A Piazzale Roma.
Questi luoghi prendono il nome dal rio de le Burchielle che li attraversa.
In questo rio stazionavano le burchiele (piccoli burchi) adibite
alla raccolta ed al trasporto dei calcinacci e dei fanghi per conto degli
appartenenti all'Arte dei Rovinazzi (calcinacci) e Cavacanali (cavafanghi).
Il
rio e la fondamenta de le Burchielle: alla fine del rio, sul fondo,
i Tre Ponti (nella toponomastica ufficiale del Comune ponte dei
Treponti).
Un
Leone di San Marco (circa XVII secolo) su una pietra di sponda della fondamenta de le
Burchielle che indicava il luogo dove stazionavano i burchi.
I burchieri (i barcaioli conducenti dei burchi) avevano la propria Scuola dove si riunivano in campo
Sant'Andrea de la Zirada, oggi seminascosto dietro i garage di piazzale
Roma. Emmanuele Antonio Cicogna (1789-1868) riuscì a
leggere l'iscrizione sopra la porta che una volta conduceva alla loro sede
e che al suo tempo era ridotta a fabbrica di carta da bechèri (la
tipica carta giallastra che usavano i macellai):
«SCOLA DEL ARTE DE
BVRCHIERI
DA ROVINACI E CAVA CANALLI
RESTAVRATA SOTO LA GASTALDIIA
DI ZVANE BIANCARDI
L'ANNO 1760»
Un bassorilievo, posto sulla porta della Scuola, che raffigurava l'Arte
dei burchieri venne venduto ad un negoziante di antichità.
Vi si riunivano differenti burchieri: i burchieri da stiore
(stuoie) la cui arte venne eretta a corpo nel 1617; potevano essere anche
stranieri e gli iscritti erano una trentina. I burchieri da legne
(legna) le cui origini sono incerte: dipendevano dai Provveditori alla
Giustizia Vecchia, per l'attività e le misure dal Magistrato alle Legne e
per i tributi e tasse dal Collegio della Milizia da Mar.
I burchieri da rovinazzi e cavacanali (di cui si parla
nell'iscrizione sopra riportata) avevano un ruolo assai importante in una
città che aveva a cuore la manutenzione e la conservazione dei canali e
della laguna
La loro origine risale al 3 giugno 1503: in realtà si trattava di una
privativa in appannaggio di una trentina di famiglie (alla caduta della
Repubblica) che non esercitavano il mestiere direttamente ma lo dava ad
altri (oggi si direbbe probabilmente un subappalto): chi di fatto
lo esercitava, ed era un centinaio di persone, doveva raccogliere il fango
che risultava dallo scavo dei canali, delle fosse,le immondizie cittadine
che venivano raccolte nelle scoazzere dislocate in numerosi punti
della città e trasportare il tutto in luoghi che non mettessero in
pericolo l'integrità e la salubrità delle acque. Avevano anche l'obbligo
che nessuno contravvenisse alle leggi in materia di conservazione dei
canali e delle lagune e loro stessi non potevano trasportare rovinazzi
e terra dopo il tramonto. Non era una norma bizzarra, ma aveva un preciso
scopo: non indurre i burchieri a scaricare il materiale con il
favore del buio in luoghi non adatti o non consentiti dove, ad esempio, si
potevano formare dei sedimenti che avrebbero potuto alterare il ciclo
naturale dell'acqua.
L'edificio
a ponte della Fabbrica dei Tabacchi sopra il rio de le Burchielle.
Le burchielle
erano dipinte di differenti colori, secondo il carico che trasportavano,
in modo che si potesse riconoscere subito il tipo di materiale che avevano
imbarcato. Sempre per tenerle sotto osservazione, una legge del 6 maggio
1686 ordinava che «...le burchielle piene non
si levassero dal luogo del carico...» se non nel momento in cui si
accingevano a recarsi al luogo di scarico. Lo scarico non poteva avvenire
ovunque ai margini della laguna, dove il materiale si sarebbe potuto
riversare in acqua, ma solo in luoghi prestabiliti difesi da palafitte.
Inoltre i fanghi non potevano essere ammonticchiati alla rinfusa, ma
dovevano essere spianati in modo adeguato.
Questi burchieri
dipendevano dal Magistrato alle Acque e pagavano le tasse al Collegio
della Milizia da Mar.
I burchieri, devoti alla Beata Vergine Assunta che era la loro
protettrice, possedevano un proprio altare di devozione nella
chiesa di San Gregorio dove c'era anche la tomba riservata ai membri della
loro confraternita.
La mariegola (regola madre) della Scuola dei burchieri pare fosse
scritta su pergamena «...a lettere grossissime con qualche
miniatura...»: nell'Ottocento cadde nelle
mani di un venditore di canzonette che la vendette ad un oste che la
stracciò e la fece a pezzi per incartare le bottiglie e le bocce di
liquori. Andò così miseramente perduta.
Casette
a schiera di edilizia popolare del XVII secolo in fondamenta
de le Burchielle.
Salta agli occhi lungo la parte centrale della fondamenta de le Burchielle
una schiera di casette di edilizia popolare risalenti al XVII secolo: si
tratta di moduli abitativi ripetitivi dove si notano i camini al piano terra
e le canne fumarie autonome al servizio ciascuno di una casetta. Erano
destinate al ceto medio-basso.
Sugli stipiti ed architravi di alcune porte sono ancora leggibili tracce di
una vecchia numerazione.
Tracce
di vecchia numerazione su alcune porte delle casette popolari
di rio de le Burchielle.
Il rio de le Burchielle, sul lato in cui sfocia nel rio di Santa Marta, è
superato da un edificio a ponte di origini ottocentesche, ristrutturato
negli anni Trenta del Novecento: si tratta di un passaggio dell'antica
Fabbrica dei Tabacchi, tra la parte della manifattura e quella degli
uffici e dei magazzini che si trovavano in rio terà (interrato)
dei Pensieri e, in precedenza, addirittura nella chiesa di Santa Maria
Maggiore.
Palazzo
Gritti.
Sul tratto finale (verso il rio di
Santa Marta) della fondamenta de le Burchielle esiste ancora la facciata
di quello che resta di palazzo Gritti del XVII secolo.
Tra il portale d'ingresso e la trifora del piano nobile è ancora visibile
lo stemma della famiglia Gritti sormontato da un elmo e attorniato da due
animali (cani mastini?) a da due vasi dai quali fuoriescono fiamme.
Lo
stemma Gritti sull'omonimo palazzo in fondamenta de le
Burchielle.
Sull'estremità opposta della fondamenta de le Burchielle, verso i Tre
Ponti, si trova palazzo Bernardo e alcune case di quella famiglia.
Uno stemma della famiglia Bernardo, inserito in uno scudo a forma di testa di
cavallo e attorniato da ghirlanda e nastri svolazzanti, guarda verso il rio.
Lo
stemma Bernardo sulla facciata di una casa di proprietà di
questa famiglia.