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27 MARZO 1886 – NASCE L’ARCHITETTO MIES VAN DER ROHE

Mies van der Rohe: L’architetto e designer tedesco fu uno dei protagonisti dell’architettura della prima metà del Novecento e considerato un maestro del Movimento Moderno.

Nato ad Aachen, iniziò ad avere le prime esperienze in ambito edilizio lavorando alla cava di famiglia. Unendo agli studi le frequentazioni dei cantieri e degli architetti locali, maturò una notevole abilità nel disegno a mano libera. Nel 1907 entrò nello studio Behrens e qui si trovò a collaborare con grandi protagonisti come Gropius e Le Corbusier, maturando uno stile frutto della sintesi del costruttivismo russo e del neoclassicismo tedesco.

La lunga carriera di Mies van der Rohe si è sviluppata principalmente tra la Germania e gli USA. Tuttavia le sue realizzazioni sono presenti anche in altri paesi, quali Polonia, Repubblica Ceca, Spagna e Messico. Nell’ambito dell’architettura le opere di Mies van der Rohe sono tra le più conosciute e famose al mondo, esempio ne è il padiglione di Barcellona, struttura costruita per essere solo temporanea ma ricostruita e ora considerata un’opera tra le principali di Barcellona.

Mies van der Rohe: Crown Hall,
Illinois Institute of Technology,
Chicago, 1956

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Una galleria delle più celebri realizzazioni

25 MARZO 1436 – Consacrata la cattedrale di Santa Maria del Fiore

Consacrata la cattedrale di Santa Maria del Fiore: Dal Medioevo al Rinascimento, la sua costruzione attraversò quasi un secolo e mezzo di storia cittadina. Quando venne ultimata era la più grande cattedrale d’Europa, oggi è la terza più alta al mondo dopo la Cattedrale di Beauvais e la Basilica di San Pietro in Vaticano. Ma soprattutto è uno degli esempi più sublimi del Rinascimento italiano.

