Ho letto con molto interesse questo topic che via via si è fatto interessantissimo quando la discussione è scivolata sulle marche da bollo usate postalmente durante il Regno Lombardo Veneto, argomento che mi ha sempre affascinato e che ci fa comprendere quanti spunti possa offrire lo studio della storia postale del LV!!
Complimenti vivissimi

a tutti coloro che in questi giorni hanno portato avanti la discussione con competenza e correlata spesso di notizie inedite!
Il fenomeno delle marche da bollo usate postalmente nel Lombardo Veneto assunse delle proporzioni tali da non essere riscontrate in nessuna altra parte dell’Impero.
Il Dr. Jerger, nella sua
“MONOGRAPHIE DER FRANKATUREN” dà questa interpretazione al fenomeno, forse la più logica ma magari non la più probabile: infatti, da ricerche fatte presso l’Archivio di Stato di Vienna emerse che la distribuzione delle marche da bollo ai rivenditori ed il loro pagamento da parte di essi fosse completamente diverso dal procedimento adottato per i francobolli.
In pratica il rivenditore, che vendeva anche i francobolli, doveva all’atto del loro ritiro presso gli uffici postali provvedere all’immediato pagamento in contanti, quello che non accadeva per le marche da bollo che venivano ritirate in commissione dagli uffici finanziari. Il rivenditore aveva poi l’obbligo, successivamente ed in tempi stabiliti, di presentare un rendiconto del venduto e quindi effettuare il pagamento.
Sostanzialmente, il rivenditore doveva per i francobolli anticipare il suo denaro, mentre per le marche da bollo non era costretto a pagare di tasca sua in quanto l’Erario veniva dopo aver venduto le marche.
Questa differenza ha anche una certa logica, in quanto le marche da bollo avevano dei valori facciali anche molto elevati, fino a 60 lire, quindi non è pensabile che i piccoli rivenditori potessero avere uno stock finanziariamente molto oneroso per le loro possibilità.
C’è da dire, anche, che le percentuali a favore del rivenditore erano variabili in funzione del venduto e l’aggio era maggiore sulle marche da bollo rispetto ai francobolli. Io credo che questo fu uno dei principali fattori che amplificò il fenomeno e contribuì ad incentivare l’uso delle marche da bollo per affrancare la corrispondenza in funzione del francobollo; sia perché ne ricavava maggiore guadagno, sia perché molte volte era sprovvisto di francobolli (che doveva acquistare con il suo denaro) ma in casa aveva sempre una scorta di fiscali (che poteva a vere a credito).
Per quanto riguarda l’uso delle marche da bollo emesse dal 1 novembre 1858 Helmuth Avi sul suo libro spiega che per queste marche si ha la certezza del loro uso postale solo se si trovano su lettera intera, in quanto venivano applicate a fini fiscali anche sui bollettini di spedizione e sulle lettere di accompagnamento dei pacchi ed erano normalmente annullati con i timbri postali.
L’unico caso in cui è nota una combinazione con un francobollo della seconda emissione ed un fiscale è questa lettera
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RACCOMANDATA DA PORTOGRUARO PER MONTAGNANA CON AFFRANCATURA MISTA 10 SOLDI + 10 KREUZER.
La marca da 10 kreuzer servì per assolvere il diritto di raccomandazione e venne quasi certamente applicata dall’impiegato postale o da qualcuno d’accordo con questo.
Esiste anche una circolare a stampa
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affrancata con una marca da 2 kreuzer ed un francobollo da 2 soldi.
Qui il francobollo da 2 soldi era sufficiente per assolvere il porto; la marca, che inizialmente affrancava la lettera, non fu ritenuta valida dall’impiegato postale che applicò il francobollo da 2 soldi ed annullò il tutto.

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