De la Rue: Torino o Londra?

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valerio66vt
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da valerio66vt »

marcadabollo ha scritto:
lorenzo66vt ha scritto: Essendo l'inchiostro lo stesso dobbiamo rivolgere lo sguardo ad un interazione di componenti che sono variati tra quando i francobolli erano stampati a Londra e quando a Torino. Potrebbe essere quindi il supporto su cui veniva apposto l'inchiostro cioè il tipo di carta a meno che anche questa non fosse fornita da De La Rue.
Quando l'OCV cominciò ad operare, usava carta fabbricata dalla cartiera dei Fratelli Avondo di Serravalle Sesia. La qualità però era piuttosto scadente, tanto che si arrivava a scartarne il 50%. Presto quindi fu necessario integrare la produzione italiana con carta ordinata in Inghilterra, prodotta dalla cartiera Turkey Mills di Maidstone: una situazione che aiuta poco a capire il ruolo della carta.
Michele


Ciao Michele notizia molto interessante.
La prossima volta che ci incontreremo, magari a qualche pizzata :-)) , dobbiamo farci una lunga chiacchierata su questo argomento che è veramente interessante da approfondire.

Un abbraccio
Valerio
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mikonap
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da mikonap »

Trovo estremamente interessante la discussione sulle caratteristiche del fondino di sicurezza che risulta piu’ evidente nella tiratura di Londra rispetto a quella di Torino. Provo a dare anche io un mio piccolo contributo alla discussione.
Archiviando un certo numero di esemplari - nell’ordine - per tipologia di timbri, gradazione di colori e caratteristiche della stampa, come nell’esempio riportato riferito al 40 cent (che risulta di piu’ semplice di altri valori nella definizione tra Londra e Torino) troviamo di solito le due tirature aggregate su righe diverse.

Foglio 2 rid R.jpg


Se estrapoliamo degli stereotipi chiaramente identificabili dall’insieme

Londra - Torino str.jpg


Risulta che i Londra sono posizionati nella parte alta ed i Torino nella parte bassa del foglio presentato. L’immagine originale consente (sul mio schermo) gia’ di notare una dominante giallognola che caratterizza quelli di Londra. Per meglio evidenziare questa caratteristica ha dato una maggiore saturazione ai gialli nell’immagine successiva.

Foglio 2 rid sat giallo R.jpg


La parte interessante della discussione, a mio avviso, e’cercare di capire come mai il fondino di sicurezza si evidenzia di piu’ su quelli di Londra rispetto a quelli di Torino che, a quanto leggo negli interventi precedenti, utilizzavano gli stessi inchiostri.
Se non ricordo male, ho letto in altre discussioni sul medesimo argomento che i De La Rue stampavano il fondino sui francobolli italiani, perche’ specificatamente richiesto dalla committenza italiana, ma non su quelli inglesi.

Come e’ noto at tutti, il fondino era costituito da una vernice trasparente che veniva stampata sul fb per rendere la riproduzione piu’ difficile ai falsari.

Le vernici trasparenti erano e sono essenzialmente delle resine, costituite da molecole organiche (atomi di carbonio nella loro struttura) dette polimeri, che all’inizio si presentano allo stato viscoso (distribuzione molecolare caotica), poi tendono a reticolare (costruire legami chimici piu’ o meno ordinati) e vetrificano o cristallizzano, diventando stabili. Tra quelle naturali ricordo l’Ambra (antiche resine di conifere che tendono a fossilizzare inglobando anche insetti, piante e piccoli animali vissuti molti milioni di anni fa).

Questi materiali,tra cui anche quelli che noi definiamo plastiche, sono materiali che quando reticolano, resistono molto bene all’azione dell’acqua e di molti solventi chimici.

Il problema della resistenza all’azione dell’acqua e dei solventi chimici certamente e’ stato uno di quelli su cui piu’ si e’ sperimentato nel mettere a punto tecniche e materiali per la stampa dei primi francobolli.

Ancora oggi il problema della resistenza della stampa su stoffa e’ risolta utilizzando colori a base di resine. Per realizzare prodotti per la stampa su stoffa industriale, una nota casa farmaceutica tedesca usa cinque componenti: due resine (bi componente), un catalizzatore, una pasta bianca per eliminare la trasparenza e pigmenti colorati.