Con l’ascesa del ceto mercantile, appoggiato dalle famiglie di banchieri più potenti della città, Firenze visse tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento una fase di grande benessere economico, cui corrispose una crescita significativa dal punto di vista urbanistico. Insieme all’ampliamento di alcune piazze e alla realizzazione di una nuova cinta muraria, il governo cittadino promosse la costruzione di una cattedrale che incarnasse lo splendore di quegli anni.
Fulcro architettonico e spirituale era considerata all’epoca piazza San Giovanni con il Battistero romanico, dalla caratteristica pianta ottagonale. In corrispondenza del lato est di quest’ultimo (di fronte alla celebre Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti), sorgeva la cattedrale paleocristiana di Santa Reparata, che venne giudicata inadeguata, per le sue dimensioni ridotte, a rappresentare le nuove ambizioni della città.
Accantonata l’idea di ampliarla, se ne decise l’abbattimento per fare spazio a un edificio ex novo, per la cui progettazione venne incaricato Arnolfo di Cambio, che già dirigeva i lavori per il Palazzo della Signoria. L’architetto, allievo di Nicola Pisano, seguì uno schema classico a croce latina, con tre ampie navate. Fu il cardinale Pietro Valeriano Duraguerra, legato di papa Bonifacio VIII, a porre la prima pietra in occasione della Natività della Madonna del 1296 (8 settembre).
Morto Arnolfo nel 1310, gli subentrò Giotto che, assistito da Andrea Pisano, si dedicò esclusivamente al campanile, conferendogli un’inconfondibile impronta attraverso i marmi policromi verdi, bianchi e rossi. Tra continui rallentamenti l’opera fu ripresa nel 1367 da un team di quattro architetti e quattro pittori (tra i quali Andrea di Bonaiuto, Benci e Andrea di Cione) e successivamente da Francesco Talenti che le diede la forma definitiva, ampliando l’originario progetto di Arnolfo di Cambio.
All’inizio del XV secolo restavano incompiute la cupola e la facciata. Per la prima fu bandito un concorso nel 1418, che premiò il disegno rivoluzionario di Filippo Brunelleschi. L’ingegnere fiorentino concepì una cupola senza armature, che si reggeva grazie a un sistema di doppia volta con intercapedine: una sfida alla forza di gravità e ai canoni classici dell’architettura che sul momento fu giudicata una follia. L’opera, composta da mattoni rossi, lasciò senza fiato i fiorentini che la videro svettare su tutto il panorama della città.
Ultimata la cupola, non restava che consacrare la cattedrale e l’onore di questo compito toccò a papa Eugenio IV, che il 25 marzo del 1436, in coincidenza con il Capodanno fiorentino, la dedicò alla Vergine del Fiore, dove per fiore si sottintendeva il giglio, simbolo di Firenze. Nel ventennio seguente la cupola venne dotata di una lanterna con copertura a cono, sormontata da una palla di rame dorato con la croce, scolpita da Andrea del Verrocchio.
L’ultimo tassello, la facciata, fu al centro di continue dispute sul come dovesse essere concepita, rimandandone l’esecuzione fino alla fine del XIX secolo, quando venne incaricato dei lavori Emilio De Fabris. Lo stesso richiamò la struttura a marmi policromi del Battistero, perseguendo una sublime armonia stilistica tra i due monumenti.
Il fascino di Santa Maria del Fiore, oltre all’opera in sé, è legato all’impronta di grandi maestri del Rinascimento che qui operarono sotto la spinta illuminata dei Medici. Dal Vasari che affrescò l’interno della cupola con il tema del Giudizio Universale, a Donatello, Paolo Uccello e Andrea del Castagno cui sono attribuite le 44 vetrate del Duomo.
Oggetto di recenti restauri (dopo l’alluvione del 1966 e negli anni Novanta), Santa Maria del Fiore risulta ogni anno tra i cinque monumenti più visitati in Italia. Tra i luoghi di maggior richiamo, il Museo dell’Opera del Duomo che raccoglie opere d’arte provenienti dai tre edifici di piazza San Giovanni, tra cui spicca la splendida Pietà Bandini di Michelangelo.

FRANCOBOLLO 1995 CONVEGNO MONDIALE RELATIVITA’ FIRENZE
MONETA COMMEMORATIVA EMESSA 2013 NON CIRCOLANTE
PARTICOLARE DELL’INTERNO DELLA CATTEDRALE

 

 

 

 

 

 

 

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23 MARZO 1857 – INSTALLATO IL PRIMO ASCENSORE

Gli antichi dicevano che «il mondo è fatto a scale, c’è chi scende e c’è chi sale» e fino a due secoli fa…

