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James Monroe

James Monroe, il quinto presidente degli Stati Uniti, è stato onorato con diverse emissioni di francobolli negli anni successivi alla sua morte nel 1831. In questo articolo, esploreremo la vita di Monroe e l’importanza dei francobolli a lui dedicati.

James Monroe nacque il 28 aprile 1758 in Virginia, figlio di un modesto agricoltore. Dopo essersi laureato in giurisprudenza presso il College of William and Mary, combatté nella guerra d’indipendenza americana e divenne successivamente rappresentante e senatore della Virginia al Congresso degli Stati Uniti. Nel 1803, il presidente Thomas Jefferson lo nominò ambasciatore in Francia, dove negoziò l’acquisto della Louisiana per gli Stati Uniti.

Nel 1817, Monroe fu eletto presidente degli Stati Uniti, battendo il candidato uscente James Madison. Durante la sua presidenza, Monroe promosse la politica estera dell’America Latina conosciuta come la Dottrina Monroe, che sanciva l’indipendenza dell’America Latina dalle potenze europee. Egli inoltre portò avanti un programma di infrastrutture che incluse la costruzione del Canal Erie e la creazione della prima banca federale americana.

Dopo la fine del suo mandato presidenziale, Monroe si ritirò a vita privata in Virginia, dove morì il 4 luglio 1831.

Il primo francobollo dedicato a James Monroe fu emesso nel 1860, trent’anni dopo la sua morte. Questo francobollo rappresentava un ritratto di Monroe in uniforme militare, con un valore facciale di un centesimo. Successivamente, nel 1904, fu emesso un altro francobollo con il ritratto di Monroe, questa volta con un valore facciale di cinque centesimi.

Tuttavia, la più celebre emissione di francobolli dedicati a Monroe fu quella del 1931, a 100 anni dalla sua morte. Questa emissione, parte di una serie di francobolli emessi per commemorare i grandi leader americani, presenta un ritratto del presidente su uno sfondo bianco. La parola “Monroe” appare in alto a sinistra, mentre la data “1931” appare in basso a destra. Il valore del francobollo era di due centesimi.

Questa emissione è diventata un pezzo da collezione molto ricercato tra i filatelisti, e rappresenta uno dei francobolli più importanti emessi dagli Stati Uniti. Oltre a questa emissione, sono stati emessi francobolli dedicati a Monroe anche nel 1958, per celebrare il bicentenario della sua nascita, e nel 1986, in occasione del centenario della Statua della Libertà.

In conclusione, James Monroe è stato uno dei presidenti più importanti della storia degli Stati Uniti, ed è stato onorato con diverse emissioni di francobolli. Questi francobolli sono diventati oggetti di grande valore per i filatelisti e rappresentano una testimonianza dell’importanza di Monroe nella storia americana.

15 NOVEMBRE 1889 – DEODORO DA FONSECA PROCLAMA LA REPUBBLICA DEL BRASILE

Fu il primo presidente della Repubblica del Brasile, prima provvisoriamente dal 15 novembre 1889 al 26 febbraio 1891, poi regolarmente fino alle sue dimissioni il 23 novembre 1891.

Il 15 novembre 1889 Da Fonseca rovesciò l’imperatore Pietro II con un pronunciamento incruento dell’esercito appoggiato da repubblicani, conservatori e schiavisti, proclamando la repubblica degli Stati Uniti del Brasile.

Eletto presidente provvisorio dalla Camera Comunale di Rio de Janeiro, sciolse l’Assemblea Generale (il Parlamento dell’Impero), le Assemblee provinciali e le Camere comunali, e inviò interventores (ispettori con poteri straordinari) in tutte le province. Convocò un’Assemblea Costituente (1890-1891) che promulgò una Costituzione presidenziale e federalista sul modello statunitense (presidente della Repubblica capo dell’esecutivo, Congresso Nazionale bicamerale formato da Senato e Camera dei deputati, divisione amministrativa in Stati con propri organi di governo) e introdusse il matrimonio civile e la separazione della Chiesa dallo Stato.

