Acque (calle, sotopòrtego de le)

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Vista su calle de le Acque, con una serie di barbacani. 
A San Salvador.
Questi luoghi prendono il nome da una bottega da acque gelate, quella che oggi potremo chiamare gelateria: le acque gelate ebbero diffusione soprattutto in Francia nella seconda metà del XVII secolo per merito di un siciliano, Francesco Procopio de' Coltelli (o Cultelli, o Cutelli) che viene da molti ritenuto l'inventore del gelato.
Se la calle è unica, tre in realtà sono o sotopòrteghi: uno che dà l'ingresso alla calle dalla Marzaria San Salvador, gli altri due (uno successivo all'altro) lungo il rio de la Fava fino al ponte dei Baretteri.
Nel 1566 i fratelli Alvise e Girolamo Giusto possedevano una bottega a San Salvador gestita da «...donna Isabetta dalle acque».
 
Rilievo moderno di barca con vela spiegata su un pilastro del "sotopòrtego" d'ingresso alla calle dalla Merceria. 
 
Nel 1712 esisteva una simile botega da acque, non sappiamo se la stessa o un'altra, tenuta da un certo G. Maria Pizzotti, detto «dalle Acque». Ne ha scritto Vincenzo Coronelli (1650-1718): «Le migliori cioccolate, caffè, acque gelate e rinfrescative, ed altre simili bevande si compongono e si vendono in calle delle Acque, presso il ponte dei Baretteri».
 
Uno stemma con l'arma scalpellata sopra il "sotopòrtego" de le Acque. 
Pietro Gradenigo (1695-1776) nei suoi "Notatori" scrive che il caffè in Calle delle Acque  era attiguo alla riva ed era frequentato da nobili e gentildonne mascherate. Il 10 novembre 1756 vi si proibirono i giochi.
 
Sotto uno di questi due "sotopòrteghi" si trovava ai suoi tempi, secondo il Gradenigo, il caffè di Calle de le Acque. Il rio è attraversato dal ponte privato (in fondo) che conduce a palazzo Michiel.
 
Il 7 febbraio 1758, per festeggiare l'ingresso del Procuratore Francesco Lorenzo Morosini, i negozianti e bottegai di calle de le Acque si distinsero per gli abbellimenti e decorazioni che vi fecero: la trasformarono in una sorta di anfiteatro con archi, colonne, statue e addobbi, e la dotarono di una sfarzosa illuminazione notturna.
 
Un frammento di fregio (X secolo) dell'antico palazzo Michiel.
Un ponte privato attraversa il rio per poter accedere al palazzo Michiel, un palazzo fortificato del X secolo, del quale restano alcune tracce nei rilievi che circondavano l'originale arco che sovrastava il portale d'ingresso. Acquistato poi nel 1164 da Sebastiano Ziani (circa 1102-1178), eletto Doge nel 1172, il palazzo subì nei secoli numerose modifiche e trasformazioni.
Sopra il sotopòrtego di calle de le Acque si trova, verso il ponte dei Baretteri, l'elegante ridotto, o casino della procuratessa Venier, non identificata con precisione. Si tratta di un raffinato ambiente settecentesco, ricco di stucchi, con bei caminetti, frequentato un tempo da dame e cavalieri: consiste in tre stanze, un salone ed una cucina collegata al salotto vero e proprio con portavivande, in modo che la servitù era nettamente separata dagli ospiti. C'è anche una stanzetta probabilmente usata dai musicanti che in questo modo diffondevano la musica nell'ambiente del ridotto: luogo dove non solo si amoreggiava, ma si conversava di  poesia, arte, letteratura, cultura in genere, oppure si commentavano gli avvenimenti politici più importanti.
Sul lato che prospetta la Marzaria del Capitello, il casino Venier ha un artistico liagò dal quale, restando nascosti, si poteva osservare la gente che passava. Oggi ospita gli uffici dell'Alliance Française e dell'Associazione Culturale Italo-Francese.
Passando davanti alla porta d'ingresso al casino, alzando gli occhi verso il soffitto del sotopòrtego, tra la travatura in legno si scorge uno spioncino oggi otturato: con questo spioncino i frequentatori del casino potevano vedere chi arrivava.
 
Lo spioncino tra le travi del soffitto del "sotopòrtego" che permetteva a chi era all'interno di vedere chi voleva entrare nel casino Venier. 
  
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Pagina aggiornata il 5 novembre 2017.