Grazie anche a voi che mi permettete di
rispolverare la materia che meglio conosco, o meglio dire
credevo di conoscere.
Purtroppo, quando si tratta di confrontare le tecniche di stampa conosciute da inizio '900 ad oggi con quelle dell'epoca in questione, le differenze sono tante. Malgrado sia intercorso solo mezzo secolo.....
Cerco ora di spiegare, con argomento diverso e sicuramente poco conosciuto, il motivo per cui non ritengo fattibile “il bordo lineare della carta che si sporcava”.
Prima di tutto, sul bordo della carta che sfiora l’immagine superiore o inferiore, si dovrebbe produrre un effetto “cometa”. A meno che il foglio non sia minimamete mosso in nessuna direzione, eccetto dall’alto in basso e vicevera.
O.T.: a proposito di “comete”, mi viene in mente - non centra assolutamente niente con questa discussione - un “sinonimo (filatelico)” conosciuto da tutti: il “taglio chirurgico” nella stampa rotocalco.
Ebbene, nel gergo grafico si chiama proprio “cometa”.
Tale termine è anche piuttosto appropriato, rispetto al “taglio chirurgico”, proprio perchè nella maggiorparte dei casi - ad eccezione di corpuscoli metallici - inizia forte e si esaurisce, sfumando, proprio come l’effetto di una cometa.
Ritornando alla litografia, bisognerebbe sapere che le pietre approntate per la stampa, o per i riporti, non sono accessibili in ogni momento.
Anche se non utilizzate per poche ore, vanno trattate con soluzione acqua-gomma (all’epoca sicuramente arabica naturale) per proteggere sia le immagini stampanti sia la superficie non stampante.
Poichè se esposta troppo a lungo agli agenti atmosferici aggressivi, il contesto calcareo della pietra (e anche il trattamento che si effettua prima del riporto iniziale) perderebbe la caratteristica proprietà di accettare l’acqua e respingere le sostanze grasse, cioè l’inchiostro, richiedendo nuova pulitura e trattamento.
Ora, se l’operatore deve riportare un’immagine, per esempio dalla 3ª sulla 4ª pietra, non è detto che ripristini tutta la superficie togliendo lo strato protettivo.
Risulterebbe contropoducente sia per l’inutile operazione, specialmente sulla pietra-stampa, sia per il rischio di produrre accidentalmente graffi o altro sulle parti stampanti.
Generalmente, per operazioni di riporti o correzioni (ritocchi), si appronta una maschera (posizionata sulla pietra gommata non arreca danni) che lascia libero solo lo spazio necessario all’operazione. Proprio come un intervento ...chirurgico.
Un esempio di problematiche che riguardano la bagnatura/inchiostrazione, direi che è proprio sul foglio mostrato da Benjamin.
A mio avviso con i riporti non centra niente.
Molto probabilmente quel bordo ha perso l’efficacia di trattenere la bagnatura e si lascia inchiostrare.
Anche perchè, se osserviamo le linee laterali (probabili segni per l’aiuto al taglio) sono tutte differenti.
Forse sono state inserite manualmente dopo il riporto delle 25 immagini.
Altrimenti, le 5 linee inferiori dovrebbro essere uguali alle 5 corrispondenti al blocco superiore.
Tra l’altro, per quel che riguarda il disegno del francobollo n. 1 di Lettonia, constatato che l’esecuzione è litografica, ho la sensazione che il disegno originario non sia realizzato su pietra litografica bensì ricavato da un cliscè tipografico.
Ma è solo sensazione. Comunque possibilissimo.
Magari Benjamin potrebbe dare una sbirciatina al testo per vedere se c’è menzione sulla realizzazione del disegno originale.... solo per curiosità