Facendo un’ipotesi azzardata, non escludo che per garantire la stabilita’ della stampa i DLR utilizzassero resine all’interno della formula chimica dei loro inchiostri. Questo segreto industriale e la garanzia sulla buona tenuta della stampa poteva essere il motivo che costringeva gli italiani ad acquistare anche gli inchiostri da i DLR.

Certamente, con il limite delle certezze umane, i DLR hanno utilizzato vernici a base di resine per ottenere una stampa invisibile del fondino di sicurezza. Siccome questa procedura certamente costituiva un costo aggiuntivo non trascurabile tra ulteriore stampa e costo della vernice trasparente (all’epoca sicuramente di tipo naturale purificata, non esistendo quella di sintesi), i DLR probabilmente inchiostravano un po’ di piu’, per renderla invisibile ma percepibile, al fine di evitare contestazioni contrattuali con la committenza. A Torino, forse, inchiostravano di meno sia perche’ stampando in casa erano sicuri che la stampa era stata eseguita, anche se non era percepibile, ma anche forse per risparmiare un poco su di un materiale costoso.

L’invecchiamento delle resine, che di solito ha un colore ambrato, e’ tanto piu’ percepibile quanto maggiore e’ lo spessore della pellicola che si viene a creare.

Questa ipotesi, che ha una coerenza logica anche se ovviamente tutta da verificare, potrebbe essere la causa della diversa visibilita’ del fondino tra le due tirature.

Spero che questo mio contributo animi ulteriormente, anche con ipotesi contraddittorie, la discussione e la ricerca su questo argomento.
Un cordiale saluto a tutti Ciao: Ciao:
Michele
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gianluman
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da gianluman »

Da alcuni cataloghi ed alcune notizie lette qua e la, compresi i topic del forum, si è avidenziato che tra Londra e Torino si cambiarono gli inchiosti ma i clichè rimasero i medesimi.
Come ad ogni tiratura riguardante un'emissione, gli ultimi esemplari sono sempre un po meno marcati nei particolari per via dell'usura.
L'ovulo che racchiude l'effige dovrebbe essere ben definito sulle emiss. di Londra piuttosto che le successive, lavorare su questi dati potrebbe anche aiutare la classsificazione.
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marcadabollo

Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da marcadabollo »

Il mio omonimo ha toccato un altro punto chiave: l'inchiostrazione della stampa. Perazzi, nel periodo in cui era a Londra per sorvegliare la produzione di carte valori per l'Italia, era molto pignolo: per la gioia dei De La Rue, faceva scartare all'incirca il 30% della produzione e sicuramente gli inglesi non si misero a lesinare sull'inchiostro per il fondino, col rischio di vedersi scartare i fogli ancor prima di stamparvi i francobolli (venivano pagati solo per i francobolli accettati). Mi aspetto che invece l'OCV adottasse un metro diverso: a Torino i costi erano tutti per l'OCV e visto che il fondino non doveva essere visibile ma soltanto disturbare certi tentativi di falsificazione, e visto che l'inchiostro arrivava da Londra (e serviva un mese per averlo), probabilmente tendevano a inchiostrare quanto bastava.
Sulla composizione degli inchiostri da stampa dell'epoca, la base vedeva quasi sempre un olio vegetale siccativo, per lo più olio di lino, e una resina: la colofonia era molto usata, ma anche la gommalacca e il coppale trovavano impiego. Il colore veniva per lo più da pigmenti: il classico nerofumo per il nero (nelle sue infinite varianti di nero d'ossa, nero di sangue, nero di lampada, etc), pigmenti minerali per gli altri colori (si veda il solfuro di mercurio per il vermiglio del 2 lire, che costringeva all'uso di tavole in argento invece che in rame). I De La Rue avevano cominciato ad usare estesamente coloranti di sintesi, che allora si affacciavano sul mercato e, sfruttandone la ancora incerta stabilità, realizzavano i cosiddetti "fugitive inks", cioè inchiostri che cambiavano molto facilmente colore se esposti a vari agenti chimici, acqua inclusa! Uno dei loro inchiostri di successo fu il violetto usato per le nostre marche da bollo e che l'OCV continuò a comprare da loro per una quarantina d'anni!
Venendo a:
gianluman ha scritto:Da alcuni cataloghi ed alcune notizie lette qua e la, compresi i topic del forum, si è avidenziato che tra Londra e Torino si cambiarono gli inchiosti ma i clichè rimasero i medesimi.
forse gianluman ha letto un po' in fretta cosa abbiamo scritto: gli inchiostri rimasero assolutamente gli stessi, le tavole da stampa furono inizialmente le stesse usate a Londra (anzi, per il 2 lire fu solo quella) poi si usarono quelle prodotte a Torino, man mano che quelle originali si usuravano.
Michele
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valerio66vt
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da valerio66vt »

