La
collocazione dello sportello recapito delle Poste di Venezia presso un
ufficio succursale, a seguito dell'abbandono della storica sede del
Fondaco dei Tedeschi, ebbe delle conseguenze che lasciarono una traccia
postale: la creazione di un "segnatasse d'emergenza"!
Il
Fondaco dei Tedeschi di Venezia in un francobollo emesso il 7 maggio
1990 è definito come "Palazzo delle Poste".
Il Fondaco dei Tedeschi è stato per oltre un secolo la sede delle Poste di
Venezia.
Costruito la prima volta nel 1228, ebbe l'ultima riedificazione tra il 1505
ed il 1508, dopo che un furioso incendio lo aveva devastato nella notte tra
il 27 ed il 28 gennaio 1505. Venne affrescato sulla facciata e sulle mura
esterne dal Giorgione e dal Tiziano.
Da luogo di deposito e di scambio delle merci esclusivo dei mercanti
tedeschi, successivamente qui trovarono ospitalità anche quelli austriaci,
ungheresi ed in genere dei paesi del nord Europa, divenendone una vera e
propria rappresentanza commerciale. Lo stesso Albrecht Dürer, nel suo primo
soggiorno veneziano tra la fine del 1494 e la primavera del 1495, alloggiò
presso il Fondaco dei Tedeschi.
Il
Fondaco dei Tedeschi a Venezia fotografato quando era ancora
sede delle Poste Centrali.
Nel 1806, in epoca napoleonica, venne adibito a dogana, poi sotto la
dominazione austriaca divenne una specie di acquartieramento militare.
Le Poste cominciarono ad insediarsi in parte delle oltre 200 stanze che vi
si trovano a partire dal 1870.
Nel 1925 divenne proprietà esclusiva del Ministero delle Comunicazioni e le
Poste, che tra il 1929 ed il 1938 vi fecero radicali opere di
ristrutturazione (tra cui la copertura del cortile con un lucernario
nel 1937), poterono ampliarsi fissandovi la loro sede centrale per
Venezia.
I grandi spazi disponibili consentirono di accentrare qui, per decenni,
tutti i servizi postali, telegrafici, telex ed anche quelli che ebbero una
vita limitata nel tempo, oltre agli uffici dell'Azienda di Stato per i
Servizi Telefonici.
Nel 2008, alla ricerca di liquidità, Poste Italiane iniziò un'operazione
di vendita dei propri "gioielli di famiglia", tra cui era compreso
anche il Fondaco dei Tedeschi per il quale venivano accettate offerte a
partire da 51 milioni di euro.
A seguito dell'avvenuta vendita (per 53 milioni) l'ultimo giorno di presenza
di Poste Italiane nella storica sede fu sabato 9 ottobre 2010.
Non fu possibile trovare a Venezia un contenitore di dimensioni tali da
poter ospitare in città tutti i servizi che prima erano concentrati in
un'unica vasta sede, ricca di spazi.
Quella principale venne individuata nel palazzo Giustinian Faccanon, che
già era stato sede delle Poste di Venezia tra il 1872 ed il 1898, che
divenne operativa una decina di giorni dopo, il 20 ottobre: qui fu possibile
effettuare le principali operazioni postali ma, evidentemente, non era in
grado di accogliere l'universalità dei servizi.
Il
segnatasse d'emergenza da € 0,52 stampigliato con un'affrancatrice
meccanica utilizzato per assolvere il diritto di giacenza di una
raccomandata.
Così, ad esempio, la base logistica dei portalettere (il Centro Recapiti
per lo smistamento
della corrispondenza) trovò collocazione a Cannaregio, in calle Priuli,
in quello che prima era stato un magazzino di materiale elettrico.
La consegna della corrispondenza inesitata (ad esempio le raccomandate e le
assicurate non
recapitate per assenza del destinatario) venne garantita presso due
preesistenti uffici: il "Venezia 1" (a Cannaregio, in Lista di
Spagna) e "Venezia 4" (a S. Marco, in Calle Larga dell'Ascension").
L'avviso
provvisorio che era stato predisposto per indicare la nuova sede
dello sportello di recapito della corrispondenza inesitata.
Venne distribuito nelle abitazioni attraverso i portalettere.
Il centro storico venne diviso in due zone e l'utenza interessata si recava
in una piuttosto che nell'altra succursale (curiosamente gli abitanti
dell'isola della Giudecca erano costretti a recarsi in quella di Cannaregio
anziché in quella più vicina di S. Marco).
Tuttavia questo diede luogo, al di là di qualche disguido nella fase
transitoria, ad una situazione curiosa: lo sportello (ed il personale)
destinato alla consegna della corrispondenza inesitata era sì ospitato
presso un ufficio succursale, ma non ne faceva parte continuando a dipendere
dal Centro Recapiti una volta al Fondaco dei Tedeschi.
L'ufficio
postale "Succursale 4" in Calle Larga dell'Ascension
dove aveva trovato sistemazione lo sportello di "Venezia
Recapito" per la consegna della corrispondenza inesitata.
