La necessità di comunicare ovvero la storia della posta

di Francesco Luraschi

L’uomo ha sempre sentito la necessità di comunicare. Per farlo con le persone vicine il problema non si è mai posto. Serviva però una soluzione per le persone non raggiungibili “a voce”.

I segnali di fumo o il passaparola potevano andare bene in società primitive ma, in società sviluppate a piramide con al vertice le personalità di potere, nelle relazioni interpersonali a distanza erano necessarie almeno due garanzie: riservatezza e autenticità. Ovviamente i suddetti sistemi si rivelarono inadatti (ancora oggi con i fax e le mail non si riesce a garantire entrambi i fattori).

Nei secoli remoti si poteva anche transigere sui tempi e costi delle comunicazioni ma su riservatezza ed autenticità’ sia gli uomini di corte che i mercanti non ammettevano deroghe.
Nasce quindi un sistema di comunicazione specifico DI potere e PER il potere che in forma più o meno complessa accompagna la nascita lo sviluppo e la decadenza di tutte le antiche civiltà, da quella cinese a quella romana passando per quella persiana, greca ed egiziana.
Marco Polo parla di “poeste” cinesi, nel “corso pubblico romano” si parla di “posite”, in entrambi i casi per indicare le stazioni di rifornimento di una organizzazione centrale di trasmissione di messaggi di governo.
La delocalizzazione della suddetta struttura statica si rese necessaria per garantire rifornimento di viveri e/o cambio di cavalli alla parte dinamica del corso, ovvero ai corrieri (cursores) che, tra l’altro, godevano di particolari vantaggi al momento di richiedere ospitalità (litterae evectionis).
Il corso, diviso in celere a tardo a seconda della velocità di movimento dei messaggi e/o delle merci, era comunque uno strumento politico-militare a cui non tardarono ad agganciarsi i grandi mercanti legati a doppio filo alla corte imperiale i quali non tardarono a capire che, pur viaggiando lentamente, le loro mercanzie erano comunque più veloci che non se appoggiate ad un trasportatore privato legato ovviamente al movimento solo diurno e frenato dalla umana stanchezza.

Con le invasioni barbariche il corso conobbe un inarrestabile declino: le stazioni di rifornimento divennero alberghi o stalle e la corrispondenza a lunga distanza da metodica e centralizzata quale era stata in passato fu lasciata all’iniziativa del singolo che occasionalmente metteva a nolo i cavalli.
Intorno all’anno mille sono almeno tre i sistemi di movimento della corrispondenza attraverso l’Europa.
Siamo comunque lontani dalla odierna definizione di POSTA: sistema democratico caratterizzato da continuità, regolamentazioni, comodità, precisione, capillarità ed economicità; anzi, rispetto all’antico corso romano vi è forse da segnalare un passo indietro.

POSTE RELIGIOSE:
sicuramente i benedettini ne furono i pionieri. L’opera di diffusione religiosa richiese l’istituzione di corrieri propri i quali occasionalmente si prestavano al trasporto di corrispondenza privata.
L’importanza di questa funzione è data dal fatto che alcuni locali del convento venivano riservati al trattamento della posta ed un monaco aveva questa mansione specifica.
Ai suoi ordini stavano agenti particolari incaricati del trasporto della corrispondenza ai monasteri vicini.

POSTE UNIVERSITARIE:
traggono origine dalla necessita’ degli studenti di mantenere i contatti con le famiglie lontane.
Nascono quindi le figure dei “magni nunci” e “parvinunci”. Ai primi era affidato il compito di controllare le poste ed anche di prestare denaro dietro cauzione agli studenti.
Era una carica ambita perché’ esentava dal pagamento di alcune tasse e pedaggi e garantiva una certa immunità negli spostamenti.
Era, ovviamente, una carica riservata alla nobiltà.
I secondi invece si occupavano del trasporto vero e proprio della corrispondenza, tanto da risultare come i primi postiglioni.

