Diamantèr (sotopòrtego del)

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L'ingresso, privato, al "sotopòrtego" del Diamantèr.
A Santa Fosca.
Con la privatizzazione del sotopòrtego e della susseguente corte, la denominazione è destinata a sparire: non compare infatti più nello "Stradario del Centro Storico Veneziano" del 2012 del Comune di Venezia.
Ed è un peccato, perché si viene a perdere la memoria di un'arte raffinata che fu copiata dagli artigiani di tutta Europa, come dai diamantèri olandesi.
Basti pensare che il Gran Mogol, il famoso diamante indiano scoperto nella metà del XVII secolo e del quale oggi si sono perse le tracce, che si valuta che in origine allo stato grezzo dovesse pesare circa 800 carati, venne affidato per il taglio ad un diamantèr veneziano, Ortensio Borgisi.
 
Il "nizioleto" (destinato a sparire) con il toponimo.
 
I diamantèri facevano parte dell'arte degli orèsi (orefici) e si dividevano in diamantèri da duro (i tagliatori di diamanti) e diamantèri da tenero (che si occupavano di altre pietre preziose): nel 1773 i primi contavano 16 capimastri, 4 garzoni e 6 lavoranti, i secondi 35 capimastri, 20 garzoni ed altrettanti lavoranti.
Alla fine del Settecento un certo «...Zuane Zoppis diamanter...» abitava a Santa Fosca, in fondamenta del Fornèr, fondamenta che nel 1889 ha preso il nome di fondamenta Vendramin, per la presenza dell'omonimo palazzo con la bella facciata rinascimentale.
Per la precisione oggi, per un tratto, la fondamenta si chiama ufficialmente solo Vendramin, per un altro tratto "fondamenta Vendramin già del Fornèr".
Su di essa si apre questo sotopòrtego.
 
Il "sotopòrtego" del Diamantèr, privatizzato.
  
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Pagina aggiornata il 30 aprile 2017