Leggendo l'interessante post di Micknap mi sono posto vari quesiti. Mentre scrivevo il mio post è arrivato anche il messaggio di Marcadabollo (vi indico così per evitare confusione per lo stesso nome :abb: ) che ha in parte risposto ad alcune mie domande.

Riporto comunque il tutto perchè alcuni punti mi restano comunque oscuri.

Premesso che l'ipotesi della maggiore inchiostrazione dela tiratura di Londra, per quello che riguarda il fondino, mi trova parzialmente favorevole mi chiedevo quanto segue:

L' inchiostro "invisibile" serviva ad evitare falsificazioni e questo è pacifico.
L'addetto postale od altra figura responsabile osservando il francobollo avrebbe dovuto subdorare il falso in maniera molto semplice sapendo dove e cosa osservare.
Siccome l'inchiostro non è assolutamente ben visibile quale era il metodo adoperato?
Come si faceva a disdinguere se il francobollo era un falso o meno?
All'epoca non vi erano pc con programmi grafici ecc. Doveva bastare qualche lente d'ingrandimento e qualche additivo chimico. Qualche notizia a riguardo?

Ora sorge il dilemma: se a Torino, come proposto da Michele, inchiostravano meno, il già poco visibile fondino di Londra era ormai praticamente un ectoplasma.

Come avrebbe fatto l'utente a capire che stava maneggiando un falso? Quindi buttiamo la lente d'ingrandimento e resta solo l'additivo chimico.

Può darsi che in maniera random venissero testati i francobolli per vedere se vi fossero falsi?

Mentre scrivevo queste righe mi sono venuti in mente vari "segni segreti" di precedenti francobolli (orecchini - punti nei ferro di cavallo ecc) tutti seminascosti ma fino ad un certo punto tant'è che un occhio allenato di un controllore amministrativo li avrebbe riconosciuti al volo. Quindi sto benedetto fondino così invisibile nella tiratura di Torino che utilità avrebbe avuto?

Forse nel caso di test chimico random può darsi ad occhio non credo.
Si valutano critiche a riguardo. :-)
Un abbraccio

Valerio
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Andrea61
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da Andrea61 »

lorenzo66vt ha scritto:Mentre scrivevo queste righe mi sono venuti in mente vari "segni segreti" di precedenti francobolli (orecchini - punti nei ferro di cavallo ecc) tutti seminascosti ma fino ad un certo punto tant'è che un occhio allenato di un controllore amministrativo li avrebbe riconosciuti al volo. Quindi sto benedetto fondino così invisibile nella tiratura di Torino che utilità avrebbe avuto?


Per quello che ne so io l'utilità del fondino non stava nel fatto che permettesse di distinguere i genuini dai falsi, ma perché impediva a falsari di "catturare" l'immagine precisa del francobollo con procedimenti chimici.

Sono sicuro che Michele saprà dare informazioni più precise (e peraltro mi sembra che questo sia stato già discusso nel forum).
Andrea

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valerio66vt
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da valerio66vt »

Ciao Andrea

Mi fa piacere leggere il tuo intervento sui miei dubbi.
Non ero a conoscenza che il fondino fosse utilizzato in questi termini e forse non l'ho trovato nel Forum per mia disattenzione o perchè era magari nel vecchio Forum quando ancora non ero iscritto.

Con la conoscenza di questa informazione le cose cambiano:
Se fosse bastato un sottile starto di fondino di sicurezza per evitare al falsario la possibilità di catturare l'immagine in modo chimico chiaramente l'OCV non stava a buttare soldi.