Eletto presidente dal Congresso Nazionale (26 febbraio 1891), volle sciogliere il Senato, ostile alla sua politica, per governare con poteri dittatoriali. L’insurrezione della marina militare, capeggiata dall’ammiraglio de Melo, e dello Stato del Rio Grande do Sul (che si trascinò fino al 1894), lo convinsero a dimettersi il 23 novembre 1891, lasciando il governo al vicepresidente Floriano Peixoto.

MANUEL DEODORO DA FONSECA su Wikipedia

1 SETTEMBRE 1953 – NASCE AHMAD SHAH MASSOUD

Ahmad Shah Massoud, leader dell’Alleanza del Nord e combattente contro il regime dei Taliban è stato ucciso da terroristi suicidi il 9 settembre 2001, due giorni prima dell’attacco agli U.S.A.

Ha difeso per anni la sua gente nella valle del Panjshir dalla follia dei Taliban, combattendo per un Islam democratico ed un Afghanistan libero. Nella logica dei Taliban il suo assassinio avrebbe dovuto impedire all’Alleanza del Nord di liberare il Paese con il prevedibile appoggio degli Stati Uniti.

Per milioni di persone alla ricerca degli ultimi personaggi di avventura egli è stato una icona come Che Guevara: l’ideale romantico del guerriero intellettuale. Sembrava un poeta della beat generation, con il suo copricapo tipico delle popolazioni dell’Hindu Kush indossato sempre di traverso, ed una espressione esistenzialista negli occhi. Avrebbe voluto essere architetto quando, da adolescente, studiava al Liceo Francese di Kabul.

Il destino lo ha voluto Mujahidin, combattente per la libertà dell’Afghanistan fino alla fine. Iniziò la lotta con solo 20 uomini, 10 kalashnikov, una mitragliatrice e due lancia-razzi. I riferimenti intellettuali erano: Mao Tse Tung, Che Guevara, Ho Chi Min, tattiche rivoluzionarie adattate alla situazione Afghana.

Nel corso di poco più di venti anni ha sconfitto il dittatore afghano Muhammad Daoud e l’Armata Rossa dell’Unione Sovietica. L’essere sfuggito ad innumerevoli accerchiamenti dei più duri generali russi ed essere stato in grado di tenere in scacco le orde nere dei Taliban, può essere considerato da molti un miracolo.

Ahamad Shah Massoud è stato una leggenda che è nata non a caso in una terra che ha visto passare figure mitiche come Alessandro (Eskandar) e Tamerlano (Timur). Il suo Islam era gentile come il sapore delle pesche del Panjshir, niente di simile alla versione demenziale dei Taliban.

Secondo gli astrologi afghani avrebbe dovuto vivere altri 40 anni, ma così purtroppo non è stato. Gli sarebbe bastato molto meno per vedere un Afghanistan libero. Avrebbe avuto il tempo di dedicarsi finalmente alle partite a scacchi con gli amici ed alla lettura delle poesie persiane che tanto amava, nella sua casa nella valle che sembra la materializzazione di Shangri-La.

Massoud dormiva meno di quattro ore per notte. Ufficialmente era il vice presidente dello Stato Islamico dell’Afghanistan, l’unico governo del paese, riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma che controllava solo il 10% del territorio. Con l’ausilio di un telefono satellitare e walkie-talky coordinava la lotta finanziata con i proventi della vendita di smeraldi e lapislazuli estratti dalle miniere della sua valle.

Nei rari momenti di sosta tornava a casa dalla moglie e dai quattro figli soffermandosi nella sua libreria contenente più di 3000 volumi di cui molti antichissimi.

In tutto il Panjsher, Massoud era riverito come un Lord feudale, quasi come un re.

Il più profondo contrasto tra la sua concezione dell’Islam e quella dei Taliban riguardava la condizione femminile, su questo argomento si trovava spesso in contrasto anche con gli altri leader dell’Alleanza del Nord.

