Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Buongiorno, spero di poter dare spunto sia a Giuseppe che ad altri amici di poterci soffermare cosa ha dovuto gestire Ferdinando II nel 1848; a gennaio scoppio la rivolta in Sicilia con tutte le ripercussioni che sappiamo che via via si susseguirono anche in Europa.
Mi piace ricordare che Ferdinando era un convinto federalist, tant'è che aveva proposto la Federazione degli stati italiani cioè ogni ducato restava autonomo con il proprio regnante ma in caso di aggressione di forze straniere ad uno di essi sarebbe scattato l'aiuto degli altri ducati in modo unitario.
Pur con una insurrezione in atto sia a Napoli ma soprattutto in Sicilia il Sovrano trovò il modo di inviare truppe regolari in aiuto al Piemonte nella prima guerra d'indipendenza, i soldati Borbonici combatterò o al fianco dei volontari Toscani sui campi di battaglia di Mortara e Montanara, guadagnando si il rispetto anche degli avversari, soli ed esclusivamente per dare visibilità anche a quelle vittime che hanno combattuto per L'unità Nazionale.
Giuseppe
Mi piace ricordare che Ferdinando era un convinto federalist, tant'è che aveva proposto la Federazione degli stati italiani cioè ogni ducato restava autonomo con il proprio regnante ma in caso di aggressione di forze straniere ad uno di essi sarebbe scattato l'aiuto degli altri ducati in modo unitario.
Pur con una insurrezione in atto sia a Napoli ma soprattutto in Sicilia il Sovrano trovò il modo di inviare truppe regolari in aiuto al Piemonte nella prima guerra d'indipendenza, i soldati Borbonici combatterò o al fianco dei volontari Toscani sui campi di battaglia di Mortara e Montanara, guadagnando si il rispetto anche degli avversari, soli ed esclusivamente per dare visibilità anche a quelle vittime che hanno combattuto per L'unità Nazionale.
Giuseppe
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Caro Giuseppe, hai sollevato un tema enorme.
Volendo provare a dare qualche coordinata, si può dire che l’idea federalista prese lentamente forma già dopo i moti (falliti) del 1831. Si può sorridere – oggi – dell’ingenuità delle soluzioni istituzionali proposte in opere come il “Primato morale e civile degli italiani”, del sacerdote piemontese Gioberti, o nelle “Speranze d’Italia” di Cesare Balbo, ma il sostrato sociale e culturale – a mio avviso – era stato colto correttamente.
Gioberti definiva una “demenza” l’idea che “l’Italia, divisa com'è da tanti secoli, possa pacificamente ridursi sotto il potere di un solo”; e Cesare Balbo declassava l’obiettivo dell’unità politica a un sogno “da poeti dozzinali”.
Il sempre ben informato Raffaele de Cesare, nella sua opera su Regno di Napoli, riporta le parole di Ferdinando II di Borbone, sul letto di morte: “Mi è stata offerta la corona d’Italia ma non ho voluto accettarla; se io l'avessi accettata, ora soffrirei il rimorso di aver leso i diritti del Sommo Pontefice. Signore, vi ringrazio d'avermi illuminato...”.
D’altra parte, quale idea avessero i piemontesi di noi “meridionali” (come avevano preso a chiamarci, in un modo per me curioso, perché io – da siciliano – non mi son mai sentito al “meridione” di nessuno, ma sempre e solo al centro del Mediterraneo) è piuttosto chiaro: “gente senza sangue nelle vene, ignominiosa, disgustosa” (Cavour); “una cancrena” (Farini); “un vaioloso” (d'Azeglio); “un’ulcera” (Pantaleoni); “una razza di briganti” (Carlo Nievo, il fratello di Ippolito); “un lascito della barbaria” (Saffi).
Sembrano storie di centinaia di anni fa, e invece sono fatti di oggi.
Volendo provare a dare qualche coordinata, si può dire che l’idea federalista prese lentamente forma già dopo i moti (falliti) del 1831. Si può sorridere – oggi – dell’ingenuità delle soluzioni istituzionali proposte in opere come il “Primato morale e civile degli italiani”, del sacerdote piemontese Gioberti, o nelle “Speranze d’Italia” di Cesare Balbo, ma il sostrato sociale e culturale – a mio avviso – era stato colto correttamente.