Allora l'ipotesi di Mikonap si avvalora in merito al "troppo zelo" della tipografia De La Rue di Londra.
Bisogna attendere Michele (marcadabollo) o di altra anima pia che con la sua grande pazienza mi illumini sulla tecnica del falsario per provare a prendere l'impronta del francobollo e di come il fondino impedisse il tutto.

Valerio
marcadabollo

Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da marcadabollo »

Andrea61 ha scritto:Per quello che ne so io l'utilità del fondino non stava nel fatto che permettesse di distinguere i genuini dai falsi, ma perché impediva a falsari di "catturare" l'immagine precisa del francobollo con procedimenti chimici.
Esattamente e ne avevamo parlato nel vecchio Forum. Un sistema semplicissimo per "copiare" un francobollo tipografico era di appoggiarne il lato stampato su una lastrina di zinco (ma penso che il processo funzionasse altrettanto bene con una pietra litografica), umettarne il dorso con una soluzione acquosa di acido cloridrico e aspettare il tempo giusto: la soluzione acquosa imbibisce la carta e raggiunge lo zinco prima dove non c'è inchiostro tipografico (ricordiamo che l'inchiostro ha una base oleosa e quindi idrorepellente), e incide lo zinco in corrispondenza dei "bianchi" dell'immagine, originando quello che serve per stampare una copia. Ovviamente il tempo di contatto era critico, perchè se si teneva troppo a lungo si imbibiva anche la parte stampata o quantomeno l'acido si diffondeva allargando l'area incisa e dando quindi una cattiva riproduzione. Il sistema voluto da Perazzi sfruttava il fatto che il fondino, invisibile all'occhio, era invece impermeabile all'acido tanto quanto l'immagine visibile e quindi dava luogo ad un cliché che era la somma dell'immagine del fondino e di quella del francobollo e che, se impiegato per stampare, avrebbe prodotto un "coso" assolutamente illeggibile.
Michele
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valerio66vt
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da valerio66vt »

Ciao Michele e grazie infinite per la spiegazione così esauriente.

A questo punto la motivazione data da Mikonap del perchè sulla tiratura di Londra si veda il fondino utilizzando la virazione della saturazione e su Torino no potrebbe essere una possibile soluzione, visto anche che non vi sono state altre proposte alternative valide.

Anzi tale proposta implicherebbe che su nessun esemplare di Torino si debba poter osservare distintamente il fondino a meno che, vista la nostra italicità, a volte all'OCV venisse voglia di zelare come a Londra e fare più passate di inchiostro di sicurezza.

Il passo successivo che mi sorge spontaneo è il seguente: Essendoci il fondino anche sulla tiratura di Torino quale metodo potremmo utilizare per farlo risaltare a parte provare a fare una falsificazione alla vecchia maniera ma la vedo dura ....... anche se lo zinco è disponibile e l'acido in ufficio non mi manca (batterie per auto eheheheheh).
Chissà.... un nuovo Fournier.

Voglio provare, magari domani sera vista l'ora, a fare anche delle scansioni ad elevatissimi ingarndimenti di piccole zone scopete dal colore del francobollo (vicino alla dentellatura ad esempio) e vedere che scappa fuori con l'alterazione dei colori.

Un saluto
Valerio
marcadabollo

Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da marcadabollo »

lorenzo66vt ha scritto: a volte all'OCV venisse voglia di zelare come a Londra e fare più passate di inchiostro di sicurezza.
Nein, sempre solo una passata, ma con diversa regolazione dell'inchiostrazione, magari anche senza che ne fosse l'intenzione.
lorenzo66vt ha scritto:Essendoci il fondino anche sulla tiratura di Torino quale metodo potremmo utilizare per farlo risaltare a parte provare a fare una falsificazione alla vecchia maniera ma la vedo dura ....... anche se lo zinco è disponibile e l'acido in ufficio non mi manca (batterie per auto eheheheheh).
Una domanda: perchè volere a tutti i costi evidenziare il fondo di sicurezza quando è palese che non costituisce elemento di distinzione delle tirature? Personalemnte mi accontento di sapere che c'era.
E attento con l'acido delle batterie: è solforico, non cloridrico!
Buonanotte
Michele
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valerio66vt
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da valerio66vt »

Ciao Michele. Buongiorno.

