Antonello Cerruti ha scritto: 11 gennaio 2008, 10:09
LA VOLPE BIANCA
“Troppo simpatico”; tutti definivano così quell’omino ricco di un’eleganza e di una cortesia antica.
Un fisico asciutto e minuto appoggiato, più per vezzo che per necessità, ad un elegante bastone da passeggio con il pomello d’argento ed il puntale di metallo lucido, terminava in alto – in ogni stagione – con un copricapo che gli serviva solo, togliendoselo, per ossequiare le persone che incontrava.
Un fresco fazzolettino candido si affacciava al taschino della sua giacca, in maniera riguardosa, quasi ad accentuare il pallore del suo viso sbarbato di fresco ed a richiamare il bianco di quella vecchia capigliatura, singolarmente abbondante per la sua età.
Da sempre, frequentava con passione le aste filateliche di tutta Italia.
Nessuno aveva mai visto la sua collezione che pure doveva essere assai apprezzabile, se rappresentava la naturale appendice di tanta classe e buon gusto.
Non spendeva mai cifre enormi ma sapeva scegliere con abilità e competenza i suoi obiettivi.
Osservava con cura e più volte i francobolli, poi, con una sua matita sempre affilata come un bisturi, scriveva senza ripensamenti delle brevi note sul catalogo.
Ma la sua asta cominciava ben prima che il banditore cominciasse la licitazione.
Nell’”avanti-asta” si manifestava la sua abilità: era quello il momento esaltante della sua caccia.
Era in quelle ore che la Volpe, adocchiate le sue prede, le circuiva con la persuasione di un ipnotizzatore.
Conosceva bene i francobolli ed il mondo delle aste ed intuiva in anticipo quali sarebbero stati i suoi avversari su quei lotti.
La sua mossa successiva era cercare di capire quali altri lotti erano nel mirino di un eventuale antagonista. Poi, scattava la trappola, con delle mosse da tutti conosciute e temute ma di fronte alle quali nessuno aveva la forza di resistere.
Come era possibile, infatti, rifiutare l’invito a prendere un caffé ed fare due chiacchiere con la Volpe?
Seduto al tavolino del bar, con una naturalezza ed una levità che faceva apparire non solo lecite ma addirittura dolci le sue parole, esponeva al suo interlocutore un elenco comprendente sei o sette lotti che desiderava.
Sapeva benissimo che erano tutti lotti sui quali anche il suo avversario puntava l’attenzione.
Però, quando quello manifestava la sua contrarietà a desistere e lasciargli la strada libera, la Volpe – con il più disarmante dei sorrisi – si arrendeva senza combattere e, promettendo la sua cordialissima non belligeranza, “riduceva” il suo interesse ad un unico lotto - quello che veramente desiderava - garantendo, sui tutti gli altri lotti, la sua resa all’avversario.
Come dire di no a quel sorriso ed a quella proposta? In fondo sei lotti senza combattere erano meglio che sette battuti allo stremo.
Con questa tattica, perfezionata negli anni, aveva allacciato rapporti di elegante cordialità con tanti collezionisti che, oramai disarmati, si erano consapevolmente rassegnati ad accettare da lui caffé e soprusi.
Nel suo mondo, quelle erano cortesie che quasi gli erano dovute e non si era mai posto il problema della liceità del suo comportamento; anche perché la Volpe – nella sua mente - non faceva tutto questo per pagare meno i lotti che si aggiudicava senza avversari, ma piuttosto per eliminare a priori una competizione che giudicava di per sé inelegante e poco signorile.
Arrivò il giorno di quell’asta in cui era offerto quell’80 centesimi nuovo del Governo Provvisorio di Parma che tanto gli interessava.
Non era un francobollo rarissimo o costosissimo; ma era davvero bello e perfettamente conservato.
Erano tanti anni che non ne vedeva in giro uno simile e la sua attenzione si era fissata su di esso.
La Volpe notò subito quell’agente milanese che, in tante aste importanti, rappresentava le offerte di un nutrito gruppo di collezionisti.
Sapeva bene che, contro di lui, c’era poco da fare.
Faceva solo l’agente per conto di altri e quindi non poteva decidere a suo piacimento quali offerte mantenere e quali lasciar cadere.
Questo lo rendeva inattaccabile, odiosamente imbattibile.
