Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

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Napoli1860
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Napoli1860 »

enrico54 ha scritto: 21 febbraio 2025, 12:15 Tanto per citare anch'io uno sconosciuto: "Non piace ciò che non si capisce".
Quasi dimenticavo: una delle esperienze di vita più frustranti in assoluto è capire che ciò che si è capito non meritava di essere capito. :abb:
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cirneco giuseppe
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da cirneco giuseppe »

Napoli1860 ha scritto: 23 febbraio 2025, 8:47
Napoli1860 ha scritto: 21 febbraio 2025, 11:48 esiste una filatelia - mi riferisco all'area italiana - "fino a Vittorio Emanuele II" (o al più fino alle miste con Umberto) e una filatelia "dopo Vittorio Emanuele II".
enrico54 ha scritto: 21 febbraio 2025, 12:15 Questa è una affermazione, mi si passi il termine, "vecchia" che [...] ho letto e sentito più volte da ormai quasi 50 anni
Anche 2+2=4 è un'affermazione "vecchia", che sicuramente avrà "sentito più volte da ormai quasi 50 anni" e probabilmente oltre; eppure, a oggi, non hanno ancora trovato nulla di meglio con cui rimpiazzarla.

Perché segnando un confine tra Vittorio Emanuele II e tutto il resto è questo che si dice: 2+2=4.
enrico54 ha scritto: 21 febbraio 2025, 12:15la filatelia, per sopravvivere, deve necessariamente evolversi anche verso nuove forme di collezionismo
L'infondatezza della vostra angoscia per il futuro della filatelia è seconda solo ai fallimenti delle iniziative che dovrebbero servire a rilanciarla, si veda ad esempio - solo per dirne uno - i francobolli per i 18-enni.

Prima di entusiasmarsi per questa o quella iniziativa - solo perché sul momento ha fatto "boom" - si dovrebbe aspettare il giudizio più severo, quello del tempo, il test of time, che sinora - dati alla mano - ha sconfessato tutte, ma proprie tutte, le cosiddette "iniziative d rilancio".

E ciò è avvenuto per un fatto (banale) che continua a sfuggirvi: quelli che voi chiamate "gli anni d'oro" della filatelia erano semplicemente gli anni della vostra (nostra) gioventù, dove tutto appariva luccicante e scintillante, "d'oro" appunto. Ma quella filatelia - di per sé - di dorato non aveva proprio un bel nulla. Era solo pura speculazione, come testimonia - a titolo d'esempio - l'articolo postato sopra.

Non metto in dubbio che a un commerciante brillassero gli occhi nel vedere un rubicondo fattore tirar fuori un rotolo di banconote dallo stivale e dire "francobolli, voglio francobolli, a qualunque prezzo, purché siano francobolli", e che lui - il commerciante - ripensi a quei tempi come a "tempi d'oro". Peccato - per lui - che fosse solo una gigantesca bolla speculativa, che quando fatalmente è scoppiata gli ha fatto dire "eh, non esiste più a filatelia di una volta". Che lo dica lui - il commerciante - ci sta. Che noi - collezionisti - lo ripetiamo assieme a lui, lo trovo un po'... buffo, ecco. Cos'è, esattamente, che vorremmo rilanciare? Una nuova speculazione? Dai, su.

La filatelia non ha bisogno di essere rilanciata con nuovi appassionati. Sono le persone ad aver bisogno della filatelia - fino a Vittorio Emanuele II, s'intende - se vogliono "seguire virtute e e canoscenza"; e se invece non vogliono farlo, se preferiscono "viver come bruti", allora - con tutta evidenza - abbiamo un problema ben più grosso del declino della filatelia.