Gioberti definiva una “demenza” l’idea che “l’Italia, divisa com'è da tanti secoli, possa pacificamente ridursi sotto il potere di un solo”; e Cesare Balbo declassava l’obiettivo dell’unità politica a un sogno “da poeti dozzinali”.
Il sempre ben informato Raffaele de Cesare, nella sua opera su Regno di Napoli, riporta le parole di Ferdinando II di Borbone, sul letto di morte: “Mi è stata offerta la corona d’Italia ma non ho voluto accettarla; se io l'avessi accettata, ora soffrirei il rimorso di aver leso i diritti del Sommo Pontefice. Signore, vi ringrazio d'avermi illuminato...”.
D’altra parte, quale idea avessero i piemontesi di noi “meridionali” (come avevano preso a chiamarci, in un modo per me curioso, perché io – da siciliano – non mi son mai sentito al “meridione” di nessuno, ma sempre e solo al centro del Mediterraneo) è piuttosto chiaro: “gente senza sangue nelle vene, ignominiosa, disgustosa” (Cavour); “una cancrena” (Farini); “un vaioloso” (d'Azeglio); “un’ulcera” (Pantaleoni); “una razza di briganti” (Carlo Nievo, il fratello di Ippolito); “un lascito della barbaria” (Saffi).
Sembrano storie di centinaia di anni fa, e invece sono fatti di oggi.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Cosa pensassero di noi - "meridionali" - i nostri fratelli del nord venuti a liberarci (?) lo trovate in parte documentato in queste pagine della collezione.
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... e-del.html
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... itore.html
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... e-del.html
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... itore.html
Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Condivido pienamente il tuo assunto, ancora una volta una grande lezione di Storia, complimenti per tutto il tuo splendido lavoro.
Giuseppe
Giuseppe
Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Buongiorno a tutti, per restare in tema 1848/1849 posto un lettera del dicembre 1849 durante i moti rivoluzionari, le comunicazioni postali tra la Sicilia e il restante Regno continentale quindi l'unico modo per inviare la posta a Napoli era di appoggiarsi all'asilo del Granducato di Toscana, quindi le lettere venivano inviate a Livorno tramite Forwarded e da lì inviate a destino, come accadde poi nel 1860 questo servizio di emergenza venne effettuato tramite la compagnia di navigazione francese Frassinet.
La lettera venne spedita come da firma interna da uno dei Leoni di Sicilia Ignazio Florio, la famiglia durante il periodo rivoluzionario aiutò I rivoltosi trasportando con le sue navi armi.
Giuseppe
Lettera da Messina per Catania affrancata con coppia più singolo dell'un grana della II Tavola dell'aprile 1859, con ampi margini tariffe per lettera di 1 foglio 1/2 per l'interno della Sicilia
La lettera venne spedita come da firma interna da uno dei Leoni di Sicilia Ignazio Florio, la famiglia durante il periodo rivoluzionario aiutò I rivoltosi trasportando con le sue navi armi.
Giuseppe
Lettera da Messina per Catania affrancata con coppia più singolo dell'un grana della II Tavola dell'aprile 1859, con ampi margini tariffe per lettera di 1 foglio 1/2 per l'interno della Sicilia

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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Un'ulteriore prova - semmai ve ne fosse bisogno - che poche cose come gli oggetti filatelici - quando selezionati con competenza, cultura e stile - riescono a veicolare la complessità e gli intrecci di eventi storici cruciali della nostra storia nazionale.gipos ha scritto: 12 aprile 2025, 11:37 per restare in tema 1848/1849 posto un lettera del dicembre 1849 durante i moti rivoluzionari [...]