POSTE DEI MERCANTI:
Queste poste sono le più importanti e longeve, tanto da durare fino al XVII secolo.
Non sono una istituzione prettamente italiana, ma tedesca. I mercanti, muovendosi internazionalmente per le varie fiere, si organizzarono per il trasporto della posta in maniera talmente efficiente e puntuale da essere un punto di riferimento per la popolazione incontrata lungo il percorso.
Ciò che diversifica la posta dei mercanti dalle altre era di essere (a pagamento) aperta a tutti.
Si ricorda per esempio la posta dei macellai: per ottenere la “licenza” di vendere carne un nuovo adepto doveva rendersi disponibile a turno al trasporto della corrispondenza.

Il XII e XIII secolo furono un periodo di grande sviluppo economico. Si registra per esempio una forte diffusione della carta che rese più facile la scrittura quotidiana.
Nacquero nuovi lavori legate ad essa, si pensi alle figure del lavorente, del ponitore e dei finitori e con essa nacquero i primi “Mulini da carta” con un notevole indotto legato ad essi.
Attorno ai nuovi centri di potere,le signorie, troviamo ancora una categoria mercantile che trae profitto dalla vicinanza del Signore.
Quest’ultimo possedeva dei propri corrieri specifici al servizio dello stato ma ne lasciava altri, i cosiddetti “fanti del signore” a disposizione dei privati dietro pagamento di una tariffa predefinita.
Era comunque una situazione in fondo gradita a tutti: i mercanti, riuniti a Milano nell’Universitas Mercatorum Mediolanensium, portavano ricchezza alla corte ma ne ricevevano in cambio la possibilità di trasmettere i propri messaggi con i suoi corrieri, rispettati per il blasone del principe, temuto a sua volta per la forza delle sue truppe spesso mercenarie. Ovviamente nel territorio del signore esisteva magari già un piccolo sistema di trasporto di messaggi, merci o persone, ma era ancora lasciato all’iniziativa del singolo che si arrabattava nella funzione di albergatore e trasportatore.

Perché nel XIII secolo si registra una così repentina accelerazione della necessita di comunicazione?
La risposta va cercata nel forte aumento dei commerci. Il mercante del tempo scrive per “non farsi togliere la palla di mano” in un secolo in cui nasce il capitalismo e sorge il problema di non tenere immobilizzato il capitale per lungo tempo.
Si preoccupa di scrivere in “doppie lettere”, ovvero fa più copie che consegna a corrieri diversi nella speranza che almeno uno giunga a destinazione.
Le lettere di questo periodo dimostrano una capacità dei corrieri di collegare le primarie città commerciali europee (Milano, Firenze, Madrid, Bruges, Londra, Parigi, Venezia) e che vi era una frequenza costante di collegamento ed un tentativo di regolamentazione anche di orari che troviamo segnati sulla sopracoperta delle missive.
I difetti di questo sistema sono almeno due ed entrambi legati al motivo della sua nascita, cioè: 1) il commercio mancava di capillarità. Se da una parte tale sistema garantiva comunicazioni veloci tra importanti centri commerciali, tagliava fuori gli abitanti delle città minori ancora obbligati, per il trasporto dei loro messaggi, ad affidarsi alla cortesia del viandante o del pellegrino in uscita dalla città; 2) era legato al variare di importanza commerciale delle piazze: i corrieri e tutti quelli legati al movimento postale, spostavano la loro attività al variare del volume di traffici lasciando scoperti i centri in declino in cui si registrava una mancanza di persone disposte ad offrire il servizio di trasporto della posta che, di conseguenza, rimaneva ferma. Con il commercio in espansione anche i piccoli privati cominciano ad avere interesse per questo sistema postale.