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serviels
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da serviels »

Grandi Hackatao! Se fosse possibile comprerei qualche serie autografata ... (ps abbiamo "un amico" in comune, lui fa il professore di Fisica a Messina...)
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enrico54
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da enrico54 »

cirneco giuseppe ha scritto: 23 febbraio 2025, 9:56
Napoli1860 ha scritto: 23 febbraio 2025, 8:47
Napoli1860 ha scritto: 21 febbraio 2025, 11:48 esiste una filatelia - mi riferisco all'area italiana - "fino a Vittorio Emanuele II" (o al più fino alle miste con Umberto) e una filatelia "dopo Vittorio Emanuele II".
enrico54 ha scritto: 21 febbraio 2025, 12:15 Questa è una affermazione, mi si passi il termine, "vecchia" che [...] ho letto e sentito più volte da ormai quasi 50 anni
Anche 2+2=4 è un'affermazione "vecchia", che sicuramente avrà "sentito più volte da ormai quasi 50 anni" e probabilmente oltre; eppure, a oggi, non hanno ancora trovato nulla di meglio con cui rimpiazzarla.

Perché segnando un confine tra Vittorio Emanuele II e tutto il resto è questo che si dice: 2+2=4.
enrico54 ha scritto: 21 febbraio 2025, 12:15la filatelia, per sopravvivere, deve necessariamente evolversi anche verso nuove forme di collezionismo
L'infondatezza della vostra angoscia per il futuro della filatelia è seconda solo ai fallimenti delle iniziative che dovrebbero servire a rilanciarla, si veda ad esempio - solo per dirne uno - i francobolli per i 18-enni.

Prima di entusiasmarsi per questa o quella iniziativa - solo perché sul momento ha fatto "boom" - si dovrebbe aspettare il giudizio più severo, quello del tempo, il test of time, che sinora - dati alla mano - ha sconfessato tutte, ma proprie tutte, le cosiddette "iniziative d rilancio".

E ciò è avvenuto per un fatto (banale) che continua a sfuggirvi: quelli che voi chiamate "gli anni d'oro" della filatelia erano semplicemente gli anni della vostra (nostra) gioventù, dove tutto appariva luccicante e scintillante, "d'oro" appunto. Ma quella filatelia - di per sé - di dorato non aveva proprio un bel nulla. Era solo pura speculazione, come testimonia - a titolo d'esempio - l'articolo postato sopra.

Non metto in dubbio che a un commerciante brillassero gli occhi nel vedere un rubicondo fattore tirar fuori un rotolo di banconote dallo stivale e dire "francobolli, voglio francobolli, a qualunque prezzo, purché siano francobolli", e che lui - il commerciante - ripensi a quei tempi come a "tempi d'oro". Peccato - per lui - che fosse solo una gigantesca bolla speculativa, che quando fatalmente è scoppiata gli ha fatto dire "eh, non esiste più a filatelia di una volta". Che lo dica lui - il commerciante - ci sta. Che noi - collezionisti - lo ripetiamo assieme a lui, lo trovo un po'... buffo, ecco. Cos'è, esattamente, che vorremmo rilanciare? Una nuova speculazione? Dai, su.

La filatelia non ha bisogno di essere rilanciata con nuovi appassionati. Sono le persone ad aver bisogno della filatelia - fino a Vittorio Emanuele II, s'intende - se vogliono "seguire virtute e e canoscenza"; e se invece non vogliono farlo, se preferiscono "viver come bruti", allora - con tutta evidenza - abbiamo un problema ben più grosso del declino della filatelia.

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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da enrico54 »

enrico54 ha scritto: 23 febbraio 2025, 11:12
cirneco giuseppe ha scritto: 23 febbraio 2025, 9:56
Napoli1860 ha scritto: 23 febbraio 2025, 8:47
Napoli1860 ha scritto: 21 febbraio 2025, 11:48 esiste una filatelia - mi riferisco all'area italiana - "fino a Vittorio Emanuele II" (o al più fino alle miste con Umberto) e una filatelia "dopo Vittorio Emanuele II".
enrico54 ha scritto: 21 febbraio 2025, 12:15 Questa è una affermazione, mi si passi il termine, "vecchia" che [...] ho letto e sentito più volte da ormai quasi 50 anni
Anche 2+2=4 è un'affermazione "vecchia", che sicuramente avrà "sentito più volte da ormai quasi 50 anni" e probabilmente oltre; eppure, a oggi, non hanno ancora trovato nulla di meglio con cui rimpiazzarla.