Innanzi tutto ti ringrazio infinitamente per la tua pazienza nello spiegarci tante cose nuove.
Rispondo molto volentieri alla tua domanda sul perchè vedere, trovare, far saltare fuori sto benedetto fondino anche nella tiratura di Torino: semplicemente per puro spirito di conoscenza.

Sono sempre stato spinto sin da piccolo e poi nel mio percorso formativo ad utilizzare il metodo scientifico nell'approcciare le cose. Null'altro, solo la curiosità dell'uomo per le cose sconosciute.
Se fossi stato a casa nostra ed avessi visto i nostri volti quando abbiamo lavorato sull'immagine di un francobollo e ci siamo visti presentare il tappetino di rombi..... :fest: :fest: :fest: sembravamo due bambini di 5 anni alla festa di compleanno!

Per la prima volta compariva dinnanzi a noi un fantasma bellissimo tanto nominato ma mai visto dai nostri occhi. E' stato indescrivibile.
Forse è proprio questo che fa dell'uomo un essere speciale, la curiosità.

P.S. prometto di non usare le batterie in ufficio anche perchè con quello che costano oggi..... :-)) :-)) :-))

:abb:
Valerio
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mikonap
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da mikonap »

Questa discussione e' un altro esempio lampante di quali risultati nella comprensione delle cose possano essere raggiunti facendo camminare sotto braccio l'approccio alla ricerca di tipo naturalistico (basato sull'osservazione) con quello umanistico (basato sulle fonti). In un altro topic ho parlato del Forum come mosaico delle conoscenze, ogni tessera riempie un vuoto e rende piu' evidente il disegno d'insieme.

Ringrazio Michele (uso il nome in quanto tra di noi non c'e' il problema dell'omonimia) perche' con le sue conoscenze storiche ha dato corpo a delle ipotesi che per me erano solo intuitivamente logiche. In particolare parlo dell'uso delle resine all'interno della composizione degli inchiostri, ma soprattutto del problema dell'inchiostrature diversa tra le due tirature del fondino di sicurezza.

Nelle scienze naturali vale "il principio del minimo lavoro" - se piu' ipotesi portano allo stesso risultato quella piu' probabile e quella meno complessa. Nel nostro caso il fondino invisibile era piu' evidente se stampato da privati in un'altra nazione (DLR) piuttosto che in una struttura pubblica (OCV) nel proprio paese. Certamente nel primo caso in Vittorio Emanuele sara' scattata la sindrome del "Re Nudo" che acquistava un costoso abito invisibile. :pea: Banale Watson :pea:

Siccome parliamo di inchiostratura di tirature che si sono protratte nel tempo, non e' detto che non vi siano Torino con fondini piu' evidenti o Londra meno evidenti, ma in linea generale sono l'eccezione non la regola.

Caro Valerio, per la ricerca del fondino sui Torino, probabilmente non e' facilmente rintracciabile perche' la piccola quantita', su di una carta piu' porosa, veniva completamente riassorbita, mantenendo la sua funzionalita'.

Sarebbe interessante ora capire perche' i DLR non utilizzassero i fondini di sicurezza su quelli di sua Maesta la Regina Vittoria. Anche io ho notato che la carta della tiratura Londra appare piu' compatta. Avanzo un'altra ipotesi spero non azzardata - potrebbe darsi che i DLR risolvessero i problemi della riproduzione dei falsi trattando direttamente la carta con la resina, da cui l'aspetto piu' compatto, e non avessero messo a corrente gli italiani per non svelare un segreto industriale e per un maggior utile ricavato dalla stampa del complicato fondino di sicurezza. Sta di fatto che falsi per questa serie non ne conosco salvo il famoso caso provocatorio del 1 cent.

Un caro saluto a tutti Ciao: Michele
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valerio66vt
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da valerio66vt »

mikonap ha scritto:
Caro Valerio, per la ricerca del fondino sui Torino, probabilmente non e' facilmente rintracciabile perche' la piccola quantita', su di una carta piu' porosa, veniva completamente riassorbita, mantenendo la sua funzionalita'.

