La
facciata di palazzo Emo alla confluenza del rio di Cannaregio con il
Canal Grande.
A San Leonardo.
Questa calle prende il nome dalla famiglia Emo, che risulta registrata nella
parrocchia di San Leonardo sin dal 1301.
La famiglia Emo sarebbe originaria della Grecia, da dove si spostò in
Dalmazia per giungere a Venezia nel 997.
Fu confermata patrizia nel Maggior Consiglio nel 1297. Pur non avendo dato
dogi alla Repubblica di Venezia, la famiglia si distinse in campo
religioso e, soprattutto, militare: un Pietro Emo fu vescovo a Crema nella
prima metà del XVII secolo, altri si distinsero nella guerra di Chioggia
(Pietro), nella difesa di Gradisca dai Turchi (Giovanni), nella guerra
della Lega di Cambrai (Giovanni e Leonardo), nella difesa di Candia
(culminata con il sacrificio di Giovanni Alvise).
La figura maggiore fu l'ammiraglio Angelo Emo (1731-1792), ultimo Capitano da Mar della
Repubblica, elogiato da Francesco Berlan (1821-1876) che coglie la
grandezza dell'uomo in una Venezia ormai al tramonto: «...parve che
volesse risuscitare i tempi dei Dandolo, dei Zeno, e dei Morosini, e li
avrebbe risuscitati se al genio d'un uomo che non regna fosse dato di
poter volgere i destini d'un popolo che corre dietro alla sua rovina,
condotto da un'orda di forsennati...».
Alla sua morte, avvenuta improvvisamente mentre si trovava a Malta, la
salma venne trasportata a Venezia per essere seppellita nella chiesa dei
Servi di Maria entro un'urna scolpita da Giovanni Ferrari detto il
Torretto (1744-1826).
Dopo la soppressione della chiesa, che venne demolita trasformandosi in
una cava di materiale lapideo, la sua tomba venne trasferita alla chiesa
di San Martino prima, in quella di San Biagio poi, dove si trova tuttora.
Il palazzo è ancora esistente, seppure quello che vediamo, con la
facciata settecentesca sul Canal Grande alla confluenza con il rio di
Cannaregio, venne edificato su strutture preesistenti.
La facciata è ripartita da delle modanature orizzontali in pietra
d'Istria nelle quali sono inserite le finestre del piano nobile e dei due
ammezzati, ciascuno con due coppie di finestre allineate in verticale;
solo la porta d'acqua è asimmetrica.
Fregi
zoomorfi con stemma.
Al centro, tra il piano nobile e l'ammezzato superiore, c'è uno stemma
scalpellato (probabilmente del XVII-XVIII secolo) mentre un altro stemma,
anch'esso scalpellato, è posto sopra la porta d'acqua.
Alcuni
barbacani in calle Emo.
In calle Emo sono presenti alcuni barbacani;
sono inoltre visibili alcuni frammenti scultorei zoomorfi che reggono uno
stemma.
Sempre in calle Emo per terra, davanti alla porta con il numero civico 1543, una piastra in
ottone (chiamata "pietra d'inciampo") ricorda che qui abitava Anna Jarach, ebrea veneziana di 63 anni che
venne deportata ad Auschwitz il 6 ottobre 1944 per essere uccisa nello
stesso giorno.
La
"pietra d'inciampo" collocata in calle Emo.
Su
un muro di cinta che affianca quel ramo di calle Emo che conduce alla
corte Correr è collocato un crocifisso mutilo risalente probabilmente al
XIV secolo: una volta era protetto da un piccolo tabernacolo di legno
(almeno fino a fine Novecento-inizio del Duemila) oggi sparito: ne restano
tracce sull'intonaco del muro.
Crocifisso
mutilo del XIV secolo nel ramo di calle Emo che conduce alla
corte Correr.