Trovo estremamente interessante la discussione sulle caratteristiche del fondino di sicurezza che risulta piu’ evidente nella tiratura di Londra rispetto a quella di Torino. Provo a dare anche io un mio piccolo contributo alla discussione.
Archiviando un certo numero di esemplari - nell’ordine - per tipologia di timbri, gradazione di colori e caratteristiche della stampa, come nell’esempio riportato riferito al 40 cent (che risulta di piu’ semplice di altri valori nella definizione tra Londra e Torino) troviamo di solito le due tirature aggregate su righe diverse.
Foglio 2 rid R.jpg
Se estrapoliamo degli stereotipi chiaramente identificabili dall’insieme
Londra - Torino str.jpg
Risulta che i Londra sono posizionati nella parte alta ed i Torino nella parte bassa del foglio presentato. L’immagine originale consente (sul mio schermo) gia’ di notare una dominante giallognola che caratterizza quelli di Londra. Per meglio evidenziare questa caratteristica ha dato una maggiore saturazione ai gialli nell’immagine successiva.
Foglio 2 rid sat giallo R.jpg
La parte interessante della discussione, a mio avviso, e’cercare di capire come mai il fondino di sicurezza si evidenzia di piu’ su quelli di Londra rispetto a quelli di Torino che, a quanto leggo negli interventi precedenti, utilizzavano gli stessi inchiostri.
Se non ricordo male, ho letto in altre discussioni sul medesimo argomento che i De La Rue stampavano il fondino sui francobolli italiani, perche’ specificatamente richiesto dalla committenza italiana, ma non su quelli inglesi.
Come e’ noto at tutti, il fondino era costituito da una vernice trasparente che veniva stampata sul fb per rendere la riproduzione piu’ difficile ai falsari.
Le vernici trasparenti erano e sono essenzialmente delle resine, costituite da molecole organiche (atomi di carbonio nella loro struttura) dette polimeri, che all’inizio si presentano allo stato viscoso (distribuzione molecolare caotica), poi tendono a reticolare (costruire legami chimici piu’ o meno ordinati) e vetrificano o cristallizzano, diventando stabili. Tra quelle naturali ricordo l’Ambra (antiche resine di conifere che tendono a fossilizzare inglobando anche insetti, piante e piccoli animali vissuti molti milioni di anni fa).
Questi materiali,tra cui anche quelli che noi definiamo plastiche, sono materiali che quando reticolano, resistono molto bene all’azione dell’acqua e di molti solventi chimici.
Il problema della resistenza all’azione dell’acqua e dei solventi chimici certamente e’ stato uno di quelli su cui piu’ si e’ sperimentato nel mettere a punto tecniche e materiali per la stampa dei primi francobolli.
Ancora oggi il problema della resistenza della stampa su stoffa e’ risolta utilizzando colori a base di resine. Per realizzare prodotti per la stampa su stoffa industriale, una nota casa farmaceutica tedesca usa cinque componenti: due resine (bi componente), un catalizzatore, una pasta bianca per eliminare la trasparenza e pigmenti colorati.
Facendo un’ipotesi azzardata, non escludo che per garantire la stabilita’ della stampa i DLR utilizzassero resine all’interno della formula chimica dei loro inchiostri. Questo segreto industriale e la garanzia sulla buona tenuta della stampa poteva essere il motivo che costringeva gli italiani ad acquistare anche gli inchiostri da i DLR.
Certamente, con il limite delle certezze umane, i DLR hanno utilizzato vernici a base di resine per ottenere una stampa invisibile del fondino di sicurezza. Siccome questa procedura certamente costituiva un costo aggiuntivo non trascurabile tra ulteriore stampa e costo della vernice trasparente (all’epoca sicuramente di tipo naturale purificata, non esistendo quella di sintesi), i DLR probabilmente inchiostravano un po’ di piu’, per renderla invisibile ma percepibile, al fine di evitare contestazioni contrattuali con la committenza. A Torino, forse, inchiostravano di meno sia perche’ stampando in casa erano sicuri che la stampa era stata eseguita, anche se non era percepibile, ma anche forse per risparmiare un poco su di un materiale costoso.
L’invecchiamento delle resine, che di solito ha un colore ambrato, e’ tanto piu’ percepibile quanto maggiore e’ lo spessore della pellicola che si viene a creare.
Questa ipotesi, che ha una coerenza logica anche se ovviamente tutta da verificare, potrebbe essere la causa della diversa visibilita’ del fondino tra le due tirature.
Spero che questo mio contributo animi ulteriormente, anche con ipotesi contraddittorie, la discussione e la ricerca su questo argomento.
Un cordiale saluto a tutti
Michele
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