografiche partendo da una composizione di cliche calcografici singoli e usata da La Barbera è descritta egregiamente a pag. 66 del LIbro sui francobolli di Sicilia a cui rimando per la esatta descrizione da parte di Perez. E' da notare che la Barbera aveva imparato questo sistema galvano-plastico di stereotipia in Francia dove era applicato alla stampa tipografica, metodo tipografico di stampa che lui dovette successivamente abbandonare visto che il punzone era calcografico. La stereotipia galvano plastica non venne però abbandonata e dopo lunghi e faticosi aggiustamenti gli permise di stampare ottimi francobolli, senza le multiple incisioni dei FB Napoletani, dovute al riporto a mano sulla lastra di stampa della incisione singola tramite la ruletta matrice.
La tecnica GALVANO PLASTICA venne dall'Austria per la produzione dei clichè mobili tipografici già composti con il tassello del valore( pag 6-10 I emissione LV- Emilio Diena).

Per concludere questo mio già troppo lungo discorso e riprendere domani , su una base comune di linguaggio, il discorso sui Marzocchi, posto le immagini di un torchio tipografico(Torchio in legno. Sul pianale orizzontale, è visibile il carrello, mentre in posizione obliqua si vedono il timpano e la fraschetta, con i rispettivi movimenti di apertura e chiusura) e di un torchio calcografico( notare i rulli).


A domani,
scusandomi con Massimo e Luigi per non aver avuto tempo di discutere sulle vostre interessantissime osservazioni

Ciao: Ciao: Ciao:

Giorgio DI Raimo

Revised by Lucky Boldrini - January 2009
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