Il suo sogno era quello di costruire una università nel Panjshir, soprattutto per dare la possibilità alle donne afgane di studiare, avere un ruolo attivo nel governo del paese e dare inizio ad una emancipazione dal ruolo che tradizionalmente è a loro riservato in Afghanistan.

In una intervista fu chiesto a Massoud come vedeva il futuro: “Per essere onesto, mi piacerebbe passare il resto della vita a ricostruire il mio paese”.

 

AHMAD SHAH MASSOUD SU WIKIPEDIA

21 AGOSTO 1911 – FURTO DELLA GIOCONDA AL LOUVRE

Tutto è pronto per il furto del secolo. Vincenzo Peruggia – 30enne decoratore, originario di Dumenza, nel varesino – ha scelto di entrare in azione la mattina di lunedì 21, perché è il giorno di chiusura del Louvre.

Si crea prima un alibi perfetto trascorrendo la sera prima in compagnia di amici, a suonare il mandolino al Cafè Rubichat (nel quartiere italiano di Parigi) e a simulare un’ubriacatura.
Poco dopo le 7, esce di casa evitando sguardi indiscreti. Avendo prestato servizio al museo e in particolare avendo assistito alle operazioni per sistemare il dipinto nella teca di vetro, Peruggia conosce nei minimi particolari le abitudini del personale e sa che troverà il custode immerso nel sonno. Gli passa davanti e si dirige sicuro verso il Salon Carré che custodisce, tra le altre, opere di Raffaello, Tiziano, Giorgione, etc.
Ma l’obiettivo è lei, la Gioconda di Leonardo da Vinci. Staccato il dipinto dalla cornice, se lo infila sotto il cappotto e si allontana lesto. Alle 8,30 il furto è compiuto e l’uomo si dirige in taxi all’appartamento che condivide con un cugino, dove nasconde con cura la preziosa refurtiva. Al museo si accorgono del furto soltanto il giorno dopo, dato che inizialmente si era avanzata l’ipotesi che fosse stato rimosso per fotografarlo.
Quando la notizia diventa ufficiale sulla stampa si grida a una congiura contro la Francia, il che farà cadere i primi sospetti sull’odiata Germania. La ripicca di un’amante offesa porterà all’incriminazione dell’eccentrico scrittore Apollinaire e del suo amico Pablo Picasso.
Mentre gli investigatori brancolano nel buio, sui giornali, nei circoli letterari e nei bar non si parla d’altro che del furto della Gioconda. È in questa fase, come sottolineano diversi studiosi, che il mito della Monna Lisa diventa popolare raggiungendo le fasce più popolari, anch’esse incuriosite dalla storia di questa donna e del suo misterioso sorriso.
Peruggia, nel frattempo, raggiunge Firenze, dove si mette in contatto con l’antiquario Geri, inviandogli una lettera firmata «Leonardo», nella quale sottolinea il valore “patriottico” del gesto: per lui l’opera appartiene all’Italia ed è disposto a restituirla alla modica cifra di 500mila lire. Viene organizzato un incontro segreto alla pensione “Tripoli” (tutt’ora esistente a Firenze con il nome “La Gioconda”), cui prende parte anche il direttore degli Uffizi, Giovanni Poggi.
Ma è una trappola e il fuggiasco finisce agli arresti. Si arriva al processo (giugno 1913), mentre nell’opinione pubblica italiana cresce l’immagine di Peruggia come un “Lupin” patriottico che ha riscattato il torto dello “scippo” napoleonico. I buoni rapporti tra Italia e Francia porteranno a una soluzione condivisa: il 30enne viene condannato a una pena soft (un anno, ridotto a 7 mesi); la Gioconda resterà a lungo in esposizione agli Uffizi di Firenze e a Roma (Palazzo Farnese e Galleria Borghese), prima di ritornare al Louvre.