Nascono quindi figure nuove specificatamente legate all’attività postale:
1) i corrieri dei mercanti: si spostavano inizialmente a piedi o con un mulo, solo nel ‘400 a cavallo quando ormai vi era un capillare sistema di cambi. Erano in gradi di coprire una distanza di 60-70 km/giorno. Traevano di che vivere dalla tariffa: a differenza dei “fanti del signore” che erano servi di corte comandati del servizio di trasporto privato della corrispondenza arredata con i noti simboli “cito”, forche, ecc. per spronare all’assolvimento veloce dell’incarico le loro missive non recano alcun simbolo. A spronare il corriere ad essere il più possibile veloce era sufficiente la tariffa da riscuotere una volta a destino (ciò spiega bene il motivo per cui la posta è stata per secoli, fino all’introduzione del francobollo, legata al pagamento della tassa a carico del destinatario.
Questi corrieri potevano essere di volta in volta: – “corrieri del signore”, cioè impegnati in un lavoro per lo stato, quindi dipendenti pubblici;
– “corrieri propri”, quando erano liberi professionisti che lavoravano soli o inquadrati in particolari organizzazioni rette da un “oste dei corrieri” o “maestro dei corrieri.
2) osti dei corrieri: erano ancora una volta la parte statica della posta ed avevano funzione di supporto ed ottimizzazione del servizio dei corrieri.
I lori compiti erano molteplici:
– Assicuravano la disponibilità di corriere verso le piazze più importanti.
– Davano garanzia di affidabilità al servizio e ne rispondevano in caso di mancanze. Era questo un parametro molto importante. Uno o più disguidi potevano costare la perdita del cliente con grave danno economico. L’oste tentava di porsi al riparo da questo costruendo una squadra di corrieri affidabili con cui lavorare in esclusiva.
– Componevano ed ottimizzavano il mazzo di lettere. L’unità di misura era il mazzo con multipli (mazzo grosso o doppio mazzo) o i tagli (mezzo mazzo). Il mazzo standard era composto da circa 5-7 lettere.
– Riscuotevano la tariffa. Solitamente il 50% era dato all’oste in partenza e la rimanenza al corriere in arrivo, ma non mancano casi di pagamento totale in partenza o arrivo. Le grosse aziende mercantili non usavano pagare pagare ogni singola spedizione ma ogni mese o più provvedevano al bonifico.
– Esercitavano un controllo sulla posta, merci e persone in ingresso o uscita dalla città tanto che “nessuno osi portare lettera…… se prima non sia fatta bolletta col timbro dell’ufficiale (delle bollette) sotto la pena della forca”.
Questi ultimi compiti fanno sorgere una domanda riguardo la posizione dell’oste nei riguardi del signore:
era l’oste un imprenditore libero oppure un ufficiale di nomina statale?
Si consideri che a Milano l’ufficio dell’oste era anche luogo di prelievo fiscale e controllo di lasciapassare.
Personalmente propendo per questa seconda ipotesi: lasciare totalmente nelle mani di un privato la gestione della posta che poteva essere un veicolo di trasporto anche di segreti di stato piuttosto che di idee contrarie al desiderio del signore mi sembra non il linea con la mentalità del periodo in cui il signore controllava tutto e tutti.

Esistevano dei particolari servizi che vedevano coinvolti contemporaneamente gli osti dei corrieri ed i corrieri dei mercanti nella loro tentativo di soddisfare maggiormente il cliente.
Si tratta:
– corriere proprio: un corriere effettuava il servizio ad hoc del cliente (solitamente un ricco mercante) trasportando in esclusiva le sue lettere e partendo senza attendere composizione del mazzo da parte dell’oste.
Ovviamente era un servizio costoso che costringeva il corriere ad uno sforzo supplementare essendo il suo compenso legato al raggiungimento del destinatario addirittura entro una determinata ora di un determinato giorno.
Si aprivano spesso controversie per consegne non rispettate cui doveva far fronte l’oste. In questo caso il compenso pattuito veniva corrisposto solo nel caso di impedimento acclarato.
– corriere del (con vantaggio): in questo caso il corriere trasporta lettere di più mittenti ma consegna solo quelle “con vantaggio” per cui si è pagata una tassa particolare e trattiene le altre per uno o più giorni prima della consegna.
Capitava che il corriere arrivasse a destinazione ancora prima dei termini stabiliti per cui era previsto un ulteriore “premio” aggiunto. Era un servizio utilizzato nel caso di morti di personalità di rilievo o di notizie commerciali particolarmente urgenti.

