Brevi note introduttive allo studio dei numerali a punti (di Gioacchino Papagna)
I bolli erano di forma rettangolare a punti e nel mezzo recavano il numero che individuava l’ufficio. Con questo bollo si obliterava il francobollo, mentre sulla lettera veniva apposto un piccolo bollo a due cerchi col nome della località di partenza e la data di spedizione.
Nel 1877, i numerali a punti vennero sostituiti con quelli a barre. Questi, di forma circolare, erano costituiti da 11 sbarre interrotte al centro dal numero corrispondente all’ufficio.
Il numerale annullava l’affrancatura mentre sulla lettera veniva apposto un bollo a grande cerchio col nome della località e il datario. Il numerale a barre fu sperimentato a Firenze Ferrovia nell’ottobre del 1876 (numerale 174 con bollo a sei barre), quindi nel dicembre dello stesso anno a Roma (numerale 207 con bollo a 11 barre, poi adottato). Un terzo tipo fu sperimentato ancora a Firenze tra marzo e aprile del 1877 (numerale 174 a 8 barre).
Il sistema degli annulli numerali fu ufficialmente abolito il 1.1.1890, anche se alcuni grandi uffici continuarono ad usarli fino al 1900 per poter utilizzare le macchine annullatrici duplex.
In realtà il loro uso era già stato abolito per l’annullamento di raccomandate ed assicurate dal 1.4.1889.
Non è escluso possano essere stati usati occasionalmente anche su corrispondenze successive, secondo il Vaccari Magazine l’ultima data nota d’uso è il 12 febbraio 1901 a Valle Pompei (Scafati) col numerale a barre 3990.
Unificato il Regno d’Italia, si rese necessario uniformare su tutto il territorio nazionele, il servizio postale. Si iniziò prima con i francobolli – la serie De la Rue può essere considerata la prima vera serie italiana – per poi passare ai bolli.
Riportandosi ad un sistema francese, l’Amministrazione postale introdusse un nuovo sistema di obliterazione con il duplice scopo di annullare il francobollo in modo sufficientemente marcato per evitarne il riuso, e di identificare, attraverso il numero, l’ufficio di partenza del plico postale (una specie di CAP a rovescio).
Sorsero così i bolli numerali a punti e a sbarre: ad essi veniva abbinato, sulla soprascritta, un bollo nominale. Mentre agli uffici di nuova apertura oltre al numerale, fu assegnato in bollo nominale a doppio cerchio simile a quelli già in uso nell’ex regno di Sardegna, gli uffici già esistenti continuarono ad usare, in coppia col numerale, i bolli in loro possesso, anche se di fornitura ducale, fino alla loro sostituzione. Si creò in tal modo una difformità di bollature tra regione e regione.
Sulla data di introduzione e di distribuzione dei numerali agli uffici si è già trattato nel Forum; è stato fatto cenno anche al loro uso in abbinamento col nominale.
Quelle che seguono, senza avere la pretesa di essere complete, sono solamente note introduttive per tutti coloro che si accostano al settore.
Per iniziare è bene conoscere le caratteristiche strutturali dei due bolli, per poi passare agli usi, cominciando da quello a punti.
Questo è costituito da un rettangolo formato da tanti piccoli rombi con al centro il numero distintivo dell’ufficio.
Nelle cifre che compongono il numero si riscontra una variante che riguarda il numero tre che è riprodotto in due diverse versioni.
I numeri sono mobili e a volte è capitato che non venissero inseriti,
o venissero inseriti a rovescio e anche scambiati.
Gli abbinamenti tra numerale e nominale che si riscontrano sono.
– punti con bollo ducale,
– punti con cerchio semplice di varia grandezza con data e ora usato nelle grandi città,
– piccolo e fregio in fondo
– punti e doppio cerchio utilizzato negli uffici di terza classe
A proposito del bollo ducale va detto che, se è interessante da un punto di vista storico, non costituisce una rarità da quello filatelico. Ne è prova il caso del Veneto dove, subito dopo l’annessione avvenuta nell’ottobre del 1866, furono distribuiti gli annulli a punti già appartenuti in gran parte ad uffici nel frattempo chiusi,
mentre la fornitura dei nominali avvenne più gradatamente, ragione per cui il bollo nominale austriaco fu largamente usato
Più interessante invece è l’abbinamento del numerale con il francobollo. A tal proposito bisogna tenere presente la data di emissione e la validità postale.
Al momento della introduzione dei numerali a punti erano in corso i valori della serie DLR la cui validità si protrasse fino al 30-6-1898 ad eccezione del 10 cento valido fino al 31-8-1877,e i tre tipi del francobollo da 20 cent. soprastampato “ferro di cavallo” con validità fino al 31-7-1867.In seguito furono emessi: nell’aprile 1867 il 20 cent. azzurro valido fino al 31-7-1877; i Francobolli di stato l ‘ 1-1-1875 validi fino al 31-12-1876 ,il 10 cent. azzurro e il 20 cent. ocra 1’1-8-1877 con validità fino al 31-12-1889.
Sulla base di ciò è possibile stabilire questa scala di rarità:
– i francobolli DLR sono comuni
– il 20 cent. azzurro comune
– il 20 cent. soprastampato poco comune
– i francobolli di stato poco comuni specie nei primi giorni di emissione
– il 10 cent. azzurro e il 20 cent. ocra rari
I francobolli di stato dovevano essere annullati, in deroga alle disposizioni in vigore, solo col nominale probabilmente in base alla convinzione che il riuso non fosse possibile da parte di privati. L’annullo a punti, che si trova in massima parte nei primi giorni di emissione, può essere dovuto alla non sollecita informazione agli impiegati.
L’uso del numerale a punti cessò il 31-12-1876.
Gioacchino Papagna
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