Peruggia, divenuto ormai una star, gabberà una seconda volta i francesi, ritornando in Francia con un passaporto falso, dove si aprirà un negozio di vernici, autografando cartoline della Gioconda per i turisti. Sui reali motivi del furto (patriottismo o semplice tornaconto economico) ancora oggi si discute e le diverse tesi hanno ispirato diverse pubblicazioni, oltre a tre film e due serie televisive italiane.

Un Presidente dentellato

Uno dei più amati è stato sicuramente Dwight David Eisenhower (1890-1969) e con poca spesa possiamo tranquillamente acquisire un discreto numero di bolli che possano fissare le tappe della sua vita.

 

 

 

 

 

Della serie “ Statehood” emessa per commemorare i vari Stati questa del 1945 ricorda quello  del Texas dove nella località di Denison nacque nel 1890.

 

Qui si ricorda invece lo Stato del Kansas dove Ike, come veniva amichevolmente chiamato da bambino, si trasferì con la famiglia nella città di Abilene quando aveva due anni.

 

 

 

 

 

 

Entrato all’Accademia Militare di West Point, ne uscì nel 1915 a pieni voti. Il suo primo incarico fu l’addestramento delle reclute in partenza per la Grande Guerra

 

Questa emissione sullo Stato del Maryland ci serve per ricordare un momento triste della sua vita: la morte del figliolo Doud Dwight  di quattro anni nel 1921 a Camp Meade appunto in Maryland.

L’altro figlio, John Sheldon, seguì invece la carriera del padre, prima prestando servizio nell’esercito e poi come ambasciatore in Belgio.

Qui due pezzi dell’emissione dedicata all’Esercito Americano.

 

 

 

 

Note a tutti le sue vicende belliche durante il Conflitto Mondiale compreso il famoso sbarco in Normandia. Arrivò quindi al massimo grado di generale a cinque stellette.

Qui ritroviamo in vignetta tre suoi parigrado di un tempo: i generali Sherman, Grant e Sheridan.

 

 

Lasciato l’esercito accetta l’incarico della prestigiosa Columbia University dove fu Presidente dal 1948 al 1953.

Prima di iniziare la carriera presidenziale fu nominato comandante supremo della Nato, costituitasi nel frattempo nel 1951

 

 

 

Scelto dal Partito Repubblicano come loro rappresentante, corse per le presidenziali del 1952 vincendole.

Fu equilibrato sia in politica interna che estera.

 

 

Dopo quattro anni, terminato il primo mandato, fu rieletto nuovamente alla Casa Bianca, il famoso edificio che vediamo riprodotto nel francobollo.

Qui invece, con il famoso discorso di Abramo Lincoln per celebrare la battaglia di Gettysburg, attestiamo il ritiro nella sua fattoria, appunto nella località che vide vincitori le forze dell’Unione in Pennsylvania 

 

 

 

 

 

 

 

Emissione del 1969 per commemorare la sua morte.

Fu sepolto nella città di Abilene nel Kansas presso il Library and Museum.

Dwight Eisenhower su Wikipedia

Articolo scritto da Sergio De Benedictis. Revisione e supporti multimediali ed esterni a cura di Giovanni Piccione.

60 anni dei Trattati di Roma

Appuntamento con la storia anche la prossima emissione di un francobollo.

Quello che uscirà il 25 marzo celebrerà i sessanta anni passati dalle storiche firme dei “Trattati di Roma” che portarono sei nazioni a quella che sarebbe stata la Comunità Europea e quindi la UE che tutti oggi conosciamo.

Firme che almeno per la parte italiana furono di Antonio Segni, come presidente del Consiglio, ed Antonio Martino, ministro degli esteri.

L’ emissione che torna dopo dieci anni e che già in passato ha avuto una frequenza stabile nel decennale arriva con un valore da 95 centesimi di euro stampati dall’ Istituto Poligrafico dello Stato in formato adesivo per una tiratura di ottocentomila pezzi chiusi in fogli da ventotto.

