Armeni (calle, ramo, sotopòrtego dei)

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La calle ed il "sotopòrtego" dei Armeni vicino a San Zulian. 
A San Zulian.
I contatti documentati del popolo armeno con la laguna di Venezia risalgono almeno al 639 d. Cr.: all'esarca armeno di Ravenna Isarco si deve infatti la costruzione della prima cattedrale di Torcello.
Successivamente con i commerci, gli armeni non ebbero difficoltà ad inserirsi a Venezia, favoriti anche dal fatto che erano cristiani.
La loro concentrazione maggiore si ebbe nella parrocchia di San Zulian, a due passi da San Marco.
La loro permanenza era stata favorita in particolare dal Doge Sebastiano Ziani (circa 1102-1172) che era stato a lungo in Cilicia e successivamente da suo figlio Pietro (Doge dal 1205 al 1229) e dal figlio di questi Marco.
Questi fece dono agli armeni di una casa proprio nella parrocchia di San Zulian, casa che divenne la Hay Dun, la casa armena, ovvero un ospizio che poteva ospitare per tre giorni, con diritto ad un pasto, i pellegrini armeni in transito per la città.
Tanta era la considerazione e la premura della Repubblica per questo popolo, che gli eventuali necessari restauri di questa casa armena erano a carico dei Procuratori di San Marco.
Accanto all'ospizio, sotto l'attuale sotopòrtego dei Armeni, sorse un oratorio che era anche un punto d'incontro con gli armeni di passaggio per la città.
Dopo la missione diplomatica che Caterino Zeno svolse tra il 1471 ed il 1473 presso il Re di Persia e Signore d'Armenia Ussun Cassan, crebbe il favore dei veneziani nei confronti degli armeni che poterono fondare nel 1496 una loro chiesetta al posto dell'oratorio, chiesetta che intitolarono alla Santa Croce di Cristo.
 
Se non si sa dove cercare, non è facile individuare il campaniletto della chiesa della Santa Croce di Cristo degli Armeni.
 
Interno della chiesa della Santa Croce di Cristo, degli Armeni. Sull'altare maggiore l'opera di Andrea Celesti, "L'invenzione della Croce".
La chiesa subì vari rimaneggiamenti fino a quando venne ampliata nel XVII secolo per opera di Antonio Pastori, proto della chiesa e del monastero di San Lorenzo, nonché collaboratore dell'architetto Giuseppe Benoni durante la costruzione dell'edificio della Punta della Dogana: la rifabbrica ebbe inizio nel 1682 grazie ad una donazione di Gregorio di Girach di Mirman e la sua consacrazione avvenne il 29 dicembre 1688.
Edificata in stile barocco, è preceduta da un vestibolo attraverso il quale si accede ad un'unica navata a pianta quadrata sormontata da una cupola azzurra con lucernaio, con due altari ed il presbiterio.
 
Un'immagine di Cristo incoronato di spine e con la canna come scettro all'interno della chiesa della Santa Croce di Cristo («...intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra...», Mt 27, 28).
 
Tra le opere presenti, sui pennacchi e sulle lunette sotto la cupola, i Quattro Evangelisti ed alcune scene dalla vita di Maria, opere attribuite a Niccolò Bambini (1651-1736); sull'altare di destra "San Gregorio vescovo battezza il re e la regina" ed alcune scene della vita del Santo, di Gregorio Lazzarini (1655-1730), sull'altare di sinistra e sull'altare maggiore rispettivamente "l'Assunta" e "L'invenzione della Croce" di Andrea Celesti (1637-circa 1712).
Nel 1703 la chiesa venne sottoposta alla sorveglianza dei Procuratori de citra che ogni anno la visitavano nel giorno dell'Invenzione della Croce.
  Curiosamente la chiesa non ha facciata, essendo conglobata nelle abitazioni e negli edifici della comunità armena: ad essa si accede attraverso un anonimo portone posto sotto il sotopòrtego settecentesco.
Attualmente (2015) la chiesa è officiata con rito armeno dai padri Mechitaristi dell'isola di San Lazzaro degli Armeni: le celebrazioni vengono fatte nella prima domenica di ogni mese.
Nel ramo dei Armeni, dove essi possedevano case, sono visibili sugli architravi di alcune porte tracce di una vecchia numerazione civica in cifre romane incise specularmente.
 
Numero romano impresso specularmente su un architrave di porta in ramo dei Armeni.
Numero romano impresso specularmente su un architrave di porta in ramo dei Armeni.
   
  
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Pagina aggiornata il 6 novembre 2015