In conclusione si può definire la posta una istituzione:
– importante: è stata per secoli di supporto alle attività commerciali e strumento di legittimazione del potere. Il controllo su di essa è sempre stato ambito sia dai governi (temendo che fosse veicolo di idee contrarie ad essi) che dai ricchi mercanti o imprenditori che nei vari secoli ne hanno tenuto le redini.
Basti pensare alla posta intesa come regalia concessa dal sovrano a famiglie (Tasso) che se da una parte avevano dato prova di fedeltà e capacità imprenditoriali, dall’altra fornivano denaro fresco alla corte sempre alla ricerca di fondi per mantenere lo stile di vita e/o truppe militari.
– debole: in caso di crisi era la prima a “saltare”.
Le crisi politiche ne rallentavano la velocità (non è possibile non pensare agli uffici di censura che lavoravano a pieno ritmo) o addirittura la fermavano per la paura che fosse un mezzo ormai in mano al nemico per introdurre notizie sfavorevoli o far uscire segreti di stato.
Le crisi economiche rendevano più difficile il reperimento di soggetti disposti a fare da corrieri, i quali magari si erano già’ spostati verso piazze più appetibili.
Le crisi sanitarie tutt’altro che rare rallentavano il corso della posta che era soggetta ad operazioni di disinfezione e provocavano un diradamento di carta da scrivere dato che gli abiti macerati utilizzati per la produzione di carta venivano bruciati.

Nei secoli successivi a quello da me descritto i vari padroni stranieri dell’Italia cercano a loro volta di migliorare il servizio ma si trovano davanti a difficoltà’ che neppure i Tasso a Milano seppero superare.
Anche in regime di regalia concessa dal sovrano i gestori quasi del tutto indipendenti del sistema postale si dovettero confrontare con una schiera di esenti, con un contrabbando epistolare mai finito, con i vari privilegi accordati a ordini religiosi, corporazioni mercantili (i corrieri svizzeri a Milano usufruivano di un loro servizio di posta particolare in cambio di soldati fedeli alle truppe imperiali).
Non mancavano neppure le vicende sentimentali a sottrarre la posta al regolare servizio statale: si pensi al Conte Melzi e alla signora ticinese Saroni impegnati entrambi, uno per passione amorosa, l’altra magari più per calcolo, a sottrarre posta ai regolari corrieri svizzeri ed a permettere la dislocazione di bussole abusive di raccolta della posta nelle locande milanesi del 700.
Insomma,un bel vortice di uomini con i loro particolari interessi ruotava attorno alla posta, istituzione nata nella notte dei tempi per difendere l’interesse degli uomini.

Per questo piccolo studio non sono state consultate fonti primarie (archivi o documenti), ma solo fonti secondarie che elenco:
– B. Caizzi – DALLA POSTA DEI RE ALLA POSTA DI TUTTI
– L. Frangioni – ORGANIZZAZIONE E COSTI DEL SERVIZIO POSTALE ALLA FINE DEL 300
– L. Clavari – LA VITA DELLA POSTA
– F. Bertoliatti – IL PRIVILEGIO DI POSTA DEGLI SVIZZERI IN LOMBARDIA E A BERGAMO
– Articoli vari e notizie tratte da riviste storico postali

Un po’ del mio a cercare di pubblicare notizie sicure in base a riscontri incrociati.
Mi scuso per qualche errore e ringrazio chiunque vorrà aggiungere del suo.

Francesco Luraschi

Giovanni Piccione 137 Articoli
Creatore, nel 1999, del sito Filatelia e Francobolli. Da subito ha accarezzato l'idea di creare una community di collezionisti filatelici on line e dopo varie piattaforme ed aggiustamenti fonda, nel 2002, il Forum di Filatelia e Francobolli, il primo Forum Filatelico italiano. Nel 2006 nasce, dal Forum, FilateliCa oggi l'unico Congresso Filatelico CULTURALE e non commerciale in Italia.

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