Perché segnando un confine tra Vittorio Emanuele II e tutto il resto è questo che si dice: 2+2=4.
enrico54 ha scritto: 21 febbraio 2025, 12:15la filatelia, per sopravvivere, deve necessariamente evolversi anche verso nuove forme di collezionismo
L'infondatezza della vostra angoscia per il futuro della filatelia è seconda solo ai fallimenti delle iniziative che dovrebbero servire a rilanciarla, si veda ad esempio - solo per dirne uno - i francobolli per i 18-enni.

Prima di entusiasmarsi per questa o quella iniziativa - solo perché sul momento ha fatto "boom" - si dovrebbe aspettare il giudizio più severo, quello del tempo, il test of time, che sinora - dati alla mano - ha sconfessato tutte, ma proprie tutte, le cosiddette "iniziative d rilancio".

E ciò è avvenuto per un fatto (banale) che continua a sfuggirvi: quelli che voi chiamate "gli anni d'oro" della filatelia erano semplicemente gli anni della vostra (nostra) gioventù, dove tutto appariva luccicante e scintillante, "d'oro" appunto. Ma quella filatelia - di per sé - di dorato non aveva proprio un bel nulla. Era solo pura speculazione, come testimonia - a titolo d'esempio - l'articolo postato sopra.

Non metto in dubbio che a un commerciante brillassero gli occhi nel vedere un rubicondo fattore tirar fuori un rotolo di banconote dallo stivale e dire "francobolli, voglio francobolli, a qualunque prezzo, purché siano francobolli", e che lui - il commerciante - ripensi a quei tempi come a "tempi d'oro". Peccato - per lui - che fosse solo una gigantesca bolla speculativa, che quando fatalmente è scoppiata gli ha fatto dire "eh, non esiste più a filatelia di una volta". Che lo dica lui - il commerciante - ci sta. Che noi - collezionisti - lo ripetiamo assieme a lui, lo trovo un po'... buffo, ecco. Cos'è, esattamente, che vorremmo rilanciare? Una nuova speculazione? Dai, su.

La filatelia non ha bisogno di essere rilanciata con nuovi appassionati. Sono le persone ad aver bisogno della filatelia - fino a Vittorio Emanuele II, s'intende - se vogliono "seguire virtute e e canoscenza"; e se invece non vogliono farlo, se preferiscono "viver come bruti", allora - con tutta evidenza - abbiamo un problema ben più grosso del declino della filatelia.

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Antonello Cerruti
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Antonello Cerruti »

C'era una "rivista" che conteneva solo i prezzi di mercato.
Usciva due volte la settimana con i prezzi in continuo aumento...
Sembra una corsa all'oro; c'era una tale frenesia che ... i soliti traffichini non avevano neppure il tempo di rigommare o truccare i francobolli...
Il negozio di francobolli che stava allora a Piazza S. Silvestro, a Roma, aveva la fila fuori della porta e tutti cercavano un amico Monsignore per farsi raccomandare per poter comprare i francobolli del Vaticano alle Poste vicino all'ingresso di Sant'Anna.
La fila per accedere all'altro ufficio (quello del Colonnato) arrivava a piazza della Città Leonina.

Un noto collezionista romano, ancora vivente, rifiutò di scambiare il suo giro di Papa Giovanni in fogli con un attichetto a Trastevere...

Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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Matraire1855
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Matraire1855 »

Antonello Cerruti ha scritto: 23 febbraio 2025, 11:21
Un noto collezionista romano, ancora vivente, rifiutò di scambiare il suo giro di Papa Giovanni in fogli con un attichetto a Trastevere...

Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Vediamola da un altro punto di vista: se avesse preso questo attichetto quanto avrebbe speso fino ad oggi?
Ici, Imu, Tari, Tarsi, spese condominiali, Irpef e se affittato anche cedolare secca.
Le tasse gliela avrebbero mangiata tutta mentre con i francobolli, se riuscisse a venderli oggi forse si prenderebbe 200 Euro...
Ma sicuramente li avrà venduti prima, lasciando qualcuno con il cerino bruciato in mano al posto suo
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Daniele
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Daniele »

Penso che alcuni giornali, soprattutto Repubblica per citarne uno, abbiano davvero fatto un pessimo (o forse ottimo lavoro visto i loro intenti) ad influenzare i lettori su cio che é il mondo crypto. lo si comprende leggendo alcuni di voi.

Crypto = speculazione = reciclo = mafia = bolle

Lo si capisce da chi paragona questi crypto stamps ai fogliettari degli anni 60 e partendo dai tulipani olandesi a tutte le forme di bolla.

Mi dispiace, chi si é fatto influenzare da quei giornalisti , ignoranti o in mala fede, non ha capito cosa stá succedendo.

qui si parlava di arte, ma visto che la mettete sul punto di vista finanziario, chi ha ascoltato i giornali, pensando che le crypto siano truffa ha perso il piu grande trasferimento di ricchezza ( e di libertá) degli ultimi secoli.

E per parlare solo di collezionismo, non credo che collezionare A sia meglio di B, e soprattutto non si escludono, ma si possono collezionare sia i classici che i crypto stamps.
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Napoli1860
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Napoli1860 »

Daniele ha scritto: 24 febbraio 2025, 15:50 E per parlare solo di collezionismo, non credo che collezionare A sia meglio di B, e soprattutto non si escludono, ma si possono collezionare sia i classici che i crypto stamps.
A giocare con le parole siamo capaci tutti, e non è che se appiccichi la parola "stamp" alla parola "crypto" hai creato qualcosa che ha a che fare con la filatelia, così come - dicevo - non è che se la signorina di Only Fan la metti dentro un riquadro dentellato hai creato un "sexy-stamp", e quindi sì, dai, siccome ognuno può collezionare quel che vuole, allora si possono collezionare sia i classici, sia i crypto stamps, sia i sexy stamps, e vedi tu che altro.

Un francobollo è un francobollo perché è un francobollo - ohibò, l'avresti mai detto? - cioè un oggetto che serve a pagare in anticipo la spedizione della corrispondenza.

Ora, noi viviamo in un mondo dove questo oggetto - il francobollo - è stato superato, così come, per capirci, sono state superate le macchine da scrivere (che non credo ormai usi più nessuno). Ma il fatto che l'oggetto-francobollo sia uscito dalla vita di ogni giorno non vuol dire che il suo collezionismo abbia perso (o debba perdere) attrattiva.

Noi amiamo i francobolli perché questi oggetti sono carichi di storia, di significati, di messaggi, perché sono - con un'immagine che adoro - "oggetti visibili di un mondo invisibile", testimonianze straordinarie di epoche, di personaggi, di vicende, di luoghi, di situazioni che hanno segnato la Storia, attraverso tante piccole storie individuali veicolate tramite l'istituzione "Posta".

E' questo che affascina più d'ogni altra cosa il collezionista: il poter ricreare un mondo dentro il proprio album, attraverso una selezione ragionata di oggetti, attraverso la loro opportuna messa in sequenza. L'album, quando contiene una vera collezione, diventa a tutti gli effetti uno stargate verso mondi perduti o lontani o sconosciuti.