Un caro saluto a tutti Ciao: Michele


Ciao Michele
Bellissima discussione. Avevo pensato anche io alla possibilità del riassorbimento per una piccola quantità e quindi la grande difficoltà della ricerca del fondino sulla tiratura Torino.

In ogni caso per togliermi lo sfizio diue piccoli esperimnti scientifici si potrebbero pure provare.
Ne ho fatti tanti all'univesità di inutili magari questi mi danno qualche soddisfazione!!!

Non so se potrò eseguirli nei prossimi giorni in quanto dal 28 inizio il montggio dei pannelli della mostra che finirà il 3 di Maggio quindi per le puntate succesie dovrete attendere un po.

Se poi non mi faccio vivo vuol dire cho ho esalato l'ultimo respiro soffocato dai vapori di acido!!! :ko: :ko:

Un abbraccio a tutti
Valerio

P.s. Sabrina ha detto che se non la smetto di andare a letto alle 24:00 e di alzarmi alle 06:00 per rispondere ai topic sui De La Rue non ci sarà bisogno di vapori d'acido...ci pensa lei!!!! :cool:
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cirneco giuseppe
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da cirneco giuseppe »

Che io sappia, solo i francesi usavano il fondo di sicurezza prima di noi.
Ed è da questi che il Perazzi prese l'idea modificandola in parte.
Fondino posto sotto l'immagine (anche se inizialmente e per pochi fogli fu posta sopra all'immagine, credo solo sulle prove) e stampato in tipografia a differenza dei francesi che usarono la pietra litografica.

Ps: Sto andando a mente cercando di ricordare quanto scritto sul magnifico libro "De La Rue / a scuola di carte valori".
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________________________________________________
NEMICO, DICHIARATO E CONVINTO, DEL GRONCHI LILLA

E' saggio sognare ma da stolti illudersi.

cerco e colleziono saggi e prove dagli ASI ad oggi solo Italia
http://www.antichistati.it

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valerio66vt
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da valerio66vt »

E grazie anche a Pino che aggiunge un altro piccolo tassello di conoscenza e di informazione bibliografica. ;-)

Un abbraccio
Valerio
fede1
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da fede1 »

http://i39.tinypic.com/m8ixbd.jpg
m8ixbd.jpg


Londra o Torino? Ciao: Ciao:
grazie
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mikonap
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da mikonap »

fede1 ha scritto:(..)
Londra o Torino? Ciao: Ciao:
grazie

sulla base di una possibele identificazione dei colori secondo la classificazione del Sassone

I tuoi , compatibilmente con la fedelta' dell'immagine, potrebbero essere T14a - Torino -
Ciao: Michele
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marcadabollo

Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da marcadabollo »