Il soggetto scelto per l’ occasione rappresenta un volto di donna di profilo con una stella in fronte su uno sfondo di foglie; a sinistra, fra i capelli, il disegno geometrico di piazza del Campidoglio in Roma, a simboleggiare il luogo della firma dei Trattati di Roma; al centro una stella a dodici punte contenente il numero “60°”.

A curare il soggetto ci ha pensato S. Deiana – S.A.M. (Scuola dell’arte della medaglia della stessa I.P.Z.S.).

Mentre l’ onore di firmare il bollettino descrittivo in questa occasione è toccata a Gerardo Capozza, Capo Ufficio Vicario del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Come sempre realizzato il timbro del primo giorno di emissione che avrà due piastrini, uno presso lo sportello Filatelico dell’Ufficio Postale di Roma Camera Deputati ed il secondo allo “Spazio Filatelia Roma 1” sito in Via delle Grazie 8.

Il trattato di Roma su Wikipedia

18 MARZO 1848 – INIZIANO LE CINQUE GIORNATE DI MILANO

Cinque giornate di Milano: Al grido di «Viva l’Italia, viva Pio IX; a morte i tiranni!» ebbe inizio l’evento più noto della storia risorgimentale, che aprì la strada all’impresa unitaria.

In preda al malcontento per la politica repressiva della polizia austriaca, che nel mese di gennaio aveva provocato numerose violenze contro cittadini inermi, i Milanesi si sentivano pronti al grande passo. A dare il via all’azione fu la concessione di costituzioni liberali in altri Stati (su tutte quella concessa da Carlo Alberto nel Regno di Sardegna) e la notizia di un’insurrezione a Vienna.
La mattina del 18 marzo 1848 la popolazione insorse, occupando il Palazzo del Governatore e alzando barricate per strada contro l’esercito austriaco comandato dal generale Josef Radetzky. La tenace resistenza degli insorti sorprese quest’ultimo, costretto ad ordinare il ritiro delle truppe nel Quadrilatero.
Il 22 marzo Milano venne liberata e affidata a un Governo provvisorio, guidato da Gabrio Casati, e a un Consiglio di guerra, con a capo Carlo Cattaneo. La contemporanea rivolta di Venezia, dove fu proclamata la Repubblica, fornì al re sabaudo Carlo Alberto il pretesto per dare inizio alla Prima guerra d’indipendenza (23 marzo 1848 – 24 marzo 1849). (Dal sito mondi.it)

 

Moneta d’oro dal valore nominale di 40 lire, emessa nel 1848 dal Governo Provvisorio di Lombardia, nato dopo la rivolta delle 5 giornate di Milano e che rimase in carica poco più di 4 mesi, sufficienti però per realizzare in 5875 esemplari questo oro che immortala la figura di una donna, simbolo dell’Italia libera. (Dal sito collectorclub.it)

MARENGO D’ORO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le cinque giornate di Milano su Wikipedia

 

16 MARZO 1978 – SEQUESTRO MORO

La mattina di giovedì 16 marzo Moro era atteso alla Camera, dove Andreotti avrebbe dovuto presentare il nuovo governo con il sostegno, per la prima volta, dei comunisti. Alle 9 scese dalla sua abitazione romana e salì a bordo della Fiat 130 blu di ordinanza, seguita dall’Alfetta bianca della scorta. All’incrocio tra via Fani e via Stresa, ad attenderlo un commando di 19 brigatisti (11 secondo un’altra versione), armati di mitragliette automatiche e pronti a far scattare un agguato in pieno stile RAF (gruppo terroristico tedesco di estrema sinistra).
Bloccando il corteo con due auto all’inizio e alla fine dello stesso, e ostruendo le vie di fuga laterali con altri veicoli parcheggiati, i terroristi entrarono in azione facendo fuoco sulla scorta e sulle due guardie del corpo dell’auto blu. La fotografia che si parò davanti alle prime persone accorse sul posto era agghiacciante: sulla strada un tappeto di bossoli e sangue, nei due abitacoli crivellati di colpi i corpi senza vita di Domenico Ricci (appuntato dei Carabinieri), Oreste Leonardi (maresciallo dell’Arma), Francesco Zizzi (vice brigadiere di Polizia), Giulio Rivera e Raffaele Jozzino (entrambi agenti di Polizia). (Dal sito mondi.it)

Il 9 maggio, dopo 55 giorni di detenzione, al termine di un «processo del popolo», Moro fu assassinato.

