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La
calle Bosello vista verso il canale di Cannaregio. |
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A San Giobbe.
La calle si presenta come uno stretto e lungo budello tra le case che poi
parzialmente si allarga in corrispondenza di piccole casette con uno
spazio di scoperto privato.
Questi luoghi prendono il nome da un Pietro Bosello del fu Francesco che,
tra il 1500 ed il 1600 possedeva molte case nella parrocchia di San
Geremia.
Pietro Bosello era un mercante di zuccheri e di droghe e visse fino a
novant'anni: morì in casa propria, nella parrocchia di San Giobbe, il 17
marzo 1616. Con il testamento redatto due giorni prima, lasciava erede dei
suoi beni il figlio Francesco ed usufruttuaria la moglie Vellutella
Vellutello.
Successivamente alcune sue case furono vendute ad un certo Cesare Amadia, speziere
all'insegna della Pase (pace) e a Luca Vignola.
Successivamente la sua casa di abitazione venne posseduta da G. B. Catti il quale,
sappiamo, il 31 luglio 1630 fece un trasferimento di proprietà in suo
favore da una certa Laura Morosini di «...una casa da stacio posta in
contrà de S. Ge.mia sora la fond.ta era per uso del q. Pietro Bosello».
Pietro Bosello viene citato da
Francesco Sansovino (1521-1586) nel suo "Venetia città nobilissima
et singolare", allorché, scrivendo dei più bei giardini esistenti a Venezia,
tra i primi cita quello di Pietro Bosello: «Et notando è quello di
Pietro Bosello, percioche oltre alle fabriche, e le corti singolari,
ornate con diversi lavori di alberi nostrani, vi sono tutti quei semplici
che si possono addomandare a bocca».
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Il
passaggio di Francesco Sansovino dove viene citato il giardino
di Pietro Bosello. |
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Sempre questo Pietro Bosello potrebbe essere quello che troviamo nominato
come Guardian Grande della Scuola Grande di San Teodoro nel 1591.
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