mikonap ha scritto:Questa discussione e' un altro esempio lampante di quali risultati nella comprensione delle cose possano essere raggiunti facendo camminare sotto braccio l'approccio alla ricerca di tipo naturalistico (basato sull'osservazione) con quello umanistico (basato sulle fonti). .........
Ringrazio Michele (uso il nome in quanto tra di noi non c'e' il problema dell'omonimia) perche' con le sue conoscenze storiche ha dato corpo a delle ipotesi che per me erano solo intuitivamente logiche.
Più d'una volta mi sono chiesto se una boutade di adolescente mi abbia poi fatto fare una scelta poco ponderata nel decidere di studiare chimica (Michele, per te che sai dov'è: ho fatto l'università a Mezzocannone):a giudicare dalla passione che ci ho messo, dalle soddisfazioni che mi ha dato (finchè sono riuscito a fare il chimico) direi che non era del tutto sbagliata. Per lunghi anni quindi il "metodo naturalistico" è stato il metodo informatore della mia attività e, anche quando ho smesso di fare il chimico, ho continuato ad usare la strumento dell'osservazione e dell'analisi nel mio lavoro. Ma è altrettanto vero che la ricerca storica mi ha sempre affascinato: la mancanza di una cultura specifica non mi ha aiutato a lavorare bene fin dalle prime battute, ma già nei primi anni Settanta, attingendo principalmente a materiale d'archivio (Uffici storici miltari, Archivio Centrale dello Stato, archivi di ditte), insieme con un altro paio di "matti" miei amici, abbiamo potuto riscrivere un po' di storia dell'aviazione militare italiana basandoci su fatti documentati e non su tradizioni consolidate, seppur infondate, su interpretazioni interessate o su semplici ipse dixit. Quando ho cominciato ad interessarmi un po' approfonditamente di fiscali, un riferimento ad essi a proposito dei De La Rue mi spinse ad andare a vedere cosa ci fosse nel famoso archivio De La Rue. Fu un po' una rivoluzione copernicana: scoprii come erano andate veramente le cose e, basandomi solo su quanto letto in una minima parte di quelle carte, scrissi un articolo per la rivistina della nostra associazione di fiscalisti, comparso poi, in inglese, su Fil-Italia, la rivista del britannico Italy and Colonies Study Circle. Fui in grado di documentare che i fiscali non furono una ricaduta del contratto per i francobolli, come si era fino ad allora scritto, ma che era avvenuto l'esatto contrario. In più, mi formai la convinzione che pochissimi, tra quanti avevano fino ad allora scritto dei nostri De La Rue, avano attinto direttamente all'archivio, facendo invece riferimento a quanto era stato riportato nel monumentale trattato di Easton "The De La Rue history of British and foreign postage stamps". Nonostante che in questo testo siano riportati ampi stralci del materiale d'archivio, questi sono solo quelli che consentono allo Easton di raccontare la "sua" storia dei francobolli italiani, quindi sono una fonte tendenziosa. E qui mi riallaccio alle "due culture" (tanto per citare un famoso libro): secondo me il metodo naturalistico, quando si indaga, non può prescindere da quanto è stato da altri scritto sul medesimo argomento, purchè lo si faccia con lo stesso approccio degli Accademici del Cimento: provando e riprovando. In questo senso le carte d'archivio diventano uno strumento di osservazione mediato, perchè riportano osservazioni, intenzionali o meno, di altri; e quindi possono provare o confutare le conclusioni sperimentali: diventano, insomma, strumenti del metodo naturalistico.
Michele
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mikonap
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Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da mikonap »

Ciao Michele, apprezzo molto il tuo approccio conoscitivo alle cose. Mi piace molto il tuo "- la filatelia comincia dove il catalogo finisce -" ma soprattutto l'analisi attenta ma critica alle certezze consolidate. Avevo gia' notato che in te, come in ogni buon ricercatore, c'e' la voglia di guardare oltre le cose conosciute, stimolato dalle incongruenze di quelle che per molti sono certezze inossidabili.

Anche io che mi sono formato come architetto, ho approcciato la conoscenza sulla base del metodo naturalistico (corsi scientifici) e di quello umanistico (corsi storici), rendendomi immediatamente conto che per la certezza dei risultati le due cose devono interagire in maniera integrata, validandosi a vicenda.

Per diversi anni, ho collaborato alla ricerca del Dipartimento di Ingegneria dei materiali e della produzione di Ingegneria Chimica del Politecnico di Napoli, che s'interessava dello studio dei polimeri. Il mio ruolo e' stato quello d'introdurre criteri di applicazione del metodo dei modelli tridimensionali per la verifica dei risultati di un gruppo di lavoro specializzato nella caratterizzazione dei materiali.

Come vedi la deformazione mentale della ricerca rimane ed uno la applica anche alle proprie passioni di collezzionista.
:abb: :abb: Michele
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marcadabollo

Re: De La Rue: Torino o Londra?

Messaggio da marcadabollo »

Michele, ti ringrazio per il tuo apperzzamento, ma mi fai arrossire! Quanto a:
mikonap ha scritto: Mi piace molto il tuo "- la filatelia comincia dove il catalogo finisce -"
la frase non è mia: era sulla copertina dei cataloghi delle aste di letteratura filatelica organizzate saltuariamente dal Dr. Conrad Graham di Londra. Non so dirti se a sua volta il Dr. Graham citasse una frasi di altri, ma l'ho sempre considerata una sorta di bandiera del collezionismo filatelico, in quanto distinto dalla raccolta, e che ho fatto senz'altro mia.
Michele
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