Sulla
calle Arrigoni è visibile la coppia di finestre, difese da
inferriate, delle scale interne del palazzo.
A Sant'Alvise.
Questa calle prende il nome dal vicino palazzo Arrigoni, che la fiancheggia.
In realtà, più che di un palazzo, si dovrebbe parlare di due edifici
gemelli che condividono lo stesso cortile interno; di origini
quattrocentesche, probabilmente una volta vi si accedeva attraverso due
scale esterne, oggi non più esistenti e sostituite dalle attuali scale
interne
Sulla calle infatti si affacciano, protette da robuste inferriate, le
grandi finestre che danno luce ad una delle due scale (l'altra scalinata si
trova simmetricamente sul lato opposto del complesso).
La facciata di palazzo Arrigoni, con le caratteristiche finestre gotiche
trilobate, si affaccia sul rio de la Sensa.
La famiglia Arrigoni, originaria della Lombardia, era riuscita ad ottenere
la cittadinanza veneziana nel 1579.
Un Marco Arrigoni si era trasferito qui, proveniente dalla parrocchia dei
Tolentini: alla sua morte la vedova, Cecilia Curti, lasciò nel 1720 sia
i beni di famiglia, sia questo palazzo, al figlio Onorio (1668-1758) e ad un
nipote, ugualmente di nome Onorio.
Lo
stemma Arrigoni.
Il primo divenne abate ed all'epoca fu un collezionista di una certa
notorietà di antichità: per tutta la sua lunghissima vita (morì a 90 anni)
non fece altro che raccogliere antichità, restando in contatto con con tutti i
più famosi antiquari dell'epoca: lasciò scritto che fece 25 viaggi in giro per
l'Italia con il solo scopo di fare nuovi acquisti, ma anche scambi e baratti.
Si recò così più volte a Roma, ma anche nelle Romagne, dove fece le maggiori
acquisizioni: per sua stessa ammissione, ad un certo momento dichiarò che la
sua collezione conteneva non meno di ventimila medaglie!
Fu così che pensò, affinché la sua raccolta «...arrecasse un'utilità ancor
più universale...», di scegliere, classificare e descrivere «...le più belle
e più rare medaglie, e dividendole in classi, e fornendole d'indici, di darle
alle stampe».
Il primo volume vide la luce nel 1741 ed a questo seguirono altri due
volumi.
Emmanuele Antonio Cicogna (1789-1868) ci ricorda che possedeva «...oltre
alle medaglie, antichità d'ogni sorte ed in copia, come lucerne, vasi di
terra, amuleti, statuette egizie, strumenti di sacrificii. e cose
simili...».
Alla sua morte la sua collezione venne acquistata dai Savorgnan mentre il
palazzo divenne di propriettà della famiglia Caragiani che fece anche
affrescare alcune stanze da Giandomenico Tiepolo (1727-1804).
Per quanto riguarda il suo omonimo nipote, questo viveva a Dolo, dove
morì: si interessava di storia e scrisse una «Cronaca di Venete
cittadinesche famiglie» che rimase manoscritta presso i suoi eredi.
La
parte finale della calle Arrigoni vista dalla fondamenta de la
Sensa.