Dalla Bolza (calle, campiello, sotopòrtego)

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La calle, con il "sotopòrtego", che conduce al campiello provenendo dal rio terà Farsetti.
A San Marcuola.
Nel passato questi luoghi erano chiamati "della Bolza", ed ancora oggi, mentre scriviamo, nei nizioleti toponomastici leggiamo differenti grafìe: "della Bolza" e "de la Bolza", anche con polemiche correzioni artigianali, le quali però non correggono nulla, essendo entrambe sbagliate.
  
       
Nessuna di queste dizioni è quella corretta!
  
Il nuovo stradario del Centro storico veneziano del 2012, che all'epoca diede luogo a non poche discussioni e polemiche, in questa occasione ritenne giustamente di preferire la più corretta denominazione "dalla Bolza".
Un altro scorcio del campiello dalla Bolza: sulla destra l'imboccatura della calle che lo collega al rio terà Farsetti.
Questa località è compresa tra il rio terà Farsetti e la calle dell'Asèo, da dove è ugualmente raggiungibile.
La denominazione deriva dalla famiglia dalla Bolza, che troviamo negli Estimi, la quale abitava nella parrocchia di San Marcuola già nel XIV secolo.
In quegli anni un Giovanni dalla Bolza lasciò la propria "casa da stazio" al figlio Leonardo, alla condizione che poi sarebbe passata di figlio in figlio, rimanendo in famiglia.
Leonardo si sposò con Antonia Lombardo, dalla quale ebbe un'unica figlia, Franceschina: da un processo veniamo a sapere che Franceschina si incontrava segretamente di notte con un certo Giacomo d'Angelo, il quale con il favore della notte si arrampicava lungo il muro della casa entrando per un balcone per incontrare la fanciulla.
Un giorno, sarebbe meglio dire una notte, venne scoperto, e quindi condannato il 3 novembre 1388 a due mesi di carcere.
  
Il campiello dalla Bolza: si vede il tratto di calle che lo collega alla calle dell'Asèo.
  
Nonostante queste intemperanze, Giacomo d'Angelo riuscì a sposare Franceschina: dalla loro unione nacque Lazzarino che, assieme ad un altro figlio Davide, assunse il cognome dalla Bolza per continuare a godere dei beni di quella famiglia, come era stato stabilito dai patti testamentari di Giovanni dalla Bolza.
Le vicende della famiglia si complicarono con un certo Francesco, il quale si faceva chiamare anche lui dalla Bolza: davanti agli Avogadori de Comun giurò di discendere da un altro Francesco, figlio e non figliastro (come invece era) di Giovanni dalla Bolza, rivendicando per sé la "casa da stazio" di S. Marcuola.
In un primo momento questo Francesco riuscì ad ottenere una sentenza favorevole, ma poi Davide dalla Bolza riuscì a dimostrare l'imbroglio facendo così annullare quella sentenza nel 1428.
Quest'ultimo, Davide, ebbe una figlia, Angela: questa nel 1514, ormai vedova del N.H. Antonio Donà, notificò di possedere «...uno stabile diviso in quattro affittanze...» nella parrocchia di San Marcuola.
  
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Pagina aggiornata il 6 marzo 2020