Installato il primo ascensore per persone: Gli antichi dicevano che «il mondo è fatto a scale, c’è chi scende e c’è chi sale» e fino a due secoli fa nessuno poteva contestarlo. Poi qualcuno trasformò una cabina di ferro in un mezzo di trasporto sicuro e veloce. E la quotidianità domestica e lavorativa non fu più la stessa.
Nella Roma dei gladiatori (III secolo a.C.) non esisteva l’ascensore ma un congegno rudimentale che ne può essere considerato il più antico progenitore. Una pedana, azionata a mano o da animali da soma, trasportava i lottatori dai sotterranei all’arena. Quasi due millenni più tardi nelle fastose residenze reali del Seicento, come Versailles, era frequente imbattersi nella “chaise volante”, letteralmente “sedia volante”, ossia una sorta di poltrona mobile che, attraverso nascondigli e passaggi segreti, permetteva alle amanti di Luigi XV di svignarsela senza dare nell’occhio.
La necessità di dotarsi di impianti di sollevamento per persone emerse con forza nella prima metà dell’Ottocento, quando furono introdotti i primi esempi nelle miniere e nelle fabbriche. Il congegno sfruttava l’energia idraulica per sollevare, mediante un cavo, la cabina o gabbia bilanciata a sua volta da un contrappeso. Era un sistema tutt’altro che sicuro e gli incidenti mortali erano frequenti.
L’idea di applicarli all’uso abitativo fu ripresa negli Stati Uniti d’America, dove il boom edilizio, che a fine secolo avrebbe portato alla realizzazione dei primi grattacieli, si manifestava in quel periodo attraverso costruzioni con sempre più piani. Ad intercettare in anticipo queste istanze fu un industriale del Vermont, Elisha Graves Otis, che aveva iniziato come titolare di una segheria e in seguito come produttore di giocattoli.
Trasferitosi a Yonkers, alla periferia di New York, per dirigere una fabbrica, qui si era posto il problema di come spostare alcuni materiali ai piani superiori del capannone. Lavorando insieme ai figli sulle pedane di sollevamento allora in uso, riuscì nel 1852 a mettere a punto un sistema frenante a paracadute che garantiva maggiore sicurezza di quelli precedenti.
Due anni dopo ne dimostrò il funzionamento al Crystal Palace di New York, tra lo stupore dei presenti che rimasero attoniti alla vista di Otis sospeso in alto su una piattaforma; all’ordine di tranciare il cavo la gente chiuse gli occhi, temendo l’irreparabile, ma un attimo dopo si accorse che la piattaforma si era spostata in basso solo di qualche centimetro, grazie al nuovo freno di emergenza. L’episodio fece la fortuna dell’imprenditore che iniziò a vendere i suoi modelli su tutto il territorio nazionale, raccogliendo qualche consenso anche all’estero.
Il grande giorno che lo fece entrare nella storia arrivò il 23 marzo del 1857, con l’inaugurazione del primo ascensore per persone installato ai grandi magazzini E.V. Haughwout and Company, in quello che è oggi il SoHo, il quartiere degli artisti di Manhattan. Dello strepitoso successo che investì la Otis Elevator Company, da lui fondata nel 1853 e oggi maggior produttore al mondo di sistemi di trasporto verticale, Otis riuscì a godersi solo i primi assaggi, a causa di una difterite che in pochi anni lo condusse a morte.
Quel marchio nei decenni successivi entrò nei più prestigiosi edifici d’Europa e d’America, dalla Torre Eiffel all’Empire State Building, passando per il Cremlino e il Duomo di Milano. La maggior parte dei grattacieli della Grande Mela vennero dotati di ascensori Otis e tra questi anche le Torri Gemelle, distrutte dal tragico attentato terroristico dell’11 Settembre 2001. (Dal sito mondi.it)

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19 MARZO 1932 – Inaugurazione del Sydney Harbour Bridge

Inaugurazione del Sydney Harbour Bridge

Si era nel periodo di maggiore crescita economica per l’Australia, guidata dal premier laburista Huges, quando, il 28 luglio 1923, fu posta la prima pietra per il Sydney Harbour Bridge. Il progetto fu realizzato dalla ditta britannica Dorman Long e Co Ltd di Middlesbrough, sotto la supervisione dell’ingegnere John Bradfield che prese a modello l’Hell Gate Bridge di New York.
Ultimato nel 1932, la struttura fu considerata avveniristica per quell’epoca e tra le più grandi al mondo: sei corsie destinate al traffico veicolare, ferroviario, pedonale e ciclabile. L’originale profilo dell’arco ispirò ai cittadini di Sydney il soprannome familiare di “gruccia” o “appendiabiti”. Da quest’imponente struttura, che collega il cuore della city (CBD) con il quartiere residenziale di North Shore, si gode il panorama più suggestivo della metropoli australiana, che comprende il Porto e la celebre Sydney Opera House. (Dal sito mondi.it)

Per il 75° anniversario furono coniate anche delle monete commemorative

MONETA SYDNEY HARBOUR BRIDGE 2007

 

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