L'accoppiata del bollo C, ovvero bollo dei casellisti come ormai assodato, e il timbro di distribuzione rimane un mistero, almeno per me.
Parto dal presupposto che per i residenti, salvo diversa indicazione, si tentava la consegna a domicilio per mezzo dei portalettere o degli inservienti (pagati con qualche centesimo di lira) nelle località minori.
Tuttavia era sempre possibile aprire una casella postale sia per i forestieri sia per i residenti, magari partiti per un viaggio, pagando una cifra prestabilita che prima era legata al numero di lettere in giacenza e poi a canone fisso mensile. Potrebbe essere il caso della lettera spedita al rag. Carlo Servolini in contrada Ciovassino #1660 che in effetti risulta residente a Milano.
Una volta poi rientrati in sede era quindi possibile ritirare di persona la corrispondenza giacente pagando il diritto di casella più eventuali carichi segnati sulle lettere.
Già ... e quindi il timbro di distribuzione?



Oppure la lettera va interpretata diversamente: io ho sempre pensato alla sequenza C+bollo di distribuzione, ma se fosse il contrario?

Ho pure pensato che il bollo di distribuzione venisse apposto sulle lettere al momento del ritiro in sede da parte del destinatario, una sorta di segno di contabilizzazione.

