In Fondamenta di Cannaregio.
Giuseppe Tassini (1827-1899) poteva ricordare che «ancora pochi anni fa
scorgevasi qui aperta una vecchia bottega da barbiere».
Oggi quella bottega non c'è più ed inoltre il lungo sotopòrtego
è stato privatizzato e chiuso con un cancello, seppure sussiste ancora il
nizioleto con il toponimo.
L'arte dei barbieri era posta sotto
la protezione dei due fratelli medici Santi Cosma e Damiano.
I barbieri si distinguevano in barbitonsori, che potevano solo
tagliare barbe e capelli, ed in barbieri chirurgi, che potevano
praticare i salassi e occuparsi anche di piccole ferite. Questi ultimi nel
1730 si separarono dagli altri e nel 1790 ottennero di poter esercitare
ufficialmente l'attività medica dopo aver sostenuto positivamente un
esame presso il Collegio dei Cirologi.
Un barbiere doveva essere presente sulle navi della Repubblica in qualità
di medico generico.
L'arte dei barbieri era molto antica: nel 1268 i barbieri si distinsero
durante la processione fatta in onore del neo eletto Doge Lorenzo Tiepolo
presentandosi a cavallo travestiti da cavalieri ed accompagnando quattro
damigelle. Giunti al cospetto del Doge ed inchinandosi, dissero: «Noi
siamo cavalieri erranti ed abbiamo viaggiato per cercar fortuna. Abbiamo
combattuto molto per trovare queste quattro fanciulle. Se qualcuno di
questa Corte si azzarderà a strapparcele, noi saremo pronti a difenderle
fino alla morte da bravi cavalieri!».
Il
lungo e basso "sotopòrtego" del Barbier a Cannaregio.
Il Doge Tiepolo stette al gioco e rispose: «Siete i benvenuti a Corte,
sarete tenuti nella massima considerazione e nessuno oserà mai sfiorare
una così bella conquista!»
Allora i barbieri urlarono a gran voce: «Viva il nostro messer Lorenzo
Tiepolo nobile Doge di Venezia!»
Tuttavia l'Arte dei barbieri sembra che si sia costituita in Scuola con mariegola
(regola madre) otto anni più tardi di questo episodio, probabilmente
leggendario, il 1° marzo 1278.
Il 15 marzo 1306 venne promulgata una delle tante leggi che
regolamentavano l'uso del fuoco nelle botteghe e nelle case di Rialto (gli
incendi furono numerosi nei primi secoli della storia di Venezia), ma ne
furono esentati i barbieri.
Nel 1435 ai barbieri furono aggregati anche i parrucchieri, ovvero gli
acconciatori di parrucche, un accessorio che diventerà di gran moda a
Venezia nella seconda metà del XVII secolo quando la nobiltà veneziana
lo conobbe nel 1668 per merito del conte Vinciguerra V di Collalto
(1647-1719) che ne indossava una di dimensioni colossali!
I parrucchieri, che nel frattempo si erano distaccati dai barbieri
diventando un'Arte autonoma, alla caduta della Repubblica, secondo Fabio
Mutinelli, superavano il
numero di 1500, ma probabilmente l'autore esagera nel numero e più realisticamente
si potrebbe ipotizzare fossero meno di un terzo (attorno ai cinquecento).
La Scuola dei barbieri all'inizio aveva sede presso la chiesa dei Santi
Filippo e Giacomo. Con l'accrescersi del numero, non potevano avere la
sepoltura nelle arche del cimitero di quella chiesa che era stato
rimpicciolito a favore della pubblica via.
Così essi chiesero, ed ottennero dal Consiglio di Dieci il 25 settembre
1465, di trasferirsi presso la chiesa di Santa Maria dei Servi. A loro fu
concesso di costruirsi una scuola che aveva inizialmente la struttura in
legno e vennero loro assegnate quattro arche per i confratelli defunti.
Tre anni dopo, nel 1468, poterono erigere la propria sede in muratura.
Nel 1662 venne loro concessa una nuova arca per i loro defunti, al centro
della chiesa, di fronte all'altare. Arca che evidentemente fu ultimata
l'anno seguente, come si poteva leggere su di essa:
L'edificio
a San Giovanni Novo che una volta ospitava la Scuola dei
Parrucchieri e poi dei Barbieri.
«D. O. M.
ARCA DELL'ARTE
DE'
B A R B I E R I
FABBRICATA CON L'ASSISTENZA DE S.
GIO. BATTISTA TRENTO GASTALDO
GIACOMO TRIVISANI ALBAN MINIO
E ZVANNE PIZZATO COMPAGNI
PASIN COLO SCRIVAN
L'ANNO 166III . ADI XXX . AGOSTO»
La sede venne distrutta dall'incendio del 1769, ma nel 1772 risulta già
rifabbricata:
«SCVOLA DELL'ARTE DE
BARBIERI
FABBRICATA L'ANNO 1468 INCENDIATA L'ANNO 1769
. 17 SETTEMBRE .
RIFABBRICATA CON LA CARITA' DE FRATELLI
GASTALDO D. ZVANNE PRANDI E BANCALE
L'ANNO 1772»
Il luogo delle riunioni aveva una porta che immetteva nel chiostro ed era
situato vicino a quella del convento. Vi era collocata una tavola dipinta ad olio
dell'Arte dei barbieri dove «...vedesi il doge stesso farsi
sbarbare...»
Per essere ammessi all'Arte dei barbieri, gli aspiranti veneziani dovevano
pagare una «benintrata» di cinquanta ducati, che diventavano cento se
si era stranieri. I figli dei barbieri potevano entrarvi come garzoni; il
loro apprendistato durava cinque anni.
Per la disciplina, la Scuola dei barbieri dipendeva dalla Giustizia
Vecchia, mentre per le tasse pubbliche dal Collegio della Milizia da Mar.
Nel 1796 l'Arte dei parrucchieri venne soppressa: aveva il proprio altare
di devozione dedicato ai medesimi santi protettori dei barbieri, Cosma e
Damiano, nella chiesa di San Giovanni in Oleo (detta anche San Giovanni
Novo) e la loro Scuola in un edificio dietro la chiesa. Nel 1802 i
barbieri chiesero, ed ottennero, di poter utilizzare l'altare e,
successivamente, i locali della Scuola.
Oggi quell'edificio esiste ancora, trasformato in abitazioni private:
Emmanuele Cicogna (1789-l868) ne poté scrivere dicendo «Il luogo
della scuola è oggidì ad uso di negozio da commestibili», noi oggi
(2015) possiamo dire che i «commestibili» si sono trasformati in
dozzinali souvenir per turisti di bocca buona.