












Marco
Antonello Cerruti ha scritto:Ciao Marco, non voglio sottrarmi alla tua domanda ed allora ti confesso che non facemmo alcuna previsione di realizzo di quella lettera o dell'intera collezione.
Con Enzo Diena, fissai i prezzi di partenza che dovevano essere abbastanza bassi da garantire la vendita dell'intera raccolta.
Se oggi quella lettera venisse riproposta in vendita, non mi è facile ipotizzare quale potrebbe essere un giusto prezzo di base.
Oggi i criteri sono abbastanza mutati; le basi vengono stabilite con criteri del tutto anomali rispetto a quelli di quando ero io a fare descrizioni e stime.
Allora, all'Italphil, mettevo dei prezzi di stima e le partenze erano al 30% in meno.
Si capiva, cioè, che la stima era un prezzo ritenuto giusto e lo scarto consentiva a chi voleva risparmiare di avere l'alea di poter fare un buon affare.
Dall'altra parte, il venditore, sapeva che - più o meno - avrebbe realizzato (e poteva contare su ciò) complessivamente la metà della somma dei prezzi stimati.
Oggi, invece, o le basi sono risibilmente basse perchè poi la casa d'aste possa vantarsi di avere ottenuto "....il 150%, il 200%, il 250% dei prezzi di partenza..." oppure sono molto alte nel tentativo di trarre in inganno gli acquirenti spingendoli a seguire troppe sopravvalutazioni.
Ci sono poi troppe aste che accettano di mettere in vendita delle autentiche "trappole", nascoste in lotti e collezioni abilmente preparati da operatori senza scrupoli.
Quando una casa d'aste dice di i lotti voluminosi sono arrivati troppo tardi e quindi "non c'è stato neppure il tempo di controllarli" e quindi al loro interno ci può essere di tutto, affermano - ammiccando ai clienti - che possono trovare in quegli scatoloni "qualunque tesoro nascosto".
Invece, quelle trappole micidiali - troppo spesso - nascondono falsi, trucchi e bidoni di ogni genere.
Anche per questo non sono ammesse le restituzioni dei lotti multipli.
Per tornare ad alcuni discorsi affrontati sopra, il pezzo "caro" venduto dal commerciante serio comprende nel prezzo anche "l'assicurazione" contro le fregature.
Tutto sta nel valutare se quel premio assicurativo è congruo o è troppo esoso.
Spesso, per il collezionista avveduto ed esperto è davvero troppo caro.
Spesso, per l'appassionato che ignora cosa sta comprando, è un paracadute indispensabile e quindi davvero a buon mercato.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
bomber ha scritto:Antonello è stato, come sempre, molto onesto e lucido nell'analisi delle aste di oggi...io, che sono un piccolissimissimo colelzionista, credo + che un asino possa volare sulla mia casa che trovare qualcosa in quei lotti multipli con scritte come "da esaminare" etc...perchè loro non l'hanno esaminato????...e leggo fra le righe anche un'accusa alla scarsa professionalità delle aste di oggi...decadimento professionale che però ha colpito tutti i settori della vita di oggi purtroppo....
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Jose'
Antonello Cerruti ha scritto:bomber ha scritto:Antonello è stato, come sempre, molto onesto e lucido nell'analisi delle aste di oggi...io, che sono un piccolissimissimo colelzionista, credo + che un asino possa volare sulla mia casa che trovare qualcosa in quei lotti multipli con scritte come "da esaminare" etc...perchè loro non l'hanno esaminato????...e leggo fra le righe anche un'accusa alla scarsa professionalità delle aste di oggi...decadimento professionale che però ha colpito tutti i settori della vita di oggi purtroppo....
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Jose'
Caro Josè, molto spesso i lotti realmente non stati esaminati.
Questa però è un'arma a doppio taglio.
Se il lotto è "buono", non averlo esaminato (per incompetenza, mancanza di tempo, miopia professionale, pigrizia, ecc.) nuoce - ed anche molto - al venditore.
Se invece il lotto è "una sola", i venditori sono complici di chi ha "assemblato" le porcherie e, insieme, cercano di trovare il pollo di turno e quelle paroline "da esaminare" li mettono al riparo da eventuali future contestazioni.
Consentitemi, infine, un'ultima considerazione: le aste dovrebbero servire a scavalcare le intermediazioni troppo onerose dei commercianti ed a mettere "in diretto contatto" privati venditori e privati acquirenti.
Invece, le commissioni incidono oggi - mediamente - intorno al 40% del valore dell'aggiudicazione.
Come se ciò non bastasse, quelle benedette paroline "da esaminare" rendono l'asta pericolosa per gli acquirenti poco esperti e non remunerativa per i venditori che vedono il loro materiale, anche quando valido ed onesto, compensato da offerte frenate dalla prudenza suggerita dalla mancanza di garanzie.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti