Cariole (corte, sotopòrtego de le)

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La corte de le Cariole, dove si affacciava l'abitazione di Giuseppe Tassini.
A San Zuliàn.
In questa corte, alla quale si accede attraverso uno scuro sotopòrtego con lo stesso nome, stava un certo «...Lorenzo dalle cariole...»: era un falegname che si occupava prevalentemente della costruzione di carriole.
La casa che occupava e la bottega dove lavorava nel 1564 erano prese in affitto dalla parrocchia di San Zuliàn che ne era proprietaria, assieme a numerosi altri stabili nella zona.
In corte de le Cariole abitava nell'Ottocento Giuseppe Tassini.
Giuseppe Tassini era nato a Pola il 12 novembre 1827 da Carlo e dalla sua seconda moglie Elisabetta von Wasserfall.
La famiglia di Tassini era una vecchia famiglia della borghesia veneziana: un suo antenato, Antonio Tassini, nel XVIII secolo accoglieva nella sua casa un'accademia di filodrammatici chiamata "I seguaci di Talia".
Il nonno era vissuto per molti anni a Costantinopoli quale impiegato negli uffici del Bàilo veneziano. Qui nacque nel 1781 Carlo Tassini, padre di Giuseppe.
Alla caduta della Repubblica i Tassini erano tornati a Venezia e Carlo intraprese la carriera militare al servizio dell'I. R. Veneta Marina Austriaca.
Durante l'insurrezione di Venezia contro l'Austria (1848-49) il padre Carlo ed il figlio ventunenne Giuseppe presero parte alla difesa della città.
Giuseppe Tassini si era iscritto all'Università di Padova per studiare giurisprudenza, ma in realtà si dedicava alla bella vita e tutt'al più a scrivere alcuni poemetti scherzosi.
Fu solo alla morte del padre, avvenuta nel 1858, che riprese più seriamente gli studi, riuscendo a laurearsi nel 1860.
Si dedicò quindi ad amministrare i numerosi beni di famiglia ed a nuovi studi orientati sulla storia di Venezia: studiando i lavori di Gian Maria Dezan, di Bernardo e Gaetano Combatti, di Francesco Berlan, non si accontentò di accettare le loro asserzioni sic et simpliciter, ma volle indagare ed approfondirle, specie relativamente alle origini delle denominazioni stradali. Fu questo un impegno al quale dedicò tutto il resto della sua vita che diede origine al suo "Curiosità Veneziane" che ebbe, lui vivente, ben quattro edizioni (1863, 1873, 1882 e 1887) alle quali apportava sempre aggiunte e correzioni.
Non trascurò tuttavia altri argomenti, che si concretizzarono in altre pubblicazioni o articoli, come "Alcune delle più clamorose condanne capitali eseguite a Venezia sotto la Repubblica", una monografia sull'isola del Lido, una su "Veronica Franco celebre letterata e meretrice veneziana", "Libertinaggio a Venezia", "Edifici di Venezia distrutti o volti ad uso diverso da quello a cui furono in origine destinati", "Le iscrizioni della Chiesa e Convento di S. Salvatore in Venezia", compilò delle notizie storiche e genealogiche sui cittadini veneziani, opera che restò un incompiuto manoscritto.
Oltre a queste opere, Tassini diede alle stampe numerosi opuscoli (ricordiamo quello dedicato a "Sei Caffè in Venezia") e collaborò attivamente con scritti a giornali letterari dell'epoca fino a compilare un diario storico veneziano, il "Veridico".
Il Tassini abitava in una casa alla quale si accedeva per questo piccolo sotopòrtego: nonostante le dimensioni non grandi, riusciva a contenere una ricca biblioteca dove, assieme ai libri storici e veneziani, non mancavano quelli umoristici e pornografici.
Era un solitario e, oltre alla frequentazione di bar e trattorie, riceveva solo qualche amico erudito o qualche prostituta che aveva agganciato magari di ritorno dall'Archivio di Stato o dalla Biblioteca Marciana.
Come ogni mattina, anche in quella del 22 dicembre 1899 il sacrestano di San Zuliàn andò a casa sua per portargli il caffè caldo, ma al campanello nessuno rispose. Temendo il peggio chiamò un fabbro che aprì la serratura della porta.
Salite le scale, trovarono il corpo del Tassini disteso a terra.
Era morto di un colpo apoplettico.
Le sue ossa sono finite in una fossa comune e solo nel 1988 fu posta una lapide a ricordarlo sul muro della sua casa.
Oggi la corte de le Cariole è stata privatizzata, chiusa da un cancello, nonostante sia ancora presente l'illuminazione pubblica!
   
 
La lapide che ricorda che qui abitò Giuseppe Tassini (1827-1899). 
  
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Pagina aggiornata il 2 gennaio 2016