Il collezionismo filatelico è qualcosa di intrinsecamente legato al "passato", e ha cominciato a indebolirsi quando gli si è voluta dare una dimensione "presente", solo che nessuno se ne accorgeva perché per tanti anni tutti guadagnavano, o almeno così gli pareva.
Daniele ha scritto: 24 febbraio 2025, 15:50 Lo si capisce da chi paragona questi crypto stamps ai fogliettari degli anni 60 e partendo dai tulipani olandesi a tutte le forme di bolla.
Ma sì, certo, ... questa volta è diverso... in attesa di una nuova edizione, che accolga un capitolo in più :fest:
71Yl24sUv9L._SL1500_.jpg
Dopodiché, lasciami dire ancora una cosa sulle cosiddette "cripto-valute". Già: cosiddette. Perché queste "cripto-valute" di "cripto" hanno tutto, ma di "valute" non hanno nulla, e quindi il loro inganno è già nel loro nome (perché, di nuovo, non è che se prendo la parola "cripto" e l'appiccico alla parola "valuta", ho ottenuto qualcosa che nella realtà fattuale è pertinente col fenomeno monetario) .

"Money is what it does", è la splendida definizione di moneta, di valuta, data del Premio Nobel Tobin.

E le cosiddette cripto-valute non fanno nulla, ma proprio nulla, di ciò che una moneta dovrebbe fare: non sono "numerari" (se non per i malviventi), non sono "intermediari dello scambio" (se non per i malviventi) e non sono nemmeno "riserva di valore" (nemmeno per i malviventi, mirabile a dirsi).

Onestà vorrebbe - quindi - che quantomeno la si smettesse di apparentarle alla "moneta", perché della moneta (della valuta) non hanno proprio nulla.

C'è in realtà un quarto requisito che la "moneta" deve possedere, così scontato che lo si dà per implicito: deve esserci un soggetto pronto a dire "whatever it takes", se e quando occorre dirlo, e nel caso delle cosiddette cripto-valute, invece, non c'è una beneamata. Ma si sa: secondo una certa percezione - spero non troppo diffusa - "whatever it takes" sarebbe il simbolo dell'establishment, dei poteri forti, della dittatura finanziaria, quando invece il popolo deve essere libero, libero, libero, libero, ...

Di queste cripto-valute si potrebbe ripetere ciò che - non ricordo chi - disse del capitalismo: l'assurda convinzione che poche persone malvage faranno un sacco di cose tremende, per il bene di tutti. Con la differenza che se in fatto di capitalismo, per quanto criticabile, e per quanto se ne possa dir male, nessuno ha mai trovato nulla di meglio con cui sostituirlo, di queste cosiddette "cripto-valute" nessuno sentiva il bisogno.

Perché vedi - conclusione delle conclusioni - la verità è che io di filatelia capisco pochissimo, praticamente nulla, ma combinazione vuole che invece sia pagato, retribuito, stipendiato - tra le altre cose - per proteggere le masse da questa immondizia che sono le cripto-valute, e per quanto i colleghi a volte mi dicano che si possono difendere le pecore dai lupi, ma che nessuno può difendere una pecora da sé stessa, io continuo invece a pensare - visto che mi pagano per farlo - che, no, io ho il dovere - in tutte le sedi, fosse pure un forum di filatelia - di difendere comunque chi va difeso, fosse pure da sé stesso.
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Giorgio Di Raimo
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Giorgio Di Raimo »

La migliore cosa sarebbe stata, col senno di poi son bravi tutti, scambiare i fogli del vaticano con l’attichetto, questo venderlo nel 2010 per 1 milione e con tutto comprarci bitcoin; oggi sarebbero diventati l’equivalente di credo 80 miliardi di euro ( nel 2010 credo stava a 1 oggi a 80k). Credo bastino per comprarsi tutto Trastevere, Prati, e Piazza di Spagna :-))…se il milione fosse rimasto invece in banca dal 2010, oggi, dopo gli “ whatever it takes” covid e guerre varie in corso , cioè stampa di denaro come se non ci fosse un domani, si sarebbero svalutati al punto che forse ci compri un paio di appartamenti a Roma Nord
Fabrizio S.
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Fabrizio S. »

la filatelia, per sopravvivere, deve necessariamente evolversi anche verso nuove forme di collezionismo (enrico 54)
:mmm: :mmm: :mmm:

