L'affaccio
sul rio di San Boldo di Palazzo Carminati, a San Stae.
A San Stae.
Questi luoghi prendono il nome dal palazzo che qui possedeva la famiglia
Carminati.
La famiglia si dice originaria del bergamasco. Se ne hanno notizie a
partire dal 998 quando un Pietro Carminati, per aver combattuto
eroicamente contro i saraceni, ottenne nel 1006 da Papa Giovanni XVIII
(Papa dal 1004 al 1009) per sé ed i suoi discendenti il titolo di conte e
di cavaliere.
Il pontefice in quell'occasione concesse al figlio di Pietro, Giacomo
Carminati che era canonico, di accedere al vescovato di Bergamo col titolo
di "vescovo pontificio".
In quell'occasione il Pontefice si dichiarò addirittura congiunto con i
Carminati con i quali avrebbe condiviso le medesime origini: «Concedimus
et mandamus per praesentes ad hanc propaginem tuam quia ex ipsa originem
traximus...».
I Carminati nei secoli XIV e XV si erano allineati con la fazione dei
ghibellini: avevano occupato fortezze e castelli e rami della famiglia
erano giunti a Milano, Genova, Verona e Venezia.
La
"salizada" Carminati
a San Stae.
Lo
stemma Carminati, sorretto da due angeli, sulla porta di terra del
palazzo.
A
Venezia i Carminati furono iscritti al patriziato nel 1687.
E' dell'inizio del XVII secolo il loro palazzo a San Stae che conserva
ancora alcuni stucchi ed affreschi sui soffitti attribuiti ad
Andrea Urbani (1711-1798), mentre sulla facciata che prospetta sulla salizada,
sopra il portale d'ingresso, in una lunetta due angeli sorreggono lo
stemma di famiglia.
Alla fine del XIX secolo il palazzo apparteneva ancora alla famiglia
Carminati.
Un'alcova in legno, della seconda metà del Settecento, che si trovava nel
palazzo, si può ammirare oggi nel secondo piano del Museo del Settecento
Veneziano, ospitato a Ca' Rezzonico: la testiera accoglie una Sacra
Famiglia con Sant'Anna e San Giovannino ed è sormontata da una Madonna a
pastello di Rosalba Carriera (1675-1757).
Lettera
spedita da Padova il 27 marzo 1807 al nobile Angelo Carminati
nel suo palazzo di S. Stae. Il mittente era il conte Girolamo
Manfrin, ultimo appaltatore del tabacco della Repubblica di
Venezia e ricchissimo collezionista di opere d'arte.
Sempre da palazzo Carminati proviene anche un caminetto di marmo rosso di
Verona, con stucchi sulla cappa, che completa l'arredamento della
"sala Guardi" nel medesimo Museo.
Stemma
praticamente illeggibile in "salizada" Carminati.
Una
vecchia numerazione in cifre romane su un architrave in ramo
secondo Carminati.
Nel
1921 il Comune di Venezia acquistò il palazzo che oggi è adibito a
scuola.
L'ultimo piano invece ha avuto una differente destinazione.
Infatti Felicita Bevilacqua (1822-1899), vedova del generale Giuseppe La
Masa, lasciò in eredità il proprio palazzo di Ca' Pesaro al Comune di
Venezia affinché fosse destinato ad ospitare «...un'esposizione
permanente di arti e industrie veneziane a profitto specie dei giovani
artisti ai quali è spesso interdetto l'ingresso alle grandi mostre».
Quel testamento prevedeva che il secondo ed il terzo piano di Ca' Pesaro fossero destinati ad atelier gratuiti, o a basso prezzo, per i
giovani artisti che non disponevano di risorse economiche.
Tuttavia le intenzioni di Felicita Bevilacqua vennero ben presto disattese
dal Comune di Venezia, che invece destinò Ca' Pesaro ad ospitare opere di
arte moderna, a cominciare da quelle premiate alle prime Esposizioni
Internazionali d'Arte di Venezia (Biennali), dove certo era difficile ad
un giovane artista, specie se squattrinato, poter partecipare come
espositore.
Così a questo scopo dal 1925 nell'ultimo piano di palazzo Carminati
vennero ospitati gli studi per i giovani artisti dell'Opera Bevilacqua La
Masa. Oggi gli spazi recentemente restaurati ospitano sette studi per
giovani artisti e due foresterie, residenze per artisti, per curatori
esterni e spazi per scambi culturali.
In ramo secondo Carminati, sull'architrave del bel
portale al numero civico 1894, troviamo incisa in cifre arabe una vecchia numerazione.
Su un pilastro angolare tra la salizada e il ramo secondo si trova uno scudo con l'arma praticamente illeggibile.