Questo ebbe qualche conseguenza organizzativa della quale abbiamo evidenza
postale.
Nel caso di una raccomandata (o un'assicurata) non recapitata per assenza del destinatario le
norme postali prevedevano la giacenza gratuita per cinque giorni: entro
questo termine nulla era dovuto per la sua conservazione nell'ufficio, ma
dal sesto giorno in poi il destinatario doveva pagare € 0,52 per diritti
di giacenza, che corrispondevano alla vecchia precedente sovrattassa di 1000
lire.
Lo sportello di recapito delle inesitate non era in possesso di cartevalori
(tra l'altro i francobolli con il taglio da € 0,52 non erano più in
distribuzione da tempo) e non poteva richiederle allo sportello
corrispondenze dell'ufficio succursale dal quale non dipendeva e che aveva
una sua propria contabilità. Per lo stesso motivo non poteva neppure
accedere alla macchina affrancatrice TP-Label.
Così, nelle prime settimane, non venne richiesto alcun pagamento per il
ritiro delle raccomandate trascorso il periodo di giacenza gratuito, come
non veniva richiesto il pagamento del diritto di fermo posta nel caso che
questo non fosse stato assolto dal mittente.
In una successiva fase transitoria furono fatti pagare in contanti €
0,52 per il ritiro delle raccomandate oltre il quinto giorno di giacenza
apponendo, come ricevuta, il timbro su due righe asimmetriche «ASSOLTA
IMPOSTA DI BOLLO» ed il Guller con data.
Il
verso di una raccomandata ritirata dal destinatario oltre il
quinto giorno di giacenza gratuita: il pagamento di € 0,52 per
i diritti di giacenza è attestato dal timbro «ASSOLTA
IMPOSTA DI BOLLO».
Poi ci si organizzò: il Centro Recapiti di calle Priuli stampigliò con una macchina
affrancatrice meccanica un certo quantitativo di etichette "rosse"
con l'impronta di € 0,52 che furono date in dotazione allo sportello
inesitate ospitato presso la succursale.
Queste etichette costituivano la prova dell'avvenuto pagamento del diritto
di giacenza ed a tutti gli effetti devono essere considerati dei segnatasse,
seppure anomali e d'emergenza.
Le etichette venivano stampate periodicamente e fornite allo sportello
corrispondenze di Calle Larga dell'Ascension che così poteva disporre di
una piccola mazzetta di etichette "rosse".
La stampa, manuale, veniva fatta su strisce di carta autoadesiva bianca di
cm. 16 x 3,9: su ogni striscia erano stampigliate due impronte adiacenti in
posizione invertita ("tête-bêche"); questo era dovuto al
fatto che, per utilizzare interamente la striscia, dopo averla inserito una
prima volta nell'affrancatrice meccanica, veniva girata per ricevere la
seconda impronta sullo spazio restato libero.
L'addetto allo sportello poi strappava a mano la striscia per usare la
singola impronta.
Una
etichetta "corta" dove non si legge l'importo: l'addetto lo ha
aggiunto a mano.
Come
detto in precedenza, queste etichette venivano stampate in anticipo e poi
consegnate allo sportello delle inesitate. Di conseguenza la data apposta
dall'affrancatrice non coincideva con quella dell'impiego.
Per questo motivo l'impiegato annullava questo improvvisato segnatasse
apponendo il timbro «30124 VENEZIA CENTRO» in modo da coprire il datario a cerchio
dell'affrancatrice («30100 VENEZIA UDR») che riportava una data
precedente.
La stampa artigianale di due impronte rosse sulla stessa striscia
autoadesiva non consentiva di ottenere sempre delle impronte complete: a
volte una delle due impronte risultava parziale, come nell'esempio
riportato a fianco dove non risulta leggibile l'importo stampigliato.
Nel caso mostrato l'impiegato allo sportello aggiunse a penna l'importo
(«0,52») ripetendolo sotto con un «Bene 0,52» per
confermarlo.
Particolare
dell'etichetta "rossa" del valore di € 0,52 applicata al
verso della busta, come fosse un segnatasse.
Il
verso di una raccomandata con avviso di ricevimento ritirata dal
destinatario oltre il quinto giorno di giacenza gratuita: il
pagamento di € 0,52 per i diritti di giacenza è attestato
dall'etichetta stampigliata con un'affrancatrice meccanica dello
stesso importo. Dall'esame dei timbri e delle annotazioni ricaviamo
che la raccomandata venne spedita a Venezia il 7 maggio 2011, il 13
maggio ci fu il tentativo di recapito e quindi, compilato l'avviso
per il destinatario, venne inoltrata allo sportello delle inesitate.
Il destinatario si recò allo sportello per il ritiro il 28 maggio,
ben oltre i cinque giorni di giacenza gratuita.
Per completezza d'informazione aggiungiamo che, quando lo sportello aveva
esaurito le etichette "rosse" (e trascorrevano alcuni giorni prima
che ne arrivassero altre da calle Priuli dove le stampavano), si tornava al sistema del
timbro manuale «ASSOLTA IMPOSTA DI BOLLO».