Premesso che il concetto di bello è molto soggettivo, a me i crypto stamp non piacciono, perché la collezione di francobolli è un prodotto di storia postale, la collezione virtuale nulla a che fare con la filatelia, è un prodotto surrogato, una non cosa, di cui ne posso fare a meno.
Stiamo smettendo di vivere il reale a favore del virtuale, non sono un esperto in NFT ma a mio parere il mondo cartaceo del francobollo è un mondo ordinato in cui le cose sono al loro posto e sono stabili, viceversa il mondo virtuale è un mondo fluido, in cui tutto scorre in coerenza con la liquidità universale del mondo delle non cose, come le chiama il filosofo coreano Byung-Chul Han.
La novità con il tempo non è più così attraente come all'inizio, viceversa i francobolli non hanno mai tradito, forse sono gli amici perfetti. Anche io di filatelia capisco pochissimo, ma credo che collezionare francobolli sia più divertente che collezionare crypto stamps.
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Daniele »

Premessa..oggi esce la nuova serie di crypto stamps di Hackatao in collaborazione con poste austriache dedicata a Mozart e altre figure eminenti.

Inoltre a Lisbona si sta tenendo una blockchain conference dedicata agli NFT..dove si parla..udite udite..di filatelia


Il collezionismo cresce e si trasforma

Ma le testate giornalistiche italiane di filatelia, da Vaccari news a l Arte del Francobollo dove sono?....

Saluti

Daniele
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Napoli1860 »

Daniele ha scritto: 5 giugno 2025, 0:03 Ma le testate giornalistiche italiane di filatelia, da Vaccari news a l Arte del Francobollo dove sono?....
Scusa Daniele, ma io - qui come altrove - proprio non capisco, per quanto mi sforzi di capire: perché pretendi che altri (Vaccari, Arte del Francobollo) si preoccupino di sponsorizzare una cosa che interessa a te?

Proprio non lo capisco: se a Vaccari non importa nulla dei cryptostamp, ma perché mai dovrebbe occuparsene? Per fare un favore a te? Se sta sbagliando a non occuparsene, prima o poi pagherà dazio. Ma nessuno può obbligarlo a occuparsi di cose che (magari sbagliando) non gli interessano, visto che comunque le conseguenze (eventualmente negative) ricadranno sulla sua azienda.

Tanto più che viviamo in un mondo in cui chiunque può aprire un blog, creare un canale YouTube, e - volendo - crearsi proprio un ecosistema dosando correttamente i social network (Facebook, Instagram, etc.) per portare avanti i suoi interessi, farli conoscere a un pubblico vasto, diffonderli il più possibile, e magari, sì, anche guadagnarci.

Se ti piacciono i cryptostamp, i bitcoin, e più in generale tutto il filone collezionistico - chiamiamolo così - "tecnologico e d'avanguardia", fai qualcosa tu per diffonderlo (qualcosa in più di un post di lamentele perché altri non se ne occupano, intendo) e vedrai che riuscirai senz'altro ad aver un seguito, se saprai costruirti e rifinire un tuo stile.

Se del caso, fammi sapere, ché ti seguirò con interesse.
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Daniele »

Ciao

Capisco perfettamente il tuo punto di vista e apprezzo la tua onestà. Non mi aspetto certo che Vaccari o "Arte del Francobollo" facciano qualcosa per me personalmente.

La mia osservazione non nasce da un interesse personale, ma dalla passione per la filatelia. Mi chiedo semplicemente perché la stampa specializzata sembri ignorare eventi come quelli legati ai cryptostamp, che, a mio avviso, potrebbero attrarre un pubblico più giovane. Non si tratta di sponsorizzare una cosa che interessa a me, ma di potenziali opportunità per avvicinare le nuove generazioni al nostro hobby.

L evento come quello di Lisbona attrae soprattutto under30, e si parla di filatelia da nuovi punti di vista e di innovazione.