Davvero splendida, Giuseppe.gipos ha scritto: 12 aprile 2025, 11:37 Lettera da Messina per Catania affrancata con coppia più singolo dell'un grana della II Tavola dell'aprile 1859, con ampi margini tariffe per lettera di 1 foglio 1/2 per l'interno della Sicilia

Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
https://www.google.com/url?sa=t&source= ... d6GtzA5UaK
Salve a tutti, ho inserito il Link per aprire un nuovo capitolo della spedizione dei Mille, uno dei tanti garibaldini dimenticati di cui il buon Conte Camillo Benso di Cavour si prodigò a far sparire dalla circolazione perchè scomodo mandandolo in Argentina dove morì, dopo che Garibaldi lo uilizzò per la diversione dopo lo scalo a Talamone la colonna ebbe uno scontro con i gendarmi Pontifici da qui la decisione dello stesso Zambianchi di ritornare in territorio toscano pensando di essere al sicuro, si asserraglio nel castello di Sorano cercando di attendere tempi migliori,purtroppo per lui il il Conte impaurito pe un possibile scontro con i francesi inviò i Granatieri al comado del Capitano Avogardo di Collobiano che lo arrestò.
Giuseppe
Salve a tutti, ho inserito il Link per aprire un nuovo capitolo della spedizione dei Mille, uno dei tanti garibaldini dimenticati di cui il buon Conte Camillo Benso di Cavour si prodigò a far sparire dalla circolazione perchè scomodo mandandolo in Argentina dove morì, dopo che Garibaldi lo uilizzò per la diversione dopo lo scalo a Talamone la colonna ebbe uno scontro con i gendarmi Pontifici da qui la decisione dello stesso Zambianchi di ritornare in territorio toscano pensando di essere al sicuro, si asserraglio nel castello di Sorano cercando di attendere tempi migliori,purtroppo per lui il il Conte impaurito pe un possibile scontro con i francesi inviò i Granatieri al comado del Capitano Avogardo di Collobiano che lo arrestò.
Giuseppe
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
In narrativa c'è un mantra: show, don't tell, mostra, non raccontare.
Non dirmi che quell'uomo era un cattivo padre e un pessimo marito; piuttosto fammelo vedere che dimentica il compleanno di suo figlio, perché aveva un appuntamento con l'amante.
A poco serve discutere intorno al valore culturale della filatelia; serve mostrare la cultura, e i post di Giuseppe sono un'applicazione mirabile di questo principio.
Non dirmi che quell'uomo era un cattivo padre e un pessimo marito; piuttosto fammelo vedere che dimentica il compleanno di suo figlio, perché aveva un appuntamento con l'amante.
A poco serve discutere intorno al valore culturale della filatelia; serve mostrare la cultura, e i post di Giuseppe sono un'applicazione mirabile di questo principio.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Mi prendo una pausa dal flusso storico e storico-postale - brillantemente alimentato da Giuseppe, ma anche da tanti altri, con inserimenti molto ben centrati - per riposizionarmi su un discorso di pura tecnica collezionistica, basato su un'analogia con il linguaggio, e in particolare con la scrittura, facendo spoda su un'osservazione di Giuseppe Pontiggia.
Il concetto - a mio avviso - mantiene intatta la sua validità, quando traslato al collezionismo: il singolo pezzo - francobollo, frammento, lettera, circolare - è una pura illusione, non esiste, così come - nel corpo umano - non esiste "la mano" a prescindere dal "braccio" a cui è attaccata, il quale a sua volta non potrebbe esistere senza "il busto" è così via.
Ciò che esiste è il discorso (in scrittura) o il corpo nella sua interezza (se vogliamo un esempio anatomico) e, allo stesso modo, la verà unità elementare è la collezione, non i singoli pezzi che pure si ha la sensazione che la compongano.
Questo è il concetto teorico. Ora vediamolo in pratica.
Oggetto davvero notevole, da tutti i punti di vista, non trovate? Bolaffi 100%, non a caso.
Ma un oggetto simile - esattamente - dove dovrebbe essere collocato in "Al di qua del Faro"?
"Al di qua del Faro" non ha una struttura "da catalogo"; in "Al di qua del Faro" non esiste la pagina del 1/2 grano (I e II tavola), la pagina dell'1 grano (I e II tavola), la pagina del 2 grana (I, III e III tavola)fino ad arrivare alla pagina del 5 grana (I e II tavola) dove collocare questo 5 grana.
In "Al di qua del Faro" esiste la pagina del Cavalier Masini e la pagina dei De Masa; e sono pagine costruite reiterando uno stesso tema, con quel minimo di varietà necessaria per non risultare monotone.
