Premessa: non mi riferisco a nessuna delle persone citate in questo post, e non entro nel merito di questa crocetta.
Non intendo polemizzare con nessuno, bensì proporre in modo - a mio avviso - simpatico quello che ritengo sia un argomento serio.
Anzi, esprimo anche apprezzamento per chi nella propria professione (od in alcuni casi passione) fa sfoggio di competenza, chiarezza e serietà, come per molti di coloro che qui hanno scritto.
Io avrei una curiosità, che magari è già stata argomentata qui ma può essermi sfuggita.
Ma qualcuno tra voi che ha ricevuto una perizia, con termini soggetti ad interpretazione piuttosto che estremamente chiarificatori - come secondo me invece dovrebbero essere - ha provato a far valere le proprie ragioni in sede legale?
Non voglio sapere se qualcuno ha
contestato, e se qualcun altro abbia cercato
l'accordo.
No.
Vorrei sapere se qualcuno ne ha fatto una questione di principio, piuttosto che di tornaconto.
Ed è andato per gradi di giudizio.
Se è accaduto, come è finita?
Qualche anno fa un prodotto di igiene intimo non aveva indicato sulla confezione "per uso esterno".
E forse le pubblicità non erano particolarmente chiare.
Era questo, o più probabilmente lo stesso, ma in qualche precedente confezione
http://www.parafarmaciamedoro.it/wp-con ... tiva_1.jpg
933401097_tantum_rosa_lenitiva_1.jpg
Il problema nacque dal fatto che alcuni utenti, probabilmente riferendosi ad un prodotto con un nome simile come questo
7_114.jpg
pensarono bene di "berlo".
Chissà, avranno pensato che se il "verde" andava bene per denti & gengive, il "rosa" poteva benissimo fare lo stesso percorso...dall'alto fino alle parti protette dalla biancheria intima.
Tanto, per la legge fisica della gravità & per la digestione, là comunque sarebbe finito...
Incredibile?
Sì e no.
Al Niguarda ebbero decine, se non centinaia di casi...
Un vero "
boom" di intossicazioni:
http://salute.pourfemme.it/articolo/tan ... ioni/3335/
http://www.tantasalute.it/articolo/tant ... oni/19151/
Morale:
1 - rifare gli spot pubblicitari
2 - rifare tutta la pubblicità stampata
3 - rifare le confezioni
ecc. ecc. oltre probabilmente sopperire a qualche causa civile determinata da qualche donna magari svenuta in stato di gravidanza.
Avvocati, tribunali, agenzie marketing e pubblicitarie in genere, packaging, distribuzione, ritiro confezioni "non a norma" e così via.
Immagino sia stato un disastro.
Costosissimo.
Ma via, c'è qualcuno che non si vergognerebbe abissalmente di aver...bevuto un prodotto da igiene intimo?
Eppure no.
Nel mondo "normale", una piccola mancanza di chiarezza (su un fatto che - secondo me - non avrebbe dovuto impensierire nessuno) ha generato un disastro.
In filatelia no.
Termini che creerebbero più di un problema ad un venditore di auto usate...tipo "buono stato" per poi scoprire di aver acquistato un bidone, in filatelia no...nessun problema.
Perché il filatelista deve essere intelligente, istruito.
Se non lo è...è colpa sua.
Doveva leggere, doveva documentarsi, doveva sapere.
Sarà anche giusto, non lo contesto, ma comunque c'è qualcosa che non mi convince...
Adesso ne racconto un'altra.
Crosta non edibile.
Scritta sulla confezione di alcuni formaggi.
Va bene, lo sappiamo tutti, vuol dire non commestibile.
Ma perché non scrivere "non commestibile" allora?
Provate a chiedere a quello con il carrello a fianco al supermercato se sa cosa significhi.
Magari a voi va meglio, perché a dieci a cui l'ho chiesto, sette mi hanno risposto che non lo sapevano.
Anzi, cinque dei sette mi hanno detto che la crosta...la mangiano.
Come andrà finire al primo bel mal di pancia, magari con intossicazione?
E' proprio vero.
Ci vuol sempre qualcuno che metta in piedi una bella polemica, facendo mettere mano al portafoglio a chi le cose le sa, ma non le vuol far sapere.
E poi si raddrizzeranno anche i ferri storti.

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