I cryptostamp potrebbero anche fare da on-ramp per attrarre i giovani, della cui mancanza tutti si lamentano, verso la filatelia classica che piace a tutti noi e soprattutto alle vecchie pernacchie.

Sono d'accordo con te sul fatto che viviamo in un mondo in cui chiunque può creare il proprio spazio online e promuovere i propri interessi. Forse hai ragione, e dovrei concentrarmi su questo aspetto invece di lamentarmi.

Grazie per lo spunto di riflessione e per l'offerta di seguirmi. Ci penserò su.

Un caro saluto,

Daniele

P.S. qui trovi alcuni dei miei articoli se ti interessa, ma sono soprattutto di Economia austriaca e crypto :
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Re: Hackatao: L'Innovazione dei Crypto Francobolli nell'Arte Digitale, collaborazione con Poste Austriache

Messaggio da Napoli1860 »

Daniele ha scritto: 5 giugno 2025, 11:48 qui trovi alcuni dei miei articoli se ti interessa, ma sono soprattutto di Economia austriaca e crypto :

https://medium.com/@Daniele_Vailati
Si dice spesso che la filatelia sia un mondo “vecchio”, col riferimento implicito – e non troppo garbato – all’età media dei suoi partecipanti (operatori e collezionisti). A esser “vecchia” – sicuramente – è la mentalità, che per altro verso è spesso correlata proprio al dato anagrafico, come testimonia il frequente ricordare “i bei tempi di una volta” (che poi, quando uno va a vedere, così belli non erano proprio).

D’altra parte, quando si registra un cambio di stile in corrispondenza di avvicendamenti generazionali – vedi Bolaffi, ad esempio – i più brontolano e mugugnano perché le cose sono cambiate in peggio, richiamando, di nuovo, “i bei tempi di una volta”.

Dato questo scenario di fondo, di stampo per così dire “conservatore”, è ovvio che qualunque processo ad alta innovazione – che pure costituisce la parte più nobile dell’attività imprenditoriale – non possa che esser guardato con sospetto. Io stesso, in tutta sincerità, fatico a immaginare un collezionismo “cripto style”, ma io, con i mei 51 anni, sono solo uno dei tanti “vecchi” di cui sopra, e qui invece, se ben capisco, si tratta di intercettare un target di clientela intorno ai 30 anni, che potrebbe dare origine a nuovi fenomeni collezionistici.

Quindi esiste una domanda, almeno in potenza. Però manca l’offerta, perché manca, di base, la mentalità imprenditoriale da “start-up”, da “ventur capital”.

Dopodiché, questa realtà, come altre, non cambierà solo perché noi la denunciamo pubblicamente.

La realtà cambia – fosse pure per variazioni infinitesime – attraverso le azioni sul campo. “Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. Sono parole di Giovanni Falcone, di validità universale, dalle grandi battaglie ideologiche che coinvolgono un intero popolo sino alle passioni individuali di estrema nicchia.

Quando arriva il momento di rimboccarsi le maniche, c’è gente che se le rimbocca, e comincia a fare, senza preoccuparsi se tutto il mondo globale non cambia di colpo, ma auto-gratificandosi nell’atto stesso del fare, dei piccoli risultati locali raggiunti un’azione dopo l’altra, su orizzonti di medio termine, esattamente come ha fatto Daniele con i suoi articoli.

E poi ci sono gli altri, che si girano dall’altro lato, che non fanno nulla, perché tanto – così dicono – non possono esser loro a cambiare le cose con delle piccole azioni quotidiane, e però trovano ancora tempo e ingegno per coltivare la curiosa illusione per cui lamentarsi del problema equivalga ad affrontarlo.

Io separo nettamente gli uni dagli altri, per sapere come regolarmi ogni volta, a seconda dei casi; e per dare il buon esempio applico il criterio discriminante anzitutto a me stesso: quando realizzo che mi sto lamentando, senza fare, allora ho la pratica certezza che di quell’argomento, di quel tema, di quel problema – alla fine della storia – non me ne importa nulla.
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