Ora, collocare questo 5 grana nella pagina dei De Masa, cioè qui:
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... vizio.html
a me - personalmente - darebbe la sensazione di un pugno in un occhio, di un corpo estrano al discorso narrativo (filatelico) perché - appunto - esiste solo il discorso, e non già le singole parole da cui è formato.
Il concetto - a mio avviso - mantiene intatta la sua validità, quando traslato al collezionismo: il singolo pezzo - francobollo, frammento, lettera, circolare - è una pura illusione, non esiste, così come - nel corpo umano - non esiste "la mano" a prescindere dal "braccio" a cui è attaccata, il quale a sua volta non potrebbe esistere senza "il busto" è così via.
Ciò che esiste è il discorso (in scrittura) o il corpo nella sua interezza (se vogliamo un esempio anatomico) e, allo stesso modo, la verà unità elementare è la collezione, non i singoli pezzi che pure si ha la sensazione che la compongano.
Questo è il concetto teorico. Ora vediamolo in pratica.
Oggetto davvero notevole, da tutti i punti di vista, non trovate? Bolaffi 100%, non a caso.
Ma un oggetto simile - esattamente - dove dovrebbe essere collocato in "Al di qua del Faro"?
"Al di qua del Faro" non ha una struttura "da catalogo"; in "Al di qua del Faro" non esiste la pagina del 1/2 grano (I e II tavola), la pagina dell'1 grano (I e II tavola), la pagina del 2 grana (I, III e III tavola)fino ad arrivare alla pagina del 5 grana (I e II tavola) dove collocare questo 5 grana.
In "Al di qua del Faro" esiste la pagina del Cavalier Masini e la pagina dei De Masa; e sono pagine costruite reiterando uno stesso tema, con quel minimo di varietà necessaria per non risultare monotone.
Ora, collocare questo 5 grana nella pagina dei De Masa, cioè qui:
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... vizio.html
a me - personalmente - darebbe la sensazione di un pugno in un occhio, di un corpo estrano al discorso narrativo (filatelico) perché - appunto - esiste solo il discorso, e non già le singole parole da cui è formato.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Al contrario, troverei straordinariamente pertinente questo esemplare qui
nella pagina del Cavalier Masini:
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... -faro.html
sia per una pura questione di continuità estetica, sia perché si riconnettono (filatelicamente) i domini al di qua e al di la del Faro, alimentando l'idea (di stampo storico) per cui non si può capire (il crollo) di Napoli senza capire la (tensione in) Sicilia.
nella pagina del Cavalier Masini:
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... -faro.html
sia per una pura questione di continuità estetica, sia perché si riconnettono (filatelicamente) i domini al di qua e al di la del Faro, alimentando l'idea (di stampo storico) per cui non si può capire (il crollo) di Napoli senza capire la (tensione in) Sicilia.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Questi esempi ambirebbero a chiarire un punto generale.
Mi capita talvolta di vedermi offerti degli esemplari di Napoli oggettivamente molto belli o importanti, ma di declinare l'invito all'acquisto, e di suscitare talvolta sorpresa e tavolta stizza nella mia controparte, come se volessi sminuire la qualità o il pregio degli oggetti in discorso.
Nulla di ciò, ovviamente, figurarsi: sminuire un oggetto filatelico solo perché non lo si possiede, o con la speranza di impossessarsene a un prezzo di saldo, è il peggior atteggiamento in assoluto, che non sarà mai combattuto con eccessiva forza.
Il punto è un altro. Io non acquisto oggetti filatelici solo perché sono "di qualità" o "pregiati". Meno che meno acquisto oggetti filatelici perché sono delle "pescate". Io acquisto tutti e soli gli oggetti filatelici che servono alla collezione. Io mi sforzo di sentire cosa la collezione mi dice, cosa mi suggerisce, cerco di fare il meglio per la collezione, non di assecondare ogni ambizione di possesso di qualsiasi oggetti di pregio o di qualità, senza che vi sia nessun reale progresso per la collezion (e, per incisio, se non c'è un progresso, allora c'è un regresso, perché l'inserimento di un pezzo in collezione non è mai neutro: se la collezione non avanza, grazie a quel pezzo, allora indietreggia, per colpa di quel pezzo).
