Ciao Giancarlo,
devo dire che le tue lettere si distinguono per sempre per originalità e mai sono ripetitive.

anche se questa non dirime la questione.
(il bollo ovale è dell'amministrazione postale e non della postalettere, comunque non è un caso molto diverso da quello di Pieve)
Sono tutto sommato d'accordo con te e Massimiliano riguardo la storia a monte della lettera di Ezio.
Ti chiedo una cosa: la faccenda degli uffici in attesa di un bollo e che comunque accettavano e inoltravano corrispondenza è documentata oppure è una teoria nata in base alla consultazione dei cataloghi? Potevano accettare raccomandate, per esempio?
Non conosco per nulla l'argomento dato che non riguarda più il periodo austriaco

ma se come hai detto i bolli tondi segnalavano l'ingresso e l'uscita dal circuito postale non ti sembra strano trovare il C1 di Cremona anche in partenza? Se Pieve fosse già stato un ufficio a tutti gli effetti dovremmo trovare solo il bollo al verso...
Sembra proprio che Cremona non abbia riconosciuta valida l'operazione di Pieve. Forse ricevette il mazzo per mezzo di un cursore comunale?
Non è che per caso quelli che vengono definiti uffici provvisori erano invece ancora delle rivendite autorizzate di marche da lettera presso le sedi comunali?
Mi sorge questo dubbio dato che in periodo italiano gli uffici postali divennero molto più numerosi che in precedenza e che la loro azione in questo periodo sia piuttosto una forzatura, un tentativo di indipendenza al momento non riconosciuto, per poi ottenere il benestare per l'apertura. Cosa che poi avvenne in molti casi.
Semplici riflessioni, ovviamente.

Francesco