




Anche se dibattuto qualche tempo fa, mi permetto di riprendere un argomento che ritengo ancora attuale.
Si tratta dei limiti fra collezionismo e tutela del patrimonio culturale nazionale alla luce delle (più o meno) ultime disposizioni di legge.
Recenti fatti mi hanno fatto ripensare alla legittimità ed ai rischi connessi con la detenzione di materiale d'archivio (specialmente nel campo prefilatelico) sia per pura passione collezionistica sia per il suo commercio, per quanto minuto, nei vari siti tipo eBay e Delcampe.
Fermo restando che quando ci si trova di fronte a bolli di Archivi ("Comunali" o "di Stato") apposti su tali documenti è ben giusto stare molto attenti e considerarli di probabile provenienza furtiva, come ci deve comportare quando la lettera si riscontra indirizzata "alla Magistratura di .." o "al Priore di .." o ancora "al Governatore di .." ecc. ecc., pur non avendo traccia di una sua precedente conservazione in tali "Istituzioni"?
Sappiamo bene che in anni passati (molto passati) esistevano persone che frequentavano gli archivi alla ricerca di materiale e non si facevano scrupolo di asportare le "sovracoperte" (spesso con francobolli o annulli) lasciando la parte scritta nei "faldoni" . Ma, contemporaneamente, molto materiale veniva ceduto alla Croce Rossa o finiva al macero o andava disperso in varie maniere.
Per farla breve, cosa dobbiamo e, soprattutto possiamo, detenere, noi modesti collezionisti

Ovviamente la domanda è rivolta ai nostri esperti "legali"






Un grazie anticipato ed ancora un cordiale saluto a tutti





Giuliano