Il Caso Moro su Wikipedia

La notizia al TG

 

FRANCOBOLLO ALDO MORO 2016

 

12 MARZO 1909 – VIENE UCCISO A PALERMO JOE PETROSINO

Joe Petrosino poliziotto italiano naturalizzato statunitense

Joe Petrosino: Nato a Padula, in provincia di Salerno, Giuseppe Petrosino, detto Joe dagli amici d’oltreoceano, è stato un poliziotto di grande acume investigativo, che sacrificò la propria esistenza per combattere il crimine organizzato.
Giunto in America, come tanti connazionali, per inseguire un futuro diverso, in pochi anni riuscì a guadagnarsi la stima dei superiori e a scalare le varie posizioni all’interno della Polizia. Promosso sergente, venne messo a capo delle indagini contro quella che allora veniva chiamata Mano nera e che più tardi sarebbe stata conosciuta come Mafia. Abile a camuffarsi e a penetrare negli ambienti malavitosi, Petrosino mise a segno colpi importanti contro l’organizzazione, ma nel momento in cui stava per risalire ai vertici della “cupola”, cadde vittima di un attentato. Fu ucciso con tre colpi di pistola a Palermo, il 12 marzo del 1909.
Negli Stati Uniti è considerato un eroe, ricordato nella toponomastica e annualmente con una giornata commemorativa, celebrata da tutti i Presidenti. Anche Barack Obama ha proseguito la tradizione, stringendo la mano al pronipote Joe.
La Rai gli ha dedicato nel 2006 una miniserie interpretata da Giuseppe Fiorello. (Tratto dal sito mondi.it)

PIAZZA PETROSINO

 

 

 

 

 

 

 

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10 MARZO 1872 – MUORE GIUSEPPE MAZZINI

« Costituire (…) l’Italia in Nazione Una, Indipendente, Libera, Repubblicana » (G. Mazzini, Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia)

Mazzini, Giuseppe. – Uomo politico (Genova 22 giugno 1805 – Pisa 10 marzo 1872). Militante della Carboneria (1827-30), fu esule in Francia e in Svizzera. Allontanatosi dall’ideologia carbonara, maturò il progetto della Giovane Italia, secondo un principio repubblicano di nazione unita, composta di cittadini liberi ed eguali (Manifesto, 1831). Recatosi in Inghilterra (1837) vi visse alcuni anni in solitudine e con una scarsa disponibilità finanziaria, ma approfondendo il suo pensiero politico e la sua cultura letteraria. Dopo due anni, tornò alla politica, dando vita alla cosiddetta “seconda Giovine Italia”, il cui programma prevedeva una maggiore partecipazione popolare. Rientrato in Italia nel 1848, fu a capo della Repubblica romana, dedicandosi poi a tessere le fila di moti e colpi di mano che però non ebbero successo. Costretto di nuovo ad espatriare, dal 1857 visse principalmente fra Lugano e Londra, finché nel 1870 organizzò una spedizione per liberare Roma: fu però arrestato e rinchiuso nel forte di Gaeta, da cui uscì amnistiato l’anno successivo. Animato da profonde convinzioni repubblicane e democratiche, fu una delle maggiori personalità del Risorgimento italiano, distinguendosi in modo particolare nella lotta per l’indipendenza italiana e per la formazione di uno stato e una coscienza unitari. (Estratto dalla voce relativa dell’Enciclopedia Treccani)

 

 

 

 

 

 

 

 

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