Con lui doveva escogitare un sistema nuovo: questa volta la Volpe doveva superare se stessa.
Conosceva il modus operandi di quell’agente: controllava i francobolli, segnava sul catalogo - vicino al numero dei singoli lotti - la sigla del collezionista che lo aveva incaricato e riportava sul cartellino lo stesso simbolo.
Poi, durante l’asta, alzava il cartellino numerato del collezionista che gli aveva conferito l’incarico e….il gioco era fatto, senza possibilità di errori.
Ad ogni collezionista corrispondeva il suo cartellino e ad ogni cartellino corrispondevano le buste in cui il personale dell’asta riponeva i lotti via via che l’asta procedeva.
Il meccanismo, lo stesso per tutte le aste, era sempre lo stesso, collaudato da anni.
La Volpe ritirò il proprio cartellino numerato e prese posto in sala vicino all’agente che gli rivolse un professionale ma freddo cenno di saluto.
Non ebbe alcuna difficoltà a sedersi lì.
In fondo, il posto era poco ambito, su uno dei tavoli riservati agli acquirenti, perché l’agente occupava tanto spazio a causa del bel numero di cartellini sparsi davanti a sé e poi perché veniva spesso chiamato ad telefono e questo disturbava non poco i vicini.
Durante l’asta ci sono dei settori, e quindi dei momenti, in cui anche il migliore degli agenti ha un po’ di pausa, non avendo lotti da battere.
In uno di quei rari momenti, la Volpe diede un’occhiata al catalogo dell’agente, trovò il lotto dell’80 centesimi e vide la sigla del cliente, del suo potenziale avversario.
In un attimo, la Volpe mise in pratica il suo piano.
Sostituì con il proprio, sul tavolo, il cartellino numero 160 del cliente al verso del quale, nel frattempo – sulla facciata bianca, quella visibile – aveva copiato la medesima sigla manoscritta dall’agente.
Poi, con la stessa velocità, rimise ogni cosa la suo posto e, tranquillo come sempre, riprese a seguire il banditore che continuava con precisione il suo lavoro. L’agente si rimise presto a sedere e, dopo una mezz’ora, venne chiamato il lotto che interessava ad entrambi.
“Lotto 1326…. 2000 euro. Ho visto l’offerta del numero 170. Nessun altro è interessato?…Uno, due e….tre; aggiudicato al numero 170”. Scandì, monotono ma preciso il banditore, battendo leggermente il martelletto sul tavolo.
“Mi scusi - chiese con gentilezza la Volpe - a quanto è stato aggiudicato?”
“A 2000 euro, al numero 170”, ribadì frettoloso ma cortese il banditore.
Dopo un po’, l‘agente, soddisfatto, si concesse un’altra breve pausa, consentendo così alla Volpe quei pochi istanti necessari a cambiare nuovamente il cartellino che, ripreso il “suo” 170, rimise al proprio posto il 160 dell’avversario.
Poi, si alzò e con tutta la sua proverbiale calma raggiunse la segreteria.
“Buonasera gentile signora, come sta? Se posso permettermi lei è più graziosa ad ogni asta che passa!”
Avete mai notato che i complimenti sono una delle poche cose che valgono più di quello che costano?
“ Questa volta ho il numero 170 e mi sono aggiudicato un solo lotto. Posso ritirarlo?”
La signora annuì con un sorriso radioso e, con compiaciuta sollecitudine, spostò i suoi 100 chili e, controllato al computer il tabulato dell’asta, consegnò il famoso lotto al suo galante cliente.
La Volpe la ringraziò, pagò con eleganza, depositando sul tavolo le banconote come fossero rose e, datole appuntamento all’asta seguente, la salutò con deferenza e, facendo attenzione a non voltarle le spalle, se ne andò.
Incredulo, l’agente riascoltò più volte la registrazione sonora dell’asta.
Udì l’aggiudicazione e la conferma del numero dell’acquirente: era sicuramente il 170.
C’era poco da fare; lui ricordava di aver alzato il cartellino del suo cliente e di essersi aggiudicato l’80 centesimi ma, per la casa d’asta, la registrazione faceva testo e quel lotto restò aggiudicato al signor 170.
La verità di cosa fosse veramente accaduto quel giorno, rimase per sempre celata in fondo alla collezione dei francobolli di un’elegante Volpe bianca.
Antonello Cerruti