Mi capita talvolta di vedermi offerti degli esemplari di Napoli oggettivamente molto belli o importanti, ma di declinare l'invito all'acquisto, e di suscitare talvolta sorpresa e tavolta stizza nella mia controparte, come se volessi sminuire la qualità o il pregio degli oggetti in discorso.
Nulla di ciò, ovviamente, figurarsi: sminuire un oggetto filatelico solo perché non lo si possiede, o con la speranza di impossessarsene a un prezzo di saldo, è il peggior atteggiamento in assoluto, che non sarà mai combattuto con eccessiva forza.
Il punto è un altro. Io non acquisto oggetti filatelici solo perché sono "di qualità" o "pregiati". Meno che meno acquisto oggetti filatelici perché sono delle "pescate". Io acquisto tutti e soli gli oggetti filatelici che servono alla collezione. Io mi sforzo di sentire cosa la collezione mi dice, cosa mi suggerisce, cerco di fare il meglio per la collezione, non di assecondare ogni ambizione di possesso di qualsiasi oggetti di pregio o di qualità, senza che vi sia nessun reale progresso per la collezion (e, per incisio, se non c'è un progresso, allora c'è un regresso, perché l'inserimento di un pezzo in collezione non è mai neutro: se la collezione non avanza, grazie a quel pezzo, allora indietreggia, per colpa di quel pezzo).
Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Sante parole, Giuseppe. Riprendendo la tua metafora del "discorso", se la collezione lo è infilarci una parola estranea, per quanto bella, letteraria e di fascino, semplicemente altera il significato, mandando in confusione chi ti ascolta e creando magari malintesi.
Sono d'accordo con te, anche perché sto cercando di costruire una collezione di storia postale del mio comune che non sia semplicemente una rassegna di timbri, lettere e francobolli, magari pregiati, che si metta in ordine cronologico. Vorrei che da essa si capisse, almeno un poco, qual era la realtà della nostra cittadina (ora, un tempo solo un paese). Difficile, certo, ma sicuramente molto più interessante e affascinante per il collezionista e per chi vorrà guardarla.
Maurilio
Sono d'accordo con te, anche perché sto cercando di costruire una collezione di storia postale del mio comune che non sia semplicemente una rassegna di timbri, lettere e francobolli, magari pregiati, che si metta in ordine cronologico. Vorrei che da essa si capisse, almeno un poco, qual era la realtà della nostra cittadina (ora, un tempo solo un paese). Difficile, certo, ma sicuramente molto più interessante e affascinante per il collezionista e per chi vorrà guardarla.
Maurilio
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Lo scorso anno - come è noto a tutti i collezionisti di Napoli - si è verificato un fatto variamente anomalo: è uscito sul mercato, in un colpo solo, un intero archivo di giornali del periodo 1860-1861; la vendita è avvenuta in Danimarca; le basi erano ridicole (sebbene le commissioni fossero al 28%).
La casa danese, inoltre, non solo teneva aggiornati in tempo reale sull'andamento delle offerte sul suo sito interent, ma pubblicava pure il numero della paletta dell'offerente, e quindi, in pratica, si poteva anche sapere in quanti eravamo a partecipare.
Ed eravamo in pochi, davvero pochi, forse non più di cinque, e mi punge vaghezza che almeno tre fossero commercianti.
Ammettiamolo: vedere tutte quelle "Croci" su giornale - alcune eccezionali - andar via a prezzi di saldo è stato piuttosto destabilizzante.
Alcuni di quei giornali - ora - stanno tornando sul mercato "via" case d'asta più ortodosse, se così posso dire, a prezzi ovviamente più sostenuti.
Sono discorsi - a ogni modo - di cui importa il giusto. Siamo qui, aspettiamo, e magari prima o poi rivedremo ripassare anche ciò che ci sarebbe piaciuto prendere allora.
Quel che invece è interessante notare è la modalità di presentazione di questi giornali: in Italia, siamo abituati a vederli ripiegati, e invece i signori della Danimarca li mostravano aperti per gran parte. Questo ha permesso di leggerne i contenuti, almeno in parte, che in alcuni casi sono davvero notevoli.
Guardate qui, ad esempio, dove viene ripresa (per criticarla), la richiesta di riportare Garibaldi a Napoli (dopo Farini), che pure viene definito "il solo uomo perfetto che sia uscito dalla rivoluzione".
La casa danese, inoltre, non solo teneva aggiornati in tempo reale sull'andamento delle offerte sul suo sito interent, ma pubblicava pure il numero della paletta dell'offerente, e quindi, in pratica, si poteva anche sapere in quanti eravamo a partecipare.
Ed eravamo in pochi, davvero pochi, forse non più di cinque, e mi punge vaghezza che almeno tre fossero commercianti.
Ammettiamolo: vedere tutte quelle "Croci" su giornale - alcune eccezionali - andar via a prezzi di saldo è stato piuttosto destabilizzante.
Alcuni di quei giornali - ora - stanno tornando sul mercato "via" case d'asta più ortodosse, se così posso dire, a prezzi ovviamente più sostenuti.
Sono discorsi - a ogni modo - di cui importa il giusto. Siamo qui, aspettiamo, e magari prima o poi rivedremo ripassare anche ciò che ci sarebbe piaciuto prendere allora.
Quel che invece è interessante notare è la modalità di presentazione di questi giornali: in Italia, siamo abituati a vederli ripiegati, e invece i signori della Danimarca li mostravano aperti per gran parte. Questo ha permesso di leggerne i contenuti, almeno in parte, che in alcuni casi sono davvero notevoli.
Guardate qui, ad esempio, dove viene ripresa (per criticarla), la richiesta di riportare Garibaldi a Napoli (dopo Farini), che pure viene definito "il solo uomo perfetto che sia uscito dalla rivoluzione".
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Questa collezione – nella mia ambizione – andava edificata su principî matematici e narrativi, ingegneristici e architettonici, ancor prima che filatelici.
“Diversità nell’uguaglianza” è uno di questi principî: gli oggetti devono essere uguali, perché solo la ripetizione permette di far ambientare al contesto; ma devono anche essere diversi, per non annoiare, ovvio, ma soprattutto perché solo la diversità genera informazione aggiuntiva.
Diversità nell’uguaglianza.
Queste tre lettere sono uguali: tutte affrancate per 5 grana.
Ma sono anche diverse.
Le prime differenze, puramente estetiche, sono nei formati, nella calligrafia dei mittenti e nel posizionamento “a scacchiera” dei francobolli (visto il modo con cui sono disposte). Stupidaggini prive di valore e significato filatelico? Può darsi. Ma intanto rimangono le prime differenze che balzano all’occhio.
La disposizione a scacchiera, poi, permette di isolare (e quindi far notare) il diverso colore dell’esemplare centrale, di tinta più pregiata rispetto agli altri due.
Avvicinandoci un po’, vediamo che i francobolli recano annulli tutti diversi, quindi partono da località diverse, ma soprattutto sono dirette verso luoghi diversi – l’interno, lo Stato Pontificio, l’Impero d’Austria – due dei quali saranno futuri territori italiani, il che ha grande rilevanza, considerato l’imprinting storico della collezione.
Il pedigree dei pezzi - due ex Provera, un ex “Pedemonte”, le firme di Mondolfo e Bolaffi – danno un minimo di riassicurazione sulla bontà delle scelte e conferiscono quel tocco aristocratico che non fa mai male.
Qui le vedete nel loro ambiente naturale.
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... le-di.html
“Diversità nell’uguaglianza” è uno di questi principî: gli oggetti devono essere uguali, perché solo la ripetizione permette di far ambientare al contesto; ma devono anche essere diversi, per non annoiare, ovvio, ma soprattutto perché solo la diversità genera informazione aggiuntiva.
Diversità nell’uguaglianza.
Queste tre lettere sono uguali: tutte affrancate per 5 grana.
Ma sono anche diverse.
Le prime differenze, puramente estetiche, sono nei formati, nella calligrafia dei mittenti e nel posizionamento “a scacchiera” dei francobolli (visto il modo con cui sono disposte). Stupidaggini prive di valore e significato filatelico? Può darsi. Ma intanto rimangono le prime differenze che balzano all’occhio.
La disposizione a scacchiera, poi, permette di isolare (e quindi far notare) il diverso colore dell’esemplare centrale, di tinta più pregiata rispetto agli altri due.
Avvicinandoci un po’, vediamo che i francobolli recano annulli tutti diversi, quindi partono da località diverse, ma soprattutto sono dirette verso luoghi diversi – l’interno, lo Stato Pontificio, l’Impero d’Austria – due dei quali saranno futuri territori italiani, il che ha grande rilevanza, considerato l’imprinting storico della collezione.
Il pedigree dei pezzi - due ex Provera, un ex “Pedemonte”, le firme di Mondolfo e Bolaffi – danno un minimo di riassicurazione sulla bontà delle scelte e conferiscono quel tocco aristocratico che non fa mai male.
Qui le vedete nel loro ambiente naturale.
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... le-di.html
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863


spero di fare cosa gradita agli amici che hanno partecipato con passione a questa discussione aperta e portata avanti da Giuseppe.
Inserisco un documento postale spedito da Firenze il 23 ottobre con transito da Livorno ed infine con arrivo a Napoli il 25, affrancata con un 20 cent di Gov P di Toscana, timbri sul fronte PD all'arrivo venne apposto il in ovale rosso E Franca ritenendo la busta esente da tassazioni.
Busta molto interessante visto il periodo posso azzardare che buste così affrancate ma soprattutto avendo utilizzato la compagnia di navigazione Zuccoli con cui era stato stipulato un contratto per il trasporto di corrispondenza che collegava Genova, Livorno Napoli a partire dai primi di ottobre fino al dicembre del 1860.
Spero di fare cosa gradita, vi saluto con cordialità
Giuseppe
P S 25 ottobre incontro di Teano anche se poi il tutto avvenne a Caianello
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Altro bellissimo documento postale Giuseppe, complimenti. A mio modesto avviso nel bollo in rosso era riportato "E' (verbo) Franca".gipos ha scritto: 11 giugno 2025, 18:46![]()
a tutti,
spero di fare cosa gradita agli amici che hanno partecipato con passione a questa discussione aperta e portata avanti da Giuseppe.
Inserisco un documento postale spedito da Firenze il 23 ottobre con transito da Livorno ed infine con arrivo a Napoli il 25, affrancata con un 20 cent di Gov P di Toscana, timbri sul fronte PD all'arrivo venne apposto il in ovale rosso E Franca ritenendo la busta esente da tassazioni.
Busta molto interessante visto il periodo posso azzardare che buste così affrancate ma soprattutto avendo utilizzato la compagnia di navigazione Zuccoli con cui era stato stipulato un contratto per il trasporto di corrispondenza che collegava Genova, Livorno Napoli a partire dai primi di ottobre fino al dicembre del 1860.
Spero di fare cosa gradita, vi saluto con cordialità
Giuseppe
P S 25 ottobre incontro di Teano anche se poi il tutto avvenne a Caianello
Buon proseguimento di giornata a tutti
_____________
Cordiali saluti
Pasquale Agosti
Cordiali saluti
Pasquale Agosti
Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863
Ciao Pasquale hai perfettamente ragione, il tuo parere è verbo grazie un saluto a tuttilingo ha scritto: 12 giugno 2025, 14:57Altro bellissimo documento postale Giuseppe, complimenti. A mio modesto avviso nel bollo in rosso era riportato "E' (verbo) Franca".gipos ha scritto: 11 giugno 2025, 18:46![]()
a tutti,
spero di fare cosa gradita agli amici che hanno partecipato con passione a questa discussione aperta e portata avanti da Giuseppe.
Inserisco un documento postale spedito da Firenze il 23 ottobre con transito da Livorno ed infine con arrivo a Napoli il 25, affrancata con un 20 cent di Gov P di Toscana, timbri sul fronte PD all'arrivo venne apposto il in ovale rosso E Franca ritenendo la busta esente da tassazioni.
Busta molto interessante visto il periodo posso azzardare che buste così affrancate ma soprattutto avendo utilizzato la compagnia di navigazione Zuccoli con cui era stato stipulato un contratto per il trasporto di corrispondenza che collegava Genova, Livorno Napoli a partire dai primi di ottobre fino al dicembre del 1860.
Spero di fare cosa gradita, vi saluto con cordialità
Giuseppe
P S 25 ottobre incontro di Teano anche se poi il tutto avvenne a Caianello
Buon proseguimento